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Tag Archives: Ansia e Stress

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cibo e tristezza un legame pericoloso

Cibo e tristezza: un legame pericoloso

Cibo e tristezza: un legame pericoloso

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Articolo datato

La tristezza non solo spinge le persone a mangiare di più, ma anche a mangiare alimenti meno sani. Tuttavia, se le persone sono in possesso di informazioni nutrizionali sugli alimenti che consumano, riescono a porre un limite alla loro ricerca edonistica di soddisfazioni del palato.
Nell’edizione di gennaio del Journal of Marketing, Brian Wansink, John S. Dyson Professor of Marketing, Applied Economics and Management presso la Cornell e colleghi descrivono diversi studi che hanno messo a punto per verificare la relazione fra tono dell’umore e alimentazione.

Per esempio, hanno reclutato 38 assistenti amministrativi per guardare un film ottimista e divertente (“Sweet Home Alabama„) ed uno triste e deprimente (“Love Story„). Durante le visioni dei films, ai partecipanti è stato offerto del popcorn imburrato e salato caldo e uva enza semi.

“Dopo che i film erano terminati e le lacrime erano state asciugate, si è visto che coloro che avevano guardato “Love Story„ avevano mangiato il 36 per cento in più di popcorn di coloro che avevano guardato “Sweet Home Alabama„ ha detto Wansink, autore del libro “Mindless Eating: Why We Eat More Than We Think” (Bantam Books trad: Mangiare senza farci caso: perché mangiamo più di quello che pensiamo). Gli spettatori di “Sweet Home Alabama„ hanno mangiato sia il popcorn sia l’uva, ma hanno consumato molta più uva mentre ridevano sulle scene del film, di quanto abbiano consumato il popcorn„.

Se ci si sente tristi o depressi, uno spuntino veloce, di buon gusto, dà infatti un immediato senso di euforia.

Per vedere se le informazioni nutrizionali influenzano in qualche modo il consumo dell’alimento, i ricercatori hanno offerto il popcorn a dei volontari che nel frattempo erano chiamati a svolgere una serie di compiti poco impegnativi, come scrivere o leggere la descrizione di quattro cose che li avevano resi felici (o tristi).


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I ricercatori hanno trovato che le persone di umore triste, all’oscuro di informazioni nutrizionali, mangiavano il doppio del popcorn delle persone che erano di buon umore. Nei gruppi di volontari ai quali era stato permesso di leggere le etichette nutrizionali dei prodotti alimentari tuttavia, le persone più allegre hanno mangiato una quantità di cibo quasi uguale a quelle di coloro che non conoscevano quanto scritto nelle etichette, mentre le persone tristi hanno posto drammaticamente un freno al consumo di questi alimenti ipercalorici, mangiando ancor meno popcorn delle persone felici.

“In conclusione, sembra che le persone felici evitino il consumo di alcuni alimenti e la presenza di informazioni nutrizionali non porta ad un cambiamento dei loro consumi di certi alimenti„ ha detto Wansink. “Mentre ciascuno di noi può desiderare un alimento sia quando è triste, sia quando è felice, è più probabile che mangi di più quando è triste” concludeWansink.

Conclusione: Poiché le informazioni nutrizionali non hanno effetto sulle persone felici, ma sembrano frenare i consumi alimentari delle persone più tristi, sarebbe bene che queste ultime conoscessero i valori nutritivi degli alimenti che mangiano.

Gli studi sono stati intrapresi con Nitika Garg dell’università de Mississippi e di J. Jeffrey Inman dell’università di Pittsburgh.

Link: Cornell University News Service

Fonte: Medical News

Dott.ssa Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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Articolo datato

Molti studi hanno riscontrato che mantenere a lungo dei segreti è malsano.

Secondo il prof. James Pennebaker, dell’università del Texas, la tendenza a non parlare delle proprie esperienze di vita sconvolgenti ha gli stessi effetti psicosomatici di una costante inibizione del proprio comportamento (come se ci costringessimo di continuo a stare fermi quando avremmo voglia di correre e di camminare). In particolare, lo stress dovuto allo sforzo dell’inibizione porterebbe a numerosi cambiamenti accertabili nel sistema vegetativo, ormonale e immunitario, e quindi ad una maggiore incidenza di malattie, come riscontrato in studi effettuati dallo stesso Pennebaker nel 1989 e nel 1997.

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Sarebbero soprattutto le esperienze traumatiche dell’infanzia mai rivelate, in particolare quelle a sfondo sessuale, a portare ad una maggiore incidenza di malattie. Si è visto che quando le persone, invece, riescono a tradurre in parole il proprio sconvolgimento emotivo, la loro salute fisica migliora nettamente.
Nei suoi primi studi, il prof. Pennebaker chiese a degli studenti di scrivere i loro sentimenti e pensieri più profondi legati ad esperienze traumatiche.

I risultati furono sorprendenti: il semplice atto di rievocare per iscritto le proprie esperienze traumatiche migliorò la loro salute, portò a voti più alti e spesso cambiò la loro vita. Altri studi hanno dimostrato che scrivere comporta una riduzione del dolore fisico e minor ricorso a farmaci, migliora lo stato depressivo e, addirittura aiuta a trovare lavoro dopo un licenziamento. Diverse ricerche hanno anche accertato che scrivere o parlare dei propri problemi emotivi ha effetti benefici sulla funzione immunitaria, facilitando fenomeni come la moltiplicazione di cellule T-helper[1], la risposta degli anticorpi[2] al virus di Epstein-Barr[3], e al virus dell’epatite B.

Alcuni studi hanno messo a confronto le parole scritte con quelle incise su un nastro. I risultati sono paragonabili a quelli ottenuti con la scrittura.
Allora basta scrivere o incidere su un nastro per stare meglio? Come sempre quando si parla di esseri umani, non è così semplice.
E’ vero che alcuni studiosi (come il Prof. Edward Murray e i suoi collaboratori dell’’Università di Miami), hanno riscontrato che scrivere sulle proprie esperienze traumatiche determina cambiamenti paragonabili a quelli ottenuti parlando con uno psicoterapeuta; ma questi studiosi hanno preso in esame persone che non riferivano di particolari problematiche psicologiche. In pratica si trattava di soggetti che sentivano di star bene e probabilmente in quel momento non sentivano l’esigenza di chiedere un aiuto ad un professionista. Hanno scritto delle proprie esperienze traumatiche perché era stato loro richiesto. (Inoltre, nel caso degli studenti, la partecipazione all’esperimento può essere stata motivata anche dalla speranza di ottenere un voto più alto all’esame)

Terapie Sessuali

Nel momento in cui si prendono in considerazione persone che non stanno bene, i risultati cambiano. Uno studio effettuato nel 1996 in Olanda ha dimostrato che anziani colpiti da un lutto recente non traggono alcun beneficio dallo scrivere. Allo stesso modo, in uno studio condotto in Israele su un gruppo di 14 persone con sindrome Post-traumatica da Stress[4] , si è visto che la metà di coloro cui era stato chiesto di scrivere e di parlare dei loro traumi risultò peggiorare, anche se di poco, rispetto ai soggetti di controllo. Questi studi dimostrano che il semplice atto di scrivere non ha effetti di per sé in soggetti che possono sentirsi confusi o depressi.

A differenza di quanto di solito si pensa e si dice a chi ha subito un trauma, non basta “sfogarsi” per stare meglio. Non siamo delle semplici pentole a pressione, a cui è sufficiente scaricare il vapore accumulato. Siamo delle persone e abbiamo bisogno di dare un senso alla cose che ci accadono, in particolare agli eventi più dolorosi e inaspettati. Il parlare e lo scrivere di quanto ci è accaduto può avere degli effetti benefici nella misura in cui ci aiuta a “ricostruire” una storia nella quale l’evento doloroso trovi un suo posto, un suo significato. Una buona “ricostruzione” ci aiuta a comprendere quanto ci è accaduto e ad acquisire una migliore conoscenza di noi stessi; ci consente di organizzare e ricordare gli eventi in modo coerente, e nello stesso tempo integrare pensieri e sentimenti. E’ come se riuscissimo a “mettere ordine” nella nostra mente: possiamo dedicarci alle cose che ci interessano senza ‘inciampare’ continuamente in pensieri e sentimenti che a sembrano sparsi in maniera disordinata nella testa, che sembrano presentarsi quando meno ce lo aspettiamo e lo desideriamo.

In conclusione, scriviamo pure dei nostri traumi. Se ci sentiamo abbastanza bene e non è un periodo per noi particolarmente difficile sicuramente ciò ci aiuterà a dare un senso a quanto accaduto e a stare meglio. Ma se sentiamo di stare attraversando un periodo critico, ci sentiamo confusi e depressi, o stiamo affrontando le conseguenze di un avvenimento che è stato davvero “troppo” per noi, non esitiamo a chiedere aiuto. Ci sono momenti in cui non basta parlare o scrivere per “ricostruire” una storia che abbia un senso, abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti con attenzione e competenza e ci aiuti a ‘rimettere insieme i pezzi’ nel modo migliore per noi.

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Note

[1] I linfociti sono cellule del sistema immunitario (globuli bianchi) che hanno ruolo fondamentale nella risposta immunitaria, in quanto sono in grado di riconoscere specificamente gli agenti estranei e di sviluppare poi la memoria immunologia verso di essi. I linfociti T-helper devono il loro nome al fatto che il loro compito consiste principalmente nell’aiutare altre cellule del sistema immunitario a svolgere il loro ruolo.

2 Gli anticorpi sono le proteine del sangue e dei vari liquidi biologici che hanno la funzione di legarsi specificamente alle sostanze estranee presenti nell’organismo per favorirne in vari modi l’eliminazione.

3 E’ un virus della famiglia degli herpes, responsabile della mononucleosi infettiva

4La sindrome Post-traumatica da stress è un disturbo che può insorgere in seguito ad un grave stress, come essersi trovati ad affrontare un evento potenzialmente mortale, aver assistito o aver appreso improvvisamente della morte di persone care. La sindrome comporta paura, sensazione di inermità, ansia, sogni e pensieri ricorrenti sull’evento.

Prof. Luigi Mastronardi

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Prof. Luigi Mastronardi
Prof. Luigi Mastronardi

Laureato in FILOSOFIA (indirizzo Psicologico) ed in PSICOLOGIA (indirizzo applicativo), Autore di oltre 50 Pubblicazioni scientifiche inerenti la psicologia e la psicoterapia e di n° 4 testi sulla psicologia applicata:

LE TECNICHE DELLA PSICOTERAPIA (1984) Edizioni Kappa, libro consigliato nel Corso di Laurea in Psicologia,Univ.di Roma
LA PSICOLOGIA DEI PROVERBI (1998) Edizioni Scientifiche Magi,Roma
IO GUARIRO’,Autoterapie psicologiche (2001) Edizioni Tecniche Nuove, Milano
LA PSICOLOGIA DEL BENESSERE in corso di stampa,Tecniche Nuove,Milano

Docente nel Corso di Perfezionamento in Psicoimmunologia, Facoltà di Medicina e Chirurgia,Università La Sapienza,Roma –Psicoterapeuta (indirizzo dinamico) da oltre 26 anni(soprattutto psicoterapeuta di malattie oncologiche) -Direttore della Scuola di Specializzazione in PSICOTERAPIA DINAMICA BREVE autorizzata dal MIUR –Direttore della Scuola triennale di NATUROPATIA, dello IAF,Roma(www.iaform.it) -Direttore scientifico dei Corsi(oltre 20) sulla SALUTE NATURALE, dello IAF(www.iaform.it) -Relatore di conferenze sull’Autoguarigione (negli anni migliaia di partecipanti)-Vice-presidente della Società Italiana di Medicina del Benessere (www.simben.it)

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  • 1 Gen 2005
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Paura del buio

Paura del buio – Consulenza online

Paura del buio – Consulenza online

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Gentilissima Dottoressa Giuliana, le scrivo per una consulenza in merito ad una fobia che mi opprime da anni, la paura del buio!! brevemente io: sono un ragazzo solare, sempre pronto alla battuta, faccio un lavoro che non mi piace da molti anni (impiegato), ho una vena artistica molto forte (mi piace costruire, disegnare, progettare e realizzare ogni singola cosa della mia vita, dai quadri all’arredamento alle macchine, moto ecc..), non ho alcuna fede religiosa, non seguo nessuna corrente politica, sono abbastanza inconcludente e sfaticato, fumo hashish abitualmente, fondamentalmente timido e riservato. La paura del buio me la porto dietro da tutta la vita, puntualmente arriva ogni notte prima di andare a dormire. Quando sono al buio sono “ossessionato” dal fatto che qualcuno (che non c’è) possa toccarmi o parlarmi e la maggior parte delle volte mi paralizzo, apro gli occhi e fisso il nulla finchè non crollo esausto. Condivido il letto con la mia compagna da qualke anno, e questo mi aiuta un po’, ho come un senso di protezione… ma non totale. Ultime due cose: La mia casa è composta di due stanze (soggiorno e camera da letto) se dormo in soggiorno avverto molto meno questa paura – forse perchè la posizione del soggiorno mi consente di tenere “sott’occhio” quasi tutta la casa mentre dalla camera da letto non vedo niente. Se invece ci sono ospiti (e quindi dormono nel soggiorno o anche viceversa nel caso dei genitori/suoceri ai quali cediamo volentieri la nostra stanza) la paura scompare del tutto, in sintesi più persone ci sono quando dormo/sono al buio più mi sento tranquillo. Ringraziandola colgo l’occasione per augurarLe un sereno Natale e un felice anno nuovo.

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Gentilissimo,

La paura del buio è la paura classica dei bambini. Quando è presente negli adulti, sarebbe necessario cercare di recuperare alcuni ricordi della propria infanzia, per capire se vi sono stati particolari traumi che hanno prodotto questa difficoltà. Comprendere le cause del disagio potrà di per sé esserle di grande aiuto.

Per migliorare ulteriormente la situazione nel presente, dovrebbe desensibilizzarsi gradualmente alla situazione di oscurità, il che significa imporsi di dormire sempre in camera da letto, con una luce (che non disturbi la sua compagna).

L’intensità dell’illuminazione dovrebbe essere poi via via diminuita, fino ad arrivare alla condizione di buio.

Un secondo suggerimento è quello di cercare di fare al buio tutto quello che può essere fatto (senza correre inutili rischi, ovviamente): mangiare, ascoltare musica, conversare con altre persone, stare da solo a pensare a qualcosa di bello che le è capitato, ecc. Associare ricordi positivi allo stato di oscurità potrà aiutarla a superare la fobia.

L’unica cosa che le raccomando è il tempo: non abbia fretta. Queste paure si superano solo quando c’è la motivazione, la costanza e soprattutto la pazienza. Salve.

Dott.ssa Giuliana Proietti

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  • 14 Dic 2009
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Paure, fobie, ossessioni

Paure, fobie, ossessioni

Paure, fobie, ossessioni

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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Le fobie, le paure e le ossessioni rappresentano manifestazioni diverse ma spesso interconnesse dell’ansia patologica. Cerchiamo di saperne di più.

Cosa è la paura?

La prima cosa da osservare è che la paura non è patologica : avere paura è una cosa del tutto normale. Chi ha paura è una persona, sana, intelligente, consapevole; infatti, se non ci fosse la paura, la nostra vita sarebbe continuamente a rischio. La paura è un’emozione che serve per difenderci. Quando è esagerata o inadeguata alle circostanze diventa una fobia.

Cosa è la fobia?

La fobia può essere definita come la paura verso un oggetto, attività o situazione che l’individuo sa essere sproporzionata rispetto al pericolo reale che quell’oggetto, attività o situazione effettivamente produce.

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Quali sono i diversi tipi di Fobie?

I disturbi fobici sono molto comuni e si dividono in tre tipi, in base alla natura dell’oggetto o della situazione che produce la paura: le fobie semplici implicano la paura di oggetti o situazioni particolari, come altezze, oscurità, pipistrelli o altri animali, spazi angusti. Le fobie sociali implicano la paura di essere osservati o valutati dagli altri e la convinzione che l’individuo, in qualche modo, sembrerà sciocco, incapace, inadeguato al ruolo. Ciò si risolve nell’evitare situazioni come mangiare di fronte agli altri o andare a feste o riunioni.

Le fobie più comuni sono l’agorafobia (paura degli spazi aperti), la claustrofobia (paura degli spazi chiusi), l’ereutofobia (paura di diventare rossi), la zoofobia (paura degli animali). L’agorafobia comporta la paura di non essere in grado di fuggire rapidamente o di ottenere aiuto in caso di improvvisa incapacità, normalmente dopo un attacco di panico. Queste situazioni includono andare nei centri commerciali, usare i trasporti pubblici e in genere essere soli.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Quali sono i più frequenti tipi di ossessioni?

Le più frequenti riguardano temi di violenza, di contaminazione, dubbi sull’affidabilità di cose o persone (paranoie, gelosia).

Che differenza c’è fra ossessione e compulsione?

Le ossessioni sono idee, pensieri, immagini o impulsi che sono privi di senso e “si intromettono” continuamente nel flusso del pensiero. Anche se una persona può cercare di ignorarle o dimenticarsene, le ossessioni, vissute come rappresentazioni mentali sgradevoli e indesiderate, possono provocare ansia, senso di colpa o vergogna.

Le compulsioni, chiamate anche rituali, sono in genere azioni ripetute, ma a volte sono modelli del pensiero che vengono eseguiti per liberarsi da un’ossessione inquietante. I rituali di solito vengono eseguiti secondo certe regole o in modo rigido e per questo si raggiungono facilmente degli eccessi. La persona riconosce che i rituali non sono ragionevoli, ma non si sente in grado di controllarli.

In cosa consiste il disturbo ossessivo compulsivo?

Le persone che soffrono di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)  tendono a mettere in atto dei rituali, come lavarsi le mani, oppure ripetere alcune frasi o comportamenti, o controllare continuamente l’ambiente intorno a sé, per sbarazzarsi di ossessioni spaventose.


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LE FOBIE E LE OSSESSIONI : COSA HANNO IN COMUNE

Le fobie e le ossessioni sono paure immotivate e dunque non hanno alcuna funzione protettiva; al contrario limitano la nostra libertà e ci rendono persone ‘malate’. Lo sfondo comune fra fobie ed ossessioni è la mancanza di libertà di pensiero, di azione, di volontà. Sia i fobici che gli ossessivi sono sempre in lotta con ciò che genera in loro la paura, e questo assorbe gran parte delle delle loro energie.

Fobie e ossessioni: cosa le differenzia?

Le ossessioni sono sempre presenti nella mente della persona che ne soffre, anche nel sonno; le fobie possono nascere solo in presenza di un particolare stimolo.

E’ più grave essere malati di fobie o di ossessioni?

Sicuramente è più grave essere malati di idee ossessive che non di disturbi fobici. Infatti chi soffre di fobie, quando non sono presenti le situazioni-stimolo che generano l’attacco di panico, è in genere una persona normalmente adattata, in grado di condurre una vita ‘normale’. Al contrario l’ossessivo è continuamente afflitto dalle sue idee angoscianti, che lo tormentano in qualsiasi momento della giornata ed anche di notte, lasciandolo insonne.

Quali trattamenti sono disponibili?

Sia le fobie che il disturbo ossessivo compulsivo sono disturbi che possono essere trattati con molto successo con l’intervento psicologico, in particolare con la terapia cognitivo-comportamentale.

Dr. Walter La Gatta



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Dr. Walter La Gatta

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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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  • 2 Ago 2018
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Sai tutto sull'ansia? Test

Sai tutto sull’ansia? Prova a fare questo Test

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I Test di Psicolinea

A cura di:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

Altri test sono disponibili su:
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L’ansia è una risposta naturale del corpo a situazioni percepite come minacciose o stressanti. È caratterizzata da sintomi fisici e può variare da una lieve apprensione a un disturbo debilitante che richiede interventi terapeutici.

Tu pensi di sapere tutto sull’ansia? Prova a scoprirlo con questo test e poi leggi gli approfondimenti.

Ad ogni domanda rispondi con Vero o Falso (V o F) nella casella di risposta affiancata e poi controlla le risposte esatte più in basso.

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1. Dal punto di vista etimologico il termine “ansia” significa “stringere, strangolare”

VERO
FALSO

2. Ansia e Paura descrivono lo stesso tipo di emozione

VERO
FALSO

3. L’ansia è un’emozione necessaria

VERO
FALSO

4. In alcune circostanze l’ansia può migliorare le prestazioni

VERO
FALSO

5. Gli eventi imprevedibili e incontrollabili portano la persona ansiosa alla depressione

VERO
FALSO


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6. L’ansia si dice “di stato” se rappresenta una tendenza generale a rispondere in modo ansioso a tutte le circostanze della vita

VERO
FALSO

7. L’attività fisica rende più sopportabili i sintomi d’ansia

VERO
FALSO

8. Una persona che soffre di fobie soffre anche di disturbi d’ansia

VERO
FALSO

9. Il disturbo ossessivo-compulsivo non è un disturbo d’ansia

VERO
FALSO

10. I farmaci ansiolitici sviluppano dipendenza

VERO
FALSO

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Soluzione del Test

Ecco le risposte: 

1. Vero. Il termine italiano “ansia” deriva dal latino “anxia”, a sua volta proveniente dal verbo “angere”, che significa stringere strettamente o strangolare.

2. Falso. L’ansia è un’emozione più complessa della paura, in quanto prevede la capacità di prevedere il pericolo, a distanza di tempo e di spazio e per questo è presente solo negli organismi più evoluti.

3. Vero. Senza l’ansia non ci sentiremmo spronati a superare le difficoltà, non riusciremmo ad adattarci ad ambienti che non conosciamo, o a condizioni che non ci sono abituali, non riusciremmo a dare il meglio di noi stessi quando ad esempio ci prepariamo per un evento sportivo, per un esame, per una prestazione di qualsiasi genere.

4. Vero. Una leggera ansia riesce a produrre un’attivazione ottimale dell’organismo, dal punto di vista fisico e cognitivo.

5. Vero. L’ipervigilanza può condurre all’ansia cronica quando l’attesa dell’evento sentito come minaccioso è costante, in quanto l’evento non è prevedibile. Se, oltre tutto, ci si sente impotenti di fronte alla realtà si sperimentano vissuti depressivi.

6. Falso. Quella descritta è l’ansia detta “di tratto”, mentre l’ansia “di stato” si ha quando si tratta di una risposta emozionale fornita in situazioni accidentali o episodiche della vita.

7. Vero. E’ stato dimostrato che i sintomi dell’ansia migliorano di un ∆ 0,29 in coloro che eseguono attività fisica rispetto ai sedentari.

8. Vero. Non è vero invece l’inverso, cioè non tutti i soggetti che soffrono di disturbi d’ansia soffrono anche di fobie.

9. Falso. Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo d’ansia caratterizzato da ossessioni e/o compulsioni.

10. Vero. Si, l’uso prolungato di benzodiazepine, i più comuni farmaci ansiolitici, induce il fenomeno della dipendenza

RISULTATO DEL TEST

Ci si può ritenere soddisfatti se si è risposto in modo corretto ad almeno 6 domande.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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