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Category Archives: Salute e Malattie

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Quando la passione per il lavoro diventa un'ossessione

Quando la passione per il lavoro diventa un’ossessione

Quando la passione per il lavoro diventa un’ossessione

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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La passione per il proprio lavoro è spesso vista come una qualità positiva. Essa può motivare, stimolare la creatività e portare a grandi risultati professionali. Tuttavia, quando questa passione si trasforma in ossessione, il confine tra ciò che è salutare e ciò che è dannoso si fa sottile. Cerchiamo di capire meglio come stanno le cose.

Che differenza c’è tra passione e ossessione in campo lavorativo?

  • Passione: È un coinvolgimento genuino, che genera entusiasmo e soddisfazione. Chi lavora con passione riesce a mantenere un equilibrio tra vita professionale e personale, vedendo il lavoro come una parte significativa della propria vita, ma non l’unica.
  • Ossessione: Quando la passione si trasforma in un’attenzione eccessiva, il lavoro può diventare un pensiero costante, occupando ogni spazio mentale ed emotivo. Questo spesso porta a trascurare altri aspetti della vita, come le relazioni personali, la salute fisica e mentale.

Quali sono le cause della passione per il lavoro?

È importante identificare le cause della passione per il lavoro, che possiamo distinguere fra “ossessive” e “armoniose” (Ide Katrine Birkeland, 2014)

La prima forma non solo è negativa in quanto la persona soffre di idee ossessive per il proprio lavoro ma anche perché questo può condizionare negativamente anche l’ambiente e le relazioni con i colleghi, come hanno dimostrato le ricerche svolte in passato sulla passione ossessiva per lo sport o per il gioco d’azzardo.

Il secondo tipo di passione lavorativa, quella “armoniosa” è invece associata a benessere, creatività, impegno organizzativo. Il lavoro rappresenta in questo caso qualcosa di importante e piacevole, ma non è così imperativa.

Quali sono i segnali di un rapporto ossessivo con il lavoro?

Le persone ossessionate dal proprio lavoro si definiscono per quello che fanno, non per quello che sono (es: sono un tecnico informatico, non semplicemente “sono Gianni”). Questo genere di attaccamento al lavoro porta spesso al burnout, a conflitti lavoro/famiglia e ad una vita sempre sotto stress, perché il lavoro occupa un tempo eccessivo nella propria esistenza. Possono inoltre essere osservati:

  • Pensiero costante al lavoro: anche durante momenti di svago o riposo, non si riesce a “staccare”.
  • Difficoltà a delegare: si ha la sensazione di dover fare tutto da soli per garantire la perfezione.
  • Sacrificio delle relazioni personali: amici, familiari e partner vengono messi in secondo piano.
  • Trascuratezza della salute: riduzione delle ore di sonno, alimentazione disordinata e aumento dello stress.
  • Perdita di piacere: il lavoro non è più una fonte di soddisfazione, ma una necessità compulsiva.

È un bene o un male l’ossessione per il lavoro?

L’ossessione per il lavoro può sembrare positiva in termini di produttività a breve termine, ma ha conseguenze potenzialmente gravi sul lungo periodo:

  • Effetti positivi: Brevi periodi di intenso coinvolgimento possono portare a successi professionali o al raggiungimento di obiettivi importanti. Tuttavia, questa intensità deve essere temporanea e bilanciata.
  • Effetti negativi: Il burnout è uno dei principali rischi di un rapporto ossessivo con il lavoro. A livello psicologico, può emergere ansia, depressione e una diminuzione dell’autostima. Dal punto di vista fisico, lo stress cronico può causare problemi cardiovascolari, disturbi del sonno e indebolimento del sistema immunitario.

Come si comportano gli ossessivi per il lavoro?

Gli “ossessivi” per il lavoro sono, in genere, più scorretti e maleducati nei confronti dei colleghi: essi non “brillano” affatto in un’organizzazione dove la collaborazione conta più della concorrenza tra dipendenti.

Come ritrovare un equilibrio?

  • Riconoscere il problema: il primo passo è identificare i comportamenti ossessivi e i loro effetti sulla propria vita.
  • Stabilire confini chiari: ad esempio, evitare di controllare le email fuori dall’orario lavorativo o dedicare serate alla famiglia e agli amici.
  • Praticare la mindfulness: tecniche di meditazione o consapevolezza possono aiutare a mantenere il focus sul momento presente e a ridurre l’ansia legata al lavoro.
  • Delegare e chiedere aiuto: accettare che non tutto dipende da sé è fondamentale per ridurre il carico di lavoro e lo stress.
  • Prendersi pause regolari: concedersi vacanze, hobby e tempo libero è essenziale per ricaricare le energie.

Come evitare di assumere persone ossessive verso il lavoro?

  • Identificare le ragioni per cui le persone amano il proprio lavoro: hanno qualcos’altro di cui occuparsi dopo l’orario di lavoro? Come spiegano la loro passione per il lavoro?

Dr. Walter La Gatta



Fonte citata:
BI Norwegian Business School. (2014, July 17). “Feeling passionate about one’s job is not always a good thing.” Medical News Today, via Feeling passionate about one’s job is not always a good thing, MNT

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Freepik

Una intervista sulla Timidezza

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Tariffe Psicoterapia

Dr. Walter La Gatta

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Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
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  • 17 Lug 2024
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Gravidanza in adolescenza

Gravidanza in adolescenza

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Maturità sessuale e rapporti sessuali

La maturità sessuale oggi  la si acquisisce molto prima della maturità psico-sociale. Accade così che molti teen agers, considerati per molti aspetti ancora dei bambini, abbiano una vita sessuale attiva ben prima di aver raggiunto la maturità che consente di poter lasciare la famiglia d’origine e costruirsi una vita propria.

Oggi l’età media del primo rapporto sessuale è sui 15-16 anni: un’età in cui gli aspetti cognitivi, emotivi e sociali non sono ancora adeguati per affrontare in modo consapevole i rischi legati alla sessualità, sia per quanto riguarda le malattie sessualmente trasmesse, sia per quanto riguarda le gravidanze indesiderate.

Gravidanza in adolescenza, una “resistenza alla contraccezione” (lo so, ma non lo faccio)

I giovani non mancano certo di informazioni, visto che possono ottenerle facilmente attraverso i media, ma anche attraverso specifici programmi di educazione sessuale, legati all’insegnamento delle scienze, ormai sempre più presenti nelle scuole.

La gravidanza in adolescenza per questa ragione potrebbe essere dunque letta come una forma di “resistenza alla contraccezione”, attraverso l’attuazione di rapporti sessuali senza l’utilizzo di alcun metodo contraccettivo, o attraverso un loro utilizzo inadeguato, pur essendo a conoscenza dei rischi ai quali ci si espone.

Prendere la pillola infatti può essere volontariamente evitato dalle ragazze, specialmente quando i rapporti sessuali sono ancora piuttosto sporadici, mentre il preservativo spesso non viene utilizzato, oppure viene precocemente abbandonato, quando i due partners sentono di aver dato vita ad una coppia stabile.

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Conseguenze sulla salute

La gravidanza adolescenziale rimane un importante contributo alla mortalità materna e infantile e ai cicli intergenerazionali di scarsa salute e povertà. Le madri adolescenti (di età compresa tra 10 e 19 anni) affrontano rischi più elevati di eclampsia, endometrite puerperale e infezioni sistemiche, rispetto alle donne di età compresa tra 20 e 24 anni (Fonte: Who). Inoltre, ogni anno si registrano 9 milioni di aborti non sicuri tra le ragazze di età compresa tra 15 e 19 anni, contribuendo alla mortalità della ragazza in attesa e a problemi di salute che restano duraturi.

La gravidanza precoce può aumentare anche i rischi per i neonati. Nei paesi a basso e medio reddito, i bambini nati da madri sotto i 20 anni devono affrontare rischi più elevati di basso peso alla nascita, parto prematuro e gravi condizioni neonatali. I neonati nati da madri adolescenti corrono maggiori rischi di avere un basso peso alla nascita, con effetti potenziali sul lungo termine.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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Conseguenze economiche

La gravidanza adolescenziale può anche avere effetti sociali ed economici negativi sulle ragazze, le loro famiglie e la comunità. Le adolescenti incinte non sposate possono infatti affrontare lo stigma o il rifiuto da parte dei genitori e dei pari e minacce di violenza.

Allo stesso modo, le ragazze che restano incinte prima dei 18 anni hanno maggiori probabilità di subire violenze nell’ambito del matrimonio o di una convivenza.

Si stima che dal 5% al ​​33% delle ragazze di età compresa tra 15 e 24 anni che in alcuni paesi abbandonano la scuola lo facciano a causa di una gravidanza o di un matrimonio precoce. Avendo un livello di istruzione inferiore, le giovani mamme potrebbero avere meno competenze e quindi minori opportunità di impiego.

Gravidanza precoce e classe sociale

Le gravidanze precoci riguardano in maggior misura giovani appartenenti a classi sociali svantaggiate e appartenenti a gruppi familiari con problemi disfunzionali. Ad esempio, non di rado le ragazze che rimangono incinte giovanissime sono a loro volta figlie di madri rimaste incinte in età precoce.(Charbonneau et coll., 1989, in Cardinal Remete, 1999 ; Morazin, 1991).

L’adolescente incinta

A livello personale, la giovane mamma in attesa può vivere questo periodo come fortemente traumatico, per tutta una serie di fattori, che vanno dai problemi strettamente fisici (malesseri, nausee, mutamenti dell’aspetto fisico) ai problemi familiari (dirlo ai genitori, immaginare la loro reazione), sociali (abbandono della scuola, isolamento sociale, ecc.), medici (visite, esami, terapie).

La ragazza potrebbe oltre tutto voler negare a se stessa la possibilità di essere rimasta incinta minimizzando i sintomi, per non dover affrontare l’argomento con i genitori: in questo modo allontana il momento della diagnosi e riduce apparentemente lo stress riguardo alle decisioni da prendere.

Del resto non è facile, per una giovane adolescente incinta, rendere esplicita questa sua condizione: vi è infatti il timore della reazione dei genitori, quella del padre del bambino e della sua famiglia, la necessità di sottoporsi a visita ginecologica, doverne parlare ai compagni, agli insegnanti ecc.

Di colpo la futura mamma si sente proiettata nel mondo degli adulti e deve affrontare problemi che fino a quel momento non l’hanno mai interessata o riguardata direttamente. Per questo, oltre ai vari timori, la ragazza adolescente potrebbe provare anche sensazioni di rabbia, ansia, vergogna, o colpa.

Infatti, sebbene le abitudini familiari siano molto cambiate negli ultimi anni, non sempre le adolescenti si sentono aiutate ad affrontare questo problema dalla propria famiglia. Le scelte da compiere sono importanti e vanno oltre tutto prese in gran fretta: non sempre è possibile negoziare delle decisioni adeguate tra famiglie che sanno ancora poco l’una dell’altra, con visioni della vita e del futuro dei propri figli che possono essere anche fortemente discordanti.

Le madri adolescenti vanno inevitabilmente incontro a problemi di isolamento sociale, interruzione degli studi, stress e depressione. Sebbene molte ragazze possano beneficiare del sostegno dei genitori e delle persone vicine, il quadro per quanto riguarda la futura realizzazione personale non è mai troppo roseo (e non lo è neanche per il nascituro).

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Il padre adolescente

Per quanto riguarda la paternità precoce non abbiamo molti dati in letteratura, ma secondo alcuni autori Rosiers-Lampe e Frappier (1981) l’adolescente investito del nuovo ruolo di padre in genere non si coinvolge troppo nel rapporto e lascia la madre del bambino o durante la gravidanza o nei due anni successivi alla nascita (Loignon, 1996).

In alcuni casi tuttavia può accadere che il giovane papà prenda molto seriamente il ruolo di cui è stato investito e voglia assumersi delle responsabilità. Questo coinvolgimento del papà non sempre è desiderato dalla madre del bambino o dalla sua famiglia, che possono essere propensi ad accettare il figlio, ma non il relativo padre, specie quando la gravidanza è dovuta ad un rapporto occasionale, o ad una relazione che si è ormai conclusa dal punto di vista affettivo.

I figli di madri adolescenti

I figli di madri adolescenti sono infatti soggetti considerati statisticamente più ‘a rischio’ di quelli avuti dopo i venti anni di età della madre. Il rischio cui possono essere esposti i figli di mamme molto giovani sono quelli del maltrattamento, della violenza, dell’abuso e dell’abbandono. I figli di madri troppo giovani hanno , a loro volta, maggiori possibilità di assumere atteggiamenti di delinquenza giovanile, uso di droghe o alcolismo.

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COSA FARE

Prevenzione

Per limitare le gravidanze precoci è opportuno anzitutto pensare a degli interventi di prevenzione, per promuovere dei comportamenti sessuali sani e sicuri, offrire sostegno al momento della presa di decisioni relative all’esito della gravidanza e sostenere adeguatamente i giovani, affinché non subiscano traumi. L’educazione sessuale dovrebbe essere fatta sia a scuola, sia in famiglia.

Decisioni

Tenere presente anzitutto che il tempo rappresenta un fattore importante, dal momento che molte opzioni possono divenire impercorribili dopo i primi tre mesi, come nel caso dell’interruzione volontaria della gravidanza. Le decisioni da prendere sulla eventuale interruzione di gravidanza non possono essere imposte, ma devono essere concordate, anche sulla base delle opportunità che si possono offrire sia al nascituro, sia alla giovane coppia.

E’ auspicabile infatti che i due ragazzi possano continuare a studiare anche dopo la nascita del bambino e raggiungere così una professionalità spendibile nel mercato del lavoro, in modo da raggiungere una piena indipendenza economica e morale dalle famiglie di origine.

I ragazzi inoltre dovrebbero ricevere il pieno sostegno, affettivo e psicologico, oltre che materiale, da parte delle famiglie di origine: un figlio, una figlia, restano sempre tali anche se hanno sbagliato.

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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Come dovrebbero comportarsi i due neo-genitori

Se la coppia di genitori decide di vivere insieme o comunque di continuare il proprio rapporto, sarà opportuno l’utilizzo di sistemi contraccettivi in seguito alla nascita del figlio, per evitare che l’errore compiuto si ripeta ancora, rendendo ancor più complicato l’avvio di questa nuova entità familiare.

Compatibilmente con i loro nuovi impegni di genitori, i ragazzi dovrebbero continuare a frequentare i loro amici e dedicarsi alle attività tipiche della loro età, per non dover crescere troppo in fretta, a scapito della effettiva maturazione psicologica sottostante.

E’ importante tuttavia che ai giovani genitori sia data la possibilità di assumersi delle responsabilità crescenti nei confronti del proprio figlio, sia per garantire una crescita adeguata al bambino, sia per non bloccare il loro sviluppo psico-sessuale al periodo dell’adolescenza, rendendoli così incapaci di maturare e di realizzarsi anche in altri aspetti della vita.

Una intervista sui rapporti familiari

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La situazione in Italia

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza relativi all’anno scolastico 2015/16, le adolescenti interessate ad una gravidanza precoce  sono state 1 su 100, mentre nel 2016/17 i numeri sono raddoppiati: 2 su 100. Rispetto ad altri Paesi non è un numero esagerato (Negli Usa il numero di neo-mamme per questa fascia d’età nel 2015 raggiunge il numero di  2,23 per 100, anche se in netto calo, grazie ai numerosi programmi di prevenzione. )

Molte ragazze ricorrono alla pillola del giorno dopo come contraccettivo, altre cercano soluzioni fai-da-te, rischiando emorragie ed altri gravi problemi.

Dr. Walter La Gatta

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  • 26 Feb 2018
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Alzheimer e acqua del rubinetto

Malattia di Alzheimer e acqua del rubinetto

Malattia di Alzheimer e acqua del rubinetto

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Articolo datato

Una notizia proveniente dalla Francia torna su un argomento che anche in Italia da tempo si dibatte: c’è una correlazione fra alluminio presente nell’acqua del rubinetto e Morbo di Alzheimer? Numerosi studi scientifici hanno stabilito un collegamento diretto tra le due cose, anche se, in Italia come in Francia, le autorità sanitarie sembrano ritenere che i limiti raccomandati siano sufficienti per proteggere i consumatori.

Nel 2000, un team di ricercatori dell’Inserm pubblicò uno studio in cui si diceva a chiare lettere che chi beveva acqua dal rubinetto nella Gironda e nella Dordogna aveva probabilità due volte maggiori di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto ad altri.

Nonostante questa correlazione, le autorità sanitarie ritennero che l’evidenza della responsabilità dell’acqua del rubinetto nel provocare la malattia non fosse da prendere in considerazione. Lo scorso agosto, in Francia la rivista Que Choisir ha parlato dei rischi associati al consumo di acqua del rubinetto, ma anche ad altre fonti di esposizione, attraverso prodotti come deodoranti o dentifrici, che contengono sali di alluminio.

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Tuttavia, una parte della comunità scientifica ha un parere più deciso sul tema. Una relazione presentata al Senato francese nel 2011 da Guy Berthon, ex direttore di ricerca presso il laboratorio chimico del CNRS, ha il merito della chiarezza:

Non solo “l’alluminio è inutile nel corpo umano”, ma “in dosi elevate o in dosi regolari, è tossico.

L’esperto dice ancora: “trovare [alluminio] nell’acqua del rubinetto, è criminale.”

È dal 1974 che si sospetta che l’alluminio svolga un ruolo importante nello sviluppo della malattia di Alzheimer.

Nel 2004, Henri Pézerat, direttore di ricerca honoris causa presso il CNRS diceva:
«Diversi studi epidemiologici in sei paesi diversi, hanno mostrato un significativo aumento dell’incidenza della malattia di Alzheimer in relazione ad una concentrazione troppo elevata di alluminio nell’acqua potabile. Consultati, il vecchio Istituto di salute e due agenzie per la sicurezza alimentare, hanno emesso rapporti e conclusioni, nonostante i fatti, che negano la plausibilità di tale rapporto e rifiutano qualsiasi misura preventiva per il trattamento delle acque reflue. Alle carenze degli esperti risponde  la carenza nella sanità pubblica “.

Naturalmente, l’acqua non è la nostra principale fonte di esposizione all’alluminio (che si trova nei medicinali, nei cosmetici ed in tanti altri prodotti), ma è la più diretta: il fatto che questi residui di alluminio vengano inghiottiti direttamente, moltiplica l’impatto nocivo dei componenti.

Sappiamo infatti dalle autopsie di persone morte di malattia di Alzheimer che esse mostrano la presenza di alluminio nel cervello. La presenza di alluminio nell’acqua è ancora più inquietante se si pensa che i distributori non sempre rispettano i limiti di qualità previsti dall’OMS.

Una Conferenza su Edward Bernays e l'invenzione della Propaganda

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Nel 2007, secondo l’Afsa, 2,7 milioni di francesi hanno bevuto acqua con contenuto di alluminio maggiore dei 200 mg/l regolamentari. Il documentario Du Poison dans l’eau du robinet pone l’accento sugli abusi dei gestori dei piccoli impianti di trattamento nelle zone rurali. La giornalista di questo reportage ha identificato in un piccolo villaggio, livelli di alluminio 6 volte superiori a quelli standard.

Ulteriori studi sono probabilmente necessari per dimostrare scientificamente il legame tra l’acqua del rubinetto e il morbo di Alzheimer; intanto, negli Stati Uniti, la dose massima di alluminio tollerato nell’acqua del rubinetto è stata già dimezzata.

In Italia c’è sull’argomento, anzitutto, una prevedibile diversità di vedute, fra mineracqua ed i sostenitori dell’acqua del rubinetto. I limiti di legge relativi all’alluminio nell’acqua sono fissati, per quanto riguarda l’acqua del rubinetto, secondo le direttive europee a 200 mg/l, mentre per le acque minerali in bottiglia non è fissato alcun limite (dati estrapolati da qui).

Tutto questo dovrebbe comunque farci riflettere sulla privatizzazione dell’acqua: il privato deve fare profitto, siamo sicuri che si ponga problemi etici riguardo alla presenza di alluminio e di altre sostanze nocive nel suo “prodotto”?

Direttiva Europea per la qualità dell’acqua pubblica del rubinetto è la 98/83/CE.
Risultati analisi chimiche acque minerali vendute in Italia
Tabella limiti concentrazioni acque minerali

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Fonte:
Eau du robinet et maladie d’Alzheimer : si le doute subsiste, on persiste ? CareVox

Immagine:
Pexels

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Clinica della Coppia

Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

Visita anche:
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  • 19 Dic 2012
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Le vacanze

Le vacanze: cosa significano e perché piacciono

Le vacanze: cosa significano e perché piacciono

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Cosa sono le vacanze?

Le vacanze sono dei congedi, più o meno lunghi, da un’occupazione regolare,  di solito a scopo ricreativo o turistico.

La vacanza può essere considerata un piacere?

Si, la vacanza è anzitutto un piacere lecito, che non comporta rimorsi, o fastidiosi sensi di colpa per chi decide di fuggire, di andarsene per un po’.

Quando si va in vacanza in genere?

In genere per le festività, in cui si può godere delle ferie, oppure per le vacanze estive, o anche per festeggiare particolari eventi (ad esempio, un anniversario).

Con chi si trascorrono, in genere, le vacanze?

In genere, le vacanze vengono trascorse insieme ad amici e familiari.

Vi sono altri motivi per cui si va in vacanza?

Si: una persona può, ad esempio, decidere di prendersi una pausa più lunga dal lavoro, come un anno sabbatico, o prendere una lunga aspettativa. In genere questa scelta precede un cambiamento di vita molto importante.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Da quanto tempo si va in vacanza?

Le vacanze sono una recente invenzione, sviluppatasi negli ultimi due secoli. Storicamente, l’idea di viaggiare per divertimento era un lusso che solo i ricchi potevano un tempo permettersi (ricordiamo l’ottocentesco Grand Tour verso l’Italia).

La tecnologia ha cambiato lo spirito della vacanza?

Si. Una volta, quando si partiva per le vacanze, si staccava completamente la spina con la propria vita e il proprio lavoro. Oggi, tramite il cellulare e le varie applicazioni, restiamo tutto il giorno in contatto con tutti. Da una parte questo impedisce di vivere la vacanza con lo stesso spirito di completo relax di un tempo, dall’altra, oggi anche la vita quotidiana può essere vacanza, dal momento che si può lavorare con il computer anche da una barca o sotto una palma.

Le vacanze comportano necessariamente il viaggiare?

No, si possono trascorrere le vacanze anche in un luogo di destinazione fisso, vicino o lontano dalla propria abitazione.


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Tariffe Psicoterapia

Un periodo in casa, senza andare a lavorare, può essere considerato “vacanza”?

Si, se le persone lo considerano un periodo piacevole di relax e amano la casa e le persone che la frequentano.

Le vacanze sono necessarie?

Si, tanto è vero che in quasi tutti i paesi del mondo, ci sono requisiti minimi per le ferie annuali che devono essere concesse a un dipendente. La “fuga” dal proprio mondo consente di liberarsi completamente di tutti i problemi: dalla routine quotidiana, al maledetto suono della sveglia, dalle frequentazioni sociali non sempre gradite, ai compiti gravosi e stressanti richiesti dal proprio lavoro.

Come ci si sente poco prima delle vacanze?

Più si avvicina il periodo delle ferie, più le persone si sentono depresse, stanche, irritabili, prive di energia. Non a caso, prima del periodo di vacanze non succede mai nulla: ogni decisione, ogni cambiamento, viene rimandato e postposto. Al ritorno, tutto potrà essere rimesso in discussione. Inoltre, prima delle vacanze si può alzare il livello di stress: con le valigie da completare, le piante da annaffiare, il gas da chiudere, il portiere da avvisare, si raggiunge forse il massimo del malessere nei giorni che precedono la vacanza, tanto che molti arrivano a dire che avrebbero preferito non partire, in modo da non aggiungere stress a stress.

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Tariffe Psicoterapia

Staccare la spina per andare in vacanza può anche comportare sentimenti negativi?

Si. Per molti può esserci l’ansia da separazione con le persone care, il dispiacere di allontanarsi dai propri affetti, siano essi persone, animali o cose.

Cosa succede quando comincia la vacanza?

Quando, finalmente, arriva la vacanza vera e propria, essa è in genere balsamica e ristoratrice, capace di far allentare tutte le tensioni e di predisporre alla ricerca dei propri piaceri o alla soddisfazione dei propri bisogni.

La vacanza parla della persona che la sceglie?

Sicuramente si. Poiché la vacanza è sempre, in qualche modo, una risposta ai propri bisogni interiori, ai propri desideri di autorealizzazione, si può dire che essa sia in grado di spiegare molto di chi la sceglie: il tipo di personalità, il tono dell’umore, gli interessi, il modo di trovare il piacere di vivere.

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Cosa si può dire di chi sceglie una vacanza di mare?

Chi opta per la classica vacanza in una località di mare, in tutto prevedibile e dunque non ansiogena, dove il piacere viene dalla possibilità di riposare, di godersi un cibo sano, dal gusto differente, passeggiate al sole, bagni di mare (se non vi sono alghe e inquinamento…)  feste di piazza o eventi sulla spiaggia: il ritmo è scandito da abitudini semplici, che vengono rapidamente a sostituire le precedenti e che donano tranquillità allo spirito e tregua ai tormenti interiori (per chi ce li ha).

Cosa si può dire di chi sceglie una vacanza di “ricerca”?

Tranquilla, ma solo in apparenza è invece la vacanza ‘di ricerca’, dove il viaggio è più interiore che fisico, anche se si raggiungono mete lontanissime: questo tipo di vacanza è un cammino all’interno di se stessi, alla continua ricerca di conoscenze e saggezza, allo scopo di migliorarsi, di crescere come persone. Quello che si cerca è il rilassamento profondo, tecniche di meditazione, trattamenti con medicine alternative o orientali, yoga, viaggi sciamanici volti al ‘risveglio’ delle energie sopite. In questo caso ci si può ritrovare a trascorrere le vacanze in un ashram indiano o in un monastero buddista, o in luogo di ritiro e meditazione francescano.

Cosa dire di chi sceglie una vacanza avventurosa?

Andarsene via dalla pazza folla, magari a bordo di un catamarano o di un caicco turco, o perfino con una banale barca a vela può essere una ricerca dei propri limiti, sul piano fisico, sulle capacità di adattamento, sulla sensazione inebriante e allo stesso tempo paurosa di essere soli in balìa delle forze della natura, da domare e sconfiggere, oppure da capire e rispettare, per sfruttarle a proprio favore e non esserne sopraffatti. Ciò che si ricava da questa vacanza è un brivido di onnipotenza la dimostrazione di saper badare a se stessi, anche quando si è soli contro tutto. Sensazioni simili le si possono ricavare con gli sport estremi, tipo il rafting, il jumping, il parapendio: anche questi sono dei modi per regalarsi una scossa, una sorta di ‘tremo, ergo sum’.


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Cosa dire della vacanza di lusso?

La scelta della vacanza a cinque stelle è quella con alberghi ‘vista mare’ a 360 gradi, crociere fantastiche, villaggi turistici da sogno. Tutto è perfetto, tutto è organizzato. In questi luoghi di vacanza si dimentica il mondo che c’è fuori, con i suoi problemi e le tante ingiustizie. A disposizione si hanno stuoli di efficienti camerieri, servizievoli portieri d’albergo, simpatici e disponibili animatori, tutti con un unico obiettivo in testa: il divertimento degli ospiti.

Cosa succede quando la vacanza finisce?

Come accadde a Ulisse, dopo aver conosciuto maghe, ciclopi e sirene, si comincia a desiderare di tornare finalmente alla propria Itaca. In vacanza ci si è sentiti degli eroi, dei privilegiati, ora si vuole tornare ad essere semplici persone che vivono la loro ‘normalità’. In fondo si parte proprio per questo: per poter ritrovare le proprie cose ed i propri affetti, per scoprire quanto essi siano migliori di tutto quello che è lontano e dal sapore esotico.

Perché piace raccontare la vacanza?

Mentre ancora la mente è affollata di bei ricordi, immagini, emozioni, risate, si prova a rendere gli altri partecipi delle proprie recenti esperienze, dei propri vissuti vacanzieri, ma questo momento, tanto atteso, è spesso deludente. Il più delle volte infatti è difficile trovare un orecchio attento per più di cinque-dieci minuti, mentre sono tante le cose che si vorrebbero raccontare. (Ovviamente anche noi stessi ci comportiamo così quando sono “gli altri” a tornare dalle vacanze…).

In genere, il replay della vacanza ad uso degli amici e dei parenti viene presto interrotto dalla comunicazione, da parte di chi ascolta, di qualche notizia capace di riportare bruscamente il vacanziere alla realtà quotidiana, infrangendo l’incantesimo: sai, mentre tu non c’eri, è morto Tizio, Caio ha perso il lavoro, Sempronio ha lasciato la moglie… Fine della vacanza !

Dott.ssa Giuliana Proietti

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

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Vacanze e benessere

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Dr. Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 27 Giu 2019
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Adolescenti stressati per il poco sonno

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L’adolescenza è una fase di passaggio all’età adulta che porta con sé importanti cambiamenti, i quali influenzano la vita emotiva, la personalità, la vita sociale e familiare e il mondo scolastico. Il sonno è fondamentale in questo periodo della vita. Il sonno è una componente essenziale per la salute psicofisica, soprattutto durante l’adolescenza, tuttavia, diversi studi dimostrano che gli adolescenti dormono meno del necessario, con conseguenze significative sul loro benessere psicologico e sulle capacità di gestione dello stress.

Di quante ore di sonno avrebbero bisogno gli adolescenti?

Sia la National Sleep Foundation che l’American Academy of Sleep Medicine concordano sul fatto che gli adolescenti hanno bisogno di 8-10 ore di sonno a notte. Queste ore di sonno sono sufficienti per permettere ai ragazzi di mantenere la loro salute fisica, il benessere emotivo e il rendimento scolastico. Il sonno è vitale per le persone di qualsiasi età: non si può vivere senza dormire e dormire poco e male crea molti disagi e malesseri. Per gli adolescenti occorre un sonno di qualità, altrimenti non vi sono le condizioni per lo sviluppo mentale, fisico, sociale ed emotivo.

Cosa favorisce il sonno negli adolescenti?

In particolare, il sonno negli adolescenti favorisce l’attenzione, la memoria e il pensiero analitico: tutte qualità assolutamente fondamentali per l’apprendimento, che è il principale compito degli adolescenti. Data l’importanza del sonno per la funzione cerebrale, è facile capire perché gli adolescenti che non dormono abbastanza tendono a soffrire di eccessiva sonnolenza e mancanza di attenzione, che possono seriamente danneggiare il loro rendimento scolastico.

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Perché gli adolescenti dormono poco?

Le cause della carenza di sonno tra gli adolescenti sono molteplici:

  1. Ritmo circadiano alterato: durante l’adolescenza, l’orologio biologico si sposta naturalmente, portando a un ritardo nell’addormentamento. Questo fenomeno, noto come ritardo di fase del sonno, rende difficile per i giovani andare a dormire presto, anche se devono svegliarsi presto per scuola.
  2. Carico scolastico e attività extracurriculari: gli impegni accademici, sportivi o sociali spesso occupano gran parte del tempo disponibile, riducendo le ore di riposo.
  3. Uso di dispositivi elettronici: l’esposizione alla luce blu di smartphone, tablet e computer interferisce con la produzione di melatonina, l’ormone che regola il sonno.
  4. Ansia e stress: le preoccupazioni legate alla scuola, alle relazioni e alle aspettative sociali possono impedire un riposo sereno.

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Quali sono gli effetti della privazione di sonno?

La mancanza di sonno negli adolescenti è associata a una serie di problemi:

  • Difficoltà cognitive: il sonno è cruciale per la memoria e l’apprendimento. Dormire poco compromette la capacità di concentrazione e di risolvere problemi.
  • Tono dell’umore: dormire poco causa irritabilità e reazioni emotive esagerate. Molti disturbi psicologici come ansia e depressione sono stati collegati a un sonno scarso che, nei casi più gravi, può anche aumentare il rischio di suicidio. 
  • Aumento dello stress: la privazione di sonno altera i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, rendendo gli adolescenti più vulnerabili a irritabilità, ansia e depressione.
  • Problemi fisici: il sonno insufficiente è collegato a un aumento del rischio di obesità, diabete e problemi cardiovascolari, poiché il corpo non ha il tempo necessario per rigenerarsi.
  • Relazioni sociali: la stanchezza cronica può portare a isolamento sociale, conflitti familiari e difficoltà nelle amicizie.
  • Rischio di incidenti: preoccupante è il rischio di incidenti a causa della sonnolenza alla guida. Le ricerche hanno scoperto che la privazione del sonno può ridurre i tempi di reazione con un effetto simile a quello di un consumo significativo di alcol. Negli adolescenti, l’impatto della sonnolenza alla guida può essere, inoltre, amplificato dalla mancanza di esperienza e da un tasso più elevato di possibili distrazioni.

Come migliorare il sonno degli adolescenti?

  • Stabilire una routine regolare: andare a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora aiuta a regolare l’orologio biologico.
  • Ridurre l’uso di dispositivi elettronici: spegnere smartphone e tablet almeno un’ora prima di dormire favorisce un addormentamento più rapido.
  • Creare un ambiente favorevole al sonno: la stanza dovrebbe essere buia, silenziosa e a una temperatura confortevole.
  • Educare sull’importanza del sonno: sensibilizzare gli adolescenti e le loro famiglie sull’impatto del sonno sulla salute mentale e fisica può motivarli a dare priorità al riposo. 
  • Mettere in preventivo otto ore di sonno  sia nei giorni feriali che nei fine settimana.
  • Evitare caffeina e bevande energetiche, soprattutto al pomeriggio e alla sera.

In conclusione, migliorare il sonno negli adolescenti può avere un ruolo importante sia nella prevenzione dei disturbi psicologici, sia nella riduzione dei sintomi e dei rischi.

 


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Dott.ssa Giuliana Proietti

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Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti – Walter La Gatta
 

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