Ulric Neisser e la psicologia cognitiva
Nel 1995, guidò una task force dell’American Psychological Association che esaminava questioni controverse nello studio dell’intelligence, in risposta in particolare al libro The Bell Curve. Nel libro si sosteneva che l’intelligenza umana è sostanzialmente influenzata da fattori ereditari e ambientali, ma le condizioni ambientali influiscono sull’intelligenza. Tra essi conta il reddito, il tipo di lavoro, la famiglia d’origine, la razza.
La task force guidata da Neisser produsse un rapporto chiamato “Intelligence: Knowns and Unknowns” in cui si specificavano i dati scientifici conosciuti e sconosciuti dell’intelligenza.
Neisser condusse ulteriori ricerche sulla memoria, occupandosi anche delle testimonianze degli individui sopravvissuti al terremoto in California nel 1989, cercando di studiare l’impatto delle emozioni sulla memoria.
Morì il 17 febbraio 2012 a Itaca, New York. Soffriva di morbo di Parkinson.
Un sondaggio di Review of General Psychology , pubblicato nel 2002, ha classificato Neisser come il 32 ° psicologo più citato del 20 ° secolo.
La psicologia cognitiva
Nel 1967, Neisser pubblicò Cognitive Psychology , che in seguito definì come un attacco ai paradigmi psicologici comportamentali che allora andavano per la maggiore. Il libro conteneva ricerche sperimentali sulla percezione, la memoria e il pensiero e segnò l’inizio di un nuovo tipo di psicologia, il cognitivismo.
La psicologia cognitiva studia il funzionamento della mente come elemento intermedio tra il comportamento e l’attività cerebrale prettamente neurofisiologica.
Il funzionamento della mente veniva assimilato (metaforicamente) a quello di un software che elabora informazioni (input) provenienti dall’esterno, restituendo a sua volta informazioni (output) sotto forma di rappresentazione della conoscenza, organizzata in reti semantiche e cognitive.
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La critica alla psicologia cognitiva
Neisser pensava che la psicologia cognitiva usasse troppo la sperimentazione in laboratorio, distaccandosi eccessivamente dal mondo reale. Infine, e forse soprattutto, provava un grande rispetto per la teoria della percezione diretta e della raccolta di informazioni, che era stato proposto dall’eminente psicologo percettivo JJ Gibson e da sua moglie, Eleanor Gibson .
Neisser era giunto alla conclusione che la psicologia cognitiva avesse poche speranze di raggiungere il suo potenziale senza prendere attentamente nota dell’opinione dei Gibson secondo il quale il comportamento umano poteva essere compreso solo iniziando con un’analisi delle informazioni direttamente disponibili per qualsiasi organismo percettivo.
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La percezione e la memoria
A Neisser viene riconosciuta l’abilità di aver costruito una nuova visione della mente. Egli postulò che la memoria è, in gran parte, ricostruita e non una fotografia istantanea del momento.
Questa nozione nacque dall’analisi di Neisser sulla testimonianza di John Dean, ex consigliere di Richard Nixon . Lo studio mette a confronto i ricordi di Dean, raccolti dalla sua testimonianza diretta, con conversazioni registrate a cui Dean aveva partecipato.
Neisser scoprì che i ricordi di Dean erano in gran parte errati rispetto alle conversazioni registrate. Per prima cosa, scoprì che i ricordi di Dean tendevano ad essere egocentrici, selezionando elementi che enfatizzavano il suo ruolo negli eventi in corso. Ancora più importante, un “ricordo” di Dean era una combinazione di eventi che si erano verificati in momenti diversi.
Come disse Neisser:
“quello che sembra essere un episodio ricordato rappresenta in realtà una serie ripetuta di eventi”.
Neisser suggerì che tali errori di memoria fossero comuni, riflettendo la natura della memoria come processo di costruzione.
Studiò anche le memorie individuali relative all’esplosione dello Space Shuttle Challenger. Immediatamente dopo l’esplosione del Challenger, nel gennaio 1986, Neisser distribuì un questionario alle matricole del college chiedendo loro di scrivere le informazioni chiave in cui i ragazzi specificavano dove avevano saputo di questo evento, in che modo, a che ora, ecc.
Tre anni dopo, Neisser ripropose il test agli stessi studenti per esaminare l’accuratezza della loro memoria. Lo psicologo scoprì che c’erano notevoli errori nelle memorie degli studenti, nonostante la fiducia dei ragazzi nella accuratezza del loro ricordo.
La memoria è dunque una ricostruzione del passato, non una fotografia precisa di quanto ci è accaduto. Le persone in realtà credono di avere dei ricordi, mentre invece hanno solo ricordi di ricordi, perché la mente confonde le cose.
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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