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Tag Archives: Emozioni e Sentimenti

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Tutti i vecchi sono saggi e tutti i saggi sono vecchi?
  • 23 Apr 2024
  • Dr. Walter La Gatta
  • 0 Comments

Tutti i vecchi sono saggi e tutti i saggi sono vecchi?

Tutti i vecchi sono saggi e tutti i saggi sono vecchi?

Una intervista sulla Timidezza

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La dottoressa Judith Glück, psicologa dell’Università di Klagenfurt ha condotto un’analisi completa sul rapporto tra invecchiamento e saggezza.

In primis la ricercatrice riporta ricerche su questo campo già effettuate, che hanno creato diversi modelli per spiegare la saggezza. Ad esempio:

Modello della saggezza di Berlino. La saggezza cresce con l’esperienza solo in quelle persone che si impegnano attivamente nella “pratica deliberata” con le questioni fondamentali della vita. Dipende quindi da fattori personali rilevanti, specifici della competenza ed esperienziali.

Modello della saggezza di Brema. La saggezza personale si sviluppa come competenza su se stessi e sulla propria vita, ma può essere compromessa da pregiudizi di auto-miglioramento e dogmatismo soprattutto in età avanzata,

Modello del ragionamento saggio. Utilizza tipi specifici di ragionamento pragmatico per affrontare le difficili sfide della vita sociale. Esempio: umiltà intellettuale, vedere il punto di vista degli altri; integrare prospettive diverse; riconoscere l’incertezza e il cambiamento.

Modello di Autotrascendenza. Saggezza come autotrascendenza, definita come indipendenza dalle autodefinizioni esterne e dissoluzione dei rigidi confini tra sé e gli altri. Esempi:  conoscenza di sé e autointegrazione; tranquillità; mancato attaccamento; autotrascendenza; presenza nel qui e ora e crescita.

Modello di saggezza tridimensionale. Saggezza come combinazione di tratti della personalità che consentono agli individui di accettare il punto di vista degli altri e superare pregiudizi e punti ciechi, imparare dalla vita e prendersi cura degli altri. Dimensioni necessarie: dimensione cognitiva, riflessiva e compassionevole.

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Quali sono i risultati fondamentali della sua ricerca?

I risultati principali della sua ricerca sono i seguenti:

Per diventare saggi non è sufficiente né invecchiare né accumulare esperienze di vita.

La Dr.ssa Glück ritiene che, nonostante le rappresentazioni dell’anziano saggio nella cultura popolare facciano sempre riferimento a persone nella loro seconda metà della vita (anche per quanto riguarda personaggi inventati, come Silente, l’insegnante di Harry Potter o Gandalf del Signore degli Anelli), le relazioni statistiche tra saggezza ed età cronologica non sembrano così significative.

Secondo l’autrice, sebbene la saggezza possa arrivare con l’età, invecchiare non è di per sé sufficiente per rendere una persona più saggia. Il viaggio verso la saggezza, sostiene la Glück, non è un percorso diretto correlato all’età.

“Per diventare saggi non è sufficiente né invecchiare né accumulare esperienze di vita. Anche se molte persone associano la saggezza all’età avanzata, per diventare saggi è chiaramente necessario qualcosa di più del “semplice” invecchiare”.

Ad esempio, occorre avere risorse personali e interpersonali che possano favorire lo sviluppo della saggezza, a partire dalle esperienze di vita. Il percorso verso la saggezza potrebbe dipendere più dal modo in cui si riflette sulle proprie esperienze di vita che dalle esperienze stesse. In questo senso la saggezza avrebbe una natura dinamica e diversi fattori che ne influenzano positivamente lo sviluppo.

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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La compassione e l’autotrascendenza: due risorse che portano alla saggezza

Altri aspetti presi in considerazione nello studio sono la compassione e l’autotrascendenza. In particolare:

  • La compassione è la capacità di entrare in empatia con gli altri, in particolare con coloro che soffrono. Questa connessione emotiva e questa comprensione sono fondamentali per arrivare a giudizi e decisioni sagge.
  • L’autotrascendenza è una sorta di “evaporazione dei confini personali”, in senso spirituale. Questo concetto suggerisce uno spostamento dell’attenzione da prospettive egocentriche a una visione più ampia e inclusiva della vita e dell’esistenza.

Un approccio trascendentale consente agli individui di vedere oltre le loro preoccupazioni immediate, favorendo una comprensione e una connessione più profonda con il mondo intorno a sé.

La saggezza è una risorsa per affrontare sfide come la solitudine, soprattutto in tarda età?

La Dr.ssa Glück ha sottolineato l’importanza della saggezza nell’affrontare le sfide della vita, in particolare quelle che si incontrano in età anziana, come la solitudine:  l’esperienza di vita accumulata è sicuramente un fondamento importante per la saggezza, anche se non tutti gli individui altamente saggi sono vecchi e molti individui anziani non sono particolarmente saggi.

Inoltre, contrariamente alla credenza comune secondo cui la saggezza cresce invariabilmente con l’età, lo studio sottolinea che alcune delle sue componenti, invece, diminuiscono. Un esempio? La capacità di cogliere problemi complessi e di regolare le emozioni in situazioni stressanti.

Anche le risorse psicosociali che supportano la saggezza possono cambiare con l’età. Ad esempio, mentre i giovani adulti sembrano attingere a un’intelligenza fluida quando affrontano problemi di saggezza, gli adulti più anziani attingono a una intelligenza ormai cristallizzata. Allo stesso modo, il ruolo e la rilevanza di risorse come l’apertura, la compassione o la regolazione delle emozioni possono cambiare con l’età, e non sempre in meglio.

Dr. Walter La Gatta

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Fonte: Wisdom and aging, Judith Gluck, Elsevier, Science Direct, https://doi.org/10.1016/j.copsyc.2023.101742

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Photo by Mehmet Turgut Kirkgoz : https://www.pexels.com/photo/elderly-hindu-man-with-gray-beard-in-town-5955541/

Dr. Walter La Gatta

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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

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Orgoglio: a cosa serve questa emozione
  • 23 Apr 2024
  • Dr. Giuliana Proietti
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Orgoglio: a cosa serve questa emozione?

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L’orgoglio è un’emozione che ha suscitato interesse, dibattito e confusione nel corso dei secoli, perché il concetto è carico di sfumature sia positive che negative, a seconda di come viene vissuto e manifestato. Da un lato, infatti, può essere una fonte di forza, motivazione e realizzazione personale che fa sentire degni di rispetto e ammirazione per le proprie realizzazioni e virtù, dall’altro può trasformarsi in un veleno emotivo, alimentando l’arroganza, la presunzione e la separazione dagli altri. Vediamo di conoscerlo meglio.

A cosa si riferisce il termine “orgoglio”?

Il termine orgoglio si riferisce ad un forte senso di autostima e fiducia nelle proprie capacità, unito alla gratificazione conseguente all’affermazione di sé, di un proprio importante risultato, o di quello di un gruppo con cui ci si identifica. L’orgoglio può essere anche riferito alla persona che non vuole rinunciare al riconoscimento dei propri meriti o dei propri diritti. L’orgoglio che eccede ogni limite e non ha riscontri nella realtà prende il nome di superbia, mentre un orgoglio immotivato può essere ricondotto ai comportamenti di vanità e arroganza.

Quando si prova questa emozione?

Quando si parla di “orgoglio positivo”, ci si riferisce a quella sensazione di soddisfazione e realizzazione che si prova quando si raggiunge un obiettivo desiderato. È il senso di autostima e di valore personale che deriva dal riconoscimento delle proprie capacità e qualità.

Dall’altro lato, c’è l'”orgoglio negativo”, che è spesso associato all’arroganza, alla presunzione e alla superiorità. Questo tipo di orgoglio si prova quando si ha un senso distorto di sé e si sente la necessità di confrontarsi con gli altri per sentirsi superiori.

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Come si esprime l’orgoglio nel linguaggio del corpo?

Di solito l’orgoglio produce un’espressione fisica riconoscibile: un leggero sorriso, accompagnato da testa inclinata all’indietro, petto in avanti, braccia alzate, schiena dritta: un atteggiamento simile a quello dei mammiferi in posizione dominante. Parlando di orgoglio si fa infatti spesso riferimento a termini come “gonfio”, “pieno”, “a testa alta”, “con la schiena diritta” ecc.

Come considera l’orgoglio la religione cristiana?

L’orgoglio, inteso come superbia, è uno dei sette peccati capitali, accanto a Ira, Avarizia. Invidia, Gola, Accidia (negligenza), Lussuria.

La psicologia come considera l’orgoglio?

La psicologia considera l’orgoglio negativo (lo hybris greco, che significa  letteralmente “tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio” o “prevaricazione”) come una forma patologica di chiusura mentale, mancanza di empatia e disinteresse per i legami sociali. Diverso è il giudizio su quello positivo, che promuove fiducia e volontà di realizzazione.

In realtà si è anche osservato che le due emozioni in sé non sono così diverse fra loro: diversi invece possono essere i modi che le persone hanno di di relazionarsi con gli altri e di comunicare ciò che provano.

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L’orgoglio può essere sinonimo di appartenenza?

Si. La maggior parte delle situazioni che suscitano alti livelli di orgoglio sono di natura “sociale”, quando l’orgoglio significa anche appartenenza: a un gruppo, a una famiglia, a una nazione.

A cosa può essere servito l’orgoglio nella nostra lunga evoluzione?

Da una prospettiva evolutiva, la tendenza a provare l’orgoglio probabilmente ha giovato ai nostri antenati in vari modi. Innanzitutto, motivando le persone a raggiungere obiettivi socialmente desiderabili, questa emozione può motivare le persona ad impegnarsi per il bene comune e a  “resistere” per salvare le proprie idee, in misura maggiore rispetto a chi non ha dei valori in cui credere. Naturalmente, in tali casi, l’orgoglio può anche apparire come testardaggine e scarsa flessibilità.

Una intervista sull'anorgasmia femminile

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Cosa comporta l’essere persone orgogliose nel mondo del lavoro?

Nel lavoro, l’orgoglio può portare a una preferenza per il lavoro di alta qualità, ma anche a una difficile posizione negoziale in caso di conflitto. Nel lavoro di gruppo la persona orgogliosa può ricorrere all’intimidazione o alla coercizione, facendo leva sulla emozione della paura che riesce ad incutere negli altri, minacciando la loro possibilità di accesso alle risorse (si pensi ad un datore di lavoro, che minaccia il suo dipendente di licenziamento!).

Come si riconosce la persona orgogliosa?

La persona orgogliosa è decisamente poco empatica e compassionevole ed anzi è piuttosto portata a competere con gli altri, per conquistarsi la posizione gerarchica che desidera all’interno della società. Questa ambizione, anche a livello intuitivo, si spiega benissimo con i benefici secondari derivanti dal successo sociale: chi arriva in alto, ha la possibilità di avere maggiore accesso alle risorse, partecipare alle decisioni del gruppo ed avere un ruolo nei conflitti che possono venire a crearsi. Questa emozione dunque è quella che permette di negoziare la propria posizione all’interno del gruppo, per la conquista di uno status più elevato.

L’orgoglio comporta sempre una certa distanza fra sé e gli altri, sia in positivo che in negativo.

Le persone orgogliose vengono infatti percepite come maggiormente “capaci” delle altre (Williams & DeSteno, 2009), ma a proposito di social skills, numerose ricerche hanno evidenziato che l’espressione sociale dell’orgoglio può apparire in forme assai diverse: come desiderio di dominanza, o di mero prestigio personale. (Tracy & Robins, 2007, Henrich and Gil-White 2001).

A cosa porta un orgoglio presuntuoso e superbo?

E’ la forma di orgoglio più antisociale che ci sia, associato con comportamenti sgradevoli, nevrotici e narcisistici. Quando l’orgoglio è esagerato, mette a rischio le relazioni sociali, o addirittura fa dubitare delle capacità intellettive della persona, nel senso che si potrebbe sospettare la sua incapacità di comprendere la realtà che la circonda (Tracy, Cheng, Robins, & Trzesniewski, 2009).

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Si può essere orgogliosi e disponibili verso gli altri?

Si. In questo caso, l’orgoglio sa esprimersi in modo corretto nelle relazioni interpersonali e dimostra, in chi ha questa abilità, una intelligenza particolarmente brillante nel saper conciliare la propria motivazione al successo con l’interesse e l’attenzione per gli altri.

Quale è l’emozione opposta dell’orgoglio?

E’ la compassione: se l’orgoglio allontana dagli altri, la compassione avvicina, rende le persone empatiche e desiderose di essere di aiuto agli altri, anche a costo di qualche sacrificio personale.

L’orgoglio permette un maggiore prestigio sociale?

Si. Avere un ruolo elevato nella gerarchia sociale migliora sicuramente la possibilità di prendere decisioni in autonomia, determina il rispetto che si riceve dagli altri, e di conseguenza fa salire anche l’autostima.

Anche quando le differenze sociali vengono ridotte al minimo, rimangono comunque delle differenze notevoli nelle gerarchie che comunque si vengono a formare. Il prestigio sociale è probabilmente nato quando gli umani hanno raggiunto l’abilità di acquisire delle conoscenze dagli altri membri del gruppo. Alcuni però, a differenza di altri, si sono distinti per la loro abilità nel cercare di selezionare le informazioni più utili, per l’apprendimento rapido e la facilità nel gestire le informazioni nel modo più appropriato.

Il prestigio sociale infatti si conquista con il lavoro e l’impegno personale. Gli individui orgogliosi che riescono anche ad essere gentili con gli altri, alla mano, grandi lavoratori, empatici, non dogmatici e con alta autostima, sono quelli che nella vita raggiungono i migliori risultati e che possono diventare dei modelli da imitare.

Naturalmente poi, in questa scalata verso l’alto, contano anche altre doti personali, come ad esempio gli attributi fisici, la salute, l’energia.

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Esiste anche l’orgoglio “ridicolo”?

Si. Non c’è niente di peggio per la reputazione sociale di una persona che mostrare atteggiamenti dominanti (aggressione, desiderio di manipolazione ecc.) senza possedere la capacità di intimidire gli altri. Anche puntare sul prestigio personale può rivelarsi inutile, se una persona non riesce ad essere percepita come in possesso di quelle capacità sociali e quei saperi che generano istintiva ammirazione negli altri.

Quando l’orgoglio assume una forma chiaramente patologica?

L’orgoglio può anche essere un sintomo di malattia psicologica: ad esempio in quei soggetti che desiderano essere ammirati e che mostrano disprezzo per la sensibilità degli altri: si potrebbe trattare di un disturbo narcisistico della personalità, così come di un disturbo antisociale. Entrambi questi disturbi, oltre ai sintomi già descritti, condividono una tendenza del soggetto ad essere eccessivamente testardo, disinvolto, superficiale, opportunista e non empatico. La differenza principale fra questi due disturbi sta invece nel fatto che il soggetto narcisista è meno impulsivo, aggressivo, invidioso o sleale verso gli altri di quanto non lo sia un antisociale.

Quanto conta la cultura del gruppo sociale di appartenenza?

Molto. L’orgoglio e il senso della realizzazione di sé hanno molto a che fare con la cultura del gruppo sociale d’appartenenza: per fare un esempio, mentre per i giapponesi il massimo orgoglio è rappresentato dall’aiutare il proprio gruppo a conseguire il successo, in America l’orgoglio si basa sulla consapevolezza del proprio valore personale. In altre società, come ad esempio in India, o nei Paesi di religione cristiana, l’orgoglio può essere visto come uno sgradevole difetto della personalità (nella religione cattolica è addirittura un peccato contro Dio).

L’orgoglio può essere utile in psicoterapia?

Si. In psicoterapia, l’orgoglio può essere utile per motivare il paziente all’impegno e alla determinazione necessari per superare i propri problemi.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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Fai il test sulle emozioni

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 19 Apr 2024
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Musica e personalità: dimmi che musica ascolti…

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La musica è una delle forme d’arte più potenti e universalmente apprezzate. Attraverso le sue varie forme e generi, essa può suscitare emozioni profonde, influenzare il nostro umore e persino riflettere la nostra personalità. Ma fino a che punto la musica può effettivamente rivelare qualcosa di significativo sulla nostra natura interiore? Esploriamo il legame affascinante tra musica e personalità, e come i diversi generi musicali possono rispecchiare e persino plasmare i tratti del nostro carattere.

Quando si forma l’identità musicale?

Molte persone tendono a formare la propria identità musicale durante l’adolescenza, più o meno nello stesso periodo in cui esplorano la propria identità sociale. Le preferenze possono cambiare nel tempo, ma la ricerca mostra che le persone tendono ad amare particolarmente la musica dell’adolescenza e a ricordare più facilmente la musica di un periodo di età specifico (da 10 a 30 anni) con un picco sui 14 anni.

Uno studio su larga scala condotto da Adrian North della Heriot-Watt University ha esaminato più di 36.000 partecipanti in tutto il mondo, scoprendo che le persone si definiscono attraverso la musica e la usano come mezzo per relazionarsi con altre persone. 

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Quanto conta, nel gusto musicale, la personalità dell’artista?

In genere le persone preferiscono la musica di artisti con la cui personalità si identificano. In uno studio di Greenberg del 2021 i partecipanti dovevano valutare i tratti della personalità degli artisti utilizzando il modello Big 5: apertura, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e nevroticismo. Per gli intervistati, David Bowie era l’artista con i tratti caratteriali di apertura e nevroticismo, mentre Marvin Gaye mostrava un’elevata gradevolezza. Secondo il ricercatore la corrispondenza tra la personalità dell’ascoltatore e l’artista era predittiva delle preferenze musicali, al di là dei semplici attributi della musica.

I tratti di personalità possono predire il gusto musicale delle persone?

Sembra di si. In uno studio del 2022, Greenberg e i suoi colleghi hanno scoperto che, nonostante le differenze socioculturali, i partecipanti in tutto il mondo mostravano tratti della personalità che erano costantemente correlati alla loro preferenza per alcuni generi di musica occidentale. L’estroversione, ad esempio, era legata a una preferenza per la musica contemporanea allegra, mentre l’apertura era legata a una preferenza per stili sofisticati o cerebrali.

Il nostro stile cognitivo, il modo in cui viviamo le emozioni, gioca un qualche ruolo nella scelta musicale?

Si. Uno studio del 2015 di Greenberg e dei suoi colleghi ha distinto i soggetti che partecipavano al suo studio in sistematizzatori ed empatizzanti: i primi sono persone che comprendono il mondo attraverso regole e sistemi, i secondi in base a pensieri ed emozioni. Risultato: gli empatici tendono a preferire la tristezza nella musica mentre i sistematizzatori preferiscono una musica più energica.

Nello studio, i ricercatori hanno scoperto che le persone empatiche avevano anche maggiori probabilità di apprezzare la musica contemporanea dolce ma ricca di emozioni, che andava dall’indie-rock al country al folk. I sistematizzatori, invece, erano più propensi a preferire musica complessa, intensa ed energica, ottimista e positiva.

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Ci sono professioni che possono essere associate al genere musicale preferito?

Secondo lo studio di Greenberg gli empatici erano spesso attratti dalle carriere creative o da quelle che implicavano il lavoro con le persone, ed avevano maggiori probabilità di preferire la musica più soft, che evocava forti risposte emotive.

I sistematizzatori, invece, tendevano a seguire percorsi di carriera in matematica e scienze, erano più attratti dalla complessità strutturale della musica, e apprezzavano spesso la musica classica, jazz e etnica.

Ci sono differenze nel gusto musicale che cambiano a seconda del contesto?

Si. Sebbene la personalità possa essere un fattore determinante nelle preferenze musicali di una persona, un altro fattore potrebbe essere il contesto. Minsu Park e i suoi colleghi della New York University di Abu Dhabi hanno identificato modelli temporali nel comportamento di ascolto: le persone tendono ad ascoltare musica rilassante la sera e musica energica durante il giorno. Questa fluttuazione è quasi identica indipendentemente dalla posizione culturale e da altre informazioni demografiche.

Ci sono differenze geografiche che determinano il gusto musicale?

Si. In America Latina, ad esempio, le persone tendono ad ascoltare “musica più eccitante rispetto ad altre persone in altre regioni”, e in Asia tendono ad ascoltare “musica più rilassante rispetto alle persone di altre zone del mondo (Minsu Park)

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Anche l’età e il sesso sono collegati a certi tipi di musica?

Secondo la ricerca  i più giovani tendono ad apprezzare la musica intensa mentre gli anziani tendono a detestarla. Gli ascoltatori di musica dolce sono più probabilmente donne, mentre gli ascoltatori di musica intensa sono più probabilmente uomini e provenienti dall’emisfero occidentale.

Ci sono dati riguardo ai contesti in cui si ascolta la musica?

Si. Uno studio del 2013 ha esaminato i dati di due studi condotti su più di un quarto di milione di individui ha dimostrato che i giovani ascoltano musica molto più spesso rispetto agli adulti di mezza età, oltre che in vari contesti, mentre gli adulti ascoltano musica principalmente in contesti privati.

Si può capire la personalità di qualcuno partendo dalla sua playlist?

Secondo la ricerca di North è possibile, e questi sono i profili che i ricercatori hanno elaborato:

  • Musica pop

I fan dei primi 40 successi pop tendono ad essere estroversi, onesti e convenzionali. Gli amanti della musica pop lavorano sodo e hanno un’alta autostima, ma i ricercatori suggeriscono che tendono ad essere meno creativi e più a disagio.

  • Musica rap e hip/hop

Nonostante lo stereotipo secondo cui gli amanti del rap siano più aggressivi o violenti, i ricercatori non hanno effettivamente trovato tale associazione. I fan del rap tendono ad avere un’alta autostima e di solito sono estroversi.

  • Musica country

I fan della musica country sono in genere laboriosi, convenzionali ed estroversi. Sebbene le canzoni country siano spesso sentimentali, le persone che gravitano intorno a questo genere tendono ad essere molto stabili dal punto di vista emotivo. Tendono anche ad essere più conservatrici e si classificano più in basso sul tratto di apertura all’esperienza.


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  • Musica rock/heavy metal

Nonostante l’immagine a volte aggressiva della musica rock e heavy metal, i ricercatori hanno scoperto che i fan di questo stile musicale sono generalmente piuttosto gentili. Tendono ad essere creativi, ma sono spesso introversi e possono soffrire di scarsa autostima.

  • Musica indie

I fan del genere indie sono tipicamente introversi, intellettuali e creativi. Secondo i ricercatori, tendono anche ad essere meno laboriosi e meno gentili. Passività, ansia e bassa autostima sono altre caratteristiche comuni della loro personalità.

  • Musica dance

Secondo i ricercatori, le persone che preferiscono la musica dance di solito sono estroverse e assertive. Tendono anche a collocarsi in alto nel tratto di apertura all’esperienza, uno dei cinque principali tratti della personalità. Le persone che preferiscono la musica elettronica veloce tendono anche a classificarsi in basso nella scala della gentilezza.

  • Musica classica

Gli amanti della musica classica sono in genere più introversi ma sono anche a loro agio con se stessi e con il mondo che li circonda. Sono creativi e hanno un buon senso di autostima.

  • Jazz, blues e soul

Le persone che amano il jazz, il blues o la musica soul sono risultate più estroverse con un’elevata autostima. Tendono anche ad essere molto creative, intelligenti e a sentirsi a loro agio.

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Il modo in cui si usa la musica può riflettere la personalità di chi l’ascolta?

in uno studio di Chamorro-Premuzic dati del questionario sottoposto a 341 intervistati hanno mostrato che gli individui aperti e intellettualmente impegnati, e quelli con punteggi di QI più alti, tendevano a usare la musica in modo razionale/cognitivo, mentre gli individui nevrotici, introversi e non coscienziosi erano tutti più propensi a usare la musica per la regolazione emotiva (ad esempio, cambiare o migliorare gli stati d’animo).

Oltre a riflettere i tratti del carattere, la musica può anche plasmarli?

Si. Le esperienze musicali possono influenzare il nostro modo di pensare, sentire e percepire il mondo che ci circonda. Ad esempio, l’esposizione a generi musicali diversi può ampliare i nostri orizzonti emotivi e culturali, arricchendo così la nostra personalità. Secondo lo studio di Chamorro-Premuzic la musica può indurre un miglioramento delle prestazioni, la stimolazione della curiosità e dell’immaginazione e l’amplificazione di determinati stati d’animo o emozioni.

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Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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Fonti principali
Music Preferences and Your Personality
Why do you like the music you like? Science weighs in.

 

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I gatti sono buoni amici dell'essere umano? O è meglio non fidarsi?
  • 17 Apr 2024
  • Dr. Giuliana Proietti
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I gatti sono buoni amici dell’essere umano? O è meglio non fidarsi?

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Diffusione dei gatti domestici

I gatti sono animali domestici comuni in tutti i continenti del mondo (esclusa l’Antartide) e la loro popolazione globale è difficile da accertare: nel 1998 c’erano circa 76 milioni di gatti in Europa, 7 milioni in Giappone e 3 milioni in Australia.

Un rapporto del 2007 affermava che circa 37 milioni di famiglie americane possedevano gatti, con una media di 2,2 gatti per nucleo familiare, con una popolazione totale di circa 82 milioni di gatti contro 72 milioni di cani da compagnia. I gatti hanno superato i cani come animali domestici grazie all’invenzione delle lettiere, che hanno eliminato l’odore sgradevolmente potente dell’urina di gatto.

Gatti e padroni

Sebbene la proprietà dei gatti sia comunemente associata alle donne, un sondaggio Gallup  negli USA del 2007 ha mostrato che uomini e donne negli Stati Uniti d’America avevano la stessa probabilità di possedere un gatto.

Razze

L’attuale elenco di razze di gatti è abbastanza grande: l’Associazione Cat Fanciers riconosce 41 razze, di cui 16 sono “razze naturali” nel senso che hanno preceduto l’uso umano di allevare gatti di razza. A causa dei tanti incroci, molti gatti vengono semplicemente identificati come appartenenti alle razze “a pelo lungo” o “a pelo corto”, a seconda del tipo di pelliccia. Quanto alle razze più comuni, esse variano da paese a paese, ma i gatti di razza sono ovunque meno del 10 per cento della popolazione totale.

Gatti “amati” per le loro pellicce

Non tutti gli esseri umani amano i gatti, almeno da vivi, visto che essi vengono usati nel commercio internazionale delle pellicce. La pelliccia di gatto è usata per cappotti, guanti, cappelli, scarpe, coperte e giocattoli di pezza. Per realizzare una pelliccia occorrono circa 24 gatti. L’uso dei gatti come animali da pelliccia è stato messo fuori legge in diversi paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Australia e l’Unione europea. Tuttavia alcune pellicce di gatto sono tutt’ora usate in Svizzera come rimedi popolari per la cura dei reumatismi.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Gatti usati come alimenti

I gatti sono tutt’ora usati come alimenti in alcune parti della Cina e in altri paesi asiatici e si stima che nella provincia meridionale del Guangdong la gente mangi circa 10.000 gatti al giorno. Animal People stima che 4 milioni di gatti vengano uccisi e consumati in Asia ogni anno (Clifton, Merritt; Bartlett, Kim (September 2003). “How Many Dogs and Cats Are Eaten in Asia?”.  AnimalPeopleNews.org. Animal People, Inc. Archived from the original on 25 January 2012).

Nel 2014 un gruppo animalista ha raccolto 16.000 firme per bandire il consumo di carne di gatto in Svizzera.

Pericoli

I gatti domestici rappresentano un pericolo fisico limitato per gli umani adulti. Tuttavia, negli Stati Uniti i gatti infliggono circa 400.000 morsi all’anno. Questo numero rappresenta circa uno su dieci di tutti i morsi di animali. Molti morsi di gatto possono infettarsi, a volte con conseguenze gravi come la malattia da graffio di gatto o, più raramente, la rabbia. I gatti possono anche rappresentare un pericolo per le donne incinte e gli individui immunodepressi, poiché le loro feci possono trasmettere la toxoplasmosi.

Le reazioni allergiche al pelo di gatto e / o alla saliva di gatto sono abbastanza comuni. Alcuni proprietari di gatti affrontano questo problema prendendo medicine contro le allergie e facendo il bagno ai loro gatti, dato che fare il bagno ogni settimana riduce la quantità di peli di un gatto. Ci sono stati anche stati tentativi, falliti, di allevare gatti ipoallergenici, per evitare reazioni allergiche.

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Interazioni fra gatti e umani

Le interazioni con i gatti possono migliorare la salute umana e ridurre le risposte fisiche allo stress: ad esempio la presenza di gatti può moderare l’aumento della pressione sanguigna o migliorare la salute psicologica, fornendo sostegno emotivo e diminuendo i sentimenti di depressione, ansia e solitudine.

Secondo uno studio svizzero (Turner, Dennis C.; Rieger, G.; Gygax, L. (2003). “Abstract: ‘Spouses and Cats and Their Effects on Human Mood'”. ScientificCommons.org. Berlin: magazine.One UG), i gatti possono cambiare lo stato psicologico generale del loro proprietario in quanto l’effetto della loro compagnia sembra essere paragonabile a quello di un partner umano.  I ricercatori hanno concluso che, i gatti non solo hanno dimostrato di promuovere stati d’animo positivi, ma anche di alleviare quelli negativi.

Uno studio ha inoltre rilevato che la presenza di un gatto è associata anche a un ridotto rischio di infarti e ictus. [Qureshi, A. I.; Memon, M. Z.; Vazquez, G.; Suri, M. F. (2009). “Cat Ownership and the Risk of Fatal Cardiovascular Diseases”. Journal of Vascular and Interventional Neurology. 2 (1): 132–135. PMC 3317329 . PMID 22518240.]

Tuttavia, l’effetto di questi animali sulla salute umana è strettamente correlato al tempo e all’impegno che il proprietario del gatto è in grado di investire sul pet domestico, in termini di legame e gioco. [Serpell, J. (3 October 2011). “Beneficial Effects of Pet Ownership on Some Aspects of Human Health and Behaviour”. Journal of the Royal Society of Medicine. 84 (12): 717–720. PMC 1295517 . PMID 1774745]

Una Conferenza sulla Paura

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Quando il gatto vive in casa

Per evitare i graffi dei gatti sui tappeti o i mobili essi vengono sottoposti a onicectomia,  una procedura chirurgica per rimuovere gli artigli dei piedi anteriori. Una procedura correlata è la tendinectomia, che comporta il taglio di un tendine necessario ai gatti per estendere i loro artigli. Si tratta di procedure invasive, che possono produrre dolore e  infezioni.

Il gatto è un animale che ama la pulizia e detesta i propri rifiuti: per questo seppellisce istintivamente le proprie urine e feci. Se la lettiera non viene pulita quotidianamente e cambiata spesso, il gatto può essere abbastanza esigente da trovare altri luoghi della casa per la sua minzione o defecazione.  Alcuni gatti possono essere addestrati a usare il bagno umano, eliminando così la lettiera e le relative spese, gli odori sgradevoli e la necessità di utilizzare lo spazio della discarica per lo smaltimento.

Malattie

I gatti domestici sono affetti da oltre 250 malattie ereditarie presenti in natura, molte delle quali sono simili a quelle umane, come il diabete, l’emofilia e la malattia di Tay-Sachs.  Il gatto domestico è anche un modello eccellente per le malattie infettive umane, incluso l’HIV / AIDS. Il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) è un parente genetico dell’HIV .

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Gatti, cani e addomesticamento

Da sempre si discute se siano meglio i cani o i gatti come animali da compagnia, anche se il pet più gradito, dal punto di vista numerico, sembra essere il gatto. Piace perché è un animale amico, che sa però difendersi e che non perde di autonomia, nonostante i lunghi periodi trascorsi insieme agli esseri umani.

Secondo Wes Warren, professore di genetica presso la Washington University e co-autore della prima mappatura completa del genoma del gatto domestico, esattamente quello di un gatto abissino chiamato Cannella: “i gatti, a differenza dei cani, sono in realtà solo semi-addomesticati”.

Infatti, confrontando le differenze nel DNA tra gatti domestici e gatti selvatici, Warren ed i suoi colleghi hanno scoperto che le differenze genetiche individuate riguardano soprattutto il tipo di pelliccia e la docilità del carattere. Differiscono in particolare i geni che influenzano i comportamenti, come quelli per la ricerca di ricompensa e quelli di risposta alla paura.

La mutazione genetica è iniziata probabilmente 9.000 anni fa, dopo che gli umani cominciarono a dedicarsi all’agricoltura. Attratti dai roditori, a loro volta attratti dai raccolti di grano, dei gatti selvatici cominciarono ad interagire con gli esseri umani. Poiché i gatti erano utili, in quanto tenevano sotto controllo i topi, è probabile che gli umani li abbiano incoraggiati a rimanere, offrendo loro gli avanzi di cibo come ricompensa. Così iniziò la “innaturale” convivenza fra umani e felini…

Se i gatti ricevevano dagli umani le ricompense alimentari, gli umani prediligevano avere in casa i gatti più docili ed è stata molto probabilmente questa selezione che ha alterato i primi genomi del gatto domestico.

Nonostante questo però, i gatti rimangono ancora in gran parte selvatici ed in questi nove millenni alcune loro caratteristiche tipiche non sono affatto cambiate. I gatti domestici hanno ancora, ad esempio, il campo uditivo più ampio tra i carnivori, che permette loro di rilevare il movimento delle loro prede. Essi conservano anche la capacità di visione notturna e la possibilità di digerire cibi ad alto contenuto proteico. Ciò implica che, a differenza di quanto è accaduto per i cani , i loro geni non si sono evoluti in modo tale da farli diventare dipendenti dagli umani per quanto riguarda il cibo: si riscontra in questo campo solo qualche modesta influenza sui loro geni, osservano i ricercatori.

Secondo alcune ricerche sul genoma canino, il cane è diventato il migliore amico dell’uomo molto tempo prima del gatto, quando gli esseri umani erano ancora cacciatori e raccoglitori, tra gli 11.000 e i 16.000 anni fa. La dieta dei cani, tipicamente più onnivora, si è evoluta in concomitanza con quella umana, quando l’agricoltura è divenuta il modo prevalente dei nostri avi per procurarsi il cibo.

Allora, ci si potrebbe chiedere, perché i gatti non hanno subito lo stesso processo di addomesticamento dei cani? I ricercatori che hanno mappato il genoma del gatto teorizzano che in primis i gatti domestici abbiano continuato (più dei cani) ad incrociarsi con gatti selvatici, mantenendo le loro caratteristiche ed inoltre il fanatismo umano per la creazione di nuove razze di gatto, ottenute grazie a nuovi incroci, è iniziato da relativamente poco tempo, cioè negli ultimi 200 anni, o giù di lì.

Se i cani rimangono dunque i migliori amici degli esseri umani, è ipotizzabile che i gatti ci vedano, dal loro punto di vista, come i loro migliori amici: diamo loro da mangiare, li coccoliamo, offriamo loro le nostre case… “Quanto sono docili questi umani”, penseranno i gatti… Importante è non deluderli in alcun modo, perché altrimenti potrebbero abbandonarci!

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Fonte:
Why You Shouldn’t Trust Your Cat, The Atlantic
Wikipedia

Immagine:
Wikimedia

Relazione fra sesso e cibo

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 16 Mar 2024
  • Dr. Walter La Gatta
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La saggezza e i bambini

La saggezza e i bambini

Una intervista sulla Timidezza

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La saggezza è una risorsa immensa che spesso viene associata all’esperienza e alla maturità. Tuttavia, se la guardiamo attraverso gli occhi dei bambini, possiamo scoprire una prospettiva sorprendente…

Cosa è l’intelligenza?

L’intelligenza si riferisce principalmente alla capacità di elaborare informazioni, risolvere problemi, imparare nuove cose e adattarsi a nuove situazioni. È spesso misurata attraverso test standardizzati di intelligenza, come il QI, che valutano le abilità di ragionamento logico, di memoria, di comprensione verbale e di ragionamento matematico. L’intelligenza può essere considerata come la capacità di comprendere e manipolare concetti complessi e di risolvere problemi in modo efficiente.

Cosa è la saggezza?

La saggezza è una qualità più profonda che riguarda la capacità di prendere decisioni sagge, di comprendere il significato e il valore della vita e di agire in modo altruistico e compassionevole. La saggezza spesso si sviluppa attraverso esperienze di vita significative, riflessione personale e crescita emotiva. Include la capacità di vedere le cose da prospettive diverse, di prendere decisioni che tengano conto delle conseguenze a lungo termine e di trovare equilibrio ed armonia nelle relazioni e nella vita di tutti i giorni.

Quali sono le differenze fra intelligenza e saggezza?

Le differenze sono le seguenti:

Intelligenza

  • si concentra sull’elaborazione di informazioni e sulla risoluzione di problemi,
  • può essere in gran parte influenzata dalla genetica e dall’ambiente di apprendimento
  • può aiutare a risolvere problemi specifici e ad acquisire conoscenze

Saggezza

  • si focalizza sull’applicazione di conoscenze ed esperienze per prendere decisioni che portino a una vita soddisfacente e significativa.
  • si sviluppa attraverso esperienze di vita, riflessione e crescita emotiva.
  • si manifesta nella capacità di affrontare le sfide della vita, di comprendere il significato e il valore dell’esistenza e di vivere in modo autentico e gratificante.

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Cosa è la saggezza per i bambini?

I bambini sono maestri della curiosità. Ogni giorno è un’avventura da esplorare, ogni domanda è un’opportunità di apprendere qualcosa di nuovo. Per loro, la saggezza non è tanto nel possedere tutte le risposte, quanto nel porre le giuste domande.

In uno studio, Judith Glück e colleghi (2012) hanno esaminato 461 bambini (di età compresa dai sei ai dieci anni) in due scuole situate in aree rurali dell’Austria, per scoprire cosa i bambini, a loro volta,  pensano della saggezza.

Nello studio è stato chiesto ai partecipanti di scrivere poche righe per descrivere “una persona saggia” (risposte aperte) e di scegliere fra un elenco di 23 aggettivi, indicando quali, secondo loro, erano applicabili ad una tipica persona “saggia” (risposte chiuse).

Nel complesso, poco più del 70 per cento dei ragazzi ha dichiarato di conoscere il termine “saggezza”, passando dal 43 per cento dei più piccoli al 92 per cento dei più grandi. La maggior parte dei bambini ha riferito di aver incontrato il termine nei libri, nelle conversazioni a casa, negli spettacoli televisivi o nei film.

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Risultato: in contrasto con gli adulti, i bambini tendono a concentrarsi soprattutto sugli aspetti esteriori della saggezza, in particolare la bravura (intelligenza fluida, piuttosto che la conoscenza concreta), e la preoccupazione per gli altri. Tutti i bambini del campione hanno ricordato l’aspetto sociale della saggezza, ma in particolare i bambini più grandi hanno citato l’aspetto dell’intelligenza, legato alla saggezza. I più grandi hanno inoltre collegato la saggezza alle persone anziane.

Aspetti più interni o astratti della saggezza sono stati invece poco menzionati dai bambini, anche se sono comunque emersi: in particolare, avere un atteggiamento riflessivo, risolvere problemi con intuizioni originali, saper comprendere i problemi. “Presumibilmente tali aspetti non sono ancora parte del ‘repertorio psicologico’ spontaneo dei bambini di questa età”, hanno detto i ricercatori.

La comprensione della saggezza nei bambini  è stata più immediata quando si è utilizzata una lista di aggettivi, dove i bambini hanno selezionato termini come “pensieroso” o “sensibile”, così come “amichevole” e “intelligente” , di cui avevano parlato anche nelle loro risposte aperte.

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Quando, per i bambini, una figura è “saggia”?

Alla richiesta di fare il nome di una persona saggia, i bambini sono stati estremamente generosi, evocando spesso un nonno o un genitore. Figure religiose o personaggi dei media sono stati raramente menzionati. I bambini hanno mostrato un pregiudizio di genere nelle loro candidature, dove i maschi erano più propensi a fare il nome di modelli maschili e le ragazze di modelli femminili. I maschi inoltre tendono a identificare la persona saggia con il temine  “astuta”, mentre le bambine la identificano come  una persona “bella”,  forse come conseguenza degli stereotipi di genere.

La conclusione dei ricercatori è la seguente: il concetto di saggezza si sviluppa prima degli anni della scuola elementare, anche se gli aspetti più complessi della saggezza si differenziano solo nel successivo sviluppo.

Dr. Walter La Gatta



Fonte principale:

Glück, J., Bischof, B., and Siebenhüner, L. (2012). “Knows what is good and bad”, “Can teach you things”, “Does lots of crosswords”: Children’s knowledge about wisdom. European Journal of Developmental Psychology, via What do kids know about wisdom?, BPS

Immagine:

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Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
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