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Il bacio, gli esseri umani e perché ci si bacia

Il bacio, gli esseri umani e perché ci si bacia

Il bacio, gli esseri umani e perché ci si bacia

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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Perché gli esseri umani si baciano? La risposta più semplice è che gli esseri umani si baciano perché questo li fa stare bene. Ma questa risposta non è molto ‘scientifica’. Vediamo allora di capire cosa gli studiosi del bacio hanno fino ad ora scritto a proposito di questo comportamento.

Prime società umane

Nelle prime società umane, le madri potrebbero aver masticato il cibo, per poi passarlo, attraverso movimenti della lingua, direttamente nella bocca dei neonati, ancora incapaci di masticare, allo scopo di nutrirli. Il bacio potrebbe dunque essere rimasto come una sorta di “gesto della reliquia“, tramandato attraverso le generazioni, anche quando non è più funzionale alla nutrizione, ma serve solo per creare legami profondi.

Desmond Morris, autore de “La scimmia nuda”, ha scritto che le persone che si baciano in modo profondo avvertono l’antico conforto della bocca dei genitori, un gesto vitale per la sopravvivenza: questo contatto genera dunque un senso di fiducia nell’altro e alimenta il legame di coppia.

Gli animali si baciano?

In realtà utti gli animali si toccano in qualche modo: i cani si annusano e leccano i potenziali partner, mentre gli elefanti mettono le loro proboscidi l’uno nella bocca dell’altro. La maggior parte degli altri primati usa il bacio per risolvere i conflitti. Le scimmie Bonobo, ad esempio, si baciano per confortarsi e socializzare.

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Fra gli esseri umani è un comportamento appreso o istintuale?

Potrebbe trattarsi di un comportamento appreso, dal momento che non tutti gli esseri umani si baciano: in alcune tribù umane non si compie questo gesto, come hanno riferito molti antropologi. Altri scienziati restano invece convinti che sia un comportamento istintuale, perché molto simile a quello degli animali che sfregano i loro musi in segno di affetto.

Ci sono altri gesti che sostituiscono il bacio?

Gli studi antropologici suggeriscono che il bacio sia considerato una pratica accettabile nel  90% delle culture. Nelle culture in cui non ci si bacia tuttavia, come nel caso degli eschimesi, vi sono altre forme di contatto facciale, come lo strofinarsi il naso a vicenda.

Quali sono gli scopi del bacio, sul piano della relazione?

Nel suo libro, La scienza del bacio, Sheril Kirshenbaum sostiene che i baci si sono sviluppati per soddisfare tre bisogni essenziali: desiderio sessuale, amore romantico e attaccamento.

Dal punto di vista biologico, a cosa serve il bacio?

Alcuni studi suggeriscono che il bacio permette a una coppia di avvicinarsi abbastanza da valutare l’odore del/della partner: questo sarebbe un indicatore della funzionalità del sistema immunitario e permetterebbe al partner di comprendere la compatibilità biologica, ad esempio nel caso la coppia decidesse di fare un figlio.

Dr. Walter La Gatta

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Cosa succede mentre ci si bacia?

L’antropologa Helen Fisher ritiene che quando ci si scambia dei baci prodondi, si condivide la saliva, che contiene testosterone, e questo rafforza la pulsione sessuale. Il bacio stimola anche gli ormoni cerebrali, la dopamina e l’ossitocina, i quali permettono la creazione di legami di attaccamento negli esseri umani.

Gli uomini e le donne percepiscono i baci in modo diverso?

Rafael Wlodarski ha scoperto che le donne tendono a considerare la capacità di un partner di baciare più di quanto facciano gli uomini, perché i baci permetterebbero di comprendere il tipo di relazione che l’uomo sarebbe capace di instaurare in un legame di lungo termine.

Quanto conta il bacio prima del sesso?

In uno studio del 2007 condotto dall’Università di Albany su oltre mille studenti si è scoperto che la maggior parte delle ragazze intervistate non era propensa a fare sesso senza il preliminare del bacio, mentre i ragazzi lo avrebbero fatto comunque, senza problemi. Uno studio del 2014 di Wlodaski ha scoperto che il saper baciare può rendere le persone più attraenti nelle relazioni a breve termine.

Cosa succede quando le coppie non si baciano più appassionatamente?

Secondo lo psicologo evoluzionista Gordon Gallup  nelle relazioni di lungo termine,
la frequenza dei baci è un buon barometro per comprendere la salute e il benessere della coppia.

Dott. Walter La Gatta

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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email: w.lagatta@psicolinea.it

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  • 16 Dic 2018
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Spaccherei tutto - Consulenza online

Spaccherei tutto – Consulenza on Line

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Tel. 347 0375949

Gentile Dottoressa, avrei necessità di un suo consiglio circa un problema che mi capita ultimamente. Sono fidanzato con una ragazza da un anno e mezzo. Ultimamente abbiamo avuto delle incomprensioni che ci hanno portato a dei litigi. Lei è una ragazza ‘gagliarda’ e quando litighiamo lo è ancor di più. Cisono dei momenti che lei non molla la presa (del discorso ovviamente… non fisicamente parlando) e io perdo completamente la testa. Non capisco cosa mi succeda,impazzisco. E’ come se avessi degli attacchi d’ira. Comincio a gridare e a litigare con voce sempre più alta e inoltre mi sfogo sbattendo porte miviene voglia di spaccare tutto. Non voglio un consiglio su come ‘curare lanostra coppia’ ma su come riuscire a non reagire a questo modo davanti a situazioni del genere. Ogni tanto mi chiedo: forse basterebbe un tranquillante?Magari è solo stress. Cordialmente.

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Gentilissimo,

Come dice il proverbio (ed i proverbi sono grandi espressioni di saggezza, anche psicologica): ‘La calma è la virtù dei forti’. Riuscire a restare calmi pur all’interno di un vivace conflitto, continuando ad esprimere con lucidità il proprio pensiero , rispondendo con puntualità e precisione alle considerazioni e alle accuse dell’altro, non è cosa molto frequente ed è per questo che vi riescono solo le persone veramente ‘forti’.

Il problema dunque non è della sua ragazza, né della vostra coppia: è un suo problema personale, quello di non riuscire ad avere un sufficiente controllo emozionale. Urlare, spaccare tutto ecc. è in pratica un’ammissione di inferiorità intellettuale: è un modo per compensare le proprie debolezze attraverso comportamenti che possano impaurire l’altro, metterlo in uno stato di soggezione. Se anche questo fosse l’obiettivo, non sempre esso viene raggiunto, anzi, spesso si finisce per rovinare la relazione con l’altro, dal momento che quello che viene detto durante un litigio non viene mai dimenticato del tutto.

Il consiglio quindi è questo: 1. riconoscere di avere un limite, una fragilità; 2. cercare di migliorarsi, acquisendo maggiori capacità di comunicazione e abilità relazionali. Come? Anzitutto migliorando il controllo sulle emozioni, attraverso l’apprendimento di una tecnica di rilassamento (training autogeno, yoga, biofeedback…) e poi leggendo o frequentando dei corsi in cui si parla di comunicazione umana (linguaggio verbale e non verbale, assiomi della comunicazione, prossemica, ecc.)
Cordialmente,

Dott.ssa Giuliana Proietti 

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 14 Dic 2007
  • Dr. Giuliana Proietti
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Sadismo, masochismo, sadomasochismo: significati

Sadismo, masochismo, sadomasochismo: significati

Sadismo, masochismo, sadomasochismo: significati

Cosa è il sadismo?

Si tratta di un disturbo psicosessuale, in cui gli impulsi sessuali sono gratificati dall’infliggere dolore a un’altra persona.

Chi introdusse per primo questo termine?

Il termine fu coniato da Richard von Krafft-Ebing, psicologo tedesco della fine del XIX secolo, in riferimento al marchese di Sade, un nobile francese del XVIII secolo che raccontava questo genere di pratiche. Il sadismo è spesso legato al masochismo. Il sadico, tuttavia, cerca spesso una vittima che non sia masochista, poiché alcune delle sue eccitazioni sessuali gli derivano proprio dalla riluttanza della vittima.

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Come può variare il sadismo?

Il livello e l’entità della violenza sadica possono variare considerevolmente: dall’infliggere un dolore lieve in un gioco d’amore altrimenti innocuo, a un’estrema brutalità, che a volte porta la vittima a lesioni gravi o alla morte.

La soddisfazione del sadico può anche derivare non dall’infliggere dolore fisico reale, ma piuttosto dalla sofferenza psicologica della vittima. Il sadismo è spesso presente in alcuni crimini violenti, in particolare nello stupro e nell’omicidio.

Il termine sadismo viene usato solo nel contesto sessuale?

No. Lo si può usare anche per descrivere persone che sono volutamente crudeli o che sembrano trarre piacere dall’umiliazione e dominazione degli altri. In questo contesto, alcune forme più lievi di sadismo relativamente più accettabili, possono riguardare l’uso del sarcasmo umiliante nella conversazione.

Cosa significa il termine “sadico” nella psicoanalisi?

Freud ha utilizzato frequentemente questo termine per indicare cose tra loro diverse: in un primo momento vide infatti nel sadomasochismo una fusione di sessualità e violenza; in un secondo momento ne parlò anche per quanto riguarda l’esercizio della sola violenza, senza implicazioni sessuali.

Allo stesso modo, in un primo tempo il sadismo fu considerato da Freud un fenomeno primario, capace di convertirsi poi in masochismo, mentre in un secondo momento il fondatore della psicoanalisi ritenne che il masochismo originario veniva deviato verso l’esterno sotto forma di sadismo, attraverso la pulsione di morte.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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CITTA' DI RICEVIMENTO - COSTI

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Quando il sadismo è gravemente patologico?

Dal punto di vista clinico il quadro più grave è quello del sadismo sessuale associato a Disturbo Antisociale di Personalità, perché in questo caso il soggetto potrebbe cercare partners non consenzienti e provare piacere nel controllo della vittima, terrorizzata dall’atto sadico imminente.

Cosa è il masochismo?

Si tratta di un disturbo psicosessuale in cui si ottiene soddisfazione erotica attraverso il dolore inflitto a se stessi. Il termine, introdotto da Krafft-Ebing, deriva dal nome di Chevalier Leopold von Sacher-Masoch, un romanziere austriaco, i cui personaggi traevano piacere erotico da maltrattamenti e umiliazioni.

Come può variare il masochismo?

La quantità di dolore  può variare: dall’umiliazione rituale con poca violenza a gravi frustate o pestaggi; generalmente il masochista mantiene un certo controllo sulla situazione e chiederà all’aggressore di smettere prima che il comportamento violento possa causargli serie lesioni.

Questo termine viene indicato solo in riferimento ad aspetti sessuali?

No, serve anche per indicare il comportamento di chi va alla ricerca di situazioni di umiliazione o abuso, provandone soddisfazione, pur essendo la vittima.

Quanto è diffuso il masochismo?

Il masochismo come tratto isolato è abbastanza raro. Più comunemente, l’associazione del dolore al piacere sessuale assume la forma del sado-masochismo, alternando i ruoli ed eccitandosi sia attraverso l’esperienza del dolore, sia attraverso l’inflizione del dolore in un’altra persona.

Terapia di Coppia

Da cosa può dipendere il masochismo?

Il masochismo potrebbe essere dovuto al bisogno di arrendersi di fronte alle richieste sociali di prese di posizione e di responsabilità (si dice infatti che siano spesso gli uomini potenti a cercare questa forma di soddisfazione ‘atipica’), oppure una dimostrazione di forza nel riuscire a sopportare il dolore, da parte di chi ha bisogno di avere questo tipo di conferme per la sua autostima.

C’è relazione fra sadismo e masochismo?

Si, c’è una relazione complementare e simmetrica fra sadismo e masochismo, che sono in pratica due facce della stessa medaglia, i due versanti della stessa parafilia, le cui forme attive e passive si incontrano nello stesso individuo.

Cosa pensa la psicoanalisi del sado-masochismo?

Diceva Freud:

“Chi prova piacere ad infliggere dolore agli altri in relazioni sessuali è anche capace di godere il dolore come un piacere che da queste può derivare. Un sadico è allo stesso tempo un masochista, sebbene l’aspetto attivo e quello passivo della perversione possa essere in lui più fortemente sviluppato e costituire la sua attività sessuale prevalente”.

La soddisfazione del sadico nel vedere soffrire la sua vittima si spiega, in senso psicodinamico classico, con la sua identificazione con la vittima: il sadico quindi gode nel far soffrire se stesso. La coppia sadismo-masochismo è considerata da Freud come una delle grandi polarità che caratterizzano la vita sessuale, reperibile nelle coppie attività-passività, maschile-femminile, fallico-castrato.

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Quanto è diffuso il sadomasochismo?

I dati epidemiologici ci dicono che il sadomasochismo oggi è prevalentemente maschile e che c’è una prevalenza di masochisti rispetto ai sadici.

La preferenza sadica o masochista può cambiare?

Si. La preferenza sadica o masochista può cambiare nel corso della vita: in genere passando dal masochismo al sadismo.

Dr. Giuliana Proietti

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  • 13 Gen 2019
  • Dr. Giuliana Proietti
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Il piacere della trasgressione

Il piacere della trasgressione

Il piacere della trasgressione

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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La trasgressione si riferisce all’atto di oltrepassare limiti, le norme o le convenzioni sociali. Essa può manifestarsi in vari ambiti, dalla sfera personale a quella culturale e sociale, e spesso è associata a un desiderio di libertà, ribellione e autoespressione. Analizzare la trasgressione può anche portare a una riflessione profonda sui valori e sulle credenze di una società, rivelando le tensioni tra conformismo e individualismo: lo facciamo in questo articolo.

In cosa consiste la trasgressione?

La trasgressione presuppone una linea (simbolica o concreta), a volte del tutto immaginaria, che è vietato oltrepassare. Questo limite a sua volta presuppone un altro lato, oggetto di interrogazione, di curiosità e di desiderio. Oltre il limite risplende una promessa di piacere, di nuova eccitazione, di cambiamento, di liberazione.

Come inizia il desiderio di trasgressione?

La trasgressione inizia in genere con la tentazione di superare il limite, dove il limite diventa pretesto per un gioco, innocente o pericoloso, in base all’entità della violazione o a quella del divieto.

Come nasce la linea di confine che delinea il campo della trasgressione?

Tutti gli organismi di controllo impongono standard, regole e limiti che non devono essere superati. Anche le   modalità di divertimento e godimento sono soggette a queste regole.

Come si riconosce la linea di confine?

Al di quà del confine si trova l’evidente, il familiare, il “normale”, al di là del confine c’è ambiguità, non familiarità, anormalità e indeterminatezza.

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In che cosa consiste il gusto di superare il limite?

Il gusto è legato all’opportunità di mettersi alla prova, in un territorio ignoto e inesplorato, giocando con sé stessi e con le regole che impongono i divieti (se non ci fossero queste regole non ci sarebbe la trasgressione). Il divertimento viene trovato nella percezione di uno spazio distinto fra ciò che si può fare e ciò che, invece, ci si concede di fare.

Cosa prova a livello psicologico chi trasgredisce?

Il trasgressore sperimenta una perdita di sé, lasciando spazio a Eros e Thanatos (guidare a 200 km all’ora in autostrada può essere un piacere perché si sente che ci si avvicina alla morte, superando il confine della vita). La possibilità di distruggere, se stessi o la propria relazione di coppia, la propria auto e così via, può dare eccitazione.

I divieti sono sempre imposti dalla legge o anche da se stessi?

Spesso si tratta di auto-divieti: si pensi alle diete, alle attività fisiche, alla fedeltà.

Perché l’essere umano non riesce ad accontentarsi di quello che ha?

Perché è fondamentalmente infelice, come diceva Freud, e allora non si contenta mai. Non a caso le persone più indebitate del mondo sono le più ricche.

La persona trasgressiva come viene vista dalla società?

La persona trasgressiva presenta uno stile di vita che non tiene conto delle regole di vita sociale. E’ una persona imprevedibile che mette gli altri in una situazione di insicurezza latente, che può portare al caos.

La parola “trasgressione” ha lo stesso significato per tutti?

Assolutamente no: per alcuni rubare una matita sul posto di lavoro può essere un atto molto trasgressivo, per altri la normalità.


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Il piacere della trasgressione è duraturo?

Non per lo stesso genere di trasgressione, se questa diventa un’abitudine.

Perché le persone trasgrediscono pur sapendo che non si stanno comportando bene?

Perché si giustificano di fronte al fatto che provare un certo piacere, che non sarebbe loro concesso, è in realtà un diritto, e come tale va soddisfatto. In questa elaborazione mentale, certe regole finiscono per essere considerate sciocche, inutili, antiquate, insomma illegittime, tanto che trasgredirle non è né un reato, né una colpa.

La trasgressione riguarda solo gli atti o anche le fantasie?

Riguarda più spesso le fantasie, le quali, se diventano atti, possono deludere.

La trasgressione riguarda più i giovani o gli adulti?

Sicuramente i giovani, che hanno bisogno di liberarsi dall’autorità e affermare il proprio sé. Un atto di trasgressione giovanile non solo produce piacere, ma aumenta anche l’autostima. Sfidare l’autorità è un rischio, si sa che potrebbero esserci conseguenze più o meno gravi, ma se si riesce a vincere sull’autorità si prova un picere e orgoglio nell’essere riusciti a farlo.

Quali sono le trasgressioni più comuni?

Il tradimento, il superamento dei limiti di velocità, l’evasione fiscale, il lavoro nero, l’uso di droghe, l’alcolismo, la pornografia, ecc.

Dr. Walter La Gatta

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Perché l’arte è spesso trasgressiva?

Perché l’arte spesso sfiora il “confine” imposto dalla società e lascia sognare la rivoluzione, la dissoluzione dei tabù, la liberazione individuale attraverso la creazione artistica.

Dr. Walter La Gatta



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  • 30 Mag 2022
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La soddisfazione per la vita dipende dal periodo in cui si nasce

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Lo vediamo del resto con i bambini delle nuove generazioni, che ormai da tempo risultano molto più intelligenti di quelli delle generazioni precedenti, in quanto dispongono di molte più informazioni, conoscono la tecnologia, navigano su Internet, parlano le lingue straniere e così via.

Questi risultati ci potrebbero far domandare se le differenze fra persone coetanee nate in differenti periodi storici riguardino solo le funzioni cognitive o, ad esempio, anche il livello di soddisfazione che esse provano nei confronti della vita.

Un nuovo studio recentemente pubblicato su Psychological Science e condotto presso la Florida University, ha utilizzato due studi longitudinali condotti su larga scala (il NIH’s Baltimore Longitudinal Study of Aging – BLSA e il CDC’s National Health and Nutrition Examination Survey – NHANES), per studiare i dati di benessere percepito da diverse migliaia di persone con più di 30 anni.

Si è così scoperto che, sulla totalità dei dati, le sensazioni di maggiore benessere percepito seguono in genere un andamento a U, nel senso che raggiungono i livelli più elevati dapprima nell’età giovanile e poi nella età anziana, a prescindere dallo stato di salute, dal sesso, dall’appartenenza etnica e dal livello di istruzione.

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Analizzando però i medesimi dati sulla base della data di nascita dei soggetti studiati, si osserva come anche i livelli di felicità cambino nettamente fra persone nate in questo o quell’altro anno di nascita. Ad esempio, le persone nate all’inizio del XX secolo, specialmente coloro che sono state giovani durante il periodo della Grande Depressione (1930-1945) mostrano un livello di felicità minore rispetto a quello misurato alla stessa età in generazioni cresciute successivamente, in periodi storici più prosperi.

La maggiore ricchezza economica del periodo post bellico ad esempio, ha permesso a intere generazioni di giovani buone opportunità di auto-realizzazione (facile accesso allo studio e al mondo del lavoro, possibilità di autonomia dovute ad un reddito personale, discreto status socio-economico, ecc.)

I ricercatori dunque invitano a prendere in considerazione il fatto che i giovani d’oggi probabilmente condivideranno in futuro la sorte di coloro che furono giovani durante il periodo della Grande Depressione. E’ probabile, stando a questa ricerca, che i trentenni di oggi, nella loro età matura, proveranno un livello di soddisfazione per la vita assai inferiore rispetto a quello provato alla stessa età dalle generazioni precedenti (ad esempio la nostra), proprio a causa della mancanza di opportunità sperimentata negli anni della loro giovinezza.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Tutti oggi siamo in grado di osservare come la difficile crisi economica che stiamo attraversando impedisca a molti ragazzi di avere pieno accesso all’istruzione (per ragioni economiche) o di poter entrare nel mondo del lavoro (a causa degli alti tassi di disoccupazione giovanile). Il problema da considerare è che la situazione contingente è probabilmente destinata a mantenere i suoi effetti anche negli anni futuri, quando la crisi sarà ormai superata da molto tempo, ma che manterrà le persone che oggi sono giovani in uno stato di malessere e di insoddisfazione dovuto a questa sorta di “imprinting” negativo.

Speriamo anzitutto che non sia così, cerchiamo di pensare positivo: viene tuttavia da riflettere sul fatto che almeno coloro che sono stati giovani negli anni Quaranta da anziani abbiano potuto mitigare il loro malessere e il senso di insoddisfazione tipico della loro generazione attraverso la fruizione dei servizi resi dallo stato sociale che abbiamo conosciuto negli ultimi cinquanta anni: pensione, cure mediche, servizi sociali garantiti. Tutto questo certamente non basta per dare la felicità, ma sicuramente aiuta, specie quando si è in là con gli anni e non si può più contare solo sulle proprie forze.

Cosa potrebbe accadere invece a chi è giovane oggi, se da vecchio, oltre che triste e insoddisfatto (come questi dati lasciano prefigurare) non potrà nemmeno godere della sicurezza offerta da uno stato sociale che garantisca i servizi minimi, come ad esempio la pensione?

Ecco perché una politica seria non dovrebbe limitarsi a risolvere solo i problemi dell’oggi, del qui ed ora, ma avere una visione più lungimirante su quello che sarà il mondo di domani. Mi sembra troppo facile e perfino cinico limitarsi a registrare, in modo quasi notarile, che una intera generazione è ormai semplicemente “perduta”…

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Immagine: Foto di Andre Furtado

Pubblicato anche su Huffington Post
 

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  • 15 Feb 2013
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