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Category Archives: Psicologia

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Cosa dice agli altri il tuo modo di camminare

Cosa dice agli altri il tuo modo di camminare

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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La maggior parte degli esseri umani tende a dare interpretazioni molto simili riguardo alla personalità di un individuo, basandosi unicamente sullo stile della sua andatura. Ma quanto sono accurate queste ipotesi? E quali altri tipi di caratteristiche possiamo leggere nell’andatura di qualcuno?

Una delle prime ricerche su questo argomento fu pubblicata nel 1935 dallo psicologo tedesco Werner Wolff. Egli filmò cinque uomini e tre donne a loro insaputa, mentre prendevano parte a un’attività di lancio dell’anello. Wolff notò che i partecipanti allo studio si formavano prontamente delle impressioni circa la personalità dell’uno  o dell’altro, in base al loro modo di camminare e che spesso c’era molto accordo nei loro giudizi.

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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Alla fine degli anni ’80 alcuni psicologi statunitensi hanno scoperto che ci sono sostanzialmente due tipi di camminata, che potrebbero essere caratterizzati da uno stile di movimento più giovanile o più anziano.

Il primo prevedeva un ritmo più elastico, con maggiori oscillazioni dei fianchi, oscillazioni delle braccia più ampie e passi più frequenti, mentre il secondo era più rigido e più lento con una maggiore inclinazione in avanti. Fondamentalmente, l’andatura non corrispondeva necessariamente all’età effettiva del deambulatore: anche un giocane poteva avere un’andatura da anziano e viceversa.

Uno studio britannico e svizzero pubblicato pochi anni fa, ha confrontato le valutazioni delle persone sulla propria personalità con le ipotesi che altre persone facevano su di loro sulla base di visualizzazioni puntiformi delle loro passeggiate.

I risultati hanno suggerito ancora una volta che ci sono due stili di camminata principali, sebbene questo studio li abbia descritti in termini leggermente diversi: quello ampio e sciolto, che gli osservatori vedevano come segno di spirito di avventura, estroversione, affidabilità e calore; l’altro era uno stile più lento e rilassato, che gli osservatori interpretavano come un segno di stabilità emotiva.

In realtà i giudizi degli osservatori erano sbagliati: questi due diversi stili di camminata non erano effettivamente correlati a questi tratti di personalità, almeno non sulla base delle valutazioni che hanno fatto di se stessi i camminatori.

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La saggezza popolare ha a lungo associato il camminare veloce a determinati ambienti urbani (esempio quello delle persone che si muovono a New York) e a un atteggiamento intraprendente.

Uno studio ha esaminato i dati sia sugli stili di deambulazione che sulle personalità di oltre 15.000 adulti di tutte le età, con questo risultato: “È più probabile che i camminatori veloci siano estroversi, coscienziosi e aperti a nuove esperienze, mentre le persone con maggiori problemi a livello psicologico tendono a camminare più lentamente.”

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Quello che è importante notare è che anche l’andatura è una forma di Body Language, cui le persone prestano attenzione per farsi delle idee su qualcuno. Queste informazioni potrebbero essere dunque utili per aggiungere un nuovo strumento alla cassetta degli attrezzi per valutare il carattere di una persona al volo, oppure per dare una migliore impressione di sé.

Uno studio giapponese piuttosto inquietante, pubblicato nel 2006, ha chiesto ad alcuni uomini di dire quanto fosse probabile che avrebbero fatto delle avance ad alcune ragazze che camminavano. Gli uomini tendevano a dire che sarebbero stati più propensi a fare delle avances non invitati a quelle che, attraverso l’andatura, mostravano tratti della personalità più vulnerabili, come essere più introverse ed emotivamente instabili.

Ancora più preoccupante, la ricerca ha dimostrato che i detenuti con punteggi di psicopatia più elevati sono particolarmente accurati nel rilevare quali persone sono state precedentemente attaccate in passato, semplicemente guardando i video di loro che camminano in un corridoio.

Sembra che alcuni dei detenuti fossero pienamente consapevoli di questa capacità: i soggetti con punteggi più alti in psicopatia affermavano specificamente di prestare attenzione all’andatura delle persone quando esprimevano i loro giudizi.

Questo coincide con prove aneddotiche. Ad esempio, secondo quanto riferito, il serial killer Ted Bundy ha affermato di valutare le sue vittime dal modo in cui camminavano per strada.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Alcune ricerche suggeriscono che si può imparare a camminare in un modo che invii un messaggio di forza e invulnerabilità: camminare più veloci, con un passo più lungo e movimenti delle braccia più audaci. Non a caso sembra che le donne adottino istintivamente elementi di questo stile quando si trovano in ambienti che giudicano poco sicuri.

Ecco allora qualche suggerimento su come camminare per dare una impressione positiva di se stessi:

Regola 1: Posizione eretta, faccia in su

La prima cosa da tenere a mente è che non non ci si dovrebbe piegare o incurvare mentre si cammina La schiena deve essere dritta e la colonna vertebrale eretta. La testa deve essere dritta e gli occhi devono guardare in avanti. Il mento deve essere sempre alzato . La maggior parte delle persone guarda in basso mentre cammina. Questo non è considerato elegante ed inoltre dà l’impressione di mancanza di energia ed entusiasmo.

Peraltro, una cattiva postura durante la deambulazione, se effettuata per periodi di tempo abbastanza lunghi, può causare mal di schiena, torcicollo e altri gravi disturbi.

Regola 2: Usare tutti i muscoli

Si consiglia di utilizzare tutti i gruppi muscolari delle gambe mentre si cammina. Cercare di visualizzare la spinta con il piede posteriore usando i muscoli posteriori della coscia e i quadricipiti e spingendosi in avanti sul tallone dell’altro piede. Nel fare il passo, appoggiare prima il tallone e poi la punta. Questo permette ai muscoli del polpaccio di lavorare e aiuta a mantenere i piedi nella giusta angolazione ad ogni passo.

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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Regola 3: Tirare indietro le spalle

Le spalle devono essere tirate indietro, ma rilassate. Questo aiuta a mantenere la colonna vertebrale in posizione verticale mentre si cammina. Questa postura permette di inviare un messaggio di sicurezza e di forza e, nello stesso tempo, previene le cadute. Le braccia devono oscillare correttamente, per proiettare fiducia e devono muoversi poco quando si inizia a camminare, per poi aumentare il ritmo.

Regola 4: Cercare il ritmo corretto

Anche il ritmo della camminata conta molto. Mentre si cammina, il ritmo deve essere tale da permettere di parlare correttamente con una persona mentre si cammina, senza rimanere senza fiato.  Camminare in modo corretto implica anche non fare passi troppo lunghi: l’allungamento eccessivo del passo porta alla destabilizzazione. Le ginocchia devono essere rivolte in avanti e il bacino deve essere nascosto sotto il busto.


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In due parole; vuoi apparire audace e senza paura? Carica la tua andatura. Vuoi sembrare stabile e premuroso? Prenditi il ​​tuo tempo.

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Fonti:
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BBC
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Dr. Walter La Gatta

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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

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Euforia - definizione e significato

Euforia – definizione e significato

Euforia – definizione e significato

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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L’euforia, uno stato emotivo caratterizzato da un’elevata intensità di piacere e felicità, rappresenta un fenomeno di grande interesse nel campo della psicologia e della neuroscienza. Cerchiamo di comprendere meglio questo concetto.

Cosa significa il termine “euforia”?

La parola euforia deriva dal termine greco εὐφορία il cui significato nasce dall’unione di êu (“bene”) e di phéro (“io porto”) nel senso compiuto di “portare abbondanza, fertilità”.

In cosa consiste?

Si tratta di uno stato emotivo caratterizzato da allegria, esuberanza e felicità, in corrispondenza di un evento positivo e gratificante. Le persone che provano euforia possono sentirsi spensierate, sicure e prive di stress.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Esiste in natura?

Si, questa emozione può essere una normale reazione a eventi che portano alla sensazione di gioia e serenità.

In quali condizioni non è “normale”?

Quando dipende dall’abuso di sostanze o da determinate condizioni di salute mentale.

Quali neurotrasmettitori cerebrali possono influenzarla?

La dopamina è il principale neurotrasmettitore responsabile dell’euforia. Questa sostanza chimica consente sensazioni di piacere e benessere. Quantità insufficienti di dopamina invece possono inibire la capacità di una persona di provare piacere. La serotonina, infine, può influenzare la sensazione di benessere, sebbene la serotonina non causi in genere sensazioni di euforia.

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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Quali sono i farmaci che inducono stati euforici?

Sono i farmaci che regolano il dosaggio dei neurotrasmettitori cerebrali.

Per quali ragioni si prova?

L’euforia può essere causata da vari eventi della vita: soddisfazione sessuale, senso di realizzazione personale, innamoramento, successi, raggiungimento degli obiettivi, ecc.

Quali droghe possono causarla?

Possono causare euforia l’uso di droghe come cannabis, eroina, MDMA (nota anche come ecstasy) e alcuni allucinogeni. Spesso, le reazioni euforiche svaniscono con l’uso crescente di queste droghe.

In quali condizioni di salute mentale si può provare euforia?

Gli stati maniacali provocati dal disturbo bipolare o dalla ciclotimia possono causare periodi di euforia, seguiti da sentimenti di depressione. Sebbene sia più raro, anche alcuni disturbi cerebrali o traumi cranici possono causare sentimenti di euforia inappropriati, a causa dell’alterazione della produzione di neurotrasmettitori.

Alcuni pazienti schizofrenici possono inoltre provare euforia, in particolare in presenza di fantasie o allucinazioni.
Infine, anche la condizione di ipossia (mancanza di ossigeno) può causare euforia. Questa varietà di euforia è comune tra le persone che salgono rapidamente in alta montagna, come gli alpinisti.

Una intervista sulla Timidezza

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Quando viene considerata patologica?

L’euforia può assumere un significato patologico quando  è sproporzionata ai dati di realtà, come spesso accade nella mania.

La psicoanalisi si è interessata dell’euforia?

Si. B.D. Lewin, ad esempio, ritiene che l’euforia sia una sorta di liberazione da parte dell’Io dei tratti oppressivi del SuperIo.

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  • 14 Gen 2019
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Le basi psicologiche della memoria

Le basi psicologiche della memoria

Le basi psicologiche della memoria

Una intervista sull'anorgasmia femminile

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La memoria è la capacità che ci permette di connettere esperienze, imparare e costruire la nostra storia e la nostra identità.

Le tre principali classificazioni della memoria di cui si occupa oggi la comunità scientifica sono le seguenti: memoria sensoriale, memoria a breve termine e memoria a lungo termine.

  • La memoria sensoriale è quella che immagazzina le informazioni che arrivano dal mondo che ci circonda, rendendo possibile che queste informazioni siano accessibili anche in futuro.
  • La memoria a breve termine si riferisce alle informazioni elaborate dall’individuo in un breve periodo di tempo. La memoria di lavoro è quella che esegue questa elaborazione.
  • La memoria a lungo termine ci consente di archiviare le informazioni per lunghi periodi di tempo. Queste informazioni possono essere recuperate consciamente (memoria esplicita) o inconsciamente (memoria implicita).

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Fino agli anni sessanta del secolo scorso, i dibattiti sulla memoria sono stati principalmente filosofici o basati sull’intuizione psicologica. Subito dopo hanno cominciato ad essere pubblicati studi sperimentali su come il cervello immagazzina le informazioni, utilizzando come soggetti di studio animali e pazienti affetti da amnesia.

Alcuni anni dopo, Atkinson e Shiffrin (1968) hanno proposto un modello di memoria che costituisce una delle spiegazioni più influenti per l’esistenza di diversi componenti nel sistema di memoria.

Negli anni Settanta, le indagini di Tulving, Baddeley e Hitch e Kandel sono particolarmente degne di nota. Tulving in particolare (1972) ha proposto per primo la distinzione tra memoria episodica e memoria semantica.

Baddeley e Hitch (1974) hanno condotto una ricerca sui componenti della memoria di lavoro. Entrambi gli autori consideravano la memoria di lavoro come un sistema a capacità limitata che consente l’archiviazione temporanea e la manipolazione delle informazioni necessarie per eseguire compiti complessi come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento.

Kandel (1976) ha utilizzato la nozione di memoria non associativa, uno dei quattro tipi di memoria non dichiarativa o implicita, come quella che si riferisce a nuovi comportamenti appresi attraverso l’esposizione ripetuta a un singolo stimolo.

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Negli anni ’80, si consolidarono e diffusero le differenze tra memorie dichiarativa e non dichiarativa. Questo, insieme ai contributi di Tulving e altri, come Di Lollo o Graf e Schacter, ha consentito una classificazione più precisa dei diversi tipi di memoria.

Ad oggi, il modello di memoria iconica (Di Lollo, 1980) è il più ampiamente accettato e studiato dei tre tipi esistenti di memoria sensoriale. Di Lollo considera la memoria iconica un’unità di archiviazione composta da due componenti: la persistenza della visione e l’informazione.

Graf e Schacter (1985) hanno proposto una differenza generale tra memoria dichiarativa (esplicita) e memoria non dichiarativa (implicita / procedurale). Ciò deriva dalla distinzione che ha proposto tra la suddetta memoria episodica e la memoria semantica (entrambe incluse nella memoria dichiarativa).

Più tardi, Baddeley (2000) ha incluso un quarto sottosistema, il buffer episodico, che combina le informazioni dai sottosistemi in una forma di rappresentazione temporale.


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Negli anni ’90  Packard e McGaugh (1996) hanno proposto che i sistemi di memoria operano in modo indipendente e in parallelo. Ad esempio, un evento avverso durante l’infanzia (p. es. assistere a un incidente in cui il nonno viene investito da una mietitrebbia) può, da un lato, consolidarsi come memoria dichiarativa stabile dell’evento stesso (il suono di una mietitrebbia fa ricordare quel momento – memoria episodica) e, d’altra parte, può cristallizzarsi nella memoria non dichiarativa e sfociare in una fobia vissuta come un tratto della personalità piuttosto che come un mero ricordo (essere vicino a una mietitrebbia produrrà sempre panico e indurrà il desiderio di fuggire dalla situazione – memoria associativa della situazione).

Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie del XXI secolo, i ricercatori sono stati in grado di individuare con maggiore precisione le aree cerebrali associate ai diversi tipi di memoria.

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Da un lato, l’esperimento di Ergorul e Eichenbaum ( Ergorul e Eichenbaum, 2004 ) mostra che gli animali sono in grado di ricordare il “contesto in cui hanno sperimentato stimoli specifici, e che questa capacità dipende anche dall’ippocampo” ( Dickerson e Eichenbaum, 2010). Questo processo è strettamente correlato alla formazione della memoria episodica.

D’altra parte, gli studi di neuroimaging condotti da Binder e Desai (2011) mostrano due risultati sorprendenti: la partecipazione di sistemi sensoriali, motori ed emotivi specifici per modalità nella comprensione del linguaggio e l’esistenza di ampie regioni del cervello che partecipano a compiti di comprensione. ma non sono specifici per modalità.

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Memoria sensoriale: memoria iconica

La memoria sensoriale è la capacità di trattenere brevemente la grande quantità di informazioni che le persone incontrano quotidianamente” ( Siegler e Alibali, 2005 ). Esistono tre tipi di memoria sensoriale: memoria ecologica, memoria iconica e memoria tattile. La memoria iconica conserva le informazioni raccolte attraverso la vista, la memoria ecologica conserva le informazioni raccolte tramite stimoli uditivi e la memoria tattile conserva i dati acquisiti attraverso il tatto.

La ricerca scientifica si è concentrata principalmente sulla memoria iconica, la quale conserva le informazioni dal senso della vista con una durata approssimativa di 1 s. Questo serbatoio di informazioni passa quindi alla memoria visiva a breve termine.

Il modello di Di Lollo ( Di Lollo, 1980 ) è il modello di memoria iconica più ampiamente accettato. Qui la memoria iconica viene vista come un magazzino costituito da due componenti: la persistenza della visione e dell’informazione.

Persistenza della visione. La memoria iconica corrisponde alla rappresentazione immagine / visuale precategorica che rimane tra 100 e 300 ms.

Persistenza delle informazioni. La memoria iconica è un magazzino di informazioni che dura 800 ms e che rappresenta una versione codificata e già categorizzata dell’immagine visiva.

Le successive ricerche sulla persistenza visiva da Coltheart ( Coltheart, 1983 ) e gli studi di Sperling ( Sperling, 1960 ) sulla persistenza delle informazioni hanno portato alla definizione di tre caratteristiche relative alla memoria iconica: una grande capacità, una breve durata e una natura pre-categorica.


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Memoria a breve termine

La memoria a breve termine è la capacità di mantenere una piccola quantità di informazioni disponibili per un breve periodo di tempo. Il modello modale  Atkinson e Shiffrin, 1968 ) è una delle spiegazioni più influenti per l’esistenza di diversi componenti nel sistema di memoria.
Il modello modale stabilisce l’esistenza di un magazzino a breve termine con capacità limitata. Il magazzino a breve termine riceve informazioni sensoriali elaborate dai depositi sensoriali e dati nella memoria a lungo termine. Inoltre, il magazzino a breve termine può anche inviare informazioni alle strutture coinvolte nella memoria a lungo termine.

Questo modello implica che il magazzino a breve termine funzioni come una sorta di memoria di lavoro, un sistema per conservare e manipolare temporaneamente le informazioni come parte di un’ampia gamma di compiti cognitivi essenziali come l’apprendimento, il ragionamento e la comprensione.

La memorizzazione a breve termine ha un’importanza centrale nell’elaborazione complessiva delle informazioni ed ha il ruolo di controllo del sistema esecutivo.

Modello Modale

Un altro modello ( Baddeley e Hitch, 1974 ) contempla una memoria di lavoro multicomponente invece di un’unità di archiviazione a breve termine.

Memoria di lavoro

Il termine memoria di lavoro si riferisce a un sistema cerebrale che fornisce la memorizzazione temporanea e la manipolazione delle informazioni necessarie per compiti cognitivi complessi come la comprensione del linguaggio, l’apprendimento e il ragionamento” ( Baddeley, 1992 ).

Memoria a lungo termine

La memoria a lungo termine si riferisce a informazioni di archiviazione illimitate da conservare per lunghi periodi, anche per tutta la vita. Esistono due tipi di memoria a lungo termine: memoria dichiarativa o esplicita e memoria non dichiarativa o implicita.

La memoria esplicita si riferisce a informazioni che possono essere evocate consapevolmente. Esistono due tipi di memoria dichiarativa: memoria episodica e memoria semantica. La memoria episodica memorizza le esperienze personali e la memoria semantica memorizza le informazioni sui fatti.

Memoria episodica

La memoria episodica implica la capacità di apprendere, memorizzare e recuperare informazioni su esperienze personali uniche che si verificano nella vita quotidiana. Questi ricordi in genere includono informazioni sull’ora e sul luogo di un evento, nonché informazioni dettagliate sull’evento stesso “. ( Dickerson e Eichenbaum, 2010 ).

Memoria semantica

Gli esseri umani hanno la capacità di rappresentare i concetti nel linguaggio. Questa capacità ci consente non solo di diffondere la conoscenza concettuale agli altri, ma anche di manipolare, associare e combinare questi concetti. Pertanto, come mostrano Binder e Desai, “gli esseri umani usano la conoscenza concettuale per molto di più che semplicemente interagire con gli oggetti. Tutta la cultura umana, comprese la scienza, la letteratura, le istituzioni sociali, la religione e l’arte, è costruita dalla conoscenza concettuale ”( Binder e Desai, 2011 ). Attività come ragionare, pianificare il futuro o rievocare il passato dipendono dall’attivazione di concetti immagazzinati nella memoria semantica ( Mahon e Caramazza, 2008 ).

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Memoria non dichiarativa / implicita

La memoria implicita comprende tutti i ricordi inconsci, così come alcune abilità o abilità. Esistono quattro tipi di memoria implicita: procedurale, associativa, non associativa e innesco. Ognuno è dettagliato di seguito.

Memoria procedurale: abitudini e abilità

La memoria procedurale è la parte della memoria che partecipa al richiamo delle capacità motorie ed esecutive necessarie per eseguire un compito. È un sistema esecutivo che guida l’attività e di solito funziona a livello inconscio.

Quando necessario, le memorie procedurali vengono recuperate automaticamente per essere utilizzate nell’implementazione di procedure complesse legate alle capacità motorie e intellettive.

Lo sviluppo di queste capacità meccaniche avviene attraverso l’apprendimento procedurale, cioè ripetendo sistematicamente un’attività complessa fino ad acquisire e automatizzare la capacità di tutti i sistemi neurali coinvolti nell’esecuzione del compito di lavorare insieme.

Memoria associativa

La memoria associativa si riferisce alla memorizzazione e al recupero di informazioni attraverso l’associazione con altre informazioni. L’acquisizione della memoria associativa viene effettuata con due tipi di condizionamento: condizionamento classico e condizionamento operante, attraverso l’apprendimento associativo tra stimoli e comportamento.

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Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Memoria non associativa: assuefazione e sensibilizzazione

La memoria non associativa è uno dei tre tipi di memoria non dichiarativa o implicita e si riferisce a comportamenti appena appresi attraverso l’esposizione ripetuta a uno stimolo isolato. Il nuovo comportamento può essere classificato in due processi: sensibilizzazione e assuefazione (Alonso, 2008).

L’assuefazione, in questo contesto, è legata alla ripetizione. La ripetizione di uno stimolo porta a una diminuzione della sua risposta, nota come assuefazione. L’esposizione ripetuta a uno stimolo serve a smettere di rispondere a stimoli potenzialmente importanti, ma non pertinenti alla situazione.

A differenza dell’assuefazione, la sensibilizzazione consiste in un aumento della risposta a uno stimolo dovuto alla sua ripetuta introduzione. Sebbene i processi che producono la sensibilizzazione siano gli stessi di quelli che producono l’assuefazione, gli effetti della sensibilizzazione sono l’opposto poiché si traduce in un aumento della risposta originale.

Priming L’innesco

La quarta modalità di memoria non dichiarativa o implicita, è un effetto per cui l’esposizione a determinati stimoli influenza la risposta data agli stimoli presentati successivamente. Un esempio è d’obbligo. Se si presenta un elenco di parole a una persona che contiene la parola “palla” e poi alla persona viene chiesto di partecipare a un’attività per completare le parole, è più probabile che risponda con la parola palla alla presentazione della parola p.ll. piuttosto che rispondere con la parole pelle.

Pertanto, la capacità di priming può influenzare la scelta di una parola particolare in un test per completare le parole, anche molto tempo dopo che il ricordo cosciente delle parole innescate è stato dimenticato. Un altro contesto in cui questo può essere visto è chiedere a un partecipante di identificare un’immagine da un piccolo frammento.  Il partecipante impiegherà più tempo per identificare l’immagine se è la prima volta che la vede, ma se l’ha già vista in una prova precedente, impiega meno tempo (Kolb e Whishaw, 2003).

Dr. Giuliana Proietti

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

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Fonte:

Camina E, Güell F. The Neuroanatomical, Neurophysiological and Psychological Basis of Memory: Current Models and Their Origins. Front Pharmacol. 2017 Jun 30;8:438. doi: 10.3389/fphar.2017.00438. PMID: 28713278; PMCID: PMC5491610.

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Sulla memoria puoi trovare su Psicolinea:
La memoria secondo Sant’Agostino
Memoria a breve termine: come migliorarla
Memoria e Mnemonisti
Le basi psicologiche della memoria

Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE

La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 9 Ott 2019
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Memoria e Mnemonisti

Memoria e Mnemonisti

Memoria e Mnemonisti

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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La memoria è una funzione fondamentale della mente umana, essenziale per apprendere, adattarsi e costruire l’identità personale. Può essere suddivisa in diverse tipologie: la memoria sensoriale, che registra brevemente le informazioni provenienti dai sensi; la memoria a breve termine, che trattiene pochi elementi per un periodo limitato e la memoria a lungo termine, dove si consolidano conoscenze ed esperienze.

ll Guinness dei primati riporta che nel 1981 Rajan Srinavasen Mahadevan (noto come Rajan) recitò le prime 31.811 cifre di pi greco a memoria e che nel 1987 Hideaki Tomoyori batté quel record recitando le prime 40.000 cifre.

Le persone che compiono tali prodezze di memoria sono chiamate mnemonisti o memoristi.

A partire dal lavoro pionieristico di Alfred Binet, la letteratura scientifica ha descritto oltre una decina di persone che mostrano una memoria eccezionale per i materiali verbali.

Brown e Deffenbacher (1975) forniscono una rassegna completa di questi studi. Gli studi sulle prestazioni di memoria eccezionali contribuiscono alla nostra comprensione della memoria descrivendo i processi utilizzati da alcuni mnemonisti, messi a confronto con i processi utilizzati da persone con memorie ordinarie.

Casi di studio rappresentativi

Gli studi sui mnemonisti hanno dimostrato che essi usano una varietà di tecniche per ricordare il materiale. In questo articolo si parla in particolare di quattro persone: Shereshevskii, Alexander Craig Aitken, VP e Rajan.

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Shereshevskii

Lo psicologo russo Aleksandr Luria (1968) ha reso Shereshevskii (S) il più famoso mnemonista. (Luria si riferiva a lui solo come S, ma il suo vero nome in seguito divenne noto.) S aveva quasi trent’anni quando Luria iniziò i suoi studi e la ricerca continuò per quasi trent’anni. Sorprendentemente, S non sapeva che la sua memoria era insolita finché Luria non iniziò le sue indagini.

S usava tre processi di base, di solito in combinazione, per ricordare il materiale verbale. Il primo era generare ricche immagini visive per rappresentare le informazioni.

Quando divenne un attore di teatro, si allenò a convertire parole senza senso in immagini significative in modo da poterle ricordare. Il secondo processo consisteva nell’usare luoghi familiari, come fermate in una strada spesso percorsa, per posizionare mentalmente le immagini per un successivo recupero. Questa procedura è il metodo dei luoghi (o loci) sviluppato dall’antico poeta greco Simonide di Ceo intorno al 500 AC.

Il metodo dei luoghi è stato discusso da autori diversi come Aristotele e Tommaso d’Aquino. Apparentemente S sviluppò la tecnica in modo indipendente.

Il terzo processo era quello di creare una storia con immagini appropriate per recuperare le informazioni.

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Con queste tecniche, S era in grado di ricordare qualsiasi informazione presentata. Luria non è stato in grado di trovare alcun limite alla quantità di materiale che S poteva richiamare in questo modo. Più sorprendentemente, non sembrava esserci alcun limite alla durata della memoria di S. Luria riporta una richiesta di ricordare una lista di cinquanta parole data senza preavviso sedici anni dopo la presentazione della lista. Quella richiesta, come tutti gli altri rapporti di Luria, si concluse con successo nel recupero della lista.

S aveva una forte sinestesia, che sembra essere unica tra i memoristi che sono stati indagati. La sinestesia si verifica quando l’informazione che entra in un sistema sensoriale (es. l’udito) produce un effetto su un altro sistema sensoriale (es. la vista).

Una volta S disse allo psicologo russo Vygotsky: “Che voce gialla e friabile hai” (Luria, 1968). In un’altra occasione, Luria era preoccupato che S potesse non ricordare la sua strada in un luogo sconosciuto. S rispose che non poteva dimenticarlo perché “guarda questo recinto. Ha un sapore così salato e si sente così ruvido; inoltre, ha un suono così acuto e penetrante …” (Luria, 1968). La sinestesia interferiva con le immagini mentali che S produceva e questo rappresentò nella sua vita un problema abbastanza grave.

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Professor Aitken

Il professor Aitken visse dal 1895 al 1967. In una sintesi del lavoro su Aitken, Hunter (1977) sottolinea che era un brillante matematico, un eccellente calcolatore mentale e un abile violinista con una memoria straordinaria. Il suo metodo principale per l’apprendimento era cercare relazioni significative all’interno del materiale e con informazioni apprese in precedenza. Hunter fornisce una citazione di Aitken che cattura al meglio il suo approccio:

La memoria musicale può … essere sviluppata a un livello più notevole di qualsiasi altro, perché abbiamo un metro e un ritmo, una melodia, l’armonia, il colore strumentale, una particolare emozione o sequenza di emozioni, un significato … Nell’esecutore c’è una memoria uditiva, ritmica muscolare e funzionale; e secondariamente nel mio caso, un’immagine visiva della pagina … forse anche un interesse umano per il compositore, con il quale ci si può identificare … e un interesse estetico per la forma del brano. Sono così tanti e così cumulativi che lo sviluppo della memoria musicale e dell’apprezzamento ha una moltitudine di supporti. (1977)

In alcune prove documentate, in Gran Bretagna, negli anni ’20, gli fu chiesto di moltiplicare 987 654 321 per 123 456 789 e impiegò trenta secondi per dare la risposta esatta: 121 932 631 112 635 269.

Era particolarmente abile nel dare anche l’espressione decimale di frazioni. Gli fu chiesto di rendere in decimali la frazione 4/47 e dopo pochi secondi egli rispose: “Punto 08510638297872340425531914 – ed è tutto quello che posso fare”.

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VP

VP (identificato solo da queste iniziali nel rapporto pubblicato), un ottimo giocatore di scacchi la cui memoria è stata indagata da Hunt e Love (1972).

VP apprendeva il materiale mettendolo in relazione con le informazioni precedenti e non usava immagini per ricordare, ma associazioni semantiche. Conosceva infatti diverse lingue e poteva associare qualsiasi stringa di tre lettere a una parola.

Rajan

Rajan ha una memoria eccezionale per le cifre ma non per altro materiale. Un gruppo di ricercatori della Kansas State University (Thompson, Cowan e Frieman, 1993) ha eseguito test approfonditi sulla sua memoria. I loro studi hanno mostrato che Rajan è riuscito ad imparare le serie di cifre più rapidamente di VP o di S, usando una procedura che abbina posizioni e cifre per imparare il materiale.

Una volta appreso il materiale, la procedura di Rajan ha consentito un recupero estremamente efficace delle informazioni. Lavorando sulle prime 10.000 cifre decimali di pi greco, poteva recuperare una cifra in una posizione specificata (ad esempio, cifra 4.765) in un tempo medio di dodici secondi. Aveva le cifre del pi greco suddivise in gruppi di 10 cifre. Quando gli sono state fornite le prime cinque cifre di un gruppo di dieci cifre nelle prime 10.000 cifre di pi greco, ha potuto fornire le cinque cifre successive in un tempo medio di sette secondi.

La memoria prodigiosa

In diversi articoli, Ericsson e colleghi (ad esempio, Ericsson e Chase, 1982) suggeriscono tre principi generali per una memoria prodigiosa.

I tre principi che propongono sono:

  • la codifica significativa (l’uso di conoscenze preesistenti per memorizzare le informazioni presentate in memoria),
  • la struttura di recupero (associando esplicitamente indizi al materiale codificato per consentire un recupero efficiente)
  • l’accelerazione (una riduzione del tempo di studio con ulteriore pratica ).

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Conclusione

I quattro mnemonisti usano tecniche abbastanza diverse per ricordare le informazioni. I loro ricordi sono insolitamente buoni, ma i processi che usano per ricordare possono essere utilizzati da persone con ricordi normali. In breve, i loro ricordi sono insoliti nella quantità che possono ricordare ma non nei processi che usano per ricordare.

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Fonte: Mnemonists, Encyclopedia

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Sulla memoria puoi trovare su Psicolinea:
La memoria secondo Sant’Agostino
Memoria a breve termine: come migliorarla
Memoria e Mnemonisti
Le basi psicologiche della memoria

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  • 13 Ott 2019
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memoria a breve termine

Memoria a breve termine: come migliorarla

Memoria a breve termine: come migliorarla

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La memoria è una funzione fondamentale della mente umana, essenziale per apprendere, adattarsi e costruire l’identità personale. Può essere suddivisa in diverse tipologie: la memoria sensoriale, che registra brevemente le informazioni provenienti dai sensi; la memoria a breve termine, che trattiene pochi elementi per un periodo limitato; e la memoria a lungo termine, dove si consolidano conoscenze, esperienze ed emozioni.

Questa capacità non è infallibile: è influenzata da fattori emotivi, stress e invecchiamento, ma può essere allenata e migliorata con tecniche specifiche, come la ripetizione, l’associazione e l’uso di strategie cognitive. Cerchiamo di saperne di più.

Cosa è la memoria a breve termine?

La memoria a breve termine, nota anche come memoria primaria o attiva, è quella parte di memoria che si ritiene capace di conservare una piccola quantità di informazioni. È contrapposta alla memoria a lungo termine, capace di conservare una quantità enorme, anche se non infinita, di informazioni, per lungo tempo, siano esse recenti o passate.

Come funziona la memoria a breve termine?

La memoria a breve termine funziona come una sorta di “blocco per appunti” e per questo è stata definita “il post-it del cervello”. Ad esempio, mentre state leggendo questa frase, più andate avanti e più mettete le parole che avete letto nella memoria a breve termine, cosicché alla fine della frase voi possiate cogliere un senso compiuto.

Altro esempio: mantenere un’informazione in memoria per completare un compito, ad esempio mentre si sta facendo un’operazione matematica o una traduzione simultanea.

Quante informazioni contiene la memoria a breve termine?

Contiene solo una piccola quantità di informazioni (in genere circa 7 elementi o anche meno) che sono disponibili per un breve periodo di tempo (in genere da 10 a 15 secondi, fino a un minuto).

Cosa succede ai contenuti conservati nella memoria a breve termine?

Le informazioni contenute nella memoria a breve termine scompaiono rapidamente e per sempre, a meno che non si faccia uno sforzo consapevole per conservarle nella memoria a lungo termine. Quando qualcosa nella memoria a breve termine viene dimenticato, significa che un impulso nervoso ha semplicemente cessato di essere trasmesso attraverso una particolare rete neurale. In generale, a meno che un impulso non venga riattivato, questo smette di fluire in pochi secondi.

In genere, i nuovi contenuti eliminano gradualmente i contenuti più vecchi, a meno che essi non vengano attivamente protetti dalle interferenze mediante ripetizioni o interesse specifico su di essi.

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Come si fa a trasferire le informazioni dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine?

Il trasferimento di informazioni dalla memoria a breve termine alla memoria di lungo termine avviene tramite la ripetizione mentale delle informazioni o, ancor più efficacemente, attribuendo loro un significato (per cui vale la pena ricordarle), oppure associandole ad altre conoscenze acquisite in precedenza.

Per conservare contenuti nella memoria di lungo termine deve esserci motivazione: se non c’è interesse a ricordare qualcosa (ad esempio un numero di telefono di una persona a cui non si dovrà più telefonare in futuro) questi contenuti vengono dimenticati.


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Quale parte del cervello si occupa della memoria?

L’ippocampo è la struttura indispensabile che si occupa della fissazione della traccia di memoria. L’ippocampo non è la sede dell’immagazzinamento, ma è un elemento essenziale per la codifica delle informazioni che lo raggiungono dalla corteccia associativa cerebrale. Anche l’amigdala (lobo temporale) riveste un ruolo importante nel modellamento e nella conservazione della memoria, dato che è l’organo deputato a definire le percezioni sul versante emozionale ed affettivo.

Come funziona il processo di memorizzazione?

Il processo di memorizzazione modifica le connessioni presenti nella rete neuronale, grazie all’attivazione di un segnale; nei neuroni postsinaptici si attivano geni e proteine; queste ultime si muovono verso le connessioni presenti tra due neuroni, allo scopo di rinforzare o di costruire le sinapsi (i punti di contatto e di comunicazione neuronale). Ogni informazione viene memorizzata grazie alla formazione di una specifica rete neuronale, prima nell’ippocampo e poi nella corteccia, dove viene definitivamente conservata.

La memoria a breve termine equivale a quella di lavoro?

No, sono due concetti diversi. La memoria di lavoro si riferisce ai processi utilizzati per archiviare, organizzare e gestire temporaneamente le informazioni. La memoria a breve termine invece si riferisce solo alla memorizzazione temporanea di informazioni.

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Ci sono differenze di tipo etnico o culturale?

Si, nel senso che la memoria a breve termine sembra funzionare fonologicamente. Ad esempio, mentre i madrelingua inglesi in genere possono ricordare sette cifre nella memoria a breve termine, i madrelingua cinesi in genere possono ricordarne dieci.
Questo perché i numeri nella lingua cinese sono composti da sillabe singole, mentre in inglese (e in italiano) non è così.

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C’è differenza per quanto riguarda la qualità o le caratteristiche dei contenuti conservati nella memoria a breve termine?

Si, ad esempio, è possibile ricordare più parole se sono brevi, o usate di frequente, o sono fonologicamente simili nel suono, o appartengono alla stessa categoria semantica (come lo sport, la musica, ecc.) piuttosto che a categorie diverse.

Quanto contano le interferenze esterne sulla memoria a breve termine?

Qualsiasi interferenza esterna tende a causare disturbi nella conservazione della memoria a breve termine, e per questo motivo le persone spesso sentono un chiaro desiderio di completare i compiti tenuti nella memoria a breve termine il più presto possibile.

Il tono della voce influenza la memoria a breve termine?

Si. La capacità e la durata della memoria a breve termine aumenta se le parole o le cifre sono articolate ad alta voce invece di essere espresse solo nel pensiero.

Come mai ci sono questi due tipi di memoria?

Si pensa che questo abbia favorito la sopravvivenza dell’essere umano nel prestare attenzione a un numero relativamente piccolo di cose importanti e non a troppi dettagli di minore importanza che avrebbero potuto interferire negativamente con un rapido processo decisionale.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Come migliorare la memoria a breve termine?

  • memorizzare i termini utilizzando strategie di ripetizione, come ad esempio ripetere ad alta voce le informazioni che si vogliono ricordare, o ripeterle mentalmente per un tempo abbastanza lungo.
  • associare i nuovi dati a emozioni, ricordi, cose significative per la propria vita: infatti si tende a ricordare solo quello che si ritiene utile e a dimenticare quello che non serve. Partecipare emotivamente a quelle informazioni dunque e associarle a ricordi significativi può essere una buona strategia di memorizzazione.
  • aggregare le informazioni in piccoli gruppi, il che rende più facile ricordare più elementi per un breve periodo. Ad esempio, un lungo numero di telefono, ricordato in blocchi di due o tre cifre.
  • facendo attività fisica: alcuni studi hanno dimostrato che fare esercizio fisico migliora le capacità mnemoniche.

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