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Ascoltare la radio mentre si guida

Ascoltare la radio mentre si guida: è pericoloso?

Ascoltare la radio mentre si guida

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI E ONLINE

Ogni anno, più di 1,2 milioni di persone muoiono e più di 50 milioni subiscono lesioni non mortali, in incidenti sulle strade del mondo ( Organizzazione mondiale della sanità, 2015 ). Pertanto, l’identificazione dei fattori che contribuiscono agli incidenti stradali è di grande importanza. Diversi studi suggeriscono che la distrazione del guidatore è una delle cause principali (vedere ad esempio Huemer et al., 2018 , McEvoy et al., 2006 ).

La revisione sistematica della letteratura, a cura di Huemer et al. (2018) rileva che oltre il 20% dei conducenti svolge attività secondarie, come l’utilizzo di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici, durante la guida.

I compiti secondari più comuni durante la guida sono, secondo uno studio osservazionale condotto da Kidd et al. (2016) nella Virginia del Nord, USA:

  • avere in mano un telefono cellulare (5,1% dei conducenti osservati),
  • parlare con un telefono cellulare tenuto in mano (4,2%),
  • mangiare o bere (3,1%),
  • parlare o cantare con un passeggero presente (2,7%),
  • manipolare un telefono cellulare (2,3%)
  • parlare o cantare senza un passeggero presente (2,1%).

Un impegno nelle attività secondarie mentre si sta guidando (16,8% dei conducenti) è stato osservato in uno studio condotto a St.Albans, Regno Unito (Sullman et al., 2015 ), dove le attività secondarie più comuni erano: 1) parlare con i passeggeri (8,8%), 2) fumare (1,9%) 3) parlare con un telefono cellulare a mani libere (1,7%).

Utilizzando i dati di 905 eventi di incidenti stradali, Dingus et al. (2016) hanno analizzato i rischi di incidenti associati a una serie di distrazioni osservabili durante la guida, come l’uso della radio nel veicolo, l’uso del telefono cellulare e l’interazione con i passeggeri. Queste tre attività prevalenti hanno aumentato i rischi di incidenti rispettivamente di 1,9 volte, 3,6 volte e 1,4 volte.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tuttavia, vale la pena notare che l’effetto sul rischio di incidente derivante dall’avere passeggeri in un veicolo è influenzato anche da altri fattori, come ad esempio dall’età del conducente (vedere ad esempio Doherty et al., 1998 , Engström et al., 2008 , Rueda-Domingo et al., 2004 ).

Inoltre, una meta-analisi che aveva lo scopo di valutare i cambiamenti nel rischio di incidenti stradali associati all’uso del telefono cellulare ( Elvik, 2011 ) ha concluso più o meno come Dingus et al. (2016) che l’utilizzo di un telefono cellulare durante la guida comporta un triplice aumento del rischio di incidenti.

Pertanto, è ormai ben definito in letteratura il fatto che le attività secondarie mentre si guida sono diffuse tra i conducenti e che la distrazione del conducente contribuisce frequentemente agli errori di guida ( Young e Salmon, 2012 ) e, di conseguenza, aumenta il tasso di incidenti. 

Qualche anno fa una ricerca(Gillian Murphy  et al., 2016) ha voluto indagare sul concetto di “carico percettivo”: questa teoria afferma che abbiamo solo una quantità finita di attenzione a nostra disposizione. Una volta che si raggiunge il massimo, non siamo in grado di elaborare altre informazioni. Ascoltare la radio, dunque, potrebbe interferire con le informazioni visive e diminuire l’attenzione.

Utilizzando un simulatore di guida, i ricercatori hanno misurato se l’ascolto di un rapporto sul traffico alla radio potesse avere un impatto sulla capacità di ottenere ed elaborare contemporaneamente altre informazioni visive.

Risultato di questo studio: tutto ciò che attira la nostra attenzione mentre siamo alla guida può essere problematico, anche se si tratta di un semplice segnale uditivo, come ascoltare la radio o avere una conversazione telefonica a mani libere.

Psicolinea for open minded people

Pertanto, la conclusione generale sugli effetti sulla sicurezza dell’ascolto della radio è che probabilmente le distrazioni indotte dall’ascolto della radio possono portare a incidenti, ma d’altro canto avere accesso alla radio offre la possibilità di ricevere informazioni sulle condizioni di guida sui tratti di strada in cui si transita, e questo può a sua volta prevenire degli incidenti.

Possiamo dunque dire che l’ascolto della radio può causare problemi soprattutto quando il conducente non è consapevole che le sue prestazioni di guida possono essere deteriorate dalle distrazioni indotte dalla radio, per cui il suggerimento, quando si ascolta la radio durante la guida, è quello di ridurre la velocità.

Dr. Walter La Gatta



Fonti:
Medical News Today
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2212012219300413

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Dr. Walter La Gatta

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Tariffe Psicoterapia

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

Tariffe Psicoterapia

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Psicologi e Social Media. Intervista a Keely Kolmes
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6 riflessioni per evitare di sbagliare il regalo di Natale
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Dettagli seducenti nella didattica: funzionano?
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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
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Fantasie di cui si vergogna

Fantasie di cui si vergogna – Consulenza online

Fantasie di cui si vergogna – Consulenza online

Dr. Walter La Gatta consulenza onlineDr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
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Salve. Sono un uomo di 41 anni, vivo ancora dai genitori e non ho mai avuto vere e proprie esperienze sessuali.
Ho avuto due soli veri incontri con le donne, una con cui ho avuto un solo appuntamento (ci siamo baciati e toccati ripetutamente e sono stato per diverse ore in erezione, anche se non siamo arrivati al rapporto sessuale), ma non volli ripetere l’esperienza perché capii che non era attratta da me e mi aveva abbordato per “secondi fini”, approfittando della mia ingenuità (le serviva qualcuno che la mantenesse mentre otteneva la separazione dal marito); e una prostituta, con cui non arrivai nemmeno all’erezione dopo un “lavoro di mano” e mi buttò fuori dopo 10 minuti, esperienza che mi ha fatto desistere dal sesso a pagamento.
Per il resto, solo fallimenti, il massimo a cui sono arrivato è stato uscire dieci giorni con una ragazza senza arrivare a una relazione; ho perfino contattato migliaia di donne sui siti d’incontri, senza mai ricevere una risposta (al di là della timidezza di cui ho sofferto da ragazzo, ammetto di non essere esattamente un uomo attraente).
Scrivo perché faccio, sin dall’adolescenza, fantasie (che nascondo accuratamente agli altri, trovandole io stesso bizzarre e ridicole) in cui le donne mi sottomettono, usano e umiliano in vari modi, e che costituiscono la mia quasi esclusiva fonte di eccitazione quando mi masturbo, mentre non mi eccita per nulla guardare normali film porno, che mi mettono a disagio (al massimo, mi limito sempre ad immagini di donne nude o che si spogliano).
Ho trovato dei siti di persone con fantasie simili, ma non li frequento molto perché vi sono varie “difformità” fra le mie tendenze e le loro (per esempio, io sono più attratto da parti “banali” del corpo femminile come il seno o le gambe, loro invece dai piedi).
Con una precedente terapia, che ho fatto per curare una depressione giovanile, ho capito che queste fantasie discendono dal mio vissuto (scarsa autostima, madre iperprotettiva e padre assente, educazione sessuofobica, vergogna per il mio aspetto, il mio corpo e in particolare per il mio pene), problemi che ho in parte superato, ma le fantasie sono rimaste.
Mi era stato detto che solo se avessi avuto una relazione amorosa, e non fossi riuscito ad avere rapporti sessuali, si sarebbe capito se avevano carattere patologico e si sarebbe dovuto curarle, ma la relazione non è mai arrivata… Le mie scarne esperienze non sono molto indicative, ricordo che la donna dell’appuntamento mi eccitava perché assumeva comportamenti da donna materna e “dominante”, mentre la prostituta no.
Piuttosto, in un circolo vizioso senza fine, le mie fantasie sono un’ulteriore remora ad avvicinare le donne, perché so che le parafilie non sono per nulla diffuse fra loro (a parte il masochismo). Mi ha sempre frenato molto l’idea di avvicinare una donna “normale”, non riuscire a provare l’eccitazione, e dovermi sottoporre ad anni di terapia in cui soffrirei moltissimo per la vergogna e gli scarsi risultati e sarei inevitabilmente lasciato da lei; mentre trovare una donna affetta dai miei stessi disturbi sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, considerato che la scelta è pochissima e io non è che sia così attraente e ho già riscontrato di avere poche possibilità a prescindere da queste perversioni. E’ vero che ci sono terapie che possono, se non scacciare, quantomeno “normalizzare” o attenuare queste fantasie di cui mi vergogno moltissimo?

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Psicologi e Social Media. Intervista a Keely Kolmes
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6 riflessioni per evitare di sbagliare il regalo di Natale
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Dettagli seducenti nella didattica: funzionano?
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Gentilissimo,

La sua lettera offre vari spunti di riflessione e vari indizi che potrebbero (o dovrebbero) essere meglio approfonditi.

In primis il fatto che a 41 anni lei viva ancora con i genitori: presumo che abbia un lavoro e che sia una persona istruita, per cui già questo elemento potrebbe far pensare che lei non si senta ancora abbastanza adulto per iniziare una vita da single ed abbia ancora bisogno della protezione dei suoi.

Anche le esperienze sessuali citate lasciano pensare: con la donna che l’aveva “abbordata”, infatti, la sua sembra piuttosto una fuga… Se anche avesse voluto sfruttarla economicamente nel momento della separazione dal marito, lei avrebbe potuto almeno chiedere altri due o tre incontri per avere il tanto desiderato rapporto sessuale completo con lei e poi evitare di cedere alle sue richieste di denaro. Invece è praticamente scappato.

Più che di una parafilia, io penso dovremmo parlare di una mancanza di autostima patologica, di una grande ansia da prestazione, di una fobia nei confronti della donna, che la attrae solo quando si mostra o si spoglia, ma della quale è come se lei non si sentisse degno (per i suoi sensi di inadeguatezza, per la paura che il suo organo genitale non sia all’altezza, per la mancanza di esperienza, ecc.) per cui ha erotizzato questi sentimenti di inadeguatezza attraverso le fantasie che descrive.

Non ha senso, infine, il discorso per cui lei non può avvicinare una donna “normale” per poi scoprire che non c’è feeling: intanto la avvicini, e poi si potrà discutere delle sensazioni che prova.

Concludendo, io credo lei abbia bisogno di una terapia psicosessuale: è un approccio completamente diverso dalla terapia che lei ha già svolto per curare la depressione giovanile e potrà sicuramente esserle di grande aiuto.

Saluti cordiali.

Dr. Walter La Gatta



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Una intervista sulla Timidezza

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Redazione di Psicolinea

Psicolinea è uno dei primi siti di psicologia in Rete, nato ufficialmente il 13 Ottobre 2001. Fondatori e Curatori del Sito sono gli psicoterapeuti sessuologi Dr. Giuliana Proietti e il Dr. Walter La Gatta. Nel 2021 abbiamo festeggiato i nostri primi 20 anni!

Il sito si avvale di numerosi collaboratori ed ha come slogan “la psicologia amica”, perché il suo intento è quello di diffondere il sapere psicologico, rendendolo accessibile a tutti.

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Amnesia Globale Transitoria

L’amnesia globale transitoria e la sessualità

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Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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Cosa ricordano le persone che hanno un episodio di TGA?

Le persone con TGA ricordano chi sono e possono ricordare i loro amici e familiari. Possono svolgere attività quotidiane complesse, come cucinare o guidare. Inoltre mantengono le loro abilità linguistiche e di interazione sociale. Tuttavia, durante un episodio di TGA, potrebbero non sapere dove si trovano, il giorno o l’ora.

Chi è probabile che soffra di amnesia globale transitoria (TGA)?

Questa condizione di solito si verifica nelle persone di età compresa tra 50 e 70 anni.

Quanto è comune l’amnesia globale transitoria (TGA)?

L’amnesia globale transitoria (TGA) si verifica in circa 3-10 persone su 100.000.

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI E ONLINE

Che cosa causa l’amnesia globale transitoria (TGA)?

La causa esatta dell’amnesia globale transitoria (TGA) è sconosciuta. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono che essa derivi dalla mancanza di un flusso sanguigno sufficiente (una condizione chiamata ischemia) o flusso di ossigeno (una condizione chiamata ipossia) al cervello. In alcuni casi, la TGA può essere correlata all’attività convulsiva nel cervello.

Per alcune persone, la TGA può verificarsi a seguito di determinati eventi, tra cui:

  • Sforzo fisico
  • Stress emotivo o psicologico
  • Immersione improvvisa in acqua fredda o calda
  • Trauma alla testa
  • Dolore
  • Rapporto sessuale
  • Esecuzione della manovra di valsalva (La manovra di Valsalva è una manovra di compensazione forzata dell’orecchio medio, utilizzata principalmente in subacquea. La tecnica prende il nome da Antonio Maria Valsalva, un medico e anatomista bolognese del Seicento il cui principale interesse scientifico era l’orecchio umano).
  • Abuso di alcol, grandi dosi di barbiturici, droghe illegali “da strada” o piccole dosi di benzodiazepine.

Quali sono i sintomi dell’amnesia globale transitoria (TGA)?

L’amnesia globale transitoria (TGA) implica un’improvvisa incapacità di formare nuovi ricordi. Alcune persone inoltre non riescono a ricordare i ricordi di ore, giorni o periodi più lunghi del passato.

Le persone che sperimentano un episodio di TGA possono apparire disorientate e confuse.

Altri sintomi che possono verificarsi con TGA includono:

  • Mal di testa
  • Vertigini
  • Nausea e vomito
  • Ansia
  • Confusione
  • Formicolio ai piedi, gambe, mani o braccia

Il sesso può produrre questo genere di amnesie, come qualsiasi altra attività fisica intensa. Le persone più a rischio sono i cinquanta-sessantenni, ma stranamente le persone che soffrono di questo problema lo sperimentano una sola volta nella vita.

Chi si accorge di aver perso la memoria è bene che corra in ospedale, perché potrebbe trattarsi anche di disturbi neurologici più gravi. La cosa importante, in questi casi, è una diagnosi veloce, controllando lo stato delle vene.

Dr. Walter La Gatta



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Tutto sulle ossessioni (o quasi)

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Freudiana

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Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi ricorrenti e indesiderati che causano ansia o disagio. Spesso, queste ossessioni portano a comportamenti compulsivi nel tentativo di alleviare l’angoscia che provocano. Cerchiamo di saperne di più.

Cosa è la nevrosi ossessiva?

Il termine nevrosi ossessiva (o nevrosi compulsiva ) indica una condizione in cui la mente del paziente viene invasa (contro la sua volontà) da immagini, idee o parole disturbanti.

La coscienza del paziente rimane tuttavia lucida e il suo potere di ragionare rimane intatto.

Come vengono vissute le ossessioni?

Le ossessioni incontrollabili sono vissute come morbose in quanto privano temporaneamente l’individuo della libertà di pensiero e di azione. A volte le difese possono eliminare l’ansia e i sintomi, ma al prezzo di spostare le caratteristiche dell’ossessione primitiva (incontrollabilità, compulsioni) sui meccanismi di difesa.

Quando Freud iniziò a parlare di nevrosi ossessiva?

L’opinione di Sigmund Freud sulla nevrosi ossessiva apparve già nel 1894. Nel libro “Le neuro-psicosi da difesa”, Freud ruppe con le concezioni della psichiatria classica e stabilì che la causa della nevrosi ossessiva era da ricercarsi nell’esistenza di un conflitto intrapsichico di origine sessuale che mobilita e blocca tutti i flussi di energia.

C’erano già altre teorie sulla nevrosi ossessiva?

Si e Freud si oppose con questa sua definizione alla teoria classica della degenerazione e all’idea di innata debolezza dell’ego che Pierre Janet aveva usato come base per la sua descrizione della psicastenia.

In cosa si caratterizzava la descrizione di Freud?

Freud propose un’eziologia traumatica per la nevrosi ossessiva; in particolare un evento sessuale precoce che si verifica prima della pubertà.

L’evento traumatico è il medesimo che può causare l’isteria?

Si, ma contrariamente a quanto accade nell’isteria, questo evento è fonte di piacere per il bambino. L’individuo prova forti sentimenti di colpa per cui arriva all’auto-rimprovero.

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Come vengono gestiti questi sensi di colpa?

I sensi di colpa vengono anzitutto repressi e poi sostituiti da un sistema primario di sintomi e tratti di personalità: scrupolosità, vergogna, sfiducia in se stessi. Il successo di queste difese consente all’individuo di attraversare un periodo apparentemente sano, ma quando le difese si esauriscono si assiste a un ritorno dei ricordi repressi, con lo scoppio della malattia e i suoi sintomi associati.

Che altre differenze ci sono fra isteria e nevrosi ossessiva?

Ci sono differenze nella struttura del linguaggio utilizzato. Lo spiega Freud stesso in un passaggio dell’Uomo dei Topi:

«Il linguaggio della nevrosi ossessiva – i mezzi con cui esprime i suoi pensieri segreti – è, per così dire, solo un dialetto del linguaggio isterico, ma un dialetto in cui dovrebbe esser più facile immedesimarsi, poiché è più affine che non il linguaggio isterico al modo d’esprimersi del nostro pensiero cosciente. Soprattutto esso non contiene quel salto psichico dell’innervazione somatica – la conversione isterica – di cui non riusciamo mai a farci un concetto»

(S. Freud (1909), Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva. Caso clinico dell’uomo dei topi, Opere)

Quali sono le maggiori differenze fra nevrosi ossessiva e psicosi?

Diversi fattori presenti nelle nevrosi ossessiva mancano nella psicosi: auto-recriminazione da parte dell’ego, aderenza a preoccupazioni insistenti e dispiegamento di difese elaborate. Nel paziente ossessivo, l’isolamento affettivo consente all’ego di staccarsi dal desiderio, mentre nella psicosi l’ego è estraneo alla realtà.

Da cosa dipende la nevrosi ossessiva?

In “La disposizione alla nevrosi ossessiva: un contributo al problema della scelta della nevrosi” (1913), Freud ha difeso l’idea che la scelta di questa nevrosi è legata alle inibizioni dello sviluppo, e ha sottolineato il ruolo della fissazione e della regressione allo stadio anale.

Quali sono i principali meccanismi di difesa nella nevrosi ossessiva?

In “Inibizione, sintomo e angoscia” (1925), Freud ha descritto i principali meccanismi di difesa che caratterizzano la nevrosi ossessiva: spostamento dell’affetto, isolamento, annullamento retroattivo e,  dal punto di vista pulsionale ambivalenza, fissazione anale, regressione.

L’annullamento ( Ungeschehenmachen ), significa fare si che qualcosa che è già accaduto “non sia accaduto” per mezzo di un’azione simbolica; si trova anche in pratiche magiche, costumi popolari e rituali religiosi.

L’isolamento, coinvolge la sfera motoria e consiste nel fatto che, dopo un evento spiacevole c’è una pausa durante la quale nessuna percezione è possibile e nessuna azione può avere luogo. L’isolamento permette una rottura nella connessione dei pensieri.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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Al di fuori della psicoanalisi, nella moderna psichiatria, come viene affrontato il problema della nevrosi ossessiva?

In psichiatria si parla di disturbo ossessivo compulsivo (DOC); un disturbo psichiatrico caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

Nelle precedenti edizioni del DSM (il manuale diagnostico e statistico degli psichiatri americani pubblicato dall’APA) questo disturbo era inserito nei disturbi d’ansia, ma nel DSM-5 (2013)  il DOC è stato inserito in una nuova categoria, che comprende disturbo ossessivo compulsivo, disturbo da dismorfismo corporeo, disturbo da accumulo, disturbo da escoriazione e tricotillomania.

Quali sono i sintomi?

I  sintomi riguardano le ossessioni e le compulsioni.

Ossessioni

  • paura dello sporco,
  • fobia di  contaminazione,
  • dubbi frequenti su azioni abituali 
  • bisogno di ordine e simmetria 
  • paura di perdere il controllo o fare del male (a se stessi o ad altri)
  • pensieri di tipo blasfemo.

Compulsioni (comportamenti agiti per controllare le ossessioni)

  • lavarsi o disinfettarsi frequentemente le mani
  • controllare oggetti o persone
  • mettere in ordine
  • contare oggetti
  • pensieri “magici” che allontanano il pericolo

Quale è la frequenza del DOC?

Il disturbo ossessivo compulsivo colpisce, nell’arco della vita, circa il 2-3% della popolazione. In genere il 90% di chi soffre di DOC presenta sia ossessioni che compulsioni.

Quando si cominciano a notare i primi sintomi?

Il disturbo ossessivo compulsivo esordisce, frequentemente, in età adolescenziale.

Una Conferenza sulla Paura

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Quali sono le cause?

Ad oggi non esistono risposte certe, è comunque probabile che esistano cause predisponenti, cause precipitanti e fattori in grado di mantenere nel tempo il disturbo. Non è possibile rifarsi ad una singola causa.

Quali sono le terapie?

Ad oggi la migliore terapia sul piano psicologico è la psicoterapia cognitivo-comportamentale, con tecniche di esposizione allo stimolo, e tecniche di rilassamento. Le cure farmacologiche  sono quelle che hanno effetti sul sistema serotoninergico. In particolare molti SSRI hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento del DOC.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

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Pensa di essere pornodipendente

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Dr. Walter La Gatta consulenza onlineDr. Walter La Gatta
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Salve. Penso di essere pornodipendente. Ho 27 anni e da circa 13-14 anni non penso di aver passato piu di qualche giorno senza collegarmi ad un sito porno. Studio all’università ed è arrivato il momento di risolvere questa situazione, a cui non ho mai dato troppo peso, prima più incosciamente e poi ignorandola consciamente. Perché ora? Perché ci sono innumerevoli compromissioni nelle sfera della vita: quella che più mi affligge è la difficoltà a portare avanti gli studi; bassa autostima e ansia fanno il resto.
Vi ringrazio in anticipo di questa opportunità.
Cordialmente

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Gentilissimo,

La sua è una saggia decisione, ma non sottovaluti la sua dipendenza: è ben difficile, infatti, che lei ce la possa fare da solo.  Quello che deve fare è scegliere uno psicoterapeuta con formazione sessuologica per essere aiutato a risolvere le ansie e la scarsa autostima che la portano a preferire il virtuale al reale.  Inoltre, occorre cambiare il suo stile di vita e sostituire i rituali della pornografia e dell’autoerotismo con altre abitudini altrettanto soddisfacenti, ma non dannose, per realizzare i suoi obiettivi.

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta



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Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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