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Dai figli non si divorzia - Intervista a Anna Oliverio Ferraris

Dai figli non si divorzia: intervista a Anna Oliverio Ferraris

Dai figli non si divorzia, intervista a Anna Oliverio Ferraris

Le interviste

 

GP Come prima cosa farei anche a lei la stessa domanda ‘frivola’ che ho già fatto alla Prof. Vegetti Finzi, riguardo all’uso del cognome del marito: come mai, ora che ci siamo liberate di questo obbligo anagrafico, alcune donne importanti, come lei, continuano ad usarlo?

AOF Mah, così, per abitudine. In realtà le donne continuano ad avere sempre il cognome del padre e quindi il cognome resta sempre ‘una cosa maschile’ in ogni caso… Mi ricordo che quando mi sono sposata ho pensato che cambiavo molto della mia vita (abitudini, città ecc.) e dunque mi sono detta: toh! Cambiamo anche il cognome… Una specie di avventura. Poi qualche volta mi pento, perché ‘Oliverio’ viene sempre storpiato con ‘Oliviero’, ‘Olivero’.. però è anche il cognome di mia figlia (e di mio marito!) e la gente ormai mi conosce così. Però è giusto quello che lei dice, anche se in realtà sarebbe più giusto che ognuno potesse scegliersi il cognome, o del padre o della madre (anche se creerebbe qualche problema all’anagrafe).

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GP Giustissimo. Penso anch’io che bisognerebbe poter scegliersi il cognome.
Cambiamo argomento e parliamo di matrimoni. Perché secondo lei una coppia su tre in Italia decide di separarsi?

AOF Io ho fatto una ricerca su 60 figli adulti di separati e divorziati, che è alla base del libro ‘Dai figli non si divorzia’ e ho visto che i motivi possono essere diversi. Quelli che decidono di divorziare nei primi anni evidentemente scoprono un’impossibilità di andare d’accordo su certe questioni di base. Altri invece, quelli che divorziano più tardi, possono farlo per altri motivi. Può esserci un’incompatibilità che emerge col tempo, può essere un tradimento. A volte anche motivi di ordine economico (uno dei due era dedito al gioco e dunque portava alla rovina la famiglia). In un altro caso la moglie scopre che il marito di cui era innamorata e con il quale andava perfettamente d’accordo (non ci sarebbe stato nessun motivo)… però lui abusava delle figlie, delle bambine… Se però le separazioni sono in aumento è perché le donne si sentono più libere di lasciare il marito. Una volta era molto difficile per una donna rendersi autonoma. Per le donne della generazione di mia madre era impossibile, se non per poche, perché la maggioranza dipendeva economicamente dal marito.

Una intervista sulla violenza domestica

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GP In un certo senso possiamo dunque attribuire all’emancipazione femminile il crollo dell’istituzione matrimoniale?

AOF E’ più facile che sia la donna a prendere la decisione di separarsi. Anche se non vanno d’accordo con la moglie e hanno un’altra storia, molti uomini preferirebbero non affrontare il problema, accantonarlo e mantenere la famiglia come punto fermo nella loro vita; nella moglie questi uomini vedono ‘la casa’, ‘la base sicura’, una specie di seconda mamma…

GP Le donne sono più intransigenti dunque…

AOF Non si può mai generalizzare perché i casi possono essere molto diversi l’uno dall’altro. Il fatto nuovo è che, rispetto a madri e nonne, le donne delle ultime generazioni hanno spesso un’attività lavorativa e una conoscenza del mondo che consentono loro di essere autonome dal marito sia sul piano economico che sociale.

GP Una volta giunti alla separazione, che consigli possiamo dare ai genitori, per cercare di fare in modo che i figli non ne abbiano a soffrire?

AOF Dovrebbero fare uno sforzo per mettersi nella pelle dei figli, cercare di vedere le cose dal loro punto di vista, perché sono pochi i figli favorevoli alla separazione. Lo sono, qualche volta, i più grandi che si rendono conto che non c’è più rimedio, che è meglio per tutti se papà e mamma si separano. La maggioranza pensa invece che siccome i genitori hanno formato la famiglia, dovrebbero trovare anche il modo per andare d’accordo. Possono anche pensare che un genitore abbia torto o che abbiano torto tutti e due, ma non per questo vogliono allontanarsi dall’uno o dall’altra. Occorre capire che i figli hanno un’ottica diversa dagli adulti. L’attaccamento che hanno sviluppato con entrambi è un legame importante e non si deve metterli contro l’ex coniuge o giocare con i loro sentimenti. I bambini soffrono, naturalmente, anche quando la separazione avviene in un clima civile, perché cambiano le abitudini e lo stile di vita; ma soffrono ancor di più quando le ostilità invece di finire continuano nel tempo.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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GP Mi sembra che lei abbia fatto una ricerca sui figli dei separati, per capire se, nel tempo sono riusciti o meno a rimarginare questa ferita…

AOF Si, il 33% dei figli afferma di essersi abituato ‘in poco tempo’ (però in questo gruppo sono compresi anche i figli che al momento della separazione avevano meno di 5 anni, cioè i più piccolini, che in genere sono quelli che si abituano più rapidamente, anche perché hanno avuto un minore periodo di vita in comune col genitore che esce di casa). Il 28% ‘tra uno e due anni’. ‘Molti anni’ il 25%. Il 6% ‘non mi sono mai abituato’. Abituarsi nel giro di uno o due anni è la normalità. I genitori non dovrebbero farsi la guerra: la separazione dovrebbe porre fine a tensione, litigi, recriminazioni, accuse… invece gli scontri spesso continuano per anni.

A volte dietro gli scontri ci sono problemi psicologici dell’uno o dell’altra, immaturità, difficoltà a separarsi. Qualcuno litiga per tutta la vita e questo, paradossalmente, diventa un modo per mantenere un legame con l’ex, sia pure basato sul risentimento o sull’odio. Chiarire queste problematiche con un psicologo può essere utile e qualche volta può anche portare al recupero del rapporto, si impara a conoscersi megli, a comunicare in modo diverso. Una cosa è il visibile, cioè quello che appare in superficie, ma molto più importante è l’invisibile, cioè quello che non appare e di cui spesso non si ha una chiara consapevolezza.

GP Secondo recenti dati ISTAT, sempre più figli nascono al di fuori del matrimonio, come mai?

AOF Per motivi diversi. Sono liberi di scegliere, non c’è più l’obbligo di sposarsi. Altri sono cauti, soprattutto se i loro genitori non andavano d’accordo o si sono separati. Altri ancora non sono disposti a convivere per obbligo se non si amano più, perciò scelgono fin dall’inizio un legame più “leggero”.

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GP In qualche modo non vogliono rischiare…

AOF La vita si è allungata e un’unione rischia di durare molto più che in passato: se non si va d’accordo la convivenza può diventare molto pesante. Diciamo dunque che è un po’ nell’ordine delle cose, si capisce perché molti scelgono questa soluzione.

GP Insomma, è una forma di adattamento all’ambiente…

AOF Si, un adattamento alle mutate condizioni di vita, tra cui una maggiore indipendenza delle donne.

GP Lei ha scritto un libro, Arrivano i nonni. Volevo chiederle, questo fatto che i bambini crescano con queste figure piuttosto anziane, anche se i nonni oggi sono più giovanili…

AOF Sono più giovanili, non più giovani. Questo perché i figli si fanno più tardi e dunque i nonni, dal punto di vista anagrafico, sono più anziani dei loro nonni, però si considerano “adulti maturi” non “vecchi”: fisicamente stanno meglio rispetto ad un tempo, per tanti motivi: la medicina, i denti, le ginnastiche, le cure estetiche, una vita più sana… sono anche più dinamici, sono abituati a viaggiare e nella loro vita hanno assistito a moltissimi cambiamenti, per esempio la rivoluzione informatica.

Dr. Giuliana Proietti - Videopresentazione

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GP Non saranno troppo saggi per allevare dei bambini piccoli?

AOF Ma i nonni son sempre stati saggi per definizione (anche se poi nella realtà non sempre lo sono come si dice, per fortuna!). Nella prima metà del Novecento lo erano ancora di più: c’erano dei ventenni che sembravano dei trentenni, anzi, volevano sembrare dei trentenni; non c’era ancora l’idea di dover rimanere sempre adolescenti, c’era anzi il desiderio di entrare il più rapidamente possibile nell’età adulta, di assumersi delle responsabilità per poter avere un ruolo nella società e nella famiglia.

GP Quindi lei non vede male questo fatto che i figli vengano affidati ai nonni e crescano con loro…

AOF I figli devono essere educati dai genitori. I nonni coadiuvano. Siccome oggi molte donne lavorano, la presenza dei nonni può essere importante in alcuni momenti della giornata, in certi giorni della settimana. Quando la mamma era casalinga, era lei ad occuparsi a tempo pieno dei figli, ma se la mamma sta fuori mattina e pomeriggio, il nonno può creare quel clima caldo, può fornire quella presenza di cui i bambini hanno bisogno. Deve però cercare di coordinarsi con i genitori, di non sostituirsi a loro.

GP Negli Stati Uniti stanno lanciando dei programmi nelle scuole per convincere i ragazzi all’astinenza sessuale, anche per prevenire i rischi di AIDS e le gravidanze fra giovanissime. Lei cosa ne pensa? E’ una buona strategia, un programma da copiare anche in Italia o potremmo fare di meglio?

AOF Dipende con quali motivazioni… Meglio non farsi trascinare dalle mode del momento, tipo ‘io faccio sesso perché lo fanno gli altri’. L’ideale è seguire i propri ritmi invece di entrare in competizione con i propri coetanei o accettare supinamente i modelli imposti dai media. Bisogna però anche dire che i giovani di questi anni sono bombardati fin da bambini da stimoli sessuali: ne sono pieni gli schermi, ne sono piene le pubblicità, ne è pieno internet e non è facile per loro sottrarsi a questo tipo di pressione.

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GP Cosa pensa in generale dei PACS?

AOF Nei PACS non ci vedo niente di strano: per le coppie eterosessuali come per quelle omosessuali. Penso che delle persone adulte dovrebbero essere libere di scegliere tra matrimonio o PACS. Succede già in altri Paesi europei. Noi siamo frenati dalla Chiesa che ha delle…. problematiche sessuali irrisolte.
Per quanto riguarda gli omosessuali, se un tempo sembravano ricercare soprattutto la “trasgressione”, la promiscuità, oggi molti ricercano una vita più ordinata, un legame. Non trovo nulla di disdicevole in questa aspirazione.

GP E per quello che riguarda le adozioni?

AOF Per quello che riguarda le adozioni bisogna valutare di volta in volta l’adeguatezza dei genitori, ciò che possono offrire ai figli non solo dal punto di vista concreto ma anche e soprattutto psicologico, il che vale anche per le coppie eterosessuali. L’omosessualità è legata a fattori individuali, spesso biologici, e il fatto che i genitori siano omosessuali non implica che il figlio sarà omosessuale.
Ci sono però altre problematiche emergenti e per questo consiglierei di leggere sul numero in edicola (Maggio 06 n.d.r.) di ‘Psicologia Contemporanea’ l’articolo che ho scritto con un mio collaboratore sulle coppie lesbiche con figli, sia avuti da un rapporto eterosessuale precedente, sia con la fecondazione artificiale.

Personalmente ho delle grosse riserve sulla scelta di mettere al mondo dei figli con fecondazione artificiale e padre anonimo. Molte di queste donne invece considerano il donatore di sperma alla stregua di un donatore di sangue e non vogliono neppure conoscerne l’identità; ma non è la stessa cosa: a partire dai sei-sette anni un bambino, anche se è affezionato alle sue due mamme, incomincia a porsi il problema del padre, vuole sapere chi è, dov’è, come si fa per andarlo a trovare… per capire il mondo e le persone ha bisogno anche di un modello maschile, non solo di figure femminili.

GP E’ meglio forse essere allevati da due donne omosessuali piuttosto che da due uomini?

AOF Difficile dirlo, i fattori che entrano in gioco sono molti e diversi.
Nello studio di cui le parlavo, ci sono dei figli ormai adulti che parlano del rapporto con le loro due mamme lesbiche. C’è chi dice di essere affezionatissimo alle sue mamme. Il problema non è quello. E’ che però – dice – per tutta la mia giovinezza io ho sempre cercato anche un padre, un modello maschile, perché io sono uomo, non sono una donna e dunque avevo bisogno di relazionarmi anche con un uomo. Anche per le femmine è importante poter relazionarsi con un adulto maschio. Una ragazza spiega: ‘io non capivo perché mia madre volesse stare insieme ad un’altra donna. Insomma, c’ero io, che sono una donna, quindi ero molto gelosa di questa nuova compagna della mamma. C’è stato un periodo di incomprensione…’ E’ più comprensibile per un bambino che la mamma abbia un legame con un papà, un maschio, perché così capita a tutti, piuttosto che con un’altra donna.

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GP Certo. È più difficile da accettare…

AOF Il confronto con la società esterna, con i coetanei, i compagni di scuola, non è facile e allora vanno molto sostenuti dai genitori, i quali devono spiegare il perché, il per come, ma soprattutto rassicurarli…

Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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CHI E’ ANNA OLIVERIO FERRARIS?

Psicologa e psicoterapeuta è nata a Biella e ha studiato a Milano e a Torino. Dal 1980 è professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università “La Sapienza” di Roma. E’ autrice di saggi, articoli scientifici e testi scolastici in cui affronta i temi dello sviluppo, dell’educazione, della famiglia, della scuola, dei rapporto con la tv e i nuovi media. E’ stata membro della Consulta Qualità della Rai e del Comitato Nazionale per la Bioetica. Collabora con il “Tuttoscienze” (La Stampa), Psicologia Contemporanea, Mente & cervello, Prometeo, Scuola dell’infanzia e altre riviste.

Volumi pubblicati:

Il significato del disegno infantile Boringhieri, Torino 1973
Lo sviluppo comparato del comportamento (con A. Oliverio) Boringhieri, Torino, 1974
Psicologia: i motivi del comportamento umano Zanichelli,Bologna 1976 (1° ed), 2002 (6a ed.)
Il bambino in casa e a scuola Zanichelli, Bologna, 1977
Maschio-Femmina. Biologia, psicologia, sociologia nel comportamento sessuale (con A. Oliverio) Zanichelli, Bologna 1978
Psicologia della paura Boringhieri, Torino 1980 (1° ed.), 1998 (2° ed)
L’alba del comportamento umano (con A. Oliverio) Laterza, Roma, 1983
L’assedio della paura Editori Riuniti, Roma 1983 e 1998
1 ritmi della vita Editori Riuniti, Roma 1983
Il bambino e l’adulto Laterza, Roma 1986
La scienza e l’immaginario (con A. Oliverio) Editori Riunití, Roma 1986
L’uomo e la macchina Editori Riuniti, Roma 1987
Nei labirinti della mente (con A. Oliverio) Laterza, Roma 1989 (1° ed.), 1998 (2° ed)
Determinanti storico-sociali dell’individuo R. Cortina, Milano 1990(1° ed),1992 (2° ed)
Crescere. Genitori e figli di fronte al cambiamento R. Cortina, Milano 1992 (1° ed.), 1999 (4° ed.)
Insegnare la TV Valore Scuola, Roma 1994
La persona, la sessualità, l’amore. Corso di educazione sessuale (con A. Oliverio) Loescher, Torino 1994
Zone d’ombra. Storie di normale psicopatologia Giunti, Firenze 1995
TV per un figlio Laterza, Bari 1995 (1° ed), 2004 (2° ed),
Introduzione alla psicologia dello sviluppo (con Bellacicco, Costabile e Sasso), Laterza, Bari 1997 (1° ed.), 1999 (2° ed)
Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro Raffaello Cortina, Milano, 1997
Grammatica televisiva. Pro e contro la tv Raffaello Cortina, Milano 1997
Una tv per crescere Comitato tv e minori Tecnodid ed., Napoli 1998
Il volto e la maschera. Il fenomeno della pedofilia e l’intervento educativo (con B. Graziosi) Valore Scuola. Roma 1999
La macchina della celebrità Giunti Editore, Firenze 1999
Il mondo delle scienze sociali (con A. Oliverio) Zanichelli, Bologna, 2000
Le domande dei bambini. Rizzoli, Milano, 2000; BUR, 2003.
Pedofilia: per saperne di più (con B. Graziosi) Laterza, Roma e Bari, 2001
Il cammino dell’adozione. Rizzoli, Milano, 2002.
Capire il comportamento (con A. Oliverio) Zanichelli, Bologna 2003
La forza d’animo. Rizzoli, Milano, 2003. (BUR, 2004)
Le età della mente. Rizzoli, Milano, 2004. (BUR, 2005)
Dai figli non si divorzia. Rizzoli, Milano, 2005.
Prova con una storia. Fabbri, Milano, 2005.
Arrivano i nonni. Rizzoli, 2005
Non solo amore. I bisogni psicologici dei bambini. Giunti, Firenze, 2005.

Psicolinea.it © Maggio 2006

Imm: Sito Anna Oliverio Ferraris

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Antoine de Saint-Exupery: una biografia
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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 7 Feb 2012
  • Dr. Giuliana Proietti
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Vita, viaggi e sogni: intervista a Licia Colò

Vita, viaggi e sogni: intervista a Licia Colò

Vita, viaggi e sogni: intervista a Licia Colò

Le interviste

 

WLG: I Globe trotters, coloro che sono sempre in giro per il mondo, rispondono ad un bisogno compulsivo alla fuga oppure sono sempre alla ricerca di qualcosa: secondo lei, fuggono o cercano?

LC: Molto semplicemente sono solo alla ricerca della conoscenza nel senso più largo del concetto.

WLG Quali sono le aspettative di chi parte per un viaggio? Cosa pensa di trovare?

LC Dipende tutto dalla vita fatta fino a quel momento e dal sogno….quello che ci accompagna nei giorni grigi e che noi pensiamo di realizzare al di fuori del quotidiano.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

Tariffe Psicoterapia

WLG Lei ha definito l’Africa una terra che è anche una terapia. In che senso?

LC I grandi spazi, la natura in alcuni posti ancora selvaggia. La vita semplice. Il sorriso dei bambini che non hanno nulla. I grandi silenzi. Tutte cose che ci fanno pensare e forse comprendere quanto poco valore abbiano tutte quelle piccole cose per cui ci danniamo.

WLG Pochi come lei hanno girato il mondo e lo conoscono a fondo: trova che negli ultimi dieci anni il fenomeno della globalizzazione lo stia modificando, omologandolo allo stile di vita occidentale ?

LC Purtroppo molti posti stanno in parte perdendo la loro identità, ma io spero nelle radici, nelle tradizioni, nel valore della storia del nostro passato. Tutte cose che permettono allo spirito della varie culture di sopravvivere.

WLG Quale è il luogo che, in assoluto, l’ ha emozionata di più?

LC Per il passato un piccolo villaggio ai piedi del Kilimangiaro. Il sorriso della sua gente ed i loro occhi pieni di cielo.

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI E ONLINE

WLG E quello che l’ ha delusa, nel senso che in fotografia e nei documentari le appariva più interessante?

LC Molte volte si rimane delusi, ma non per i paesaggi, forse per le ingiustizie che si spererebbe sempre di non dover trovare.

WLG Riesce, quando viaggia, a non pensare al lavoro?

LC Certamente, quando viaggio con mio marito è solo per il piacere di scoprire insieme tante cose.

WLG Molti etologi hanno sostenuto in passato che le guerre fra uomini avevano origine perché vi erano anzitutto difficoltà di comunicazione: non riuscendo a capire le ragioni dell’altro, gli si dichiarava guerra. Oggi, con l’inglese lingua universale, i satelliti, internet, si continua a fare delle guerre. Allora la comunicazione non serve?

LC Credo che le guerre siano sempre esistite per ragioni d’interesse economico-religioso. I mezzi non contano, sono le idee che fanno la comunicazione. Oggi i mezzi contribuiscono alla partecipazione da parte di tutto il mondo in diretta… ma anche su ciò ci sarebbe qualcosa da ridire.

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

WLG Per molti scienziati la vivisezione è ancora necessaria per l’umanità. Cosa ne pensa ?

LC Sono contrarissima.

WLG L’etologia scopre ogni giorno di più quali sono le emozioni ed i bisogni psicologici degli animali: lei crede che anche gli animali, almeno nelle specie superiori, abbiano un loro mondo interiore?

LC Credo che gli animali – e noi siamo degli animali – siano esseri sensienti.

WLG Parliamo di pellicce: lei si sa spiegare perché gli animalisti se la prendano tanto con le pellicce, mentre borse, guanti, capi di abbigliamento e scarpe di pelle non conoscono contestazioni?

LC Le pellicce sono un superfluo. Semplicemente un bene che alcuni considerano uno status quo. Per gli altri capi: sostituire le borse è facile, oggi ci sono vari tipi di tessuti, lavabili e comodissimi che io uso da sempre. Questo avviene anche per le scarpe anche se più lentamente, ma penso che in un futuro prossimo i negozi che venderanno calzature alternative saranno molti e non vi sarà bisogno di andarli a cercare in Inghilterra.

Walter La Gatta

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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Chi è LICIA COLO’?

Conduttrice televisiva e giornalista. Dal 1982 ha condotto, per Mediaset, Bim Bum Bam, Festivalbar, Buona Domenica, L’Arca di Noè e La compagnia dei viaggiatori. Nel 1993 ha pubblicato il libro La mia Arca (Rusconi); oltre che, nel 2000, Il sogno (Panorama), all’interno di un progetto di collaborazione con l’UNICEF e, nel 2001, Sognando il Kilimangiaro… 15 itinerari attorno al mondo edito dalla Nuova Eri. Dal 1996 lavora in Rai dove ha condotto Geo Geo, King Kong, Il pianeta delle meraviglie e Alle falde del Kilimangiaro, tutte le domeniche pomeriggio.
Dal 2001 è il direttore editoriale del sito www.animalieanimali.it, interamente dedicato al mondo degli animali e della natura. E’ impegnata nella difesa dei diritti degli animali e nella salvaguardia dell’ambiente.

Sito ufficiale www.liciacolo.it

Psicolinea.it © Febbraio 2005

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Antoine de Saint-Exupery: una biografia
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Riconosci i tuoi desideri sessuali? Test
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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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  • 1 Feb 2005
  • Dr. Walter La Gatta
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Vladi e le altre. Intervista a Luxuria

Vladi e le altre: Intervista a Luxuria

Vladi e le altre: Intervista a Luxuria

Le interviste

 

GP Il “tema transessuale” per eccellenza è quello dell’avere il corpo di un sesso e l’anima di un altro sesso, per cui si sceglie di “transitare” da un’identità di genere all’altra: ma non è solo un’illusione? Cambiare l’apparenza, cambiare lo stato civile, riesce ad annullare completamente la propria storia precedente?

VL Ovviamente no, non puoi cambiare e cancellare il passato… Per quanto tu possa odiare, diciamo così, il tuo ex corpo maschile… Puoi avere o l’atteggiamento di bruciare le foto, per dirla con una metafora, oppure di considerare te stessa la sommatoria di esperienze passate (con il tipo di educazione ricevuta durante l’adolescenza, tutte le aspettative di genere e di ruolo di genere). La vita però è fatta di presente e di aspettative per il futuro… Quindi no, credo che non si possa annullare l’educazione ricevuta. Purtroppo a volte non si possono neanche cancellare certe ferite inferte… Quello che si può cambiare è sicuramente il proprio aspetto esteriore, il modo di vestirsi, l’impostazione della voce. Ci sono alcune cose che cerchiamo di cambiare nella nostra condizione di esseri soprattutto umani e mortali, che si sforzano, per raggiungere la propria felicità.

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GP Quante trans desiderano poi, effettivamente, cambiare sesso anche a livello genitale?

VL Circa il 20% non vedono l’ora di rettificare gli organi genitali in caratteri sessuali primari e quindi a volte si arrabbiano per i tempi lunghi che bisogna aspettare, per ottenere l’autorizzazione del Tribunale, in vista del cambiamento di sesso. Altre trans invece (circa l’80%) vogliono continuare a vivere con questa specificità, con questa peculiarità, che le rende… Che ci rende diverse dagli uomini e dalle donne, cioè la compresenza di caratteri sessuali maschili e femminili. Ed è questo poi, fondamentalmente, ciò che attrae gli uomini nelle trans …

GP Secondo te, fra le persone transgender, conta di più il rifiuto per il proprio sesso originario o l’attrazione per quello di arrivo?

VL Credo che anche in questo ci siano persone diverse e reazioni diverse. Non tutte le trans sono uguali e quindi le motivazioni possono essere diverse.

GP In letteratura leggiamo che le difficoltà di adattamento al proprio genere sessuale si manifestano sin dalla più tenera infanzia, quando il bambino rifiuta tutto ciò che è maschile: giochi, vestiti, compagni. E’ stato così anche per te ed in che periodo è successo?

VL Come si sa il gioco è fondamentale nell’infanzia, come costruzione del ruolo di genere e soprattutto come creazione di aspettative. Pensiamo alla bambina che nel gioco si immagina di fare la mamma… Penso che la prima cosa di cui ci rendiamo conto è l’identità di genere: cioè, ci accorgiamo prima di sentirci di un sesso diverso da quello anagrafico… In secondo luogo c’è tutta la questione dell’orientamento sessuale. Quanto al gioco, ricordo che sacrificavo il tulle delle bomboniere per fare le gonnelline alla bambola. Anzi, quando ero piccola invidiavo, da questo punto di vista, le mie sorelle. Ma le invidiavo in senso positivo… Cioè, mi sentivo priva di tutte quelle cose che venivano date loro. A Carnevale volevo vestirmi da spagnola, non da sceriffo, come mi vestivano i miei genitori… Ricordo anche un mio amico d’infanzia, il mio amico del cuore, si chiama Sergio, con il quale giocavamo a fare la televisione. Mi ricordo che, con una scatola delle scarpe, facevamo il buco e immaginavamo che fosse la telecamera. La posizionavamo in un punto, come se fosse uno studio televisivo… Lui faceva tutti i ruoli maschili, quindi il presentatore, il commentatore politico, quello che leggeva il telegiornale, il commentatore sportivo… Ed io facevo tutti i ruoli femminili: la show girl, la cantante…

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GP C’è una sorta di escalation dunque, che parte dal gusto del travestimento, cioè il mettersi dei vestiti da donna e immaginarsi nei giochi in ruoli femminili, per poi transessualizzarsi successivamente?

VL In realtà io non mi travestivo per nascondere qualcosa, io mi travestivo per svelare qualcosa. Quando io sentivo la morbidezza, il profumo, degli abiti rubati di nascosto a mia mamma o alle mie sorelle, non sentivo di coprire qualcosa, ma… Potrebbe sembrare paradossale: io in quel momento mi sentivo più liberata, sentivo di liberarmi di una scorza, che non mi apparteneva.

GP Parliamo di identificazione con la figura materna: secondo molte teorie il bambino viene “femminilizzato” dalla madre, che lo fa vivere in stretta intimità con lei, pelle contro pelle, rendendolo non “effeminato”, ma “femminile”, identificato completamente nella figura materna. Nel tuo caso questo può essere accaduto?

VL Se fosse vero… L’Italia sarebbe una nazione di trans! La gente rimane attaccata alle gonnelle della mamma per tanto tempo. Credo che gli italiani siano quelli che nel mondo siano i più attaccati alla mamma… Secondo altri pareri, a volte sarebbe invece l’assenza della figura materna ad influire su questo, cioè una madre molto distaccata, per cui la persona, per colmare in qualche modo questa lontananza, si fa mamma di sé stessa… Ci sono varie teorie. Nel mio caso specifico direi di no: va bene che si cerca sempre di dare le colpe ai genitori… Basti pensare che mio fratello è eterosessuale, mia sorella è eterosessuale. L’atteggiamento di mia madre era lo stesso… Ho smesso di chiedermi il “perché” ed invece ho cominciato a pormi il problema del “come” vivere bene la mia identità. Stare sempre a chiedersi il perché non serve… Quando una persona vive male, bisogna chiedersi il perché: quando hai un rapporto distonico con te. Ma se riesci ad accettare la tua condizione, non devi stare lì a capire di chi è la colpa, se esiste una colpa…

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

GP Vogliamo chiarire quale è la differenza fra orientamento sessuale e identità di genere?

VL L’orientamento sessuale può essere omosessuale, eterosessuale o bisessuale. E’ un concetto diverso rispetto all’identità di genere, che non vuol dire essere attratti da una persona, ma sentirsi rappresentati da un corpo diverso, al punto tale che esistono anche delle transessuali attratte da donne: è il così detto trans-lesbismo. Non bisogna pensare che una persona si veste e si comporta da donna per l’unico obiettivo di conquistarsi l’uomo, per dirla banalmente… Innanzi tutto è prioritario conquistare la fiducia e l’amore di sé. Per fortuna ci sono cose che non si fanno solo per gli altri, ma per sé stesse. Parlo per la mia esperienza, ovviamente. Poi ci sono tutte le fasi che io chiamo di “sperimentazione”, quindi farsi delle domande, vagliare la reazione degli altri rispetto a questa tua peculiarità, affrontare per la prima volta lo sguardo degli altri quando ti vesti per la prima volta da donna ed esci come se fosse una prima teatrale… Diciamo così… Non sapendo quale sarà la reazione della gente. … E il ferimento che ricevi, quando a te sembra di fare una cosa sincera e spontanea, per poi invece scoprire che tutto questo crea notevoli problemi… Nel mio caso personale, ho notato anche una forte contraddizione fra la stima delle persone che mi conoscevano personalmente, nella scuola o per altri motivi, e il disprezzo di tanta gente che mi giudicava solo per come mi proponevo.

GP Le persone trans preferiscono declinare aggettivi e pronomi personali secondo il sesso di arrivo e non di partenza. Vediamo che poi, nelle relazioni sociali, in genere ci riescono abbastanza bene. Ma si riesce ad ottenere questo anche con i propri familiari più stretti? Genitori, zii, cugini…

VL Credo che dipenda molto da quando comincia la tua transizione. Devi considerare che io, per venti anni, sono stata un ragazzo: quindi, se a qualcuno dei miei parenti, o dei miei vecchi amici, all’inizio soprattutto (adesso di meno), ogni tanto gli scappa il maschile, non è che mi arrabbio… Un minimo di elasticità bisogna mantenerla.

GP Però è importante veder riconosciuta ed accettata la propria nuova identità, ricevere conferme dagli altri?

VL Si, molto. Ricordo, ad esempio, durante una cena, quando un uomo si è rivolto ad una trans con il maschile e questa ha fatto una scenata… Ha sollevato il tavolo in aria, facendo cadere tutto ed ha cominciato ad imprecare… Ecco, credo che in quel momento c’è stata una reazione poco femminile… Credo che con la dolcezza si può ottenere di più. Spiegando, facendo capire che a volte basta anche una lettera, una “a” invece che una “o”, per far stare meglio una persona… Perché a volte più che una questione politica o di militanza è semplicemente una questione di sensibilità e di rispetto. Poi è anche brutto che una persona ti chiami al femminile, ma in testa pensi al maschile…

GP Quanto è importante, in questo percorso transessuale, avere una guida psicologica che aiuti la persona ad accettarsi? Tu, ad esempio, hai seguito un percorso psicoterapeutico? Hai trovato sempre adeguata preparazione e disponibilità presso gli psicoterapeuti-sessuologi?

VL Io sono stata da psicologi, non da psicoterapeuti. Sono stata due volte: una volta per problemi miei di altra natura e, questa volta, per il processo che sto valutando di cambiare i genitali… Si, devo dire la verità, ho trovato preparazione. Probabilmente sono stata anche fortunata, perché questi psicologi mi sono stati suggeriti da strutture che lavorano già da tempo.

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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Terapie Individuali e di Coppia

GP Quali sono queste strutture? Magari possono interessare altre persone…

VL Ce ne sono molte: c’è il San Camillo a Roma, il Policlinico a Napoli, il Sant’Orsola a Bologna. E poi Torino, Trieste… Questi sono i centri più importanti.

GP Durante questo percorso di transizione, sicuramente, come accade agli eterosessuali, ci si imbatte in periodi di depressione, di rifiuto per la propria realtà. Può capitare di voler tornare sui propri passi, riavvicinandosi, negli atteggiamenti e nell’orientamento sessuale, al proprio sesso biologico?

VL A me è capitato quando avevo quattordici anni… Ad un certo punto mi sentivo come se la mia condizione mi avesse fatto proclamare una guerra contro il mondo ed io ero senza esercito e senza armi. In quel periodo ho pensato che ero troppo debole per affrontare tutto questo da sola, in tempi in cui non si parlava così tanto di queste questioni… Io mi sentivo quasi un’aliena… E dunque mi sono sforzata di vestirmi da uomo, di rendere la mia voce più rauca, di fidanzarmi con una ragazza, ma dopo un po’, guarda… Stavo troppo male! Mi sentivo morta dentro e questo mio essere così malinconica contagiava negativamente anche gli altri. Quindi, ad un certo punto, ho detto: basta! Ero una pentola a pressione.

GP Molte femministe vedono nel transessualismo l’ennesima forma di oppressione dell’uomo sulla donna: le trans infatti, grazie alla chirurgia estetica, si costruiscono i caratteri tipici della femminilità, ma poi in questo corpo esse non vogliono vivere un’esperienza compiutamente femminile e rivendicano un’identità maschile omosessuale…Anche per quanto riguarda il sesso, sappiamo che le trans spesso hanno dei ruoli attivi. Cosa ne dici? Potrebbe realmente esserci una competizione con il genere femminile, per avere ai propri piedi i maschi più interessanti ?

VL E’ un modo di vedere un po’ semplicistico, perché non tiene conto delle tante differenze che ci sono e di cui parlavo prima… Non dimentichiamo che c’è un 20% delle trans che cambia sesso. Poi c’è una percentuale cospicua, che invece, sentendosi donna, rifiuta il ruolo attivo. C’è anche una percentuale di persone che nel contatto con un uomo ha sia il ruolo attivo, sia il ruolo passivo. Io penso che la conquista per la dignità della donna, battaglia tutt’altro che conclusa e iniziata dal movimento femminista, sarebbe molto utile se contagiasse positivamente la comunità trans, perché sono sicura che sarebbe davvero un arricchimento reciproco…

GP… Ma questa iperfemminilità che mostrano le trans, da cosa dipende?

Dipende molto da due fattori. Il primo è: prostituzione si, prostituzione no. Perché le trans che si prostituiscono, ad un certo punto, in un contesto anche di forte concorrenza ed anche di competitività, tendono a fare delle trasformazioni sul proprio corpo, un po’ alla Jessica Rabbit, orientate a soddisfare più un certo immaginario erotico del cliente, che non l’auto-percezione di femminilità. A volte, per capire se una trans si prostituisce o no, basta guardare il look: se non si prostituisce il look è molto più tranquillo. E’ difficile trovare lavoro, ma le trans che lavorano non si presentano certo con il seno che arriva un quarto d’ora prima di loro… Poi dipende ovviamente anche dal contesto familiare, da quanto la famiglia ti è vicina. Anche questo è molto importante, così come avere delle amiche etero: cioè, se la tua vita non si consuma solo all’interno della comunità trans. Perché se tu vuoi fare un cambiamento, chiedi anche consiglio a tua madre, a tua sorella, ad una tua amica, che magari ti consigliano anche dei cambiamenti non troppo esasperati… Quando invece sei sola, perché la tua famiglia ti ha cacciato di casa, oppure sei immigrata ed in più ti prostituisci, è come se entrassi in un’altra dimensione. E poi c’è un’altra cosa che vorrei dire: per molte trans che si prostituiscono la realizzione di sé passa in maniera illusoria attraverso quanto si guadagna…E’ come se quell’insulto e quel disprezzo che hai avuto da adolescente in un contesto maschilista, questo si, maschilista, in cui qualunque persona che diventava effeminata era motivo di disprezzo… Diventa poi un riscatto: quegli stessi uomini che mi prendevano a sassate, che mi sputavano addosso, che mi insultavano, quando mi vedevano per strada nei miei primi tentativi di vestirmi da donna… Cavolo, sono gli stessi che ora mi pagano! Allora ce l’ho fatta… Ma è solo una gabbia dorata.

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GP Vi sono caratteristiche, biologiche, psicologiche, culturali, che favoriscono l’appartenenza a questa cultura sessuale? Mi chiedo, ad esempio, perché esistano tanti viados brasiliani e molti meno provenienti da altri Paesi del mondo o dalla stessa America latina…

VL Si, sono tanti, i viados. Esistiamo ovunque, siamo anche nelle culture nordiche, nel Maghreb, in Asia: pensa alla Tailandia… Ce ne sono molte anche in Francia, in Spagna… In Italia c’è una specie di esterofilia, da questo punto di vista. Intanto, sono molto più procaci e poi, spesso c’è il fatto che il cliente non vuole essere rintracciato in nessun modo… Pensa che andando con la straniera riesce meglio nel suo intento.

GP Nel mondo della prostituzione transessuale si fa molto uso di cocaina?

VL Vorrei mettere dei paletti. Uno: non tutte le trans hanno rapporti a pagamento. La maggior parte delle trans non si droga, né si ubriaca. Purtroppo c’è una parte di trans, per tutta una serie di problemi… Probabilmente persone non contente di fare quella vita lì, di prostituirsi, persone che non sopportano più di avere rapporti sessuali con persone da cui non sono attratte… Loro si aiutano con l’alcool, o con la cocaina. Anche per combattere il freddo, se lavorano in strada… Tra l’altro, consumare cocaina è deleterio per chi già assume degli ormoni, perché già gli ormoni ti possono portare momenti di forte euforia ed anche forti depressioni… Se a questo aggiungi il down della mancanza di cocaina… Tante vivono male per questo. Va detto poi che l’uso della cocaina è molto più diffuso di quanto normalmente si pensi. Molte persone “pippano” per affrontare un’altra giornata lavorativa: parlo di manager, ad esempio. Non è che pippano per andare a fare sesso, diciamo così… Spesso mi raccontano, le persone trans, che i clienti che ricercano la cocaina sono persone che poi neanche fanno sesso… In realtà amano solo “pippare” in compagnia. Può capitare che uomini molto potenti, che rivestono un ruolo di grande responsabilità, che cinque giorni alla settimana hanno un atteggiamento molto serio, molto severo e di comando… Nel week end si “liberino”, anche facendosi dominare da queste persone fisicamente imponenti, più imponenti di loro, anche drogandosi.

GP Quando si sceglie di operarsi e cambiare definitivamente sesso, in pratica si sceglie di rinunciare al piacere sessuale,o meglio, all’orgasmo?

VL Le prime operazioni non consideravano per niente la conservazione del piacere. Oggi invece, lo posso dire perché ho assistito personalmente ad un’operazione al Policlinico di Napoli, e ho visto quanta cura e quanta importanza si dà alla conservazione del piacere e quindi alla ricostruzione della clitoride. C’è un collegamento con la clitoride che viene recuperato dal glande e questa operazione consente anche una maggiore lubrificazione. Sicuramente non è lo stesso orgasmo che si prova con l’organo genitale maschile…

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GP E’ una rinuncia difficile?

No: ci sono molte trans che rifiutano così tanto la parte maschile, che non si sono mai toccate… Quindi neanche sanno a cosa rinunciano… Sicuramente c’è un piacere psicologico, ma c’è anche una componente fisica. Del resto sai, l’orgasmo, il piacere… Anche questo è un grande mistero. Ma anche le donne hanno questo problema…

Giuliana Proietti

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Chi è Vladimir Luxuria?

Vladimir Luxuria, pseudonimo di Vladimiro Guadagno (nato a Foggia il 24 giugno del 1965) è una attrice teatrale e cinematografica, oltre che un personaggio televisivo italiano. Recentemente è stata eletta in Parlamento nelle liste di Rifondazione Comunista.
È stata tra gli organizzatori del primo Gay Pride, che si tenne a a Roma il 2 luglio 1994 ed al quale parteciparono circa diecimila persone. Hacollaborato con diversi quotidiani e network radiofonici fra cui L’Unità, Liberazione e Radio Capital. Il pubblico televisivo l’ha conosciuta principalmente per le sue frequenti presenze prima al Maurizio Costanzo Show su Canale 5 e nella trasmissione Markette su La7.

Sito: http://www.vladimirluxuria.it
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Intervista per il Blog della Mondadori, Il Sesso e la Luna

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 1 Nov 2009
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Scoprire il mistero dell'altro: intervista a Francesco Alberoni

Scoprire il mistero dell’altro: intervista a Francesco Alberoni

Scoprire il mistero dell’altro: intervista a Francesco Alberoni

Le interviste

 

Il contributo di Francesco Alberoni alla sociologia è stato ampiamente riconosciuto, e la sua opera continua a esercitare un’influenza significativa su generazioni di sociologi, psicologi e studiosi delle scienze sociali, oltre che nel pubblico interessato alla comprensione delle dinamiche sociali e relazionali. Lo abbiamo intervistato per Psicolinea.

GP Come mai le è venuto in mente, negli anni settanta, cioè in un momento storico in cui il pubblico sembrava contare molto più del privato, di scrivere “Innamoramento e amore”? Di cosa si occupava prevalentemente all’epoca, prima di pubblicare questo saggio?

FA Il mio primo saggio sull’innamoramento è del 1967 ma i tempi non erano maturi, prevalevano le ideologie collettiviste e la promiscuità mentre l’amore individuale e la gelosia venivano disprezzati La gente non era interessata, i miei colleghi consideravano l’argomento poco serio e gli editori lo rifiutavano. Allora mi sono isolato a studiare e a scrivere e soltanto nel 1979 ho pubblicato Innamoramento e amore E, poiché i tempi ora erano maturi e le gente aveva bisogno di riscoprire l’individuo e la coppia, il libro ha avuto un successo mondiale.
Negli anni successivi ho esplorato sistematicamente i diversi aspetti dell’amore esponendo i risultati in altrettanti libri.

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GP A suo parere è corretto definire lo stato di innamoramento come una condizione quasi patologica, in cui il soggetto, in sostanza, perde il contatto con la realtà e vive di allucinazioni percettive?

FA Ci innamoriamo quando siamo stanchi del passato e pronti a cambiare, a rischiare sul nuovo. Perché siamo mutati interiormente, perché è cambiato l’ambiente in cui ci troviamo, perché stiamo male con la persona con cui viviamo, perché non riusciamo a realizzare i nostri desideri profondi, ad esprimere le nostre potenzialità, perché ci sentiamo prigionieri delle abitudini, della ipocrisia, della noia. Ma anche perché abbiamo avuto una promozione, un successo e desideriamo realizzare sogni a cui prima avevamo sempre rinunciato. Allora cerchiamo qualcuno che ci faccia assaporare un nuovo modo di essere. Possiamo perciò innamorarci a qualsiasi età, ma soprattutto nelle svolte della nostra vita. Quando passiamo dalle scuole medie alle superiori, quando ci iscriviamo all’università, o quando cambiamo lavoro, città, o a quarant’anni quando inizia la maturità, o anche a sessanta, a settanta quando inizia la vecchiaia, ma siamo pieni di vita e di voglia di vivere.

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GP Quali sono, a suo parere, le componenti alchemiche che rendono un amore stabile nel tempo, superato il periodo iniziale dell’innamoramento?

FA Vi sono anche dei casi ìn cui la passione amorosa ed erotica continua con la stessa violenza delle origini. Quando avviene ? Quando i due innamorati , pur amandosi appassionatamente, ricreano in se stessi la distanza e il desiderio . E come possono farlo ? Quando riscoprono continuamente la loro incolmabile diversità, per cui anche se si raccontano tutto, sentono che loro esperienze restano inaccessibili. Perfino quando sono eroticamente uniti, fusi, sono consapevoli di non sapere cosa prova veramente l’amato. Il grande amore che dura è perciò una continua ricerca e una continua scoperta del mistero dell’altro. L’amato e infinitamente vicino eppure, di colpo, anche infinitamente lontano. Allora rinasce il desiderio. L’amore e costituito strutturalmente tanto dalla distanza e dalla mancanza come dalla ricerca e dal ritrovamento. L’amore che dura non è uno stato, ma un succedersi di oscurità e di luci incantevoli .E’ un continuo perdersi e uno meraviglioso ritrovarsi nuovi. E’ come un cuore che pulsa: un susseguirsi del vuoto – la diastole, e del pieno – la sistole. Non è statico, è fatto di onde, come il mare, come la luce.

GP Come mai, nel suo ultimo libro, preferisce parlare dell’amore in un modo diverso dal passato, cioè a metà strada fra la narrativa e la saggistica?

Quello che manca, dicevo a me stesso, non è un saggio, non è una teoria, ma l’esempio di un nuovo linguaggio, di un nuovo modo di raccontare. Bisogna che qualcuno provi a dire ciò che non è mai stato detto, infranga il tabù che separa sesso a amore. Certo oggi tutti hanno imparato a parlare tanto dell’innamoramento e dell’amore come del sesso, ma non hanno imparato ancora a parlarne congiuntamente. Allora ho incominciato a scrivere dei dialoghi, dando la parola e due persone innamorate, che si desiderano, che si cercano, che fanno all’amore e ne provano un immenso piacere. E si parlano, si raccontano le loro vite, le loro esperienze, le loro emozioni, il loro godimento dicendo tutto, sinceramente, senza mentire perché se mentissero non potrebbero conoscersi realmente. Gli amanti col dialogo uniscono sesso e amore, corpo ed anima, eros e psiche.

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Chi è Francesco Alberoni?

Francesco Alberoni è un sociologo, giornalista e docente di sociologia italiano.
È stato membro del consiglio di amministrazione e consigliere anziano facente veci del presidente della RAI nel periodo 2002-2005. Fin dal 1982, ogni lunedì, il Corriere della sera ha ospitato sulla prima pagina una sua rubrica intitolata “Pubblico e privato”. Il Corriere della sera pubblica articoli di Alberoni fin dal 1973. Attualmente è Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma.

Leggi il curriculum vitae completo del Prof. Alberoni.

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Antoine de Saint-Exupery: una biografia

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  • 1 Feb 2011
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Raeleen D'Agostino: Dolce Vita Style

Raeleen D’Agostino: Dolce Vita Style

Dolce vita Style: quando gli americani vogliono copiare il nostro stile di vita

Le interviste

 

Tempo fa ho rilasciato un’intervista alla Dott.ssa Raeleen D’Agostino per un articolo che stava scrivendo su “Mammoni e Bamboccioni italiani”, che è stato pubblicato nel numero di aprile 2008 di Psychology Today, la principale rivista di psicologia degli Stati Uniti. Visitando il suo sito web, ho scoperto molte cose sorprendenti su di lei: attualmente è una scrittrice a tempo pieno, una professoressa a contratto di psicologia ed è anche un’autrice di best seller. Il suo libro “Living la Dolce Vita: Bring the Passion, Laugher, and Serenity of Italy into Your Daily Life” (Sourcebooks, Inc) è stato riconosciuto come libro di interesse da parte dell’Ordine dei Figli d’Italia in America (OSIA) ed è stato tradotto in diverse lingue, tra cui coreano e portoghese.

Raeleen è anche la fondatrice dei Dolce Vita Seminars; oltre ai metodi generali di auto-aiuto, consiglia agli americani di attuare alcune abitudini di vita tradizionali italiane che possono giovare alla loro vita e trovare un modo più gioioso, sereno e sano di affrontare ogni giorno. Si è anche spesa per spazzare via gli stereotipi negativi di italiani e italoamericani, in particolare lo stereotipo frequente che si trova nei media americani, che associa persone di origine italiana con attività di tipo mafioso. Raeleen si è occupata della ricerca per l’AIDA, l’American Italian Defense Association, con sede a Chicago, IL. Ho deciso di chiederle di più su questo “Italian Style of Living Well” che rende la vita così ‘dolce’ e che probabilmente noi italiani non capiamo più bene (anche se ce lo siamo inventato!) perché la nostra quotidianità non è sempre così ‘dolce’…

Intervista tradotta in italiano:

Raeleen, innanzitutto, come ti sei interessata all’Italia e agli italiani?

Innanzitutto grazie mille, Giuliana, per avermi chiesto di esprimere alcuni dei miei pensieri per i tuoi lettori. Fai un ottimo lavoro nel portare la psicologia al pubblico, i miei complimenti a te!

Come sai, ho iniziato a insegnare psicologia all’università vent’anni fa, e più insegnavo, in particolare i principi della psicologia positiva, più ho notato un parallelo tra ciò che la ricerca psicologica ha mostrato sul vivere una vita felice e sana, e ciò che ho imparato crescendo in una famiglia italiana allargata, qui negli Stati Uniti. I miei nonni in particolare sono quelli che hanno portato con sé i loro vecchi valori, abitudini e filosofie italiane dal “vecchio paese” e, in generale, gli immigrati italiani hanno avuto un impatto immenso sul modo in cui l’America si è formata come nazione.

Pensi davvero che noi (italiani) abbiamo uno “stile di dolce vita” che ci rende più felici, ad esempio, degli americani?

Sorrido a questa domanda, sono sicura che è anche nella mente di molti dei tuoi lettori! L’anno scorso, quando ho tenuto una presentazione del mio libro a La Feltrinelli International di Roma, mi è stata posta proprio questa domanda, citando i tanti problemi che l’Italia contemporanea deve affrontare nei settori dell’economia, della politica, della difficoltà a trovare lavoro, ecc. Questi problemi rappresentano delle sfide in tutto il mondo, quello cui mi riferisco nello stile di “dolce vita”, sono le piccole cose che i miei nonni italiani facevano quotidianamente che rendevano la vita gioiosa nonostante le difficoltà, che sono parte integrante dell’essere umano dopo tutto. Piaceri mondani, elevati a un livello di celebrazione, per esempio. Prendersi il tempo per celebrare il buon cibo e la compagnia dopo una dura giornata di lavoro, potrebbe essere un esempio. Tornando a casa un delizioso piatto di spaghetti alle vongole, che si gustano tranquillamente a tavola con amici e parenti e un buon bicchiere di vino. Questi sono piccoli tesori quotidiani che anche alcuni italiani oggi aggirano quando vengono presi da pesanti carichi di lavoro. Molti italiani mantengono ancora forti i vecchi modi di vivere. Ho dei parenti a Castelpagano (BN), che visito quando vengo in Italia, e anche se ovviamente il tempo è progredito dall’ondata di immigrazione di inizio secolo, ci sono ancora piccoli paesi in Italia che hanno dimostrato di avere una maggiore felicità e longevità perché hanno conservato nel tempo alcune delle loro antiche abitudini culturali. Questi sono il fulcro del mio lavoro.

Una Conferenza sulla Paura

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Cosa insegni sullo stile di vita italiano nei tuoi seminari?

Insegno alle persone come tornare alla gioia e alla semplicità, come mi hanno insegnato i miei nonni. I miei nonni mi hanno insegnato che le relazioni vengono prima di tutto. Quindi insegno alle persone alcune strategie psicologiche per interagire più agevolmente con gli altri, o eliminare l’energia negativa dalle persone che sono cattive e critiche. Mi piace insegnare alle persone come preparare pasti italiani semplicissimi e salutari che si adattino allo stile di vita americano. Ci sono state molte ricerche sui benefici di una dieta mediterranea (in particolare del sud Italia), ed è qualcosa che sono cresciuto mangiando. Insegno a riportare l’attenzione sui rapporti familiari, che in Italia sono centrali, e per una buona ragione. Credo che ogni altra relazione che abbiamo nella vita possa trarre beneficio da ciò che impariamo sulle nostre relazioni nella nostra famiglia di origine. Insegno ai miei clienti come integrare l’esercizio naturale nella loro giornata, in modo che non debbano ossessionarsi per passare ore in palestra (hai mai fatto le scale nei paesini della Costiera Amalfitana?). Aiuto le persone a vedere come la musica può guarire e commuovere (non ho mai conosciuto un italiano nella mia famiglia che non si immaginava di essere un cantante d’opera, che potesse cantare o meno!). Insegno alle persone come far emergere la loro sensualità e non aver paura di essere femmina o maschio. Vedi, che tu te ne renda conto o no, gli italiani hanno dato al mondo qualcosa di più che incredibile arte, cibo, architettura, pelle, moda, oro, innovazioni scientifiche, ecc. Ci hai anche dato la chiave per vivere una vita vibrante e meravigliosa.

Il tuo libro sullo stile di vita italiano La Dolce Vita è stato tradotto anche in coreano: pensi che questo stile di vita possa essere insegnato con successo ovunque?

Sì, certamente. Come mai? Perché la ricerca psicologica mostra che i principi di cui parlo nel mio libro sono davvero universali. Si tratta di rallentare, apprezzare le cose più piccole e praticare quella che noi, nel campo della psicologia chiamiamo “flessibilità cognitiva”, ma che i miei nonni – e molti dei tuoi lettori – conoscono già come l’arte di arrangiarsi, la capacità di cavarsela, qualunque cosa accada. Questo tipo di resilienza e ottimismo per cui, qualunque cosa accada, la supererai, è fondamentale per vivere ogni giorno con un atteggiamento positivo e una gioiosa anticipazione per le possibilità che ci attendono.

Cosa pensi delle donne italiane?

Per me, la donna italiana è una persona che trasuda bellezza e sensualità, dentro e fuori. È qualcuno che, indipendentemente dalle circostanze, ha la forza, il coraggio e la dignità per andare avanti. Tutte le donne della mia famiglia italiana erano così. Avevano una forza tranquilla e altruismo, ed erano per la filosofia del fare “bella figura” facendo del proprio meglio. Si preoccupavano di come si vestivano, di come si presentavano, di come gestivano le loro famiglie, ed erano anche estremamente intelligenti, indipendentemente dal fatto che avessero un’istruzione formale o meno.

E la sessualità? Ci sono differenze significative nell’approccio ai rapporti sessuali tra americani e italiani?

Assolutamente. Gli italiani sono molto più naturali con i loro rapporti con l’altro sesso. In Italia il flirt innocuo è ancora apprezzato (non parlo di molestie sessuali, che è un argomento diverso), e considerato addirittura una parte divertente della natura maschile e femminile. Le manifestazioni pubbliche di affetto sono una parte naturale della vita in Italia, e c’è anche una maggiore facilità e orgoglio nei confronti del proprio corpo che qui, tra la maggior parte delle donne americane.


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Madonna, la cantante una volta disse “gli italiani lo fanno meglio”. Pensi che sia vero? Cosa ne pensate dei “maschi” italiani? Sono ancora considerati super amanti latini in America?

Che bella domanda. Ebbene, proprio come è ancora vivo lo stereotipo per cui tutte le donne italiane devono essere come Sophia Loren, ci sono molte donne americane che hanno ancora l’idea che gli uomini italiani siano super romantici, appassionati e in grado di fare l’amore tutta la notte senza riposarsi. Parte di questo, ovviamente, è un mito, ma secondo me ciò che rende gli uomini italiani super sexy è che non hanno paura di apprezzare una donna, complimentarsi con lei ed essere galanti con lei. Questo, da solo, è un afrodisiaco. E so che è una generalizzazione e molte donne italiane mi ricordano i loro difetti: uno dei quali è il mammismo (qualcosa su cui tu e io ci siamo scambiate a lungo idee per l’articolo di Psychology Today), e un altro è la tradizione di avere un’amante mentre sono sposati. Per la maggior parte, trovo che gli uomini italiani siano estremamente belli e sexy a qualsiasi età.

C’è qualcosa che consiglieresti alle donne italiane di cambiare il loro comportamento, qualcosa che dovremmo assolutamente copiare dalle donne americane per avere una vita migliore?

Penso che le donne americane si concedano il permesso di mettersi al primo posto, molto più delle italiane. Gran parte di questo è culturale, perché l’America è stata costruita sulla convinzione che chiunque possa ottenere qualsiasi cosa, purché creda in se stesso e lavori sodo per raggiungere i suoi obiettivi. Le donne italiane poiché più orientate alla famiglia (e meno a se stesse) spesso si mettono al secondo o terzo posto, o ultime nelle situazioni sociali. Invece mi piacerebbe vederle credere di avere quello che serve per perseguire le proprie speranze e sogni, e fare ciò che le rende veramente felici, perché hanno così tanto da dare al mondo.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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PSICOLOGIA - SESSUOLOGIA
Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Terapie Individuali e di Coppia

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Dolce Vita Seminars
Psychology Today – For ever Mamma’s Boy
OSIA Order Sons of Italy in America

Una intervista sull'anorgasmia femminile

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

In inglese, originale:

Some time ago I gave an interview to Dr. Raeleen D’Agostino for an article she was writing about “Italian Mammoni and Bamboccioni”, which was published in the April 2008 issue of Psychology Today, the US’s foremost consumer psychology magazine. Visiting her website, I discovered a lot of surprising things about her: she is currently a full time writer, an adjunct Psychology Professor, and is also a best selling author. Her book “Living la Dolce Vita: Bring the Passion, Laughter, and Serenity of Italy into Your Daily Life” (Sourcebooks, Inc) was recognized as a book selection by the Order of the Sons of Italy in America (OSIA), and has been translated into several languages, including Korean and Portuguese.

Raeleen is also the founder of Dolce Vita Seminars; in addition to general self-help methods, she also advises Americans to implement some traditional Italian lifestyle habits that can benefit their life, and them to find a more joyful, serene, and healthy way to approach each day. She has also been a strong and vocal advocate to wipe out negative stereotyping of Italians and Italian Americans, especially the frequent stereotype found in American media, associating people of Italian heritage with mobster or mafia activities. Raeleen is the former Research Director for AIDA, the American Italian Defense Association, based in Chicago, IL. I decided then to ask her more about this “Italian Style of living well” that makes life so ‘dolce’ and that probably we Italians do not properly understand any more (even if we invented it!) as our daily life is not always so ‘dolce’…

Raeleen, first of all, how did you get interested in Italy and Italians?

First of all, thank you so much, Giuliana, for asking me to express some of my thoughts for your readers. You do such a wonderful job at bringing psychology to the public, my compliments to you!

As you know, I first began teaching psychology in the university twenty years ago, and the more I taught, especially the principles of positive psychology, the more I noticed a parallel between what the psychological research showed on living happy, healthy lives, and what I learned from growing up in an extended Italian family here in the United States. My grandparents in particular are the ones who brought their old Italian values, habits, and philosophies with them from the “old country,” and in general, the Italian immigrants had an immense impact on the way America has shaped itself as a nation.

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Do you really think we (Italians) have a “dolce vita style” which makes us happier than, for instance, American people?

I am smiling at this question, it is one that I’m sure is on many of your readers’ minds, too! Last year when I delivered a presentation on my book at La Feltrinelli International in Rome, this very question was asked of me, citing the many problems that contemporary Italy faces in areas of the economy, politics, difficulty in finding work, etc. While these issues are challenges all over the globe, what I am referring to as the “dolce vita” lifestyle, are the small things that my Italian grandparents did on a daily basis that made life joyful despite difficulties and challenges—which are part and parcel of being human, after all. Mundane pleasures, raised to a level of celebration, for instance. Taking the time to celebrate good food and company after a hard days’ work, might be one example. Coming home to a delicious dish of spaghetti with clams, which you leisurely enjoy at the table with friends and family and a nice glass of wine. These are small daily treasures that even some Italians today bypass when they get caught up in heavy workloads and rush through their day. Many Italians, though still keep the old ways of life strong. I have relatives in Castelpagano (BN), whom I visit when I come to Italy, and although of course time has progressed since the turn of the century wave of immigration, there are still small villages in Italy that have been proven to have greater happiness and longevity because they have preserved some of their ancient cultural habits over time. These are the focus of my work.

What do you teach about Italian life-style in your seminars?

I teach people how to get back to joy and simplicity, the way my grandparents taught me to do. Often in the US we get caught up with possessions, status, working overtime, eating fast food. My grandparents taught me that relationships come first. So I teach people some psychological strategies to interact more smoothly with others, or cut off negative energy from people who are mean and critical. I like to teach people how to make super easy basic Italian healthy meals that fit into the American lifestyle. There has been a lot of research on the benefits of a Mediterranean (specifically Southern Italian) diet, and it is something which I grew up eating. I teach how to bring the focus back on family relationships, as those are central in Italy, and for good reason. I believe every other relationship we have in life can benefit from what we learn about our relationships in our family of origin. I teach my clients how to build natural exercise into their day, so they don’t have to obsess about spending hours in the gym (have you ever walked the stairs in the villages along the Amalfi coast?). I help people see how music can heal and move you (I have never known an Italian in my family who didn’t imagine themselves to be an opera singer—whether or not they could actually sing!). I teach people how to let their sensuality come through and not be afraid to be female or male. You see, whether you realize it or not, Italians have given the world more than incredible art, food, architecture, leather, fashion, gold, scientific innovations, etc—you have also given us the key to living a vibrant and wonderful life.

Your book on Italian life stile La Dolce Vita has been translated also in Korean: do you think this life-style could be taught successfully everywhere?

Yes, I do. Why? Because the psychological research shows that the principles I talk about in my book, are really quite universal. It is a question of slowing down, appreciating the smaller things, and practicing what we, in the field of psychology call “cognitive flexibility,” but which my grandparents –and many of your readers—are already familiar with as the arte d’arrangiarsi, the ability to get by, no matter what. This kind of resiliency and optimism that no matter what happens, you will get through it, is critical for living each day with a positive attitude and joyful anticipation for the possibilities that lie ahead.

Relazione fra sesso e cibo

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

What do you think about Italian women?

To me, the Italian woman is someone who exudes beauty and sensuality, inside and out. She is someone, who, no matter what her circumstances are, has the strength, courage, and dignity to go forward. All of the women in my Italian family were like that. They had a quiet strength, and altruism, and were very much proponents of the “bella figura” philosophy of putting one’s best foot forward. They cared about how they dressed, how they presented themselves, how they managed their families—and they were also extremely intelligent, whether they had formal schooling or not.

How about sexuality? Are there any significant differences in the approach to sexual relationships between American and Italian people?

Absolutely. Italians are much more natural with their relationships with the opposite sex. In Italy, harmless flirting is still appreciated (I am not talking about sexual harassment, which is a different topic), and even considered an enjoyable part of the male and female natures. Public displays of affection are a natural part of life in Italy, and there is also a greater ease with and pride towards one’s body than there is here among most American women.

Madonna, the singer once said “Italians do it better”. Do you think it’s true? What do you think of Italian ‘maschi’? Are they still considered to be super Latin lovers in America?

What a great question. Well, just as the stereotype still lives that all Italian woman must be like Sophia Loren, there are many American women who still have the notion that Italian men are super romantic, passionate, and able to make love all night long without taking a rest. Some of this, of course is myth, but in my opinion what makes Italian men super sexy is that they are not afraid to appreciate a woman, compliment her, and be gallant when he is around her. That alone is an aphrodisiac. And I know that is a generalization and plenty of Italian women remind me of their defects—one of which is mammismo (something which you and I have exchanged ideas about at length for the Psychology Today article), and another is the tradition of keeping a mistress while married. For the most part, I do find Italian men to be extremely handsome and sexy at any age.

Is there anything you would suggest to Italian women to change in their behavior, something we should absolutely copy from American women to have a better life?

I think American women give themselves permission to put themselves first, much more than Italian women do. A lot of that is cultural, because America was built on the belief that anyone can achieve anything, as long as you believe in yourself and work hard to achieve your goals. Italian women in being more family oriented (and less individually oriented) often put themselves second or third, or last in social situations. Instead I would like to see more of them believe they have what it takes to pursue their own hopes and dreams, and do what truly makes them happy, because they have so much to contribute to the world.

Dr. Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
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