Totem e tabù (1913)

Totem e tabù (1913)

Freudiana

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Quando fu pubblicato Totem e Tabù?

Fu pubblicato nel 1913, dopo la rottura fra Freud e Jung, in risposta polemica all’interesse per la mitologia del suo ex allievo. Il libro si intitola precisamente  Totem e tabù: somiglianze tra vita mentale dei selvaggi e dei nevrotici (Totem und Tabu: Einige Übereinstimmungen im Seelenleben der Wilden und der Neurotiker).

Perché Freud e Jung avevano interrotto il loro rapporto?

Freud e Jung si erano allontanati soprattutto per opinioni divergenti riguardo alla  teoria pulsionale.

Jung, pur riconoscendo a Freud l’importanza della scoperta dell’inconscio, era deciso a disinvestire la libido dei significati sessuali attribuitigli da Freud. In dissonanza con le teorie del suo Maestro, inoltre, aveva cominciato a parlare degli archetipi presenti nell’inconscio, che influiscono sulla psicologia individuale.

Freud, invece, rimaneva convinto della sua teoria pulsionale e non ammetteva critiche.

Cosa voleva dimostrare Freud con questo libro?

Totem e Tabù nacque con l’intento di confermare gli assunti psicoanalitici e di dimostrare che il complesso edipico rappresentava anche la chiave filogenetica del passaggio dallo stato di natura allo stato di cultura.

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Si può dire che, con questo libro, Freud si avvicina a Jung?

Assolutamente no. In un certo senso prende la materia che interessa il suo ex allievo, ma cerca di plasmarla secondo i principi della psicoanalisi.

Freud scrisse, a proposito di questo suo ultimo lavoro:

“esso tratta di concezioni che non dovrebbero essere giudicate con il legittimo rigore con il quale si valutano le ipotesi scientifiche. Io stesso in passato ho definito queste ipotesi come un “mito scientifico”. Sarebbe inutile tentare di evidenziare tutte le inesattezze che esso contiene”.***

Cosa significa Totem?

“Totem” in etnologia riguarda un individuo o una categoria di individui (più spesso di specie animale, ma anche piante o fenomeni naturali) che un gruppo umano considera, in quanto antenato mitico, il proprio spirito protettivo.

Cosa significa Tabù?

“Tabù” deriva dalla parola polinesiana tapu, un termine che significa «proibito» . Per i polinesiani è tapu la persona del re e tutto ciò che lo circonda.

Quali sono i contenuti del libro?

Il libro si basa su quattro saggi pubblicati originariamente sulla rivista Imago (1912-13). In questo libro la psicoanalisi viene accostata ai campi dell’archeologia, dell’antropologia, dello studio della religione.

I quattro saggi si chiamano:

  • L’orrore dell’incesto,
  • Il tabù e l’ambivalenza emotiva,
  • Animismo, magia e onnipotenza dei pensieri
  • Il ritorno del totemismo nei bambini.

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Nel primo saggio, Freud tenta di trovare dei collegamenti fra il complesso edipico e la storia della civiltà umana.

Lo psicoanalista prese spunto dagli aborigeni australiani, descritti dall’antropologo James Frazer. In questa società, sebbene non sembravano esserci restrizioni sessuali, c’era un’elaborata organizzazione sociale, il cui unico scopo sembrava essere quello di impedire i rapporti sessuali incestuosi.

Nel saggio Il tabù e l’ambivalenza emotiva, Freud considera il rapporto dei tabù col totemismo, utilizzando i concetti di proiezione ed ambivalenza teorizzati in base all’osservazione dei pazienti nevrotici.

Come i nevrotici, i primitivi hanno, secondo Freud, dei sentimenti di ambivalenza sia nei confronti delle prescrizioni del tabù, sia nei confronti dei membri del proprio clan (e dei clan nemici), ma non lo ammettono consapevolmente a se stessi. Essi, infatti, osservano i tabù nei confronti di azioni, cose o persone quando, in realtà, desidererebbero compiere gli atti che si proibiscono o possedere ciò che si vietano. Queste popolazioni hanno quindi un
atteggiamento ambivalente verso i loro tabù: a livello inconscio niente sarebbe più gradito loro che trasgredirli, ma hanno anche il timore di farlo.

Freud estende questa idea di ambivalenza a comprendere il rapporto dei cittadini con i loro governanti. Il capo viene onorato e questo è ciò che è “visibile”, ma viene anche torturato, in una parte della vita non visibile, in cui il governante deve sottostare a una serie di prescrizioni e limitazioni che annientano la sua libertà e rendono spesso la vita del re-sacerdote, un peso e una pena.

Il saggio confronta poi l’ambivalenza emotiva dei nevrotici e quella dei selvaggi, soffermandosi in particolar modo sulla proiezione.

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Il terzo saggio prende in esame l’animismo e la fase narcisistica associata ad una primitiva comprensione dell’universo, e l’inizio dello sviluppo libidico.

La credenza nella stregoneria e nella magia deriva da una sopravvalutazione degli atti psichici, che sopravvive sia negli uomini primitivi sia nei nevrotici. Il modo di pensare animistico è caratterizzato dalla “onnipotenza del pensiero”, una proiezione della vita mentale interiore verso il mondo esterno. Questa costruzione immaginaria della realtà è riconoscibile anche nei pensieri ossessivi, nei disturbi deliranti e nelle fobie.

Nel saggio finale, Freud sostiene che in un’orda primitiva, dominata da un padre potente e geloso delle proprie donne, una banda di fratelli si organizzò e decise di uccidere il padre che essi tanto temevano e rispettavano. Il corpo del padre fu in seguito sbranato e divorato da tutti i fratelli, affinché la forza immensa del padre dell’orda passasse, attraverso il suo corpo, a coloro che se ne fossero nutriti.

Tramite una serie di analogie,  Freud situò l’inizio del complesso edipico alle origini della società umana, e postulò che ogni religione fosse in effetti una forma estesa e collettiva di senso di colpa ed ambivalenza per l’uccisione della figura del padre.

 

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Questo fu l’inizio del totemismo: la creazione di un simbolo sacro per le tribù, generalmente un animale, che veniva onorato, come onorato era stato il padre, anche se poi ucciso e divorato.

Le nuove regole dell’umanità, dice Freud, furono dunque fondate su due tabù:

  • il parricidio (per il senso di colpa provato dai figli) e
  • l’incesto (per effetto di una sorta di obbedienza posteriore, per cui i figli non osavano prendere le donne del padre).

Freud si ispirò anche a ciò che accadeva nell’attualità?

Si. Sembra che Freud, nello scrivere questo libro, si sia ispirato, oltre che all’interesse di Jung per la mitologia, anche alla rivolta, che avvenne in quel periodo, dei figli del Sultano turco Abd ul-Hamid II, il quale si era circondato di un vasto harem. Dopo la rivoluzione capeggiata dai figli del sultano, fu possibile modernizzare l’organizzazione sociale della Turchia.

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Quale aneddoto si ricorda, in occasione dell’uscita di questo libro?

Si ricorda che gli psicoanalisti viennesi celebrarono la pubblicazione del libro con una “festa totemica” al Prater di Vienna.

Fonte: Freud Museum
Wikipedia

Dott.ssa Giuliana Proietti

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*** [traduzione non ufficiale, tratta dalla lettera del 30.7.1927 a Robert von Pilz]

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