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Tag Archives: Psicoanalisi

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Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)

Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)

Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)

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Sopra: Il piroscafo George Washington, che Freud Jung e Ferenczi utilizzarono per andare in America

Nel 1909 sia Freud che Jung furono invitati a tenere un ciclo di conferenze alla Clark University (Worcester, Mass.). Dopo una vacanza con la famiglia sulle Alpi Bavaresi, il alle cinque e mezzo del mattino, Freud giunse il 20 Agosto 1909 a Brema con il treno: qui si incontrò con Jung e Ferenczi.

I tre mangiarono presso l’Essinghaus, un ristorante che si trovava in un antico edificio del porto. Fu in questa occasione che Freud svenne sentendo Jung parlare dei cadaveri trovati nelle torbiere al nord della Germania.

L’indomani i tre colleghi si imbarcarono per la traversata. Cullati dai lunghi giorni di nave e lontani dal ritmo incalzante a cui li costringeva l’attività professionale, i tre passarono molto del loro tempo ad analizzarsi reciprocamente i sogni. Sebbene Ferenczi si sentisse molto inferiore ai suoi compagni di viaggio in questa attività di interpretazione, non aveva timore nel riferire a Freud cosa pensava riguardo ai sogni del Maestro.

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Ad esempio l’insoddisfazione per l’ambiente viennese che Freud spesso manifestava era, secondo l’analisi di Ferenczi, più una insoddisfazione e preoccupazione per l’ambiente familiare, una ‘insoddisfazione dell’anima’, con le sue implicazioni anche sessuali.

Con Jung non c’era la stessa confidenza. Ricorda Jung:

“Eravamo insieme ogni giorno e analizzavamo i nostri sogni. In quel periodo ebbi alcuni sogni importanti, ma Freud non riusciva a capirne nulla. Non per questo lo criticavo, poiché a volte avviene anche al migliore analista di non saper risolvere gli enigmi di un sogno. Era un insuccesso umano, che non mi avrebbe mai fatto smettere le nostre analisi: al contrario, esse avevano per me un gran valore e la nostra amicizia mi era oltremodo cara. Consideravo Freud una personalità più anziana, più esperta e matura, e mi sentivo come un figlio suo. Ma poi capitò qualcosa che inferse un duro colpo alla nostra amicizia”.

Freud ebbe un sogno, che Jung interpretò come meglio poteva, ma aggiunse che si sarebbe potuto dire molto di più se solo avesse potuto conoscere qualche particolare in più sulla vita privata del Maestro. A queste parole, Freud lo guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, e poi disse: “Non posso mettere a repentaglio la mia autorità”. Come ricorda Jung: “in quello stesso momento l’aveva persa del tutto. Quella frase si impresse come un marchio indelebile nella mia memoria” (C.G. Jung Ricordi, sogni, riflessioni).


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Nonostante queste tensioni, il viaggio fu gradevole e a Freud fece piacere sorprendere un giorno il suo attendente di cabina mentre leggeva il suo libro Psicopatologia della vita quotidiana. Freud annotò che la vita di bordo si svolgeva stranamente quieta e in sordina, fatta eccezione per “il suono lacerante dei corni da nebbia”.

Quando il 29 agosto la George Washington attraccò a New York, Abraham Brill si trovava sul molo ad aspettarla. Si racconta che, vedendo la Statua della Libertà, Freud abbia detto a Jung una fatidica frase: “Ma lo sanno (gli americani) che gli stiamo portando la peste“? Fu Lacan a riferire questa frase, durante una conferenza dal titolo La chose freudienne (Vienna, 1955). Lacan disse di averla appresa direttamente da Jung.

Fonti:
De Lauretis, Soggetti eccentrici, Feltrinelli
Jung C.G. Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli
Donn L. Freud e Jung, Leonardo

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Una Conferenza su Edward Bernays e l'invenzione della Propaganda

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Leggi anche: Sigmund Freud e il viaggio in America (1909)

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 26 Mar 2008
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1905: Tre saggi sulla Teoria Sessuale

1905: Tre saggi sulla Teoria Sessuale

1905: Tre saggi sulla Teoria Sessuale

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Tre saggi sulla teoria sessuale, al di là di quello che farebbe pensare il titolo, è un libro abbastanza piccolo nel quale Freud espose la sue teorie sulla sessualità, che avrebbero poi avuto un’influenza straordinaria sulla cultura in generale e sulla scienza psicologica in particolare.

Le polemiche (e l’entusiasmo) che accolsero il breve volume di Freud erano principalmente dovute al secondo saggio, in cui si discute della sessualità nell’infanzia e nella adolescenza.

Al centro di questo libro c’è infatti la sessualità infantile;  Freud parla, come avevano fatto molti prima di lui, delle aberrazioni sessuali degli adulti, ma le collega a eventi inaspettati o anomali vissuti durante l’infanzia. Questa era la sostanziale novità del libro.

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Il primo saggio riguarda “Le perversioni sessuali”. Nel suo trattamento dell’omosessualità (per il quale usò il termine “inversione”), Freud contestò la teoria della degenerazione. Parlò invece di fattori innati o “costituzionali”, ai quali si doveva aggiungere l’impatto prodotto da cause accidentali vissuti durante l’infanzia.

Freud afferma: “sembra probabile che l’istinto sessuale sia in prima istanza indipendente dal suo oggetto” e sottolinea che bisogna distinguere tra tipi di perversione, a seconda che l’anomalia sessuale sia legata all’oggetto (come per l’omosessualità o alla zoofilia) o allo scopo, cioè alle attività che portano alla gratificazione sessuale.

Quanto all’omosessualità, Freud postula la presenza di una bisessualità anatomo-fisiologica e psichica che caratterizza ogni essere umano, dalla quale poi possono nascere scelte omosessuali o eterosessuali. Freud sostenne la sua argomentazione con il concetto delle pulsioni parziali: impulsi indipendenti, ciascuno associato a una zona erogena o a una fonte somatica, che non sono integrate fra loro. Si può così capire meglio perché numerose perversioni sono caratterizzate da comportamenti sessuali che coinvolgono preferenzialmente le zone erogene orali, e soprattutto anali: sono, cioè, il risultato di funzioni psichiche controllate da istinti infantili collegati a queste zone erogene.

Mentre i nevrotici reprimono il desiderio di gratificazione istintuale, l’anomalia della perversione negli adulti risiede nel fatto che le loro pratiche sessuali sono permanentemente e prevalentemente basate sulla soddisfazione di questi istinti.

Da questo ragionamento è emerso il concetto di Freud che “le nevrosi sono, per così dire, il negativo delle perversioni ”  idea che aveva precedentemente ripreso in una lettera a Fliess (24 gennaio 1897).

Le idee sviluppate nel primo saggio hanno portato logicamente alla trattazione del secondo, che parla della sessualità infantile.

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Secondo saggio.  Ogni adulto è stato un bambino e, in linea di principio, dovrebbe essere in grado di ricordare l’infanzia in modo più che frammentario, ma la maggior parte non ne è capace. Secondo Freud l’amnesia infantile colpisce tutto ciò che riguarda la sessualità nell’infanzia e, a seguito della forte condanna morale che questa comporta, essa porta alla repressione o alla gratificazione attraverso la sublimazione.

Freud propone un’idea molto audace e fertile che avrebbe portato a molti ulteriori sviluppi della psicoanalisi, sia teorici che clinici, e che avrebbe influenzato sia il suo pensiero successivo sia quello dei suoi successori.

L’attività di suzione osservata nel bambino, ad esempio, doveva essere considerata come il prototipo di ogni futura gratificazione sessuale. La suzione del pollice (o “succhiare sensuale”) non ha altro scopo che il piacere ed è separato, ma molto simile, al comportamento che il lattante ha per soddisfare il suo bisogno di nutrimento. Freud afferma esplicitamente che la gratificazione orale è un prototipo per ogni gratificazione sessuale, è piacevole in sé ed è autoerotica in quanto non richiede altro oggetto che il bambino stesso.

Le obiezioni all’idea della sessualità infantile divennero ancora più veementi con l’ulteriore dichiarazione di Freud che la suzione sensuale era di natura masturbatoria e fungeva da prototipo per tale gratificazione che, inoltre, si spostava, con la crescita, dalla zona labiale alla zona anale, e infine alla zona genitale.

Inoltre, Freud presenta in questo saggio un ulteriore concetto fondamentale. Il bambino, per il carattere diverso e polivalente delle zone erogene investite da pulsioni parziali e quindi interessato a vari mezzi di gratificazione, può essere definito un “perverso polimorfo”. Ovviamente, Freud non intende che il bambino diventerà perverso da adulto; al contrario, questo è semplicemente il fondamento della normale traiettoria dello sviluppo psicosessuale. La perversione negli adulti, infatti, è caratterizzata dalla persistenza anormale delle caratteristiche infantili. Nel cosiddetto sviluppo normale, i genitali diventano la zona erogena dominante, altre zone erogene diventano subordinate ad essa, e a questo segue l’integrazione delle fonti di eccitazione sessuale e delle modalità di soddisfazione sessuale.

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Terzo saggio. Il terzo saggio è intitolato ‘Le trasformazioni della pubertà’ e parla dello spostamento delle pulsioni ‘parziali’, cioè limitate a determinate zone erogene del corpo, ad un oggetto sessuale completo (cioè un partner), consentendo così il passaggio dal piacere individuale (autoerotismo) al piacere al servizio della procreazione.

Nell’edizione del 1905, questo saggio poteva sembrare meno originale della sezione precedente. Tuttavia, Freud esaminava tre temi centrali della psicoanalisi: l’economia libidica dell’inizio della pubertà, la sessualità femminile e maschile e le relazioni oggettuali.

Dice Freud: “devo insistere sul fatto che una sensazione di tensione implica necessariamente dispiacere” e la stessa attività che cerca di diminuire la tensione è percepita come un piacere.  Come intendere, allora, la ricerca dell’eccitazione sessuale, che comunemente caratterizza ogni atto sessuale (compresi i preliminari) prima di culminare nell’orgasmo e nel rilassamento? Il problema,  rimase senza soluzione nell’edizione del 1905 e  sarà risolto solo molto più tardi, in opere come “Il problema economico del masochismo” (1924), in cui Freud tornò sull’argomento.

Un secondo tema discusso nel terzo saggio in una sezione intitolata “La differenziazione tra uomini e donne”, riguarda la sessualità delle bambine, che per Freud è di carattere “interamente maschile”, dal momento che la libido “è invariabilmente e necessariamente di natura maschile, sia che si manifesti negli uomini sia nelle donne”.

Il clitoride è il luogo del piacere masturbatorio per le bambine. Nella donna, il clitoride può essere visto come l’organo del piacere preliminare che trasmette l’eccitazione alle “parti femminili adiacenti”, scrive Freud, “proprio come – per usare una similitudine – trucioli di pino possono essere accesi per dare fuoco a un ceppo di legno più duro”. La sessualità femminile fu ripresa anche in altre pubblicazioni successive, come in Nuove lezioni introduttive alla psicoanalisi (1933), scatenando considerevoli e vivaci polemiche sulla natura della sessualità femminile.

Un altro tema trattato nel terzo saggio riguardava “Il ritrovamento di un oggetto” durante le trasformazioni della pubertà. Alla sessualità infantile, che supponeva essenzialmente autoerotica, opponeva la sessualità oggettuale sviluppata durante la pubertà. L’oggetto primario, il seno materno, è ormai da tempo perduto, cosicché l’investimento libidico nel partner sessuale dopo la pubertà è di fatto una “riscoperta”.

Passò poi a considerare l’angoscia infantile e la “barriera contro l’incesto” che vieta i rapporti sessuali tra bambino e genitore. Freud stabilì chiaramente qui quello che, a partire dal 1910, chiamò il “Complesso di Edipo .” I Tre Saggi si conclude con il riassunto di Freud dei temi principali del libro.

Nel 1923 (L’organizzazione genitale infantile) scrisse: “Il Lettore del mio Tre Saggi sulla Sessualità saprà che non ho mai intrapreso alcun rimodellamento completo di quell’opera nelle sue edizioni successive, ma ho mantenuto la disposizione originale e mi sono tenuto al passo con i progressi fatti nelle nostre conoscenze per mezzo di interpolazioni e alterazioni in il testo. Così facendo, può essere spesso accaduto che ciò che era antico e ciò che era più recente non ammettessero di fondersi in un tutto assolutamente non contraddittorio».

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tre saggi sulla teoria sessualeIl libro ebbe un’accoglienza gelida e distaccata, soprattutto perché non veniva accettata dalla comunità scientifica la teoria della sessualità infantile.

Per dovere di cronaca va tuttavia ricordato che il materiale utilizzato da Freud in questo libro circolava già liberamente nell’ambiente scientifico dell’epoca, specialmente dopo la pubblicazione della Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing.

I termini autoerotismo, zone erogene e libido non sono invenzioni freudiane, ma termini già in uso nella sua epoca. La principale originalità di Freud fu di sintetizzare idee e concetti che per la maggior parte erano sparsi o parzialmente organizzati, e di applicarli direttamente alla psicoterapia.

Consulta: Sigmund Freud TRE SAGGI SULLA TEORIA SESSUALE (1905) in Opere Boringhieri

Fonti bibliografiche:
Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Boringhieri
Galimberti, Dizionario di psicologia, De Agostini

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Freud e l'ebraismo

Freud e l’ebraismo

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Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, è una figura che ha profondamente influenzato il pensiero moderno. Nato in una famiglia ebraica a Freiberg (attuale Příbor, Repubblica Ceca) nel 1856, Freud visse in un periodo storico caratterizzato da intensi cambiamenti sociali e da un antisemitismo diffuso in Europa. Il padre della psicoanalisi ebbe un rapporto complesso con la religione ebraica, la sua eredità culturale. Esaminare questo rapporto non solo offre un’interessante prospettiva sulla vita e sul lavoro di Freud, ma getta anche luce sul dibattito fra psicoanalisi e religione: cerchiamo di saperne di più.

Ebraismo: cosa significa

Il termine  “ebraismo” indica le credenze religiose, le tradizioni culturali, i rituali, i vincoli etnici del popolo ebraico.

Ebraismo nella storia

Nella storia. gli ebrei (o israeliti o giudei) costituirono dapprima una comunità patriarcale e quindi, attraverso l’esodo, probabilmente nel XIII secolo A.C. divennero nazione e, sotto la guida di Mosé, si insediarono a Canaan e sperimentarono, dopo il periodo glorioso della monarchia davidica (secolo X A.C.) successivi rovesci della sorte, fino all’esilio del 586 A.C. e alla distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 D.C.

La fede ebraica

La fede ebraica ha il suo centro nella confessione monoteistica, espressa nel così detto Shemà (Ascolta). Ricordiamo infatti : Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno… (Deutreronomio 6,4).

La formula con la quale Dio si definisce come Jahweh (io sono Colui che sono, Esodo 3,14) descrive bene l’idea della signoria di Dio su tutte le cose, sull’universo, sulla storia. Il tempo viene visto come il mezzo offerto alla libertà individuale di prendere decisioni per il bene o per il male e così giungere alla fine dei tempi (éschaton, da cui escatologia).

Il rapporto con Dio non culmina nell’estasi, nell’unione mistica, ma nella comunione dell’alleanza, in cui Dio e l’uomo mantengono una identità distinta. Nell’elaborazione del complesso religioso ebraico Mosé ha un ruolo fondamentale, insieme agli altri profeti che operano il richiamo all’interiorità, all’essenzialità.

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Ebraismo e modernità

Moses Mendelssohn (1729-1786), massimo esponente dell’illuminismo ebraico, tentò di riconciliare l’ebraismo con la modernità, mostrando che esso poteva armonizzarsi con le esigenze della ragione. Da questi insegnamenti nacque il giudaismo ‘riformato’ in Germania e poi diffuso ampiamente in America, che ha fortemente ridotto e relativizzato l’imponente complesso di norme nel cui ambito la comunità giudaica si era mantenuta separata dal resto della società, preservando la propria identità.

Rottura con la tradizione

Nel XIX secolo si verificò l’abbandono dell’ortodossia ebraica da parte di ampi ceti colti borghesi, residenti soprattutto in Francia, Germania, impero austriaco, Inghilterra, Italia, Russia e poi Stati Uniti.

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Freud e Ambiente culturale alla nascita

Nato nel 1856 a Freiberg, nell’attuale Repubblica Ceca, da genitori ebrei, Freud crebbe in un ambiente culturale ebraico, anche se non fu allevato alla maniera ebraica ortodossa e non era in grado di leggere l’ebraico. In seguito alla sua emigrazione a Vienna, fu esposto a una cultura prevalentemente cristiana e ad una società che spesso discriminava gli ebrei. 

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Freud e Religione

Pur critico nei confronti della religione come istituzione, Freud era affascinato dal ruolo che essa giocava nella formazione dell’identità e nella coesione sociale.

Identità ebraica di Freud

Freud non era un ebreo osservante, e non praticava attivamente la religione. Tuttavia, riconosceva l’importanza della sua eredità ebraica, che considerava una parte integrante della sua identità. Il padre della psicoanalisi fu del resto fortemente plasmato dalle tradizioni della comunità ebraica: egli mantenne l’ideologia patriarcale, con la fede nella supremazia dell’uomo e nella subordinazione della donna, la devozione alla grande famiglia e i severi costumi puritani. Inoltre egli ebbe sempre un profondo rispetto per i suoi maestri come dimostra anche il fatto che diede ad alcuni dei figli i loro nomi.

Freud descriveva l’ebraismo non tanto come una religione, ma come un retaggio culturale e intellettuale. Era profondamente consapevole delle discriminazioni subite dagli ebrei e delle difficoltà che dovevano affrontare in una società prevalentemente cristiana, ma in quanto ebreo sottolineava con orgoglio la sua eredità culturale ebraica, che aveva influenzato la sua sensibilità intellettuale e il suo senso di appartenenza. Questo non gli impediva di rifiutare le pratiche religiose e abbracciare una visione laica della sua identità ebraica.

Ebraismo e psicoanalisi

Alcuni studiosi hanno osservato che la psicoanalisi stessa può essere vista come un prodotto del contesto ebraico centrale-europeo del tempo di Freud. Molti dei primi psicoanalisti, come Karl Abraham, Sándor Ferenczi e Melanie Klein, erano anch’essi ebrei, e la psicoanalisi venne inizialmente criticata come una “scienza ebraica” dai suoi detrattori.

Freud, tuttavia, respinse ogni tentativo di identificare la psicoanalisi con una particolare appartenenza culturale o religiosa. Per lui, la psicoanalisi era una disciplina universale, basata sull’osservazione empirica e sulla ricerca scientifica.

L’ebraismo nei suoi scritti

Freud affrontò temi legati all’ebraismo in alcune delle sue opere più tarde, come L’uomo Mosè e la religione monoteistica (1939). In questo libro, Freud propone un’interpretazione psicoanalitica delle origini del monoteismo, suggerendo che Mosè fosse un egiziano che introdusse agli ebrei il culto monoteista di Aton. Secondo Freud, l’assassinio di Mosè da parte del popolo ebraico e il successivo senso di colpa collettivo furono alla base della religione ebraica.

Questa teoria, fortemente contestata sia sul piano storico che religioso, rifletteva l’interesse di Freud per le dinamiche psicologiche alla base delle credenze religiose.

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Freud e Antisemitismo

Freud aveva in comune con gli ebrei austriaci l’estrema sensibilità per qualunque forma (reale o presunta) di antisemitismo, come pure la discrezione nel parlare della propria famiglia e di sé. L’attaccamento all’ebraismo di Freud può essersi dunque sviluppato sotto l’influsso del crescente antisemitismo vissuto ai suoi tempi e che si rifletté più tardi nella sua attenzione per la figura di Mosè. La persecuzione degli ebrei da parte del regime nazista segnò profondamente gli ultimi anni della sua vita. 


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La “particolarità” ebraica

. Secondo Freud questo il popolo ebraico, avendo rotto con la tradizione, questo popolo contribuì poderosamente alla cultura contemporanea con apporti la cui originalità dipese dalla consapevolezza di essere una minoranza, di muoversi in un ambito non cristiano, il che aveva permesso una certa indipendenza di pensiero, un non-conformismo, alla capacità di critica e all’accettazione di essere una minoranza.

Anche a livello personale, Freud attribuiva alla sua origine ebraica la capacità di non lasciarsi influenzare dalle opinioni della maggioranza, ma dipendeva forse da queste origini ebraiche anche la sua disposizione a credere che gli altri volessero sempre rifiutarlo

Fonte principale : Ellenberger: La scoperta dell’inconscio, Boringhieri

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Immagine in evidenza: Daniel Ventura  

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1910: Il Congresso di Psicoanalisi a Norimberga

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Nel 1910 fu organizzato un Congresso di psicoanalisi, allo scopo di da far convergere i sostenitori della scienza psicoanalitica in un gruppo più ampio, che potesse lavorare per un ideale pratico. Il Congresso si tenne a Norimberga, nei giorni del 30 e 31 marzo.

Jung, che era stato in America per incontrare un paziente che aveva avuto in cura a Zurigo, arrivò all’ultimo momento, tanto che si dovette cambiare la scaletta degli interventi per dargli il tempo di riposare. Il congresso contava una sessantina di partecipanti.

Freud espose il suo punto di vista su “Le prospettive future della teoria psicoanalitica”, ma il Congresso viene ricordato per quanto accadde nella sessione pomeridiana, che fu molto tumultuosa. Infatti, su indicazione di Freud, Ferenczi aveva lanciato una vera e propria bomba: fondare l’Associazione Psicoanalitica Internazionale con Carl Jung presidente a vita e con diritto di veto sugli articoli degli psicoanalisti membri dell’associazione. Egli denigrò inoltre, nel suo discorso, gli analisti viennesi, mostrando un apprezzamento maggiore per il lavoro svolto dai colleghi svizzeri.

Le proteste furono tali che la discussione dovette essere rimandata al giorno seguente e, nel frattempo, i diversi gruppi si riunirono in privata sede. Vennero a galla tutte le gelosie e la sfiducia per Jung, soprattutto da parte dei viennesi Adler e Stekel.

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In camera di quest’ultimo vi fu la riunione degli psicoanalisti viennesi: non appena Freud ne fu informato si precipitò nella stanza d’albergo e, almeno secondo il testimone Dr. Fritz Wittels (che si allontanò poi dalla ristretta cerchia di Freud proprio per quanto accadde durante il Congresso di Norimberga), sembra che il Maestro abbia detto: “siete quasi tutti ebrei e per questo non siete adatti a raccogliere proseliti per la nuova dottrina. Gli ebrei si devono accontentare di un ruolo modesto: preparare il terreno. E’ assolutamente necessario per me creare legami nel mondo delle scienze ufficiali. Sto invecchiando, e sono stanco di subire perpetui attacchi. Siamo tutti in pericolo…. Non mi lasceranno nemmeno un bastone per la mia vecchiaia. Gli svizzeri saranno la nostra salvezza, la mia, ma anche quella di tutti voi”.

Per calmare un po’ le acque si decise la fondazione di un nuovo periodico mensile lo “Zentralblatt für Psychoanalyse“ curato da Adler e Stekel, che avrebbe affiancato lo “Jahrbuch” giornale ufficiale del movimento psicoanalitico, già curato personalmente da Jung. Gli psicoanalisti viennesi accettarono queste nuove condizioni: Freud venne nominato Direttore del nuovo giornale di psicoanalisi e Jung presidente della Società.

Adler si dimise dal nuovo incarico cinque mesi dopo, Stekel dopo un paio di anni. Chi si pentì più di tutti per le decisioni prese in quel Congresso fu proprio Freud, che cominciava ad avere seri problemi di comprensione e di relazione con il suo pupillo Jung.

Fonti

Wittels F., Sigmund Freud: der Mann, die Lehre, die Schule, Vienna 1924
Donn L., Freud e Jung, Leonardo

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  • 16 Ott 2008
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Jung aveva pregiudizi razziali?

Jung aveva dei pregiudizi razziali?

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Carl Gustav Jung (1875-1961), uno dei padri fondatori della psicologia analitica, è una figura centrale nella storia della psicologia. Tuttavia, come molti personaggi storici, Jung non è immune da controversie. Una delle accuse più gravi rivolte contro di lui riguarda i presunti pregiudizi razziali, in particolare contro gli ebrei, accusa che gli venne attribuita anche da Freud. Cerchiamo di saperne di più.

Contesto Storico

Durante la prima metà del XX secolo, le teorie razziali erano largamente diffuse in Europa e spesso influenzavano vari campi del sapere, inclusa la psicologia. Jung, operando in questo contesto, fu inevitabilmente esposto a tali idee. Inoltre, la sua rottura con Sigmund Freud, che era ebreo, contribuì a creare un clima di sospetto su possibili sentimenti antisemiti.

Accuse di Pregiudizi Razziali

Le accuse contro Jung si basano principalmente su alcune delle sue dichiarazioni e scritti. Negli anni ’30, Jung fece parte della “International General Medical Society for Psychotherapy” (IGMGP), che si trovava ad avere rapporti con un’Europa sempre più influenzata dalle ideologie naziste. In alcuni dei suoi scritti dell’epoca, Jung fece osservazioni che sono state interpretate come antisemite, come le sue riflessioni sulla “psicologia ebraica” e le differenze tra la mente ebraica e quella “ariana”.

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Difesa di Jung

Nonostante queste accuse, è importante considerare anche le difese di Jung. Alcuni dei suoi sostenitori sostengono che le sue osservazioni fossero più una descrizione antropologica delle differenze culturali piuttosto che espressioni di pregiudizio razziale. Inoltre, Jung stesso ha preso posizione contro il regime nazista in diversi contesti e ha collaborato con psichiatri ebrei, dimostrando una complessità che va oltre una semplice etichetta di antisemitismo.

«Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni. Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: non sono né un bolscevico, né un nazista, né un antisemita. Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali. 

Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive – ancora più pericolose – della mente. Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica anche, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile.

È soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne. In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti.

Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro. Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale.»

C.G.Jung, comunicato stampa in occasione di una visita negli Stati Uniti, 4 ottobre 1936, tratto da Jung parla

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Cosa ne pensava Freud?

Secondo quanto Freud comunicò ad Abraham nell’Agosto del 1908, dopo il famoso viaggio in America fatto insieme, il padre della psicoanalisi sospettava che Jung nutrisse dei sentimenti antisemitici (Abraham e Freud, Dialogo Psicoanalitico. Lettere 1965).

Freud sembra che non si sia mai confrontato direttamente con Jung sull’argomento, ma sicuramente questa sensazione influì sulla successiva decisione di allontanarsi da lui.

Nel 1912 Freud scrisse a Otto Rank (Gay, P. (1988) Freud. Una vita per i nostri tempi. Bompiani) e, parlando dei problemi con Jung rivelò questa sua sostanziale incapacità di integrare ebraismo e antisemitismo sul suolo della psicoanalisi. Nel 1914, in un altro libro, dal titolo, “La storia del movimento psicoanalitico,” Freud parlò apertamente di “alcuni pregiudizi razziali” dell’ex amico Jung (Freud, Per la Storia del Movimento Psicoanalitico, 1914).

Abraham ben spiega le ragioni delle incomprensioni fra i due psicoanalisti, che apparentemente parlavano di psicoanalisi, ma che in realtà contrapponevano due differenti visioni del mondo: quella di chi è in qualche modo legato alla Legge dei Padri e quella di chi cerca la verità nella filosofia.

Dice Abraham: Devo infine rilevare ancora che Jung contravviene seriamente al suo principio di prendere per norma solo la verità e non il sentimento morale, accostandosi alla sessualità infantile e all’inconscio con valutazioni etico-teologiche. È proprio verso questo lato che vorrei, in chiusura, erigere le difese. Si tratta di proteggere la psicoanalisi da influssi che potrebbero farne ciò che la filosofia fu in passato: la ancilla theologiae.

(Karl Abraham, «Critica al “Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica” di Carl G. Jung» (1914), in Opere, in 2 vol., Bollati Boringhieri)

Dott.ssa Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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