
La Francia: un Paese triste?
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La Francia, un tempo famosa per la sua joie de vivre da tempo sembra soffrire di depressione diffusa. Già nel 2013 una ricerca di un’ accademica francese, Claudia Senik, professoressa presso la Paris School of Economics, suggeriva che i cittadini francesi erano tristi.
Nello studio osservava che i francesi erano paradossalmente tristi, nonostante un generoso stato sociale, l’accesso universale e gratuito all’assistenza sanitaria, agli ospedali, alle scuole pubbliche e alle università, una settimana lavorativa di 35 ore, molti cittadini stranieri che aspiravano alla cittadinanza e 150.000 britannici che avevano scelto di viverci.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità osservava, nello stesso periodo, che il tasso di suicidio in Francia era molto più alto che in qualsiasi altro “vecchio Paese europeo”, ad eccezione della Finlandia. Il suicidio era, in Francia, la seconda causa di mortalità tra i 15 e i 44 anni dopo gli incidenti stradali, e la principale tra i 30 e i 39 anni.
Dopo aver analizzato i dati sulla soddisfazione di vita, la Senik scoprì che i francesi che vivevano in altri paesi riportavano comunque livelli di felicità inferiori rispetto ai nativi, mentre gli immigrati che si trasferivano in Francia erano più felici della popolazione autoctona. Tuttavia, più a lungo gli immigrati vivevano in Francia e si integravano nella società, meno dichiaravano di essere felici.
Potrebbe esserci qualcosa nella cultura che rende infelici i francesi?
Questo si domandò la Senik oltre dieci anni fa, ma scartò l’ipotesi, riscontrando che i francofoni in Svizzera o in Canada erano felici quanto le persone di altre comunità. Il paradosso rimase dunque inspiegato.
Le cose in Francia sono migliorate?
Non sembra. Da poco è stato pubblicato un nuovo rapporto francese che comunque si riferisce al periodo pre-pandemia. Analizzando i livelli di depressione in Europa, con particolare attenzione ai giovani e agli anziani, i risultati hanno posto nuovamente la Francia in cima alla classifica europea per prevalenza depressiva.
Secondo l’analisi condotta da DREES, l’organo statistico dei ministeri francesi della salute e del sociale, la Francia presentava nel 2019 un tasso di depressione dell’11% — il più alto tra tutti i Paesi europei analizzati prima dell’emergenza COVID-19.
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I dati provengono dall’European Health Interview Survey, un’indagine svolta ogni sei anni su un campione di circa 300.000 persone nei paesi dell’Unione Europea, in Norvegia, Islanda e Serbia. La misurazione della depressione si è basata su otto domande tratte dal Patient Health Questionnaire, uno strumento validato in ambito clinico.
La pandemia ha influito sull’aumento dei disturbi mentali?
Sì, diversi studi successivi alla pandemia mostrano un aggravamento della crisi di salute mentale, in particolare tra i giovani. Il nuovo rapporto DREES, pur basandosi su dati pre-pandemici, fa da importante punto di riferimento per osservare l’evoluzione della depressione nel tempo.
Quali fasce d’età sono state maggiormente analizzate?
Il focus è stato posto sui giovani tra i 15 e i 24 anni e sugli anziani sopra i 70. Le due categorie mostrano tendenze molto differenti a seconda delle aree geografiche europee.
Cosa succede tra gli anziani nei paesi dell’Europa meridionale e orientale?
Nei Paesi dell’Europa meridionale ed orientale la depressione è più comune tra le persone anziane. In Portogallo, Romania e Croazia, ad esempio, oltre il 15% degli anziani ha riportato sintomi depressivi. Il dato è spesso associato a condizioni di salute precarie, isolamento sociale o vedovanza.
Cosa dicono i dati sulla salute fisica e la depressione negli anziani?
Lo studio evidenzia un legame diretto tra cattiva salute fisica e depressione. In Croazia e Lettonia, dove circa il 40% degli anziani segnala uno stato di salute negativo, i tassi di depressione raggiungono rispettivamente il 16% e il 9%.
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Ci sono differenze di genere?
Sì. Le donne anziane risultano più depresse rispetto agli uomini della stessa fascia d’età. Anche tra i giovani, le ragazze sembrano essere più vulnerabili, con fattori aggravanti legati all’immagine corporea e all’uso dei social media.
E tra i giovani europei? Dove si registrano i tassi più alti di depressione?
I giovani più depressi si trovano nei Paesi del Nord Europa — in particolare Danimarca, Svezia e Finlandia — seguiti dai Paesi dell’Europa occidentale. Nei Paesi dell’Est e del Sud Europa, invece, la depressione giovanile è meno diffusa.
Cosa potrebbe spiegare questa tendenza geografica inversa tra giovani e anziani?
Secondo Lisa Troy, autrice del rapporto, è sorprendente notare come nei Paesi del Sud e dell’Est Europa i giovani mostrino bassi livelli di depressione, mentre gli anziani ne soffrono di più. Al contrario, nel Nord Europa i giovani sono molto più colpiti rispetto agli anziani. In alcune nazioni settentrionali, la depressione tende addirittura a diminuire con l’età.
Quali sono i fattori di rischio principali per la depressione nei giovani?
Lo studio indica che i giovani maggiormente colpiti sono quelli isolati socialmente, senza un’attività lavorativa o scolastica, e con un reddito basso. Inoltre, la presenza di problemi di salute fisica aumenta il rischio depressivo di circa 32 punti percentuali.
I social media giocano un ruolo?
Sì, secondo Jocelyne Caboche, neurobiologa del CNRS (Francia), i social possono amplificare il malessere attraverso confronti sociali negativi, pressione sull’immagine corporea, riduzione del sonno e cyberbullismo, in particolare tra le ragazze.
Cosa suggerisce il rapporto in termini di politiche pubbliche?
Caboche sottolinea che, sebbene in Francia vi sia un buon livello di assistenza sanitaria ed educativa, servono maggiori investimenti nella psichiatria e nell’innovazione terapeutica, soprattutto a beneficio della popolazione anziana.
Dr. Walter La Gatta
Fonti:
French are ‘taught to be gloomy by their culture’, The Guardian
France was the most depressed Country in Europe – Euronews 26-01-2025
Immagine:
Freepik

Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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