Perché gli uomini insultano le donne sui siti di incontri online

Uomini insultano le donne

Perché gli uomini insultano le donne sui siti di incontri online

Cis- Fiss SessuologiaDr. Giuliana Proietti
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Dr. Giuliana Proietti
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Ultimo aggiornamento: Giu 15, 2020 @ 15:50 

Nel 2018 è stato pubblicato uno studio che si interessa delle molestie che ricevono le donne che frequentano i siti di incontri online. Quando una donna non legge i messaggi ricevuti o anche risponde con educazione di non essere interessata all’incontro, molto spesso riceve una marea di insulti da parte dell’uomo che aveva mostrato interesse per lei.

Perché accade tutto questo?

Vi sintetizzo l’opinione dell’autrice, Laura Thompson, la quale si è avvalsa di numerosi altri studi sull’argomento, di cui è possibile seguire i relativi links.

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Nell’ottobre 2014, è stato creato un account Instagram, chiamato Bye Felipe, con l’obiettivo di “osservare il comportamento di personaggi che diventano ostili quando vengono rifiutati o ignorati“. Gestito da Alexandra Tweten, una ragazza americana bianca di circa 20 anni, Bye Felipe mostra le molestie, gli abusi verbali, le immagini sessuali indesiderate e le sollecitazioni sessuali e sessiste che le donne sperimentano online.

Due anni dopo, Bye Felipe ha accumulato oltre 430.000 follower (oggi 496.000) e si è dedicato a una campagna femminista che include un sito Web, un podcast, una petizione via Facebook per attuare politiche anti-molestie ed eventi comici tenuti a Los Angeles (vedi bye-felipe.com, 2016).

Molti media si sono occupati del fenomeno Bye Felipe, inquadrandolo in una tendenza sociale più ampia (ad esempio Krueger, 2015 ; Weiss, 2015), associandolo al caso di altri account Instagram molto popolari, come Tinder Nightmares , che ha un seguito impressionante di 1,6 milioni di persone, e un libro con lo stesso nome.

Tinder Nightmares è una idea di Elan Gale, che “odia” gli appuntamenti online e voleva “prendere in giro i siti di incontri” ( Parkinson, 2015). Sebbene non sia presentato come un account femminista e sia aperto alle osservazioni di entrambi i sessi, la maggior parte degli “incubi” che in esso vengono evidenziati sono messaggi sessisti, che le donne hanno ricevuto dagli uomini.

Questi account Instagram aiutano a esporre il problema pressante e altrimenti vissuto privatamente delle molestie e della misoginia sui servizi di incontri online (Hess & Flores, 2016; Shaw, 2016). Con l’introduzione di app come Tinder, gli appuntamenti online sono aumentati in popolarità negli ultimi anni e ci sono preoccupazioni sul fatto che le donne e le minoranze sessuali possano essere esposti a comportamenti sessualmente aggressivi in ​​questi spazi, come il “cyber flashing” ( Thompson, 2016 ) e persino la violenza sessuale  (Hopkins, 2016).

Nonostante le conseguenze potenzialmente gravi e l’ampia discussione pubblica su questo problema, pochi ricercatori se ne sono occupati (Hess & Flores, 2016; Shaw, 2016).

Lo studio della Thompson fornisce nuove informazioni sulle molestie sessiste ricevute dalle donne sulle app di appuntamenti, analizzando dettagliatamente i messaggi pubblicati su Bye Felipe e Tinder Nightmares.

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Il mercato sessuale

Già da tempo si parla di relazioni (eterosessuali) come uno scambio economico che segue le leggi della domanda e dell’offerta (vedi Ahuvia & Adelman, 1993 ). La teoria sostiene che uomini e donne agiscano in modo strategico e razionale, soppesando quale tipo di “beni” preziosi possono scambiarsi e cosa possano “permettersi” in cambio delle relazioni desiderate, in un mercato più ampio di potenziali concorrenti. I fautori di questo punto di vista si ispirano anche alla psicologia evolutiva, sostenendo che “uomini e donne svolgono ruoli diversi che assomigliano al compratore e al venditore” (Baumeister & Vohs, 2004).

La “valuta” di una donna in questo mercato sessuale sono la sua bellezza e il numero (immaginato o reale) di precedenti partner sessuali.

Come sottolineano alcuni studi (ad esempio Farvid & Braun, 2014; García-Favaro, 2016 ), questa concezione si basa su ipotesi di genere tradizionali rispetto al “desiderio sessuale maschile”, in cui gli uomini sono considerati naturalmente più interessati al sesso ( in particolare il sesso occasionale) rispetto alle donne, e quindi tendenti a perseguire attivamente le relazioni eterosessuali.

Le donne, d’altra parte, sono considerate come destinatarie passive dell’attenzione sessuale degli uomini e devono solo accettare o rifiutare tali offerte. In altre parole, le donne sono rappresentate come prodotti, gli uomini come consumatori.

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La ricerca suggerisce che le persone di entrambi i sessi usano spesso metafore del mercato per descrivere le loro attività di appuntamenti, sia in contesti “tradizionali” che online (Ahuvia & Adelman, 1993 ; Smaill, 2004 ).

Ad esempio, alcuni studi hanno scoperto che gli appuntamenti online sono descritti dai partecipanti “un po’ come lo shopping” ( Couch & Liamputtong, 2008 ) e “shopping per le parti perfette” ( Heino, Ellison e Gibbs, 2010).

In uno studio di Frohlick & Migliardi ( 2011) in merito alle esperienze di appuntamenti online di donne di mezza età, viene citato un partecipante che dice: “per gli uomini, è come essere in un negozio di caramelle, un bambino in un negozio di caramelle. Passano da una donna all’altra ”.

Poiché la maggior parte dei servizi di incontri online sono strutturati in base a principi di marketing, queste piattaforme rappresentano probabilmente un’incarnazione o del mercato sessuale. Su un sito di incontri o un’app, si costruisce un profilo e quindi si scorre attraverso un flusso quasi continuo di altri profili per cercare un “abbinamento” con altri soggetti desiderabili.

Gli studiosi che studiano le dinamiche tecnologiche e sociali delle piattaforme di incontri online sostengono che questa azione – insieme all’applicazione di termini o preferenze di ricerca per setacciare il vasto ambito di profili – fa sentire il titolare dell’account come colui che controlla, seleziona e gestisce le potenziali corrispondenze (David & Cambre, 2016 ; Roscoe & Chillas; 2014 ). Si sostiene quindi che gli incontri online “radicalizzino la richiesta di trovare il miglior affare” (Illouz, 2007 ).

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Illouz ( 2007) afferma inoltre che la fissità delle immagini del profilo significa che “la bellezza e il corpo sono sempre presenti” e bloccati “in un mercato competitivo di fotografie simili”. I cuori solitari online diventano molto consapevoli del loro aspetto fisico e del loro capitale sociale rappresentato dal corpo e sanno che devono competere con gli altri soggetti presenti sulla piattaforma.

Osservare i profili degli altri, mentre allo stesso tempo si viene osservati può quindi produrre un particolare tipo di automonitoraggio, in cui si giudica il sé rispetto agli altri e quindi si determina il valore di mercato corrispondente. Dato che sia gli uomini sia le donne usano queste interfacce basate sull’immagine per cercare relazioni eterosessuali, si potrebbe supporre una certa parità fra uomini e donne, ma così non è dato che la bellezza fisica è considerata più significativa per il “valore” delle donne rispetto al valore degli uomini, nel mercato sessuale (Baumeister e Vohs, 2004 ).

Leggi anche:  Le donne nelle forze armate: Vita da soldatessa

La recente letteratura femminista ha anche messo in evidenza come i corpi delle donne siano particolarmente esaminati nei nuovi media (Dobson, 2013 ; Salter, 2016 ), con Gill ( 2008a) che sostiene che le donne “sono soggette a un livello di controllo e sorveglianza ostile che non ha precedenti storici ”.

Il mercato sessuale online è anche animato da un apparente orientamento neutro rispetto al genere e permissivo verso il sesso occasionale, a seguito della cosiddetta rivoluzione sessuale. ( Hollway, 1989 ). Questa idea contemporanea del sesso occasionale come di “scelta egualitaria, divertente e libera” (Farvid & Braun, 2014) parte dall’idea che la donna, ormai liberata, mostri una femminilità sessualmente sicura e avventurosa, per dimostrare il suo potere ( Gill, 2008b ; McRobbie, 2004).

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Le app di appuntamenti più popolari (e gratuite) come Tinder, OkCupid e PlentyofFish sono generalmente percepite come “app di incontri” (David & Cambre, 2016 ; Shaw, 2016 ). Sebbene queste piattaforme non vengano utilizzate solo per cercare il sesso occasionale (Sumter, Vandenbosch e Ligtenberg, 2017), si sono guadagnate la reputazione di “mercati della carne” e di equivalenti online di “squallidi nightclub ” ( Race, 2015 ). Di conseguenza, avere un profilo su un’app di appuntamenti può essere interpretato anche come un desiderio di cercare persone per sesso occasionale.

Le molestie e gli abusi

Negli ultimi anni, le molestie sessuali e gli abusi sulle donne nei social media e in altri spazi pubblici online sono diventati sempre più frequenti. Un crescente corpus di ricerche ha esaminato il comportamento misogino in spazi come i videogiochi ( Salter & Blodgett, 2012 ), Twitter ( Hardaker & McGlashan, 2016 ), comunità online di attivisti per i diritti dell’uomo e pick-up artist ( Banet-Weisner & Miltner, 2016 ), sezioni di commenti di notizie ( García-Favaro & Gill, 2016 ) e account “lad” sui social media come UniLad ( Phipps & Young, 2015 ). 

Jane (2014) e Salter e Blodgett (2012) hanno notato che un tema ricorrente ruota attorno agli attacchi verbali sull’aspetto delle donne (“grassa”, “brutta”, ecc.). Vi sono anche insulti sessuali e di genere (troia, puttana, cagna) praticamente onnipresenti ( Jane, 2014 ; Megarry, 2014 ). Infine, le molestie sessuali e la violenza – minacciate o menzionate per “scherzo” (ad esempio battute di stupro) – possono essere considerate una delle caratteristiche distintive di molta misoginia online (Phipps & Young, 2015 ).

Come sostengono Banet-Weisner e Miltner (2016) , gran parte della discussione e del dibattito pubblico su questo argomento si concentra su spiegazioni tecnologiche o giuridiche, tra cui l’anonimato o le norme giuridiche e politiche inadeguate per affrontare i “troll”.

E’ chiaro che molte molestie online sono un’estensione delle strutture di potere oppressivo che incoraggiano la violenza contro le minoranze e forniscono gli strumenti sociali per poter prosperare.

Di particolare rilevanza per questa analisi sono quei discorsi sessuali che continuano a perpetuare una visione della eterosessualità che considera le donne come subordinate agli uomini e delegate a soddisfare i “bisogni” sessuali maschili (Farvid & Braun, 2014; García-Favaro, 2016 ; Gill, 2009 ).

Attraverso il discorso sul desiderio sessuale maschile, si comprende che gli uomini sono più interessati alla sessualità, rispetto alle donne, e quindi uno stile insistente, anche aggressivo, da parte maschile, è considerato normale o perfino desiderabile ( Hollway, 1989 ).

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Essendo “naturalmente” più resistenti al sesso, le donne sono considerate bisognose di essere convinte a fare sesso, fino alla sopraffazione. Questo stereotipo minimizza la necessità di un consenso reciproco e affermativo e fornisce la base culturale (Gavey, 2005 ; Jackson, 1978 ) per la violenza sessuale di genere – quella che alcune femministe chiamano “cultura dello stupro” ( Keller, Mendes e Ringrose, 2016 ) – in cui la violenza contro le donne è considerata irrilevante, inevitabile e persino scusabile.

La violenza sessuale può manifestarsi online, ad esempio, con discorsi di odio basati sul genere, sexting e pornografia non consensuale o molestie sessuali online e cyberstalking, e causare danni fisici e psicologici alla vittima altrettanto “realistici” come la violenza offline ( Henry & Powell, 2015 ).

Inoltre, alcune donne possono subire una vittimizzazione secondaria se l’abuso è pubblico. ( Dodge, 2016 ; Salter, 2016).

Molti autori hanno ipotizzato che le molestie sessuali e la violenza sulle donne siano forme imposte di disciplina o un tentativo di controllo sociale (Kissling, 1991 ), e quindi si presume che le molestie online abbiano una funzione simile. Ad esempio, alcuni sostengono che i sempre più frequenti sfoghi di misoginia online o “mascolinità tossica” degli ultimi anni potrebbero essere spiegati dall’emergere di un “femminismo popolare” sui social media e una maggiore consapevolezza degli interventi femministi e dei successi delle donne, che alcuni percepiscono come una minaccia alla mascolinità ( Banet-Wesiner & Miltner, 2016 ; García-Favaro & Gill, 2016 ; Phipps & Young, 2015 ).

Nussbaum (2010) si occupa dei personaggi pubblici femminili (come le celebrità) e ritiene che gli insulti rivolti a questi personaggi servano per  “conferire alla vittima un’identità viziata o stigmatizzata, uno status compromesso”  La motivazione di questa punizione pubblica, propone Nussbaum, è il “risentimento“, un’emozione ispirata da sentimenti di debolezza e impotenza rispetto a un altro soggetto, che si traduce in tentativi di abbattere l’altro o di guadagnare potere su di lui.

Il lavoro di Butler (1997) sul discorso dell’odio e sul genere come forma di disciplina fornisce ulteriori fondamenti teorici a questo argomento. Questo autore teorizza che il linguaggio odioso “attui il proprio tipo di violenza” in quanto “lavora per conferire alla vittima una posizione subordinata”. I soggetti possono così pronunciare discorsi sessisti e oppressivi cercando di “ricordare” alla vittima il suo status da persona emarginata e dissuaderla dall’oltrepassare i confini della propria categoria sociale.

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Al momento, questa connessione tra molestie online e discorso disciplinare è spesso solo implicita o presunta, e gli esami dettagliati dei contesti in cui si verificano sono relativamente rari.

L’analisi della Thompson si basa su messaggi di incontri online tra uomini e donne che sono stati pubblicati sugli account Instagram Bye Felipe e Tinder Nightmares.

Il corpus di dati è composto da 526 post, che vanno dal momento in cui sono stati creati gli account (entrambi alla fine del 2014) fino al 1 ° aprile 2016. I post sono stati raccolti in forma di immagine e trasformati in trascrizioni di testo utilizzando un software di riconoscimento da immagine a testo, poi caricati in un programma di analisi qualitativa.

Il tipo più comune di insulto si aveva quando la donna ignorava un messaggio o comunicava disinteresse, anche educatamente.

Questi insulti si riferivano molto spesso al peso della donna, con la parola “grassa” che appariva ripetutamente. E’ possibile leggere questi insulti come tentativi di ottenere il sopravvento nello scambio, contrastando l’ammissione di aver trovato la donna desiderabile e quindi negare che abbia alcun potere erotico sul maschio e, potenzialmente, su altri uomini (Denes, 2011 ; Farvid & Braun, 2014).

Una donna grassa “dovrebbe sentirsi disperata” poiché si presume che sia la bellezza fisica ciò che la rende desiderabile agli uomini, pertanto una donna non bella non può “permettersi” di essere esigente e dovrebbe “accettare” qualsiasi tipo di maschio.

Ancora una volta, questa dinamica si basa sul presupposto che gli uomini debbano iniziare le interazioni sessuali e controllarne lo sviluppo ( Hollway, 1989 ; Jackson, 1978).

La molestia non ha solo lo scopo di degradare la donna, ma anche di disumanizzarla completamente e privarla della soggettività umana ( Butler, 1997 ; Nussbaum, 2010 ).

I rifiuti delle donne non vengono presi come segnali per smettere di inviare i propri messaggi, ma spesso vengono ignorati, passando alle molestie o alla minaccia di violenza sessuale, come mezzi legittimi per “ottenere” che la donna accetti, finalmente, il rapporto sessuale (Wood, Lambert e Jewkes, 2007).

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In altre parole le donne, essendo considerate come “naturalmente” resistenti all’idea del sesso occasionale e bisognose di essere convinte, anche se dicono “no”, possono essere tranquillamente ignorate (Denes, 2011 ) in quanto la resistenza della donna viene sentita come parte del “gioco” e i  rifiuti, anziché come un segnale di disinteresse, vengono percepiti come stimoli per iniziare un’escalation delle tattiche a disposizione dell’uomo, fra le quali vi sono anche le molestie e gli insulti: non un modo per conquistare, ma un modo per umiliare e ridimensionare le pretese femminili.

Fonte:
“I can be your Tinder nightmare”: Harassment and misogyny in the online sexual marketplace
Laura Thompson, Febbraio 2018 Sage Journals

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