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Tag Archives: Coppie e Relazioni di coppia

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Il lato femminile della virilità

Il lato femminile della virilità

Il lato femminile della virilità

Psicolinea

Terapeuti di Psicolinea:
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta  -   Tel. 348 3314908

C’è una comunità di eterosessuali che rivendica il  proprio status di uomini-oggetti. Essi indossano biancheria intima femminile, calze a rete e reggiseni anche sotto i loro abiti da lavoro. E’ un modo di gratificarsi, godendo nel sentirsi “femminilizzati” (“Sissy” n.d.t.)

Un articolo pubblicato su Liberation il 31 maggio 2013 mostrava stupore nel constatare che alcuni uomini eterosessuali desiderassero indossare reggiseni, baby doll o mutandine con giarrettiere… Un po’ come se il travestimento fosse necessariamente un segno di omosessualità.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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Ma ecco, tra loro ci sono anche uomini che preferiscono l’altro sesso… Al punto di voler mettersi al posto della donna. Per andare al lavoro, alcuni di loro indossano belle mutandine di seta rosa, le quali, sfregandosi contro i testicoli danno loro un inquietante turbamento… Godono nel sentirsi donne nel segreto di quest’alcova simbolica. Si masturbano, senza toccarsi, solo attraverso il contatto con questa lingerie lucida e vellutata da cui traboccano i loro genitali… Essi si definiscono “effeminati”.

E quando rientrano a casa, questi uomini sono inebriati nel poter invertire il modello dei ruoli, giocando a fare la cameriera o anche la escort a domicilio della donna con la quale condividono la loro vita…

Anche solo per una serata decisa in anticipo, immersa in un contesto. Fantasticare sull’essere una donna oggetto può essere per loro molto virile. Ma questi uomini non si curano (né in genere lo fanno le loro compagne) dei discorsi ufficiali che condannano questo tipo di fantasie. Perché essi sanno che le fantasie sono intrinsecamente trasgressive. Il piacere del travestimento amplifica spesso un piacere masochistico: è così umiliante per questi uomini travestirsi con la biancheria di cui amano adornarsi, che per loro essa non è mai abbastanza femminile, rosa o volgare.

L’unica cosa che potrebbe essere dunque rimproverata alla biancheria della ditta Homme Mystère è che essa rimane troppo sobria rispetto alla maggior parte delle fantasie dei travestiti: essi sognano delle rotondità (per arrotondare le natiche), delle trasparenze (per svelare l’ano palpitante), dei piccoli lacci sui lati (per farsi spogliare più facilmente) e altre mille e stupide frivolezze che danno alle mutandine il loro valore stigmatizzante. Per loro, indossare la biancheria intima del sesso opposto è come offrirsi alla donna, soprattutto se questa lingerie è di raso, di seta o di un materiale simile (cioè provocante), tagliata in modo da mettere in evidenza le natiche o le curve dei fianchi e procuri, all’interno, delle dolci carezze da parte di diversi modelli di pellicce di lattice… Essi fanno riferimento principalmente a questo genere di siti: Woman in me, Barbi Satin o Secret de Dames.

Psicolinea for open minded people

Alcuni, per superare le loro inibizioni, frequentano anche delle dominatrici specializzate nella femminilizzazione, che li travestono a forza (loro fanno finta di non volerlo) li truccano, li costringono a camminare sui tacchi alti, quindi li puniscono (“piccola sciocca!”) facendogli subire l’equivalente stilizzato di uno stupro, perché tale è la triste sorte delle donne.  Esse vengono cresciute con giocattoli rosa, nell’idea che – per piacere – si debba solo essere dolci e lasciare fare all’altro. Lasciare che l’altro prenda l’iniziativa. Lasciare l’altro indovinare quello che si desidera… E se lui sbaglia, ah.

Per gli uomini che amano il travestimento, niente è più emozionante dell’inversione dei ruoli. Vorrebbero essere trattati come bambole belle e passive e masturbarsi all’idea che un giorno, come un principe azzurro, una donna eserciti su di loro il proprio potere di sottomissione. Li costringa a comprare mutandine in un grande magazzino. Li prenda con forza mentre sono vestiti in un abito da principessa. Li usi come fossero dei semplici giocattoli. In attesa di trovare questa donna da sogno, essi ascoltano delle radio in cui si fa travestitismo ipnotico (esistono), o guardano video porno per effeminati o… Indossano la biancheria intima femminile, sperando che una signora possa incontrarli un giorno e trovarli molto eccitanti.

Dr. Agnès Giard
Traduzione autorizzata di psicolinea.it

Articolo originale:
Le côté femelle de la virilité ,Les 400 culs, Liberation

Immagine:
Unsplash

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Psicolinea 20+anni di attività

Agnes Giard
Dr. Agnes Giard

Agnès Giard autrice di libri, giornalista e dottore in antropologia, ha lavorato in passato su nuove tecnologie, artisti underground e cultura popolare giapponese, prima di dedicarsi alla sessualità. Nel 2000, è diventata corrispondente per la rivista giapponese SM Sniper con cui lavora da più di dieci anni. Nel 2003 ha pubblicato un libro d’arte in Giappone: Fetish Fashion poi ha iniziato una serie di ricerche che saranno pubblicate in collaborazione con artisti contemporanei giapponesi come Tadanori Yokoo, Makoto Aida, Toshio Saeki, etc. Il suo primo libro, L’Imaginaire érotique au Japon, tradotto in giapponese, è classificato 4 ° tra i libri stranieri più venduti. La sua biografia completa è disponibile qui:
http://sexes.blogs.liberation.fr

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  • 30 Ago 2013
  • Dr. Agnes Giard
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Crescere in una famiglia disfunzionale

Crescere in una famiglia disfunzionale

Crescere in una famiglia disfunzionale

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una persona su sei ha un’età compresa tra 10 e 19 anni e, all’interno di questa fascia di età, una su sette sperimenta problemi di salute mentale.

I ragazzi in questa fascia di età si trovano a vivere un periodo critico: essere esposti a circostanze difficili in giovane età può compromettere la loro capacità di sviluppare un sano benessere a livello mentale.

PRIMO ANNO DI VITA

Il primo anno di vita è fondamentale nello sviluppo neurologico dei bambini: le esperienze infantili durante questo periodo possono avere un impatto positivo o negativo sullo sviluppo del cervello. I bambini che crescono in ambienti stimolanti con manifestazioni d’amore, cura e supporto possono sviluppare legami sani, relazioni di fiducia, sicurezza e una buona autostima. I bambini che crescono in ambienti non favorevoli, caratterizzati da abusi e negligenza tendono a sentirsi non amati, non apprezzati e indesiderati.

Questi bambini possono evitare di costruire relazioni intime e sociali più avanti nella vita, poiché trovano difficile fidarsi delle altre persone, hanno sviluppato paure relative al loro ambiente e vedono il mondo come un posto pericoloso.

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LA VIOLENZA IN FAMIGLIA

Nonostante un cambiamento di tendenza in alcuni paesi, la violenza in famiglia è spesso ancora nascosta e non denunciata perché è considerata una questione privata che non richiede un intervento esterno. 

La sofferenza che questa situazione produce, impossibile da comunicare all’esterno, potrebbe portare a metodi malsani di “adattamento”, come autolesionismo, abuso di sostanze e tentativi di suicidio.

In altri casi, questi ragazzi cresciuti in famiglie violente tendono a litigare con i loro coetanei, urlando e usando violenza fisica, invece di comunicare in modo efficace, e possono mostrare segni di ansia e depressione.

La violenza domestica è inoltre dannosa perché si rivolge, in genere, verso le donne. Quando i figli vedono le loro madri maltrattate, provano dolore, rabbia e risentimento, oltre che impotenza. Ciò significa che quando la violenza viene perpetrata contro un membro della famiglia, l’intero sistema familiare ne viene colpito, compresi i figli, che invece meriterebbero ambienti stabili con genitori amorevoli e protettivi.

I bambini che assistono alla violenza in casa è probabile che in seguito possano diventare vittime di abusi sui minori e/o autori di atti di violenza verso altri.  L’impatto della violenza domestica sui ragazzi è probabile che si manifesti in sfide comportamentali, bassi voti scolastici, comportamento criminale e/o antisociale.

L’Organizzazione mondiale della sanità stima che 1 miliardo di ragazzi di età compresa tra 2 e 17 anni abbia subito violenza all’interno dell’ambiente domestico. È in questo senso che i bambini sono spesso definiti “vittime silenziose” di violenza e abusi.


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LAVORO DEI GENITORI

L’occupazione dei genitori può avere effetti sia positivi sia negativi sulle relazioni genitori-figli. Da un lato, l’occupazione può fornire stabilità finanziaria e un senso di realizzazione che può avere un impatto positivo sul benessere della famiglia. D’altra parte, l’occupazione può creare stress e pressioni sui genitori, portando a tensioni nelle relazioni genitori-figli. 

Lavorare molte ore, portare il lavoro a casa e passare molto tempo sui propri dispositivi digitali porta ad un’assenza fisica ed emotiva in casa, il che può destabilizzare l’ambiente domestico e trasferire ulteriore stress sui figli. 

Destreggiarsi tra lavoro e responsabilità familiari può anche causare disagio emotivo per un genitore, che può sentirsi in colpa per non essere in grado di trascorrere del tempo di qualità con i propri figli, partecipare ai loro compiti scolastici e fornire supporto per la loro crescita emotiva. 

Lavorare lunghe ore lontano da casa rende i genitori vulnerabili allo stress a causa delle richieste contrastanti di lavoro e ruoli familiari. 

Inoltre, mentre i genitori lavorano i figli potrebbero essere affidati ad altri, per programmi di assistenza post-scolastica, con il risultato che essi finiscono per trascorrere più tempo con gli insegnanti e il personale di assistenza post-scolastica che con i genitori. 

La disoccupazione e la mancanza di reddito, d’altro canto, possono ostacolare la qualità dell’educazione in termini di fornitura dei bisogni quotidiani del bambino, dai bisogni educativi alle attività stimolanti e di intrattenimento.

DIVORZIO

Un altro fattore ambientale che colpisce non solo la coppia sposata ma anche i figli è la rottura del matrimonio.

Il divorzio è prevalente nella società odierna, in tutto il mondo. Il divorzio, come altri fattori ambientali che influenzano le famiglie, ha un effetto disastroso sui bambini e mina il rapporto genitore-figlio a causa del declino della qualità delle relazioni, soprattutto con il genitore che non ha la custodia.

I bambini provenienti da famiglie divorziate perdono la struttura familiare a cui erano abituati e devono adattarsi a vivere in due case separate e a trascorrere del tempo lontani da uno dei genitori alla volta. Spesso sperimentano una serie di emozioni, tra cui sentimenti di perdita, confusione e insicurezza. 

Il divorzio crea una distanza emotiva tra il bambino e il genitore che non vive con lui/lei a tempo pieno, soprattutto nei casi in cui il divorzio è preceduto da conflitti, tensioni e violenza domestica tra i genitori.

I processi di divorzio prolungati, caratterizzati da conflitti, creano anche una distanza emotiva tra bambini e genitori.

FIGLI DI GENITORI DIVORZIATI

I figli di genitori divorziati si sentono spesso intrappolati a causa di sentimenti di lealtà conflittuale, come se dovessero scegliere un genitore “preferito” tra i propri genitori.  Di conseguenza, i bambini crescono con una certa difficoltà a fidarsi e a fare affidamento sugli adulti, poiché sviluppano un senso di paura per l’ambiente che li circonda. La mancanza di fiducia ostacola le relazioni familiari e crea una maggiore probabilità, in questi soggetti, di presentare comportamenti antisociali.

Inoltre, il divorzio apre la strada a percezioni negative contro il matrimonio o le relazioni stabili. I figli dei divorziati hanno maggiori probabilità di impegnarsi in innumerevoli e brevi relazioni sessuali con più partner, e hanno anche un elevato turnover di relazioni di coppia fallite, rispetto agli adulti cresciuti in famiglie sane.

D’altra parte, la ricerca ci mostra anche che i figli che sperimentano relazioni tese tra i genitori preferiscono lasciare prima del tempo la casa familiare, per sposarsi, convivere o andare a vivere da soli, a causa della mancanza di pace e armonia nelle loro case.

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GENITORI CHE HANNO LA CUSTODIA DEI FIGLI

I genitori che hanno la custodia dei figli devono affrontare difficoltà legate all’educazione dei figli da soli. Destreggiarsi tra lavoro e mono-genitorialità può comportare la mancanza di una supervisione sufficiente per i figli. Essere genitori monogenitoriali riduce, inoltre, il reddito familiare e rende difficile mantenere lo standard di vita a cui i figli sono abituati. 

Il genitore che vive da solo con il/la figlio/a ha maggiori responsabilità in termini di cura quotidiana e supporto per il bambino. Spesso accade che i genitori che hanno la custodia dei figli si sentano sovraccarichi, economicamente e logisticamente, mentre l’altro/a genitore appare meno interessato/a e potrebbe perfino contestare un ragionevole contributo economico per le esigenze dei figli.

Lo stress della separazione tra i genitori può essere, inoltre, facilmente trasferito ai figli, portando a problemi di salute psicologica dei ragazzi, ad esempio mentre i genitori si attivano per cercare di creare una nuova vita per se stessi, prestando meno attenzione alle esigenze emotive dei figli. Il divorzio è, quindi, una delle principali fonti di stress e ansia nei bambini, che può causare psicopatologia.

CRESCERE IN UNA FAMIGLIA DISFUNZIONALE

Crescere in una famiglia disfunzionale ha effetti dannosi, dal momento che i bambini non hanno alcun controllo sulle condizioni di vita non idonee create dai loro genitori o tutori. Spesso i genitori che si impegnano in relazioni tossiche di violenza e abuso sono poco attenti all’impatto del loro comportamento sui bambini perché la loro aggressività non è intenzionalmente diretta ai minori e, pertanto, non pensano di causare danni emotivi ai figli. Sfortunatamente, modelli genitoriali negativi, che praticano abusi emotivi e negligenza, punizioni e rifiuti, creano traumi che possono causare problemi di salute mentale nei bambini.

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Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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I GENITORI NELLE FAMIGLIE DISFUNZIONALI

Alcuni genitori provengono, a loro volta, da famiglie disfunzionali, dove da bambini sono stati esposti a violenza, aggressione, abuso, negligenza, rifiuto e altri comportamenti genitoriali negativi. Diventa difficile per questi genitori distaccarsi dalle esperienze della loro infanzia e imparare nuovi e positivi modi di crescere i propri figli. Molte famiglie sono riluttanti ad accettare di rientrare nella categoria delle famiglie disfunzionali e quindi resistono o ritardano nel cercare un supporto psicologico.

Spesso i genitori, in queste famiglie, sono convinti di stare bene perché sono in grado di provvedere economicamente ai propri figli, trascurando così gli effetti negativi dell’ambiente tossico in cui stanno, in realtà, crescendo i loro figli. Questo circolo, se non spezzato, può essere trasmesso di generazione in generazione.

FAMIGLIE DISFUNZIONALI E SOCIETA’

Le famiglie disfunzionali sono diventate un problema enorme nella società moderna. Sebbene non esistano famiglie perfette e le persone non scelgano a quale famiglia appartenere, il livello di disfunzione e la mancanza di coerenza in alcune famiglie sono motivo di preoccupazione a livello sociale.

Le famiglie disfunzionali sono caratterizzate da molteplici conflitti, relazioni tese, caos, negligenza, abusi, scarsa comunicazione, mancanza di empatia e segretezza a tal punto che i bisogni emotivi e fisici dei membri della famiglia non vengono soddisfatti, in particolare quelli dei bambini.

I conflitti sono spesso tra genitori, ma anche genitori-figli o rivalità tra fratelli. La vita in una famiglia disfunzionale è rappresentata da una turbolenza di incertezza e instabilità, che si traduce in uno spazio non sicuro per i membri della famiglia.

Invece di esprimere le proprie preoccupazioni e risolvere i problemi in modo positivo, i membri di alcune famiglie disfunzionali normalizzano la loro situazione e si abituano a tollerare comportamenti inaccettabili come abusi, vittimizzazione e conflitti, nascondendo il problema sotto il tappeto.

Il conflitto, sia chiaro, è una parte inevitabile delle relazioni umane; tuttavia, le famiglie disfunzionali mostrano ai figli modelli negativi di gestione dei conflitti, con il problema più grande che è la mancanza di una comunicazione efficace. Nelle famiglie disfunzionali, la comunicazione è sostituita da urla, strilli, discussioni e silenzio.

Una intervista sulla violenza domestica

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INFLUENZE FAMILIARI

Le dinamiche negative che si riscontrano nelle famiglie disfunzionali hanno effetti avversi sulla personalità in crescita dei bambini e creano un punto di vista negativo sulla vita in generale; infliggono dolore e lasciano ferite emotive che non sono reversibili. Questo perché la famiglia ha influenza sullo sviluppo dei figli e fornisce una base per la loro crescita, basata su identità, valori, norme e morale. Ciò significa che la famiglia può influenzare la crescita e lo sviluppo del bambino in modo positivo o negativo a seconda dello stile di vita, della genitorialità e del livello di funzionalità della famiglia. È probabile che i bambini portino con sé ciò che hanno osservato e imparato durante la loro infanzia fino all’età adulta, e per questo motivo le famiglie disfunzionali sono anche un problema sociale.

IL PROBLEMA DELL’IMPREVEDIBILITA’

Nelle famiglie disfunzionali, per lo più entrambi i genitori, o uno solo di loro, mostrano uno stile genitoriale disarmonico e si comportano in modo imprevedibile, rendendo l’ambiente domestico instabile. Di conseguenza, i figli sono sempre in guardia perché non sanno mai cosa aspettarsi e quando si verificherà un conflitto. Questo genera ansia.

FREDDEZZA E DISTANZA DA PARTE DEI GENITORI

Alcuni genitori sono emotivamente distanti nei confronti dei figli, rendendo difficile creare normali legami familiari. L’impatto sui bambini di questi comportamenti porta a una bassa autostima e all’incapacità di esprimere i propri sentimenti in modo sano. Di conseguenza, i figli cresciuti in famiglie disfunzionali sperimentano ripetuti traumi e dolore, causato dalle parole e dagli atteggiamenti dei genitori, mentre i genitori generalmente negano di aver dato vita a una famiglia disfunzionale. 

STIGMA SOCIALE

I bambini provenienti da famiglie disfunzionali possono subire lo stigma da parte dei loro coetanei per la situazione che vivono a casa. Ciò aumenta il rischio di chiudersi e isolarsi all’interno della famiglia e rifiutare gli amici. Crescere in una famiglia disfunzionale espone effettivamente i bambini a traumi emotivi che possono portare a malattie mentali.

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SALUTE MENTALE E INFANZIA

La salute mentale infantile è la capacità di crescere psicologicamente, socialmente, intellettualmente e spiritualmente, raggiungendo traguardi emotivi e di sviluppo senza difficoltà. I bambini con problemi di salute mentale rischiano di sperimentare un ritardo nello sviluppo appropriato all’età che può influenzare il loro normale funzionamento e la qualità della vita. La salute mentale dei minori è importante per la loro qualità di vita presente e futura perché le esperienze infantili hanno un profondo effetto sull’età adulta.

La malattia mentale nei bambini può essere causata da una varietà di problemi come stress legati alla violenza domestica, bullismo, perdita di una persona cara per morte, separazione dagli amici a causa di traslochi o continui cambiamenti di scuole. Può anche essere causata dalla separazione dai genitori a causa del divorzio, o da genitori che lavorano molte ore fuori casa, così come da abusi subiti, o sofferenza per una lunga malattia.

La malattia mentale può anche essere ereditaria, il che significa che c’è una probabilità che i genitori possano trasmettere la loro patologia mentale ai loro figli.

I SINTOMI NEI BAMBINI

Alcuni dei sintomi dei bambini che crescono in una famiglia disfunzionale sono: infelicità e tristezza persistenti, sfoghi emotivi e sbalzi d’umore estremi, difficoltà nel rendimento scolastico, perdita di appetito o eccesso di cibo, difficoltà ad addormentarsi e paura e improvvisa perdita di interesse per attività precedentemente amate, come lo sport.

ATTENZIONE AI BISOGNI DEI PIU’ PICCOLI

 I bambini hanno bisogno di cure che promuovano la resilienza, la capacità di reagire alle sconfitte, modellandosi su comportamenti appropriati e risorse che consentano l’adattamento. È, tuttavia, difficile ottenere questo quando i bambini sperimentano cure genitoriali inadeguate. I genitori possono ridurre al minimo il rischio di malattie mentali infantili migliorando le condizioni di vita a casa, l’ambiente in cui il bambino interagisce, le relazioni sociali e le esperienze infantili generali.

La famiglia, in particolare i genitori, hanno la responsabilità di crescere i propri figli in modo da incoraggiare una salute emotiva positiva e ridurre al minimo il rischio e l’esposizione ad ansia, depressione, paura e impotenza, sia a casa che fuori dall’ambiente domestico, offrendo amore e affermazioni positive.

LE FAMIGLIE “SANE”

Le famiglie sane e funzionanti mostrano armonia, amore, cura e supporto reciproco; la casa è l’ambiente più sicuro in cui possono esprimersi e i membri hanno un senso di benessere emotivo, mentale e fisico. Nelle famiglie sane e funzionanti, i conflitti, i disaccordi e le differenze vengono risolti in modo sano, che è vantaggioso per tutti gli interessati.

CONCLUSIONI

L’ambiente in cui i bambini crescono ha un impatto sulla loro salute mentale nel loro processo di crescita. Le famiglie dovrebbero assicurarsi che i fattori che contribuiscono a una famiglia disfunzionale siano in gran parte evitati, in modo che i bambini possano crescere in ambienti stimolanti e favorevoli allo sviluppo di un sano benessere mentale.

Adattato da:

Kganyago Mphaphuli, L. (2023). The Impact of Dysfunctional Families on the Mental Health of Children. IntechOpen. doi: 10.5772/intechopen.110565

Dr. Giuliana Proietti

Una Videoconferenza su Salute e Benessere

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

Visita anche:
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  • 6 Ago 2024
  • Dr. Giuliana Proietti
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Fallimento nelle relazioni sentimentali - Consulenza online

Fallimento nelle relazioni sentimentali – Consulenza online

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Buongiorno. Mi interessa sapere se è possibile e plausibile che un abuso sessuale vissuto all’età di 13 anni da parte di un ragazzo di 15 possa aver provocato un tale fallimento nelle mie relazioni sentimentali. Mi ritrovo moltissimo nella sintomatologiadi coloro che hanno subito violenza: scarsa autostima, tendenza a minimizzare l’entità della violenza, vergogna, tendenza a non essere appariscenti ma anzi a fare understatement , a stare in disparte. Questo ragazzo con cui ero uscita qualche sera e che poi avevo lasciato perchè aggressivo, teppista, spesso ubriaco), una sera mi prese per mano dicendo che doveva parlarmi. Si vendicò di averlo lasciato (e credo anche del fatto che avessi preso ad usire con un altro ragazzino). Mi aggredì e mi sdraiò bloccandomi e palpeggiandomi, offendendomi, chiamandomi puttana, dicendo che quello che stava facendo in fondo piaceva. Non sono riuscita a reagire (ho provato ma non potevo muovermi) ne’ a gridare, non ho pianto, no gli dissi nulla quiando mi lasciò andare. Non raccontai niente a nessuno, avrei dovuto spiegare con chi ero sucita, perchè mi aveva aggredito, cosa stavo facendo a quell’ora aluna park (stavo ceracndo il mio nuovo fidanzatino). Tornai a casa umiliata, spaventata, vergognandomi, pensando di essermela forse un po’ cercata, forse uscivo con troppi ragazzi (a quell’età non andavo oltre i baci), chiedendomi dove fosse quella sera il ragazzino con cui stavo uscendo: ero uscita per cercarlo e mi era successo una cosa orribile. uccessivamente quando lo incontravo guardandolo da lontano pensavo “chissà se si ricorda di me, se gli piaccio ancora “. A 25 anni sono andata da una psicologa perchè il mio problema principale era quello di reagire con un pianto singhiozzante e frignante in tutte le discussioni con fratelli, genitori e potenziali fidanzati quando scoprivo che si stavano allonatanando. La psicologa ai cui raccontai per la prima volta questo fatto non mi disse che il mio probelma poiteva nascere da quell’evento. Quindi Che ne pensa?

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Gentilissima,

Penso che spesso è molto difficile trovare una causa “certa”, come se la vita fosse un’espressione matematica, che segue vari passaggi conseguenti e che alla fine arriva ad un risultato inequivocabile. Non è così: tutto può avere influenza sul proprio modo di essere e sui comportamenti. La brutta esperienza che racconta nella mail può sicuramente essere la causa dei suoi fallimenti sentimentali, ma anche altre cose, magari meno evidenti, come il tipo di educazione ricevuta, le aspettative, i pregiudizi ecc. possono avere avuto altrettanta influenza nelle difficoltà da lei riscontrate nella relazione. Il consiglio, per quanto scontato, è quello di cercare di guardare al futuro e non rimuginare continuamente sul suo passato, a meno che non lo faccia insieme ad uno psicologo.

Dott.ssa Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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  • 7 Set 2009
  • Dr. Giuliana Proietti
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Adolescenti e sessualità giovanile

Adolescenti e sessualità giovanile

Adolescenti e sessualità giovanile

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Tariffe Psicoterapia

La sessualità giovanile è un aspetto fondamentale dello sviluppo adolescenziale, un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, emotivi e psicologici. Durante l’adolescenza, i giovani iniziano a esplorare la loro identità sessuale, sviluppano interesse per le relazioni sentimentali e sperimentano nuove sensazioni e desideri.

Questo processo, sebbene naturale e universale, può essere accompagnato da incertezze, pressioni sociali e necessità di orientamento adeguato. In questo articolo cerchiamo di approfondire queste tematiche.

In che cosa consiste la sessualità?

In genere, quando si parla di sessualità, si intendono fantasie sessuali, masturbazione, sesso orale, rapporti vaginali e rapporti anali. Nell’era digitale possono esservi anche altre attività,  compreso il sesso via chat e lo scambio di foto erotiche su cellulare.

Quando viene scoperta, in genere, la sessualità?

L’adolescenza segna l’inizio della pubertà, una fase in cui il corpo cambia rapidamente: si sviluppano caratteristiche sessuali secondarie, aumentano gli ormoni e sorgono nuovi sentimenti di attrazione. Questo periodo di scoperta può essere entusiasmante ma anche confuso, poiché i giovani iniziano a confrontarsi con aspettative personali, familiari e sociali riguardo al sesso e alle relazioni.

Quanto è importante l’educazione sessuale?

L’educazione sessuale gioca un ruolo cruciale nel fornire informazioni accurate e nella promozione di comportamenti sani.

Al contrario, quando i ragazzi non ricevono un’educazione sessuale adeguata, possono essere più vulnerabili a vari rischi, tra cui gravidanze indesiderate, MST, molestie e relazioni abusive. La mancanza di dialogo aperto e di informazioni può portare a malintesi e scelte impulsive. Pertanto, è fondamentale che i genitori, gli educatori e i professionisti della salute affrontino questi argomenti con trasparenza e senza tabù.

Come si dovrebbe fare educazione sessuale ai giovani?

Una buona educazione sessuale va oltre le informazioni biologiche e include temi come il consenso, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST), la contraccezione, l’identità di genere e l’orientamento sessuale. Avere queste conoscenze può aiutare i giovani a prendere decisioni informate e responsabili riguardo alla propria sessualità, in modo da evitare gli errori tipici dell’età e preservare il proprio corpo e la propria autostima.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Quale è il ruolo dei genitori e degli educatori?

I genitori e gli educatori sono figure chiave nel supportare gli adolescenti nella loro scoperta della sessualità. È importante creare un ambiente di fiducia in cui i giovani si sentano a proprio agio nel porre domande e condividere dubbi.

I genitori dovrebbero cercare di essere aperti e informati, affrontando il tema della sessualità in modo progressivo e adeguato all’età del figlio. Gli educatori, dal canto loro, dovrebbero promuovere programmi di educazione sessuale che siano inclusivi e rispettosi delle diverse esperienze e identità dei giovani.

Come evitare che i giovani siano negativamente influenzati dai social?

Gli adolescenti possono essere negativamente influenzati dalla pressione dei pari e dai media, che possono promuovere immagini distorte o irrealistiche della sessualità. Social media, serie TV e pornografia spesso rappresentano il sesso in modo idealizzato o scorretto, contribuendo a creare aspettative irrealistiche. È essenziale che i ragazzi imparino a valutare criticamente le informazioni che ricevono dai media e a distinguere tra realtà e finzione.

Quanto è importante il concetto del consenso e del rispetto reciproco?

Moltissimo. I ragazzi devono comprendere che il consenso è un accordo libero e volontario tra tutte le parti coinvolte in qualsiasi attività sessuale. Educare al rispetto dei limiti personali e di quelli degli altri è fondamentale per costruire relazioni sane e rispettose.

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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L’orientamento sessuale precede o segue la scoperta della sessualità?

La definizione dell’orientamento sessuale può precedere l’attività sessuale, o può venire dopo l’inizio dei primi rapporti. 

Come viene definito l’orientamento sessuale?

L’orientamento sessuale è definito in base all’eccitazione fisica ed emotiva provata verso persone dello stesso sesso (omosessualità)  o dell’altro sesso (eterosessualità).

In adolescenza, molti giovani che praticano rapporti omosessuali possono non essere gay, così come molti adolescenti gay possono non aver mai sperimentato rapporti sessuali con soggetti dello stesso sesso. Gli adolescenti LGBT possono affrontare diversi momenti di confusione, frustrazione e stress, prima di poter definire la loro identità sessuale.

Anche gli adolescenti disabili scoprono la sessualità nello stesso periodo?

In genere si tende a credere che le persone disabili non siano interessate alla sessualità o che non siano in grado di fare sesso. Gli adolescenti che presentano malattie croniche o disabilità fisiche possono avere disagi notevoli nel periodo adolescenziale per quanto riguarda la sessualità: questi adolescenti si sentono infatti diversi dai loro coetanei e possono tendere all’isolamento sociale, rinunciando alla ricerca di un partner.

Il periodo dell’adolescenza porta anche i ragazzi  normodotati a preoccuparsi esageratamente del loro aspetto fisico, facendoli soffrire per problemi estetici quasi invisibili: ovviamente, queste sensazioni di inadeguatezza sono amplificate nei ragazzi disabili e possono portare all’isolamento sociale e alla depressione.

Anche i soggetti con ritardo cognitivo provano impulsi sessuali: anche loro devono ricevere informazioni comprensibili sulla sessualità, per evitare che siano sfruttati sessualmente, o per il rischio di eventuali gravidanze.

A cosa è dovuta la promiscuità sessuale giovanile?

La disponibilità di pornografia sin dall’età infantile può comportare una maggiore esposizione ai contenuti sessuali in più momenti della giornata e per questo possono svilupparsi delle dipendenze o una visione molto materialistica della sessualità. Il sesso da loro praticato è spesso quello imparato dalla pornografia e la morale è quella appresa dai media, cioè che il sesso veloce può essere consumato al solo scopo di togliersi uno sfizio, ma anche per ottenere qualche privilegio o per fare carriera, praticandolo una tantum con persone che offrono queste opportunità.

Dr. Walter La Gatta

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Quanto è importante il supporto psicologico in questa fase?

Oggi molto più che in passato. Oltre alle informazioni pratiche, è importante che gli adolescenti ricevano supporto  psicologico, specialmente quando la comunicazione in famiglia è carente. Offrire ascolto, empatia e comprensione è essenziale per aiutare i giovani ad affrontare con maggiore sicurezza questa fase della vita.

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Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti – Walter La Gatta
 

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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

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  • 13 Set 2024
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Vaginismo: come si cura? I consigli dell'esperta

Vaginismo: come si cura? I consigli dell’esperta

VAGINISMO: COME SI CURA?

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Il vaginismo: può essere doloroso e angosciante, ma la buona notizia è che può essere curato.

Cos’é il vaginismo

Il vaginismo è caratterizzato da uno spasmo involontario della muscolatura del terzo esterno della vagina quando vi è un tentativo di penetrazione. Nella forma più grave di vaginismo, lo spasmo si verifica prima del coito, con chiusura ermetica delle labbra, della vulva e dell’ostio vaginale, rendendo impossibile il minimo contatto con l’orifizio vulvo-vaginale.

Esso rappresenta, per la donna, una reazione globale di paura. La penetrazione infatti sembra per lei ridursi ai soli significati aggressivi e violenti. Nelle forme meno gravi, il vaginismo permette la penetrazione, ma non la conclusione del rapporto per l’insorgere di un dolore insopportabile. Altre volte i rapporti sono vissuti dalla donna con senso di fastidio e sensazioni sgradevoli. Il vaginismo non influisce necessariamente sulla capacità di eccitarsi e di godere di altri tipi di contatto sessuale.

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Cause organiche

Il vaginismo può essere causato da molti fattori, tra cui anche qualche leggera affezione genitale che si combina talvolta con un disturbo psicologico. Tra i fattori organici, il dolore può essere causato da fistole conseguenti a lacerazioni perineali non ben cicatrizzate, dall’herpes o da varie infezioni (vaginiti) trascurate, o mal curate.

Cause psicologiche

In assenza di una causa organica, i motivi vanno ricercati in ambito psicologico, dove la paura della penetrazione si esprime a livello somatico con un’inibizione dell’eccitazione sessuale ed anche con un comportamento volto ad assicurare il mantenimento di tale inibizione. Per molte donne la paura può insorgere come conseguenza di un maldestro atto di deflorazione, oppure in seguito a racconti di violenze subite da altre donne, o ancora, può essere il rifiuto inconscio di una sessualità vissuta con troppi sensi di colpa.

Altri fattori psichici possono essere il rifiuto inconscio del partner,una paura generalizzata nei confronti del maschio, difficoltà a praticare una normale vita sessuale per motivi religiosi o morali, paura della gravidanza o del parto, grave trauma subito durante il primo rapporto sessuale, violenza sessuale.

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La fobia del rapporto sessuale penetrativo

In presenza di vaginismo la fobia del rapporto sessuale può estendersi anche ad altre disfunzioni sessuali, come mancanza del desiderio, scarso livello di eccitazione, mancanza di interesse verso il partner. Altre volte le paure possono travalicare il campo sessuale e invadere altre aree o attività, come ad esempio la paura di nuotare (specialmente nell’acqua alta), di prendere l’ascensore, degli animali e delle novità in genere. Per il resto, la donna con un problema di vaginismo è in genere dotata di una vivace intelligenza, aperta all’approfondimento psicologico e spesso anche dotata di forte carica sessuale e di femminilità.

Il piacere sessuale

Non tutte le donne che soffrono di vaginismo sono contro la sessualità: molte ad esempio raggiungono normalmente il piacere attraverso la masturbazione clitoridea e desidererebbero realmente avere rapporti sessuali completi con il partner, anche se sono bloccate dalla paura, perché vivono la penetrazione come una violenza.

Conseguenze del vaginismo sulla donna

Questo disturbo sessuale tende a provocare nella donna che ne soffre ansia e depressione, perdita dell’autostima, oltre ad un caratteristico senso di colpa e di inadeguatezza personale.

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La coppia 

I rapporti di coppia in cui non vi sono rapporti completi vengono spesso definiti matrimoni bianchi. Il vaginismo provoca inevitabilmente delle conseguenze anche a livello di coppia, per quanto riguarda la soddisfazione sessuale dei due partners.

Il partner della donna con problemi di vaginismo

Spesso in queste coppie anche l’uomo soffre di disfunzioni sessuali (disfunzione erettile o eiaculazione precoce).  Ciò accade perché la donna tende a scegliere un partner con scarsa esperienza sessuale o qualche inibizione, in modo che sia più comprensivo nei riguardi della sua fobia. Questo tipo di partner accoglie infatti apparentemente con molta comprensione le razionalizzazioni da lei proposte (desiderio di rimanere vergine fino al matrimonio, mancanza di sufficiente tempo o intimità, ecc.); in realtà, questa accettazione incondizionata della mancanza di rapporti è una collusione attiva fra i due partners, che ha lo scopo di mantenere le cose come stanno, allo scopo di minimizzare quelle che sono le problematiche sessuali di ciascuno (non a caso, quando la donna con vaginismo entra in terapia e migliora, il suo partner peggiora).

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La richiesta di terapia: quando e perché

Ciò che più affligge la donna con un problema di vaginismo è l’essere considerata “malata” o “infantile”, specialmente quando si paragona alle ragazze più giovani, che hanno rapporti sessuali senza problemi. Oppure c’è il desiderio di avere un figlio.
Ci si può decidere in presenza di questi sintomi:
. è difficile/impossibile inserire un tampone o un dito nella vagina
. non si riesce ad ottenere una penetrazione vaginale, neanche parziale durante il rapporto
. la donna sente bruciore o dolore pungente al primo tentativo di penetrazione
. la donna si irrigidisce e “lotta” contro il partner perché la penetrazione non avvenga

Come si cura

In genere il vaginismo è un disturbo cronico che non si risolve da solo e che richiede un trattamento psicoterapico per ottenerne la remissione. La terapia psicosessuale è un tipo di terapia che ha lo scopo di aiutare la paziente (e la coppia) a capire e cambiare gli atteggiamenti riguardo al corpo e al sesso.

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Cosa aspettarsi da una terapia psicosessuale ?

In genere si stabiliscono incontri individuali con ciascuno dei due partners e incontri di coppia, durante i quali si approfondiscono i vissuti rispetto al problema del vaginismo.

Il principale obiettivo dell’intervento psicologico è quello di ridurre l’ansia associata al rapporto sessuale, in modo da eliminare lo spasmo muscolare che impedisce la penetrazione.  All’inizio della terapia vanno indagate anzitutto le possibili cause del sintomo, quali le esperienze infantili e pre-adolescenziali, i rapporti con i membri della famiglia, i miti, i pregiudizi, le credenze, i valori, i desideri, le fantasticherie, i sogni.

La terapia in genere si svolge così:

1. Informazioni. Molto spesso è necessario fornire alla paziente o alla coppia delle informazioni ‘tecniche’ sull’anatomia umana e sull’apparato genitale in particolare, oltre a conoscenze sulla risposta sessuale: spesso infatti vi sono informazioni assenti o incomplete su questi argomenti, che contribuiscono alla formazione del sintomo. Oltre che sull’apparato genitale e sulla risposta sessuale il terapeuta potrebbe decidere di istruire la paziente o la coppia sulle tecniche della gestione dell’ansia e quindi fornire informazioni sul sul sistema neuro-vegetativo, sui livelli di attivazione dell’organismo, sulle reazioni di attacco e fuga, sulla differenza fra paure e fobie, fra fastidio e dolore. In altri casi verranno approfonditi anche temi che riguardano informazioni scorrette sulla sessualità dovute ad un’educazione troppo rigida. Il terapeuta può mostrare delle tavole anatomiche che riguardano gli organi genitali, di cui si spiega anche il funzionamento fisiologico.

2. Training autogeno. Per il controllo dello stato ansioso durante il rapporto si insegna alla paziente una tecnica per la gestione dell’ansia, in genere il training autogeno. Oltre al training autogeno si possono fornire visualizzazioni (o fantasie guidate) che aiutino la donna a rilassare i muscoli pelvici, come ad esempio immaginare la propria vagina come una rosa che lentamente sboccia, si apre e diventa un bel fiore.

3. Auto-esplorazione e auto-stimolazione. Alla donna vengono assegnati dei compiti di auto-esplorazione e di auto-stimolazione, che hanno lo scopo di migliorare la conoscenza delle reazioni del proprio corpo alla stimolazione. Generalmente le donne non hanno problemi nel praticare la stimolazione clitoridea, ma una volta raggiunto questo stadio si chiede alla donna di introdurre in vagina degli oggetti di grandezza crescente, in modo da abituarsi a questo genere di stimoli. Si può cominciare ad esempio con un ovulo vaginale, il proprio dito, un tampax, due dita, uno speculum o gli appositi dilatatori vaginali. Ciascuno stadio dovrà essere lasciato in favore del successivo solamente quando si sarà raggiunto il maggior grado di comfort. Poi sarà il turno del partner, che comincerà dall’ovulo e così via. (Va raccomandata la massima igiene in queste pratiche, perché un’infiammazione della zona vaginale potrebbe impedire il buon esito della terapia). La donna deve cercare di comprendere cosa le procura piacere e cosa dolore, in modo da orientarsi sempre di più verso ciò che le procura piacere.

4. Esercizi di Kegel. Un ulteriore aiuto da fornire alla donna è l’apprendimento degli esercizi di Kegel, che regolano i muscoli pelvici. Si comincia individuando i muscoli paravaginali, indicando alla paziente come ‘sentirli’ (stringendo la muscolatura per trattenersi dall’urinare). Gli esercizi vanno fatti quattro o cinque volte al giorno. In un esercizio i muscoli vaginali devono essere contratti (si deve contare fino a tre e poi rilasciarli); un altro esercizio consiste nel contrarre e rilasciare rapidamente i muscoli, un altro nel cercare di ‘buttarli in fuori’ o di contrarli come per buttare fuori qualcosa dalla vagina.

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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5. Autostima e Pensiero positivo. Occorre lavorare anche sull’autostima e sullo stile del pensiero della paziente:  se la donna tende al pessimismo, non ha fiducia nei propri successi, soffre di ansia anticipatoria questo potrebbe compromettere il buon esito della terapia. La donna deve imparare a concentrarsi sulle cose positive che le accadono durante la giornata e sottolineare tutti i successi personali, anche nelle piccole cose.

6. Comunicazione all’interno della coppia. Quando la donna comincia a sentirsi abbastanza sicura di sé si procede al trasferimento delle acquisizioni raggiunte dalla dimensione personale a quella di coppia. Va anzitutto favorita la comunicazione fra coniugi sui temi della sessualità, in modo che entrambi siano consapevoli di ciò che più li soddisfa nel rapporto sessuale. Vanno stabilite delle attività gratificanti da fare insieme ed ognuno dei partners può richiedere all’altro dei comportamenti affettuosi e delle attenzioni particolari, per favorire la relazione, anche al di fuori della vita sessuale.

7. La terapia sessuale vera e propria riguarderà la coppia e sarà di tipo mansionale (i due pazienti riceveranno dei ‘compiti’ da svolgere a casa seguendo un programma di desensibilizzazione sistematica, ovvero lo stabilirsi di rapporti affettivi ed anche erogeni, che però non prevedano il coito). Gradualmente vi sarà l’integrazione dei successi ottenuti nei vari campi e si giungerà al coito. Il pene dovrà essere inserito in vagina solo per pochi istanti, senza fare movimenti, non completamente. I movimenti devono essere molto lenti, i due partners devono imparare a inviarsi messaggi, verbali o non verbali, per far sapere all’altro se provano piacere o dolore. La donna può guidare il pene del partner in questa prima introduzione in vagina oppure può scegliere la posizione coitale con lei sopra, in modo da scandire lei stessa i ritmi e la profondità della penetrazione.

8. Ad un certo punto della terapia potrebbe essere utile indirizzare la paziente ad un ginecologo che possa fare un esame obiettivo ed escludere qualsiasi altra causa organica del vaginismo (infiammazioni o malformazioni dell’apparato sessuale).

Il trattamento del vaginismo  è di solito efficace e si possono vedere i primi risultati già dopo 4 settimane. Il trattamento completo dura in genere da 6 a 12 mesi.

Dr. Giuliana Proietti

Una intervista sull'anorgasmia femminile

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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ONLINE

La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 21 Feb 2018
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