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Tag Archives: Emozioni e Sentimenti

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Cosa è l'odio e perché lo proviamo

Cosa è l’odio e perché lo proviamo

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L’odio è un’emozione complessa che coinvolge processi neurobiologici e psicologici, caratterizzati da attivazioni neurali specifiche e modifiche chimiche nel cervello, spesso associati a esperienze negative passate e percezioni distorte della realtà sociale. Vediamo di saperne di più.

Come viene definito l’odio?

Al momento non c’è un consenso unanime fra gli studiosi per definire l’odio, che da alcuni è stato descritto come un’emozione, da altri come un sentimento o un atteggiamento. Alcuni pensano che l’odio sia una versione estrema della rabbia o dell’antipatia; altri descrivono l’odio come una miscela di emozioni varie: in particolare rabbia, disprezzo e disgusto. Le teorie divergono anche nelle descrizioni degli antecedenti, dei fattori scatenanti, delle funzioni e degli esiti comportamentali dell’odio.

Cosa sappiamo con certezza?

Quello che sappiamo con certezza è che l’odio è intenso e duraturo e che porta ad avere obiettivi in genere malvagi e minacciosi. Ad esempio, quando gli hutu massacrarono i tutsi nel genocidio in Ruanda del 1994, l’odio che provavano gli aggressori era basato sulla percezione che i tutsi fossero un popolo malvagio e che per questo dovessero essere eliminati. L’odio incarnato dal Ku Klux Klan e da altri gruppi razzisti spesso risale a tempi precedenti, trascendendo le generazioni, fino a quando non si presenta un nuovo fattore scatenante. Sappiamo anche che l’odio non è rivolto solo ai nemici, ma può riguardare persone vicine, come familiari, amici o partner nella coppia.

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Quale è la differenza con la rabbia?

A differenza della rabbia, l’odio sembra essere rivolto non ai comportamenti messi in atto dai soggetti interessati, ma proprio alle loro persone.

Come si studia l’odio?

In realtà occorre osservare che c’è una mancanza di ricerca empirica che esamini obiettivamente le caratteristiche distintive dell’odio, perché studiare l’odio è metodologicamente difficile e le commissioni etiche della ricerca non sono molto favorevoli, quando si fa un esperimento in laboratorio, a permettere ai ricercatori di indurre sentimenti di odio nei partecipanti allo studio. Quello che si può fare è limitarsi a raccogliere questionari in cui le persone raccontino i loro vissuti, specificando  l’intensità emotiva e la durata di ogni esperienza. Si è visto che in condizioni di anonimato, la maggior parte delle persone descrive apertamente le proprie esperienze di odio, arricchendole di mille particolari.

A quali emozioni somiglia l’odio, fra le emozioni negative?

L’odio sembra essere correlato a disaccordi fondamentali e non negoziabili nelle convinzioni morali fondamentali di un individuo. Pertanto, questo sentimento somiglia molto sia al disprezzo, sia al disgusto; in misura minore somiglia all’antipatia e alla rabbia, che vengono giudicate esperienze meno intense e durature, che non attivano il desiderio di vendetta. Quando alle persone non piace qualcuno, come nell’antipatia, ciò non significa che insorga il desiderio di punire la persona per questo: in questo caso basta tenersi a distanza. Nell’odio si desidera, invece, che una certa persona scompaia totalmente dalla propria vita.

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In cosa consiste il disprezzo?

Il disprezzo consiste nel “guardare dall’alto in basso” gli altri o considerarli inferiori, e il suo obiettivo è quello di sottovalutare qualcuno (rispetto alle sue aspettative), o escluderlo.

In cosa consiste il disgusto?

Il disgusto viene evocato quando le persone valutano gli altri come soggetti immorali o indesiderabili; l’obiettivo del disgusto è evitare queste persone, o allontanarsene.

Perché l’odio è qualcosa di più del disprezzo e del disgusto?

Perché c’è un qualcosa in più che motiva a una reazione particolarmente forte, fino a pensare a una eliminazione fisica o simbolica di una certa persona (ad esempio eliminando tutti i simboli presenti nella propria vita e che richiamano il ricordo della persona odiata).

Quale è lo scopo della rabbia?

La rabbia ha lo scopo di cambiare il comportamento della persona che si comporta male, nel breve termine. Ad esempio, se qualcuno accende una sigaretta in un’area non fumatori, le persone intorno potrebbero arrabbiarsi e la loro aperta espressione di rabbia (tramite osservazioni dirette o linguaggio del corpo) potrebbe indurre il fumatore a spegnere la sigaretta o ad andarsene.


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Quali persone si tende ad odiare?

Si odiano in particolare individui o gruppi che approvano idee opposte alle proprie, ovvero a ci che si ritiene nobile e giusto. Inoltre, si odiano le persone che impediscono materialmente la realizzazione di un proprio desiderio.

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
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mail: g.proietti@psicolinea.it

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L'essere umano, l'arte, la nudità

L’essere umano, l’arte, la nudità

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Il nudo è uno dei generi ufficialmente definiti per la descrizione delle opere d’arte conservate nei musei. Secondo la definizione più rigorosa, un nudo è la rappresentazione di un corpo umano completamente scoperto e pienamente rappresentato ( “nudità completa” ), ad esclusione di qualsiasi altra cosa.

Si parla di nudo anche quando le opere presentano figure totalmente o parzialmente svestite, attraverso l’uso del drappeggio, presente sin dall’antichità come processo stilistico nella rappresentazione del corpo nudo, sia per accentuare certe forme, sia per mascherare, o rappresentare un movimento.

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La nudità nell’arte, e quindi nella pittura, nella scultura e più recentemente nella fotografia e nel cinema, ha generalmente riflesso gli standard sociali del tempo in termini di estetica e moralità. In tutte le epoche, il corpo umano è stato uno dei principali soggetti di ispirazione per gli artisti, tanto che lo ritroviamo anche nei dipinti dell’epoca preistorica.

Si pensi alla minuscola statuetta, probabilmente progettata per essere tenuta in mano, popolarmente chiamata la Venere di Willendorfe, raffigurante una donna corpulenta, forse un simbolo di fertilità, il cui viso e altri dettagli sono ridotti al minimo mentre il seno, la pancia e il sesso sono accentuati. Per gli uomini, il pene è il più delle volte indicato da una linea, anche se ci sono anche figure con un fallo prominente che richiama sempre i simboli di fecondità (30-25.000 a.C. )

Nell’antica Grecia possiamo trovare molte raffigurazioni di atleti e concorrenti delle gare antiche e delle Olimpiadi, in quanto la nudità era accettata nel contesto del bagno pubblico o dell’atletica: gli atleti gareggiavano comunemente nudi.

Il nudo maschile nell’arte greca, tuttavia, rappresenta spesso una figura di proporzioni ideali, usata sia come modo di commemorare persone reali, ma anche come rappresentazione di divinità ed eroi mitici divini (l’ideale eroico nudo). Le statue Kouroi maschili e le Korai  femminili esistono in Grecia dal 625 a.C. circa: erano statue funerarie o votive, solo che quelle maschili erano nude, mentre quelle femminili erano vestite.

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Come si vede, sin dall’inizio della civiltà occidentale il maschio nudo e la femmina nuda sono trattati in modo molto diverso e hanno ruoli diversi da interpretare. Il radicato omoerotismo dell’antica società greca ha chiaramente molto a che fare con la preminenza dell’eroico nudo maschile. Intorno al IV secolo a.C., Prassitele e altri scultori iniziarono a raffigurare donne nude, in particolare la dea dell’amore, Afrodite, ma queste raffigurazioni venivano considerate più indecorose.

L’ arte dell’antica Roma non solo riconosceva la qualità della scultura greca, ma la moda del nudo si sviluppò anche in Italia, creando un enorme mercato di copie, a scopo “decorativo”, realizzate in tutto il bacino del Mediterraneo, da botteghe ellenistiche grazie alle quali l’antica statuaria greca fu così preservata.

Dopo l’ascesa del cristianesimo, la rappresentazione dei nudi in occidente diminuì drasticamente. Praticamente l’unica nudità consentita per secoli, infatti, era nell’arte religiosa, con raffigurazioni dipinte e scolpite di Adamo ed Eva (sebbene spesso drappeggiate con discrezione) e in alcune scene del Giudizio Universale. La nudità era usata in quest’arte con un significato di vergogna.

Lo stile gotico segnò un boom di ornamenti e rappresentazioni degli inferi sui timpani delle chiese: troviamo spesso figure nude, i cui genitali sono divorati da grifoni, serpenti, scorpioni.

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Il Rinascimento italiano introdusse lo spirito razionalista. Secondo Leon Battista Alberti , la bellezza era “una sorta di armonia e accordo tra tutte le parti che formano un tutto costruito secondo un numero fisso, una certa relazione, un certo ordine … “

La nuova cultura rinascimentale, umanista, più antropocentrica, favorì il ritorno del nudo nell’arte, generalmente basata su temi mitologici o storici, anche religiosi, con connotazioni di eroismo e di virtù. Uno degli studi anatomici più famosi è l’ Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci.

Dopo il 1563 il nudo in generale fu bandito con molti altri soggetti nei luoghi di culto cattolici dal movimento della Controriforma I nudi di Michelangelo nella Cappella Sistina furono così ritoccati con foglie di fico, o lunghi capelli sui nudi femminili.

Ciò non proibì a persone, come i Medici o i Borghese, aristocratici o uomini di Chiesa, di ordinare per i loro appartamenti privati ​​tali soggetti mitologici che giustificavano l’uso della figura nuda. Questa fu l’occasione, per gli scultori come per i pittori, di confrontarsi con questo soggetto che non solo presentava difficoltà nella padronanza della rappresentazione dell’anatomia, ma permetteva anche di creare un’immagine della Bellezza, in quanto ideale.


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Nel XV secolo, il disegno dal vero divenne parte della pratica di laboratorio, alla ricerca del nudo idealizzato; in molti casi tuttavia le modelle spesso non erano autentiche: in posa c’erano dei corpi maschili, che poi l’artista modificava.

Altri artisti italiani come Tiziano iniziarono a raffigurare nudi femminili nel XVI secolo, a volte usandoli come evocazione di un’età dell’oro perduta, in cui il paesaggio divenne molto più importante che nei dipinti precedenti. È in questo periodo che iniziarono le prime Accademie d’Arte in Italia. Non è chiaro se in queste accademie si usassero i modelli femminili, ma i nudi divennero sempre più sensuali, anche se ancora idealizzati.

Con il XVII secolo si iniziò a vedere una rappresentazione un po’ più naturalistica del nudo, in dipinti barocchi come Susanna e gli anziani di Artemisia Gentileschi , o (più nota) l’arte del Caravaggio; qui la sensuale nudità maschile viene alla ribalta, in dipinti come L’Amore Vittorioso (nella illustrazione).

Nella scultura, Bernini creò opere di nudo altamente drammatiche come il suo David, mentre Rubens fu forse l’artista più importante per la raffigurazione della donna nuda nel XVII secolo. Ammirava l’arte antica e il Rinascimento italiano, ma i suoi nudi, sebbene altamente sensuali, sono molto più naturalistici e abbondantemente dotati rispetto alle loro controparti italiane, ancora abbastanza idealizzate. I temi principali erano ancora i dipinti storici, raffiguranti soggetti mitologici e biblici.

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Nel XVIII secolo, il nudo iniziò a essere raffigurato in un ambiente più frivolo da artisti rococò come Boucher, artista favorito di Mme de Pompadour, l’amante di Luigi XV. In totale contraddizione con le correnti precedenti, questo periodo è caratterizzato dall’evidenziazione di scene private prevalentemente femminili e molto spesso erotiche. Watteau dipinge una signora che si fa il bagno, François Boucher non esita a dipingere nuda una delle cortigiane di Luigi XV , o ad usare la propria moglie come modello della sua Odalisca.

Sembra chiaro che questi pittori usassero abitualmente modelli femminili per i loro nudi di donna, ma le grandi Accademie come l’Académie Royale francese continuarono a privilegiare i maschi fino al XIX secolo. È interessante notare che modelli femminili venivano abitualmente utilizzati nelle piccole Accademie fondate in Gran Bretagna prima della nascita della Royal Academy nel 1768.

Con il progredire del XIX secolo e l’ascesa della pittura francese, il nudo femminile divenne preminente anche nell’arte francese, sia nella pittura e scultura accademica che in opere ribelli come quella dell’artista realista Courbet, L’origine del mondo. La pittura romantica, reazione del sentimento contro la ragione , è caratterizzata da uno spiccato gusto per la drammatizzazione. I pittori non esitano più a mostrare la realtà, per quanto violenta possa essere. La pittura romantica è anche caratterizzata dall’arrivo dell’esotismo nei costumi occidentali,  i nudi esprimono sensualità e talvolta anche sessualità.

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Nella famigerata Olimpia di Manet (1863), l’uso deliberato della nudità per scioccare piuttosto che per idealizzare e solleticare, cominciò a farsi strada.  Manet mette la sua modella in una posa deliberatamente evocativa della Venere di Urbino di Tiziano, ma Olympia, che ha il volto e il corpo della modella e a sua volta pittrice Victorine Meurent,  è su un letto disfatto, ornata solo da un bracciale d’oro e da un sottile collarino di velluto con una perla a goccia, con una ciabattina ciondolante sul piede sinistro, mentre guarda direttamente verso l’osservatore, con espressione sfacciata.

Vicini alle preoccupazioni sociali del loro tempo, i pittori realisti prediligevano studi di nudi femminili sul posto, in situazioni quotidiane, prendendo le modelle dalle classi sociali inferiori: prostitute o amanti perché fino a quel momento, i modelli di nudi accademici erano ancora sempre maschi.

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In questo periodo cominciò ad essere usata anche la fotografia: si sa che Delacroix iniziò a usare le fotografie, ma la fotografia fu utilizzata anche come pornografia fin dai suoi primi inizi, mentre l’arte diventava sempre più lontana dal canone idealizzato delle Accademie.

Nel periodo dell’impressionismo, il nudo femminile continuava ad essere molto popolare. I nudi di Renoir, con la loro sensualità lucente e satinata, sembrano infatti ravvivare lo spirito di Rubens, ma venivano raffigurati negli ambienti della vita moderna tanto amati dagli impressionisti, piuttosto che come figure di storie mitologiche. Degas ha una visione un po’ meno sentimentale dei suoi nudi, spesso raffigurandoli in un ambiente davvero molto umile. Alcuni post-impressionisti, come Matisse nella sua Joie de Vivre, hanno cercato di unire una rinascita di temi classicizzanti come ambientazione per i loro nudi, con l’uso di nuove tecniche e colori.

Con  le Demoiselles d’Avignon (1907) di Picasso , invece, assistiamo di nuovo a un deliberato sovvertimento della tradizione idealizzante classica del nudo femminile. L’artista raffigura quattro prostitute, disegnate con contorni quasi cubisti e innaturali, in pose provocatorie e con indosso i volti di antiche sculture iberiche e grottesche maschere africane, incorniciate da un impassibile malloppo classicizzante di panneggi. Nella sua carriera, Picasso ritornò spesso alle tradizioni classiche e rinascimentali del nudo, con le sue associazioni con un’età dell’oro passata.

In effetti, la storia del nudo nell’arte occidentale sembra spesso essere un dialogo ricorrente – a volte intimo, a volte abusivo – con l’arte classica, quando il nudo era il modo naturale di essere per la rappresentazione della figura umana da parte degli artisti.

Nell’arte contemporanea, con la nostra conoscenza moderna della psicologia freudiana delle pulsioni sessuali sommerse, le raffigurazioni della nudità sembrano sempre più spesso voler annullare deliberatamente la linea sottile tra arte e pornografia. I disegni di Egon Schiele abitano spesso questo territorio. Lucien Freud, uno dei più importanti pittori britannici di nudo, con la sua spietata mancanza di idealizzazione dei corpi dei suoi soggetti spesso accentua la loro vulnerabilità, la loro animalità.

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Diego Velázquez, Venere e Cupido (1648 circa); olio su tela, 122,5×175 cm, National Gallery, Londra

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Sonata a Kreutzer: quando la gelosia ispira l’arte

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Tutto nasce con la sonata per violino N. 9 di Ludwig van Beethoven. Con i suoi 40 minuti circa di durata, è la sonata più lunga e difficile fra le composizioni per violino di Beethoven ed ha la particolarità della “ forma concertante “, che dà pari dignità al pianoforte e al violino.

Nel 1803 ci fu la prima: Beethoven accompagnò al piano il violinista mulatto (padre africano e madre tedesca) George Bridgetower (1780–1860), il quale apportò alcune variazioni molto gradite al maestro. Beethoven infatti si interruppe nel bel mezzo dell’esecuzione per esclamare“ Ancora una volta, mio caro compagno”.

L’esibizione fu un trionfo: Beethoven abbracciò pubblicamente il violinista e gli dedicò la sonata, scrivendo di suo pugno sulla prima pagina del manoscritto la dedica al musicista mulatto: “Sonata per un mulatto lunatico“.  L’amicizia tra i due musicisti ebbe però vita breve: dopo l’esibizione i due andarono a bere insieme e capitò che Bridgetower insultasse con epiteti volgari una donna di cui Beethoven era profondamente innamorato, l’italo-tedesca Julie Guicciardi.

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Con grande rabbia e gelosia, Beethoven strappò la dedica fatta all’ormai ex amico (i due non si rividero mai più) e dedicò la sonata a Rodolphe Kreutzer,  il quale però non a suonò mai, dato che considerava l’opera scandalosamente incomprensibile, definizione sulla quale nel 1830, secondo Berlioz, erano d’accordo 99 musicisti parigini su 100.

La sonata si compone di 3 movimenti e dura circa 37 minuti.

  • Adagio sostenuto – Presto – Adagio (circa 14 minuti)
  • Andante con variazioni (circa 16 minuti)
  • Presto (circa 9 minuti)

Rodolphe Kreutzer nel 1805 era un violinista famoso a livello internazionale per il suo virtuosismo e celebrato per un nuovo stile di suonare il violino. Kreutzer compose molte opere per il palcoscenico e divenne direttore musicale dell’Opéra di Parigi. Eppure, la sua popolarità iniziò a scemare e oggi sarebbe poco ricordato se non fosse stato per la sonata di Beethoven. In uno scherzo del destino, il suo nome è finito non solo su una. ma su varie opere d’arte che hanno attraversato più di 100 anni ed esplorato l’amore, la gelosia, l’omicidio, la religione, le questioni sociali e altro ancora.


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Nel 1889 lo scrittore russo Lev Nikolaevič Tolstoj, (il quale aveva un rapporto coniugale non sempre facile con la moglie, proprio a causa della gelosia di lei) ascoltando questa musica, ebbe l’ispirazione per un romanzo breve dai temi piuttosto scottanti per il tempo (dovette intercedere personalmente lo zar Alessandro III, perché ne fosse permessa la pubblicazione!).

La trama del romanzo (leggi l’ebook): Viaggio in treno. Conversando con un passeggero dai capelli grigi, dall’aria solitaria e dagli occhi scintillanti (Pozdnyšev), una signora difende l’amore «fondato sulla comunanza d’ideali o sull’affinità spirituale». La signora scende e Pozdnyšev rimane solo con un altro passeggero, il quale, riprendendo il discorso ascoltato, diventa voce narrante e comincia a raccontare della sua vita, del suo rapporto coniugale, della sua gelosia e infine dell’uccisione della moglie.

Dopo aver presentato alla moglie un musicista, egli iniziò a sospettare una relazione tra i due. In particolare, una sera, mentre i due eseguivano, l’uno al violino, l’altra al pianoforte la Sonata a Kreutzer di Ludwig Van Beethoven, l’uomo avvertì l’intero peso dei propri dubbi. Tuttavia, convinto che il musicista stesse per partire, uscendo per sempre dalla propria vita, Pozdnyšev si assentò da casa alcuni giorni, per andare a curare i propri affari in provincia. Una lettera della moglie, ricevuta due giorni dopo la partenza, riaccese però la gelosia dell’uomo: il violinista non era partito e le aveva già fatto visita. Pozdnyšev ritornò precipitosamente a casa, dove arrivò in piena notte. Trovandola a tavola con il musicista, in preda alla rabbia, l’uomo pugnalò la moglie. Venne processato e trascorse 11 mesi in prigione, ma alla fine venne liberato.

Ciò che aveva provocato la forte gelosia del marito era stata la forte intesa, quasi erotica, che i due musicisti avevano stabilito nel suonare insieme con passione questo brano di Beethoven.

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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Oscillando tra femminismo e misoginia, la novella di Tolstoi colpisce molti temi scottanti della fine del XIX secolo: dipinge un’immagine vivida di due persone intrappolate in un matrimonio senza amore, esplora la questione femminile, rilevando come le donne non abbiano uguali diritti nella società, promuove l’astinenza dal sesso extraconiugale.

La novella si conclude con un messaggio religioso pieno di sensi di colpa e rinuncia al desiderio: “Dobbiamo capire il vero significato delle parole del Vangelo (Matteo, V. 28) “chiunque guarda una donna desiderandola ha già commesso adulterio ” ; e queste parole si riferiscono alla moglie, alla sorella e non solo alla moglie di un altro, ma soprattutto alla propria moglie”. 

… E, dalla letteratura, passiamo al cinema.

Della storia sono state fatte diverse trasposizioni cinematografiche, come quella italiana del 2006 intitolata “Quale amore“, di Maurizio Sciarra, con Giorgio Pasotti, Vanessa Incontrada, Arnoldo Foà, Andoni Garcia, Magda Mercatali, Maria Schneider, o quella più recente, del 2008, “Kreutzer Sonata”, (video), di Bernard Rose.

In oltre 120 anni e in più paesi, il  nome Kreutzer è diventato non solo quello di un violinista straordinario: è soprattutto sinonimo di passione e infedeltà, ma soprattutto del potere della musica nel far perdere il controllo alle persone.

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Fonti:

Wikipedia

https://www.chambermusicsociety.org/about/news/the-kreutzer-sonata-love-murder-and-the-violin/

Link: Tolstoj, cent’anni dalla morte

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Kreutzer Sonata di Rene-Xavier Prinet

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Intelligenza emotiva: cosa è e a che serve

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Intelligenza emotiva: che cosa è?

E’ la capacità di riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri, di riconoscere sentimenti diversi e saperli definire appropriatamente, usare le “informazioni emotive” per guidare il pensiero e il comportamento, e gestire e / o regolare le emozioni per adattarsi agli ambienti o raggiungere i propri obiettivi. L’intelligenza emotiva riflette anche le capacità di unire l’intelligenza, l’empatia e le emozioni per migliorare il pensiero e la comprensione delle dinamiche interpersonali.

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Come è nato questo termine?

Il termine “intelligenza emotiva” apparve per la prima volta in un articolo del 1964 di Michael Beldoch e successivamente nella tesi di dottorato di Wayne Payne, A Study of Emotion: Developing Emotional Intelligence del 1985, ma è divenuto estremamente popolare solo dal 1995, quando un giornalista scientifico, Daniel Goleman, scrisse un libro con questo titolo.

Chi è Daniel Goleman e perché è importante?

Daniel Goleman, psicologo laureato ad Harvard e per molti anni giornalista scientifico per il New York Times, ha il grande merito di aver contribuito a sviluppare un atteggiamento culturale più attento, rispettoso e favorevole nei confronti delle emozioni. Il suo libro, Emotional Intelligence, per un anno e mezzo è stato nella lista dei bestseller del New York Times, è stato più volte ristampato, fino a raggiungere i 5.000.000 di copie, vendute in tutto il mondo (il libro è stato tradotto in trenta lingue).

A quale modello si è ispirato Goleman?

Goleman ritiene che l’intelligenza emotiva consti di due tipi fondamentali di competenza: la competenza personale e la competenza sociale.

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Quali sono gli aspetti che riguardano la competenza personale?

Sono tre: Consapevolezza di sé, padronanza di sé e motivazione.
Più in dettaglio:

Consapevolezza di sé

  • Consapevolezza emotiva: riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro effetti;
  • Autovalutazione accurata: conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti;
  • Fiducia in se stessi: sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità;

Padronanza di sé

  •  Autocontrollo: dominio delle emozioni e degli impulsi distruttivi;
  • Fidatezza: mantenimento di standard di onestà e integrità;
  • Coscienziosità: assunzione delle responsabilità per quanto attiene alla propria prestazione;
  • Adattabilità: flessibilità nel gestire il cambiamento;
  • Innovazione: capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto di fronte a idee, approcci e informazioni nuovi.

Motivazione

  • Spinta alla realizzazione: impulso a migliorare o a soddisfare uno standard di eccellenza;
  • Impegno: adeguamento agli obiettivi del gruppo o dell’organizzazione
  • Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni
  • Ottimismo: costanza nel perseguire gli obiettivi nonostante ostacoli e insuccessi

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Quali sono gli aspetti che riguardano la competenza sociale?

Questi aspetti sono l’empatia e le abilità sociali.

Più in dettaglio:

Empatia

  • Comprensione degli altri: percezione dei sentimenti e delle prospettive altrui; interesse attivo per le preoccupazioni degli altri;
  • Assistenza: anticipazione, riconoscimento e soddisfazione delle esigenze degli altri:
  • Promozione dello sviluppo altrui: percezione delle esigenze di sviluppo degli altri e capacità di mettere in risalto e potenziare le loro abilità;
  • Sfruttamento della diversità: saper coltivare le opportunità offerte da persone di diverso tipo;
  • Consapevolezza politica: saper leggere e interpretare le correnti emotive e i rapporti di potere in un gruppo

Abilità sociali

  • Influenza: impiego di tattiche di persuasione efficienti
  • Comunicazione: invio di messaggi chiari e convincenti
  • Leadership: capacità di ispirare e guidare gruppi e persone
  • Catalisi del cambiamento: capacità di iniziare o dirigere il cambiamento
  • Gestione del conflitto: capacità di negoziare e risolvere situazioni di disaccordo
  • Costruzione di legami: capacità di favorire e alimentare relazioni utili
  • Collaborazione e cooperazione: capacità di lavorare con altri verso obiettivi comuniLavoro in team: capacità di creare una sinergia di gruppo nel perseguire obiettivi comuni

Tratto da Lavorare con l’intelligenza emotiva, di Daniel Goleman

Terapie Sessuali

Si può apprendere l’intelligenza emotiva?

Si. Goleman ipotizza che sia possibile imparare l’intelligenza emotiva in qualsiasi fase della propria vita, anche se questo potrebbe richiedere un periodo di tempo molto lungo.

Che cosa è l’alessitimia?

Le persone che mancano di intelligenza emotiva sono coloro che soffrono di alessitimia (incapacità di esprimere le proprie emozioni e di empatizzare con gli altri).  Vi sono diversi livelli di alessitimia: a volte l’incapacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni infatti non è assoluta, ma limitata ad alcuni particolari contenuti, situazioni, emozioni.

Come sono percepite le persone con intelligenza emotiva?

Gli individui emotivamente intelligenti sono percepiti in modo maggiormente positivo dagli altri (appaiono più gradevoli, socialmente preparati ed empatici). Questi individui hanno anche relazioni di coppia e familiari più soddisfacenti, migliore rendimento scolastico, migliori relazioni sociali durante le prestazioni lavorative e nella soluzione dei conflitti. L’intelligenza emotiva è anche correlata positivamente con una maggiore soddisfazione della vita, autostima e percezione del benessere.

Gli individui emotivamente intelligenti hanno maggiori probabilità di avere una migliore comprensione di se stessi e di prendere decisioni consapevoli basate sull’emozione e sulla logica combinate. Complessivamente, queste competenze portano verso l’autorealizzazione.

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In sostanza, avere intelligenza emotiva potrebbe significare vivere la vita in tranquillità, evitando gli scontri con gli altri?

Assolutamente no. In un articolo pubblicato su Harvard Business Review, Daniel Goleman sostiene che le persone si sbagliano sul concetto dell’essere “gentili” nell’intelligenza emotiva. In effetti, secondo Goleman, essere gentili non significa essere remissivi: riuscire ad essere abili in ciascuna delle quattro componenti dell’intelligenza emotiva può generare conflitti con gli altri, solo che l’intelligenza emotiva permette di gestire questi conflitti in modo più strategico e produttivo.

L’intelligenza emotiva, secondo Goleman. conferisce una forte autoconsapevolezza e capacità di autogestione, il che permette di controllare i propri impulsi iniziali o qualsiasi ansia che si potrebbe avere durante la conversazione. Un senso di empatia altamente sviluppato: fa parte della consapevolezza sociale – e permette di vedere la situazione dal punto di vista dell’altra persona, in modo da poter presentare agli altri la propria argomentazione in un modo che li faccia sentire ascoltati o che parli dei loro interessi. La gestione dei conflitti è una parte importante della gestione delle relazioni: è importante poter dire chiaramente e con forza quello che si pensa, e in un modo che l’altra persona possa sentire.

Credere che l’intelligenza emotiva significhi semplicemente essere “gentili”, sostiene Goleman, oscura ciò che rende questo quadro così utile e impedisce ai leader di avere conversazioni potenti e produttive per influenzare e guidare tutte le loro relazioni.

Concludendo, cosa pensare della intelligenza emotiva?

Concludendo, la popolarità dell’ intelligenza emotiva sembra sia dovuta più alla pubblicità di cui il concetto ha goduto nei media, piuttosto che a risultati scientifici oggettivi.

Tuttavia, è innegabile che la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di motivare se stessi, e di gestire positivamente le emozioni, sia interiormente, sia nelle relazioni sociali, capacità non rilevate dai test di intelligenza (che si basano unicamente sulle capacità cognitive e sul pensiero razionale), non possano che essere di aiuto ad una persona che voglia perseguire i suoi obiettivi, nonostante le frustrazioni e gli eventuali insuccessi, perché permette di gestire meglio le emozioni, di controllare gli impulsi e di rimandare il momento della gratificazione.

Forse non è giusto parlare di intelligenza, forse si tratta solo di alcune abilità… In ogni caso, sono i risultati quelli che contano.

Dr. Giuliana Proietti

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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Sai riconoscere e gestire le tue emozioni? Test

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I Test di Psicolinea

A cura di:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

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Clinica della Coppia  |   Clinica della Timidezza

Le emozioni sono fondamentali per il benessere psicologico e sociale, poiché influenzano il comportamento, le decisioni e le relazioni. La capacità di riconoscerle è parte integrante dell’intelligenza emotiva, un’abilità che coinvolge la consapevolezza delle proprie emozioni e di quelle degli altri. E tu, sei in grado di riconoscere e gestire le tue emozioni? Prova a scoprirlo con questo test!

TEST

1. Un collega d’ufficio ti mette in ridicolo davanti ad un gruppo di persone:

 a. Fai finta di nulla e ci scherzi sopra, per limitare il danno;
 b. Gli rispondi a tono e lo minacci in qualche modo;
 c. Fai finta di nulla, ma da subito cominci a preparare il tuo piano di vendetta.

2. Vai a una cena e ti fanno i complimenti per la tua eleganza:

 a. Ne sei così lusingato/a che finisci per ammettere di essere una persona di buon gusto;
 b. Accetti il complimento e cambi argomento;
 c. Ringrazi per il complimento e automaticamente ricambi.

3. Ti è stato chiesto di intervenire ad un dibattito. Vai e, poco prima dell’intervento, senti il tuo ritmo cardiaco molto accelerato.

 a. Fai una battuta, per dissimulare l’emozione e farti ben accogliere dall’uditorio;
 b. Non ti alzi, giustificando questo tuo comportamento con mille motivazioni “logiche”;
 c. Ti alzi e, sorridendo, cominci a parlare ;

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4. Ti è stato prospettato un avanzamento di carriera, che però richiede il superamento di un esame di profitto sui temi che riguardano il tuo lavoro.

 a.  Ritieni superfluo mettersi a studiare ciò che fai tutti i giorni per lavoro;
 b. Studi e chiedi aiuto a chi ha già sostenuto l’esame ;
 c.  Cerchi degli approfondimenti solo su alcuni aspetti che ritieni importanti.

5. Il/La partner interferisce continuamente e pesantemente sul tuo ruolo genitoriale, che invece tenti già di svolgere nel migliore dei modi :

 a. Lo sopporti, pensando che il suo comportamento è dovuto all’affetto verso vostro figlio;
 b. Cerchi un’occasione per discuterne con franchezza;
 c. Inveisci contro lui/lei perché impari a farsi i fatti suoi.

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6. Alla televisione mostrano una scena in cui una madre e una figlia si riabbracciano dopo che non si erano viste per alcuni anni. Non sei solo/a e ti viene da piangere:

 a. Ti trattieni, pensando a cose allegre, che contrastano le lacrime;
 b. Ti lasci andare e piangi apertamente, davanti a tutti;
 c. Ti lasci andare, ma ti nascondi allo sguardo altrui.

7. Hai vinto un premio consistente in un quiz televisivo:

 a. Telefoni a tutti gli amici e racconti l’accaduto;
 b. Torni a fare le tue cose, come se niente fosse;
 c. Fai salti di gioia, ma lo dici solo alle persone più care.

8. In ufficio un tuo superiore assume un comportamento arrogante e maleducato nei tuoi confronti.

 a. Pensi subito alle dimissioni;
 b. Ne denunci il comportamento al Sindacato;
 c.  Lo affronti a viso aperto, pur cercando di non perdere completamente le staffe.

9. Ti sei concesso/a una inaspettata scappatella erotica durante una settimana bianca trascorsa lontano dal partner:

 a.  Confessi l’accaduto al/alla partner;
 b.  Per non ferire inutilmente il/la partner cerchi di dimenticare e continui la tua vita come sempre;
 c.  Per lenire il senso di colpa fai qualcosa che il/la partner ti chiede da tempo,

10. Una persona che ti piace molto sembra mostrare interesse per te, ma non ne sei del tutto
certo/a:

 a. Attendi una esplicita dichiarazione di interesse dall’altra persona;
 b. Ti dichiari;
 c. Crei le condizioni perché la persona possa essere più esplicita.


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Soluzione del test

Ora riporta le tue risposte nella tabella e fai la somma dei punti totalizzati per ogni colore.


a

b

c

1

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Scrivi nelle caselle qui sotto il punteggio ottenuto. Il tuo profilo corrisponde al colore associato al tuo maggior numero di risposte.
▲GIALLO

▲ ROSSO

▲ VERDE

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Le emozioni

RISULTATI DEL TEST

▲ Tipo psicologico ‘giallo’

Della serie ‘tutto sotto controllo’. Provi emozioni ? Forse non lo sai nemmeno tu. Ciò che ti guida è la logica, la coerenza, il calcolo.

La tua vita è una partita a scacchi e prima di ogni mossa sai già dove vuoi arrivare e cosa faranno le persone che ti circondano in conseguenza di ogni tuo singolo comportamento.

Vorresti controllare con tanta solerzia anche la vita degli altri, ma spesso non ci riesci perché a differenza di quanto accade a te, agli altri le emozioni giocano brutti scherzi…

▲Tipo psicologico ‘rosso’

Il tuo controllo emotivo è piuttosto scarso. Sei una persona molto ansiosa, facilmente  suggestionabile, estremamente condizionata, nei tuoi giudizi, dagli stati d’animo che vivi in un determinato momento.

Per questa ragione ciò che pensi ora potrebbe non essere più valido domani.

Le emozioni spesso ti travolgono ed hai scarso controllo delle tue reazioni, per cui potresti trovarti ad affrontare situazioni spiacevoli, quali l’imbarazzo o il disagio per aver agito avventatamente.

▲Tipo psicologico ‘verde’

Sei un bell’esempio di intelligenza emotiva. Il tuo modo di vivere le emozioni è aperto, franco, leale: anche chi ti conosce poco riesce a comprendere come la pensi, ciò che provi.

Ciò nonostante, hai imparato a tenere conto anche delle emozioni degli altri e dunque riesci in genere a mediare e a controllare le tue emozioni se dovessero essere conflittuali con quelle degli altri.

Nella maggior parte dei casi sei una persona sincera, anche se potresti dire “bugie bianche” per non turbare gli altri.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
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