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Category Archives: Salute e Malattie

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Disturbi dello spettro autistico e punti di forza rispetto ai normodotati

Disturbi dello spettro autistico e punti di forza rispetto ai normodotati

Disturbi dello spettro autistico e punti di forza rispetto ai normodotati

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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I disturbi dello spettro autistico (ASD) rappresentano una condizione neurobiologica caratterizzata da difficoltà nella comunicazione sociale e da comportamenti ripetitivi o ristretti. Tuttavia, oltre alle sfide che comportano, le persone autistiche possiedono anche punti di forza che possono rappresentare un vantaggio in determinati contesti, spesso superiori rispetto ai neurotipici.

Quali sono le caratteristiche dei disturbi dello spettro autistico?

L’ASD è un disturbo del neurosviluppo che presenta diverse caratteristiche. Alcuni tratti comuni sono i seguenti:

  • Difficoltà nella comprensione e nell’uso della comunicazione non verbale
  • Tendenza a interessi ristretti e ripetitivi
  • Sensibilità sensoriale amplificata o ridotta
  • Maggiore difficoltà nell’adattarsi ai cambiamenti

Nonostante queste difficoltà, le persone autistiche possono sviluppare abilità uniche che, se valorizzate, permettono loro di eccellere in diversi ambiti.

Quali sono i punti di forza nelle persone autistiche?

Diversi studi hanno evidenziato come le persone autistiche possano avere capacità cognitive e comportamentali che li rendono particolarmente adatti a specifiche attività.

  • Alta capacità di concentrazione: Molte persone autistiche mostrano un’attenzione ai dettagli e una capacità di concentrazione su compiti specifici superiore alla media, il che le rende particolarmente adatte a professioni che richiedono precisione, come la programmazione informatica o la ricerca scientifica. 
  • Memoria eccezionale: In alcuni casi, le persone autistiche possiedono una memoria superiore alla media, in particolare per le informazioni visive o per sequenze di dati complessi.
  • Pensiero logico e analitico: L’approccio sistematico e logico ai problemi può portare a eccellere in discipline come la matematica, l’ingegneria e l’informatica.
  • Creatività e innovazione: Nonostante l’idea diffusa che le persone autistiche abbiano un pensiero rigido, molti individui sullo spettro dimostrano una notevole creatività, specialmente in ambiti come l’arte e la musica.
  • Onestà e coerenza: La tendenza a evitare giochi di potere o ipocrisie sociali porta spesso le persone autistiche a essere percepite come estremamente oneste e affidabili.
  • Resistenza alla fatica in attività di interesse: Se motivati da un argomento o un’attività specifica, possono dedicare lunghi periodi di tempo senza perdere interesse o energia.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

Tariffe Psicoterapia

Tutti gli autistici sono in queste condizioni?

No, i disturbi dell’autismo rappresentano uno spettro. Ciò significa che ogni persona autistica è diversa dalle altre. Alcune persone autistiche hanno bisogno di poco o nessun supporto. Altri potrebbero aver bisogno dell’aiuto di un genitore o di un tutore ogni giorno.

Cosa è la sindrome di Asperger?

La sindrome di Asperger (o Asperger) è usata per descrivere le persone autistiche con un’intelligenza media o superiore alla media.

Quale è la causa dell’autismo?

Nessuno sa cosa causi l’autismo, ma si sa che non è causato da:

  • cattiva genitorialità
  • vaccini, come il vaccino MPR
  • diete
  • infezioni

Dr. Walter La Gatta

Una intervista sulla Timidezza

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Foto di Julian Jagtenberg

Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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email: w.lagatta@psicolinea.it

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  • 13 Set 2011
  • Dr. Walter La Gatta
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Figli con disturbi alimentari: che fare?

Figli con disturbi alimentari: che fare?

Figli con disturbi alimentari: che fare?

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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I genitori di figli con disturbi alimentari debbono in primis documentarsi sulla malattia che interessa i propri figli e seguire dei suggerimenti che possano migliorare la condizione medica e psicologica dei propri congiunti. Quella che segue è una breve guida, in cui sono presenti molte informazioni che potrebbero essere utili.

Cosa sono i disturbi alimentari?

I disturbi alimentari classificati nel manuale diagnostico DSM-5 (la “bibbia” degli psichiatri) sono:

  • Picacismo

Il picacismo, anche denominato allotriofagia o, più semplicemente, pica, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive (terra, sabbia, carta, gesso, legno, cotone, capelli, etc.). Il disturbo viene diagnosticato se l’abitudine perdura per più di un mese a un’età nella quale questo comportamento è dal punto di vista evolutivo inappropriato, generalmente in bambini più grandi di 18-24 mesi. Non vi è avversione nei confronti del cibo in generale.

  • Disturbo di ruminazione

Questo disturbo comporta il rigurgito di cibo, che può essere rimasticato, deglutito nuovamente o sputato, per almeno 1 mese. Il rigurgito non deve essere attribuibile a una malattia gastrointestinale o altra malattia (per es., reflusso gastroesofageo, stenosi del piloro)

  • Disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo

Evitamento o larestrizione dell’assunzione di cibo per mancanza d’interesse verso il cibo, disgusto, preoccupazioni per le conseguenze del mangiare. Non è presente la preoccupazione per il peso e la forma del corpo o un’altra malattia organica o psicologica.

  •  Anoressia

Comportamento alimentare tendente a restringere l’assunzione di calorie che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo è inferiore al minimo normale oppure, nei bambini e negli adolescenti, è minore di quello minimo atteso. E’ presente una intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima,  persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

Dr. Giuliana Proietti Tel 347 0375949
Dr. Walter La Gatta   Tel 348 3314908

  • Bulimia

Ricorrenti episodi di abbuffata. Ad esempio mangiare una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili, oltre che sensazione di  non riuscire a smettere di mangiare o a controllare quantità e qualità del cibo ingerito. Sono presenti ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.

  • Disturbo da binge-eating (o disturbo da alimentazione incontrollata)

Sono presenti ricorrenti episodi di abbuffate, che però non sono associate alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella bulimia.

  • Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con/senza altra specificazione

Queste categorie si applicano in caso di disturbi alimentari che non soddisfano i criteri per i disturbi alimentari codificati. Ad esempio, in caso di anoressia atipica: sono soddisfatti tutti criteri per l’anoressia, salvo che nonostante una significativa perdita di peso, il peso dell’individuo rimane all’interno o al di sopra del range di normalità.

Terapia di Coppia

Quali sono i più frequenti disturbi alimentari?

La frequenza nella popolazione femminile è circa dello 0,3-0,5% (un caso ogni 200-300 persone) per l’anoressia e dell’1-2% (un caso ogni 50-100 persone) per la bulimia. Nella popolazione in età adolescenziale e giovanile, le percentuali sono più alte: fino al 2% delle donne si ammala di anoressia e il 4% di bulimia. Soffrono inoltre di un disturbo alimentare “parziale” o “subclinico” (sono presenti solo alcuni dei criteri dell’anoressia o della bulimia) quasi il 10% delle ragazze tra i 15 e i 25 anni.

I disturbi alimentari sono in aumento?

No. Il numero di nuovi casi all’anno è stabile, dagli anni ’90 ad oggi: l’incidenza è comunque ancora molto alta, specialmente fra i giovani.

Vi sono altri disturbi alimentari non indicati nel DSM?

Si. Uno di questi è l’ortoressia, un disturbo dovuto all’attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche. L’ortoressia non è attualmente riconosciuta come patologia dal DSM-5. La sindrome da alimentazione notturna si ha quando ci si sveglia di notte per mangiare oppure vi è un eccessivo consumo di cibo dopo il pasto serale.

Quale, fra i disturbi alimentari, è il più pericoloso?

Tutti i disturbi alimentari presentano rischi immediati e a lungo termine. È facile vedere il grande pericolo che corre una persona sottopeso con anoressia, ma le persone che si abbuffano o che vomitano regolarmente dopo aver mangiato sono ad alto rischio di malnutrizione e squilibrio elettrolitico. Tutti i disturbi alimentari presentano inoltre alti rischi di suicidio o autolesionismo.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

I genitori possono essere la causa dei disturbi alimentari dei figli?

I ricercatori hanno indagato su tutte le cause tipiche indicate per i disturbi alimentari, ma senza trovare molte conferme. I protocolli standard della terapia familiare per la cura dei disturbi alimentari, ad esempio, sono oggi in gran parte superati.

Quali sono i livelli di pericolosità per l’anoressia?

  • Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
  • Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
  • Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
  • Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2

Cosa è e come si calcola l’indice di massa corporea?

L’Indice di Massa Corporea è uno strumento per la misurazione del peso corretto. Vengono messi in correlazione il peso con l’altezza del soggetto.

L’Indice di Massa Corporea (IMC, kg/m2) si calcola:

dividendo il peso, espresso in kg per il quadrato dell’altezza, espressa in metri, come indice indiretto di adiposità.

Valori di riferimento normali:

Meno di 16 Molto sottopeso
Da 16 a 18,5: Sottopeso
Da 18,5 a 25 Normale
Da 25 a 30 Sovrappeso
Da 30 a 35 Obesità Grado I
Da 35 a 40: Obesità Grado II
Più di 40 Obesità Grado III

Quali sono i livelli di pericolosità per la bulimia?

I livelli di gravità per la bulimia sono i seguenti:

  • Lieve:  1-3 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Moderato: 4-7 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Grave: 8-13 episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.
  • Estremo: 14 o più episodi di condotte compensatorie inappropriate per settimana.

Cosa può fare un genitore, una volta resosi conto del problema?

Senza perdere tempo, occorre affrontare direttamente il problema. I ragazzi con disturbi alimentari potrebbero reagire con rabbia o aggressività, ma occorre sapere che questo può essere un segnale di paura o insicurezza: per loro potrebbe essere  difficile esprimere i propri sentimenti, quindi occorre essere pazienti e ascoltare quello che hanno da dire.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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Tariffe Psicoterapia

Che atteggiamento tenere?

  • Rimanere calmi e prepararsi cosa dire;
  • Non giudicare, concentrarsi su ciò che i figli dicono e come si sentono;
  • Informarsi, avere a portata di mano risorse a cui fare riferimento;
  • Evitare di discutere di diete o problemi di peso che riguardano altre persone;
  • Non offendersi se i ragazzi non si aprono immediatamente: fa parte della malattia;
  • Cercare aiuto da parte di uno psicologo per colmare le proprie insicurezze e gli eventuali sensi di colpa;
  • Preparare un programma alimentare condiviso, da rispettare con disciplina;
  • Evitare di parlare durante i pasti di porzioni, calorie o contenuto proteico degli alimenti;
  • Cercare di mantenere l’atmosfera leggera e positiva durante tutto il pasto, anche quando il tono dell’umore sarebbe diverso;
  • Un’attività familiare dopo il pasto, come un gioco elettronico o un programma TV, può aiutare a distrarre i ragazzi dal voler eliminare il cibo;
  • Non disperare se un pasto va male. Essere costanti e fiduciosi;
  • Sostenere sempre i propri figli;
  • Non sottovalutare mai l’importanza dell’amore e della considerazione da parte dei genitori, anche quando i figli danno l’impressione di non tenerci affatto;
  • Essere un buon modello, adottando una dieta equilibrata e facendo una buona quantità di esercizio fisico, senza esagerazioni;
  • Lodare i figli per ogni successo che riescono a raggiungere, in ambito alimentare come negli altri ambiti;
  • Essere consapevoli di svolgere un ruolo molto importante nel processo di guarigione dei figli.

Dr. Walter La Gatta



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Dr. Walter La Gatta

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  • 1 Apr 2019
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Sempre più magri con l'ipnosi

Sempre più magri con l’ipnosi

Sempre più magri con l’ipnosi

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Quando dico alle persone ciò che faccio gran parte della mia giornata – come psicoterapeuta e ipnoterapeuta specializzata nel controllo del peso – inevitabilmente chi mi ascolta mi chiede: funziona? Di solito con la mia risposta ottengo qualcosa che illumina i loro occhi, tra emozione e incredulità.

La maggior parte delle persone, tra cui i miei colleghi della Harvard Medical School, dove insegno ipnosi, non si rende conto che aggiungendo la trance agli sforzi per perdere peso, aiuta a dimagrire e a conservare i risultati ottenuti più a lungo.

L’ipnositerapia ha preceduto il conteggio di calorie e carboidrati di qualche secolo, ma questa antica tecnica di attenzione focalizzata deve essere abbracciata convintamente come una efficace strategia per la perdita di peso.

Fino a poco tempo fa, vi erano scarse prove scientifiche a supporto delle rivendicazioni legittime degli ipnoterapeuti professionisti, e una infinità di affermazioni strampalate, da parte dei loro problematici cugini, gli ipnotizzatori da spettacolo, che non hanno certo aiutato.

Perfino dopo una persuasiva ri-analisi di 18 studi, condotta nella metà degli anni novanta, che aveva dimostrato come, attraverso la psicoterapia ipnotica, i pazienti che avevano appreso le tecniche dell’auto-ipnosi avessero perso il doppio del peso rispetto a coloro che non le avevano apprese (e, secondo uno studio, avessero conservato questo peso due anni dopo la fine del trattamento), l’ipnositerapia è rimasta un segreto ben custodito, per la perdita di peso.


Ipnosi Clinica

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3. Accentuare gli aspetti positivi. I consigli negativi, o che vanno contro qualcosa, come “i Doughnuts ti faranno ammalare” funzionano per un un po’, ma se desiderate un cambiamento duraturo, vi consiglio di pensare positivo. La suggestione ipnotica positiva più conosciuta è stata messa a punto dai medici Herbert Spiegel e David Spiegel, un gruppo di lavoro sull’ipnosi composto da padre e figlio: “Per il mio corpo, troppo cibo è dannoso. Ho bisogno del mio corpo per vivere. Devo rispetto e attenzioni al mio corpo”. Io incoraggio i pazienti a scriversi da soli i loro mantra positivi. Una madre di 50 anni che ha perso 50 e più libbre (n.d.t. circa 22 chili), si ripeteva quotidianamente: “Il cibo inutile è un peso sul mio corpo. Eviterò ciò di cui non ho bisogno”.

4. Se lo immaginate, arriverà. Come fanno gli atleti quando si preparano per la competizione, la visualizzazione della vittoria prepara ad una realtà vittoriosa. Immaginare una giornata di sana alimentazione aiuta ad immaginare le misure necessarie per divenire una persona che mangia correttamente. Troppo difficile da immaginare ? Cercate una vecchia fotografia di voi stessi nella quale avete un peso in cui vi sentivate a vostro agio e ricordate ciò che potevate fare allora e che ora non potete più fare; immaginate di poter riprendere tali abitudini. Oppure visualizzate voi stessi dopo aver raggiunto il peso desiderato e lasciate che questo saggio sé più anziano vi dia dei consigli.

5. Fate volare via il desiderio del cibo. Gli ipnoterapeuti in genere sfruttano la potenza delle immagini simboliche, invitando i soggetti a mettere il desiderio di mangiare su soffici nuvolette, o in palloncini bianchi pieni di aria calda che volano via, sempre più lontani. Se le arcate dorate di McDonald hanno il potere di farvi rinunciare alla dieta, gli ipnoterapeuti capiscono che è necessario un contro-simbolo per farvi tornare indietro. Invitate la mente a sfogliare le immagini che ha nel suo repertorio, fino a quando non ne esce una immagine-simbolo che riesce a scacciare il desiderio di cibo. E così gli date il benservito.

6. Due strategie sono meglio di una. Quando si tratta di perdere peso e mantenerlo, una combinazione vincente è quella dell’ipnosi unita alla terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che aiuta a cambiare pensieri e comportamenti controproducenti. I pazienti che imparano entrambe le tecniche riescono a perdere il doppio del peso, senza cadere nella trappola del “perdi un po’-riprendi molto”. Avete già provato la TCC se avete tenuto un diario alimentare. Prima che i miei pazienti imparino l’ipnosi, essi imparano a tenere traccia di tutto ciò che passa attraverso le loro labbra per una settimana o due. La sensibilizzazione, come ogni buon ipnoterapeuta sa, è un passo minimo fondamentale verso il cambiamento duraturo.

Una Videoconferenza su Salute e Benessere

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7. Modificare, modificare, modificare. Il grande ipnotista Milton Erickson sottolineava l’importanza di utilizzare i modelli esistenti. Per modificare il modello del paziente riguardo al perdere-riprendere peso, perdere-riprendere peso, Erickson consigliava di aumentare di peso prima di cominciarlo a perdere – il che oggi è molto duro, a meno che non siate Charlize Theron. Più facile da accettare: modificare i propri desideri per i cibi ad alto contenuto calorico. Invece di una pinta di gelato (n.d.t. 1 pinta = 0568 litri), che ne dite di una tazza di yogurt ?

8. Piaccia o no, la sopravvivenza favorisce il più grasso. Nessuna proposta è abbastanza potente per ignorare l’istinto di sopravvivenza. Per quanto ci piaccia pensare che la sopravvivenza dovrebbe essere garantita al più adatto, siamo ancora programmati, in caso di carestia, per la sopravvivenza del più grasso. Vi faccio un esempio: una personal trainer sempre a dieta stretta mi chiedeva di allontanarla dalla dipendenza dalla gomma americana. Ho cercato di spiegarle che il suo corpo credeva che quelle gomme americane fossero utili per la sua sopravvivenza e non vi avrebbe rinunciato fino a che non avesse cominciato ad ingerire dei cibi più nutrienti. No, insisteva, tutto quello che serviva era la suggestione. Non mi ha sorpreso quando ha abbandonato la terapia.

9. La pratica rende perfetti. Una seduta di Pilates non produce il ventre piatto, e una sessione di ipnosi non può modellare la vostra dieta. Ma ripetersi segretamente un suggerimento positivo da 15 a 20 minuti al giorno può trasformare la vostra alimentazione, soprattutto se combinato con respiri lenti e naturali, la pietra angolare di qualsiasi programma di cambiamento comportamentale.

10. Congratulazioni – è una ricaduta. Quando i pazienti si ritrovano, contro ogni loro desiderio di sobrietà, ad essere troppo indulgenti con sé stessi, mi congratulo con loro. L’ipnosi guarda ad ogni ricaduta come ad una opportunità, non come ad una cosa assurda. Se riuscite ad imparare, dopo una ricaduta, reale o immaginaria, perché è successo e come gestire la cosa in modo diverso – sarete meglio preparati per le inevitabili tentazioni della vita.

Jean Fain
Link all’articolo originale: You are getting thinner
Riproduzione autorizzata – Traduzione a cura di psicolinea.it

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Prof. Jean Fain
Prof. Jean Fain

Jean Fain insegna alla Harvard Medical School, dipartimento di psichiatria, è psicoterapeuta libero-professionista, scrive articoli e libri, partecipaJean-Fain- a conferenze, è supervisor nei corsi di formazione per terapeuti. Ha ricevuto una formazione come psicoterapeuta e ipnoterapeuta, con riferimenti teorici che si iscrivono nel campo della medicina comportamentale e della medicina olistica. Ha personalmente sviluppato un approccio che combina tecniche di terapia cognitivo-comportamentale e psicoterapia basato sulla meditazione mindfulness.  E’ psicoterapeuta da oltre 20 anni ed ha lavorato in vari contesti, come le prigioni, i centri pubblici per la salute mentale, gli ospedali pubblici. In precedenza è stata una giornalista sui temi della salute, scrivendo anche per il Los Angeles Times. Ha scritto The self compassion diet. Sito internet: www.jeanfain.com Video: You Tube

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  • 21 Giu 2012
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Tel. 347 0375949

Buongiorno Dott.ssa Proietti, sono felice del vosro sito e spero di riuscire a risolvere il problema che mi affligge molto , e non saprei da che parte cominciare perchè sarebbe molto lunga la mia storia e cercherò di fare un breve riassunto: allora soffro molto ansia e attacchi di panico , esco poco soprattutto devo essere in compagnia del mio compagno o mia mamma ecc… da sola non riesco andare es. a fare shopping o fare la spesa in un centro commerciale ecc.. soffro tanto di depressione perchè ho subito e subisco molti dispiaceri dovuto a un padre padrone violento e ho un hancdicap che non voglio specificare e mi fa vivere malissimo.

Non riesco a essere felice , sono tanto paranoica per tutto non mi piaccio odio i mei capelli , il mio fisico ecc. e vado spesso in crisi e mi rovino anche le giornate e spesso ho rinunciato a uscire e preferisco stare chiusa in caso al sicuro. Poi anche solo per stendere la roba nel balcone mi devo truccare e pettinarmi perchè mi vergogno far vedere alla gente di come sono in acqua sapone, come anche andare a buttare l’immondizia mi devo vestire diciamo bene se non nn vado , così non è vita sono distrutta .

Sono una ragazza molto intelligente e dentro di me sento che c è un vulcano che vorrei spaccare il mondo ma mi sento bloccatta la paura del giudizio della gente, esprimo raramente le mie opinioni preferisco stare zitta e cosi è ovvio che la gente mi prendeno per stupida e se ne approfittano, aiuto tanto le persone mentre gli altri no e spesso risolvo i problemi da sola….ho sempre il terrore che la gente è arrabbiata con me come esempio al lavoro se vedo che la mia collega non mi parla subito le chiedo sei arrabbiata con me ? e spesso mi sento rispondere seccata che può succedere che hanno la luna storta e io ci rimango male ecc….

Cosa devo fare voglio rinascere , voglio vivere in maniera libera e serena senza avere le paure e la perfezione e poi rischio di perdere il mio compagno perchè non è facile starmi accanto sono pesante .

Comunque prima di salutare vorrei risolvere il problema di aver paura d parlare in mezzo alla gente perchè non ho una bella voce e cosi parlo pianissimo per evitare che la gente si gira e seconda cosa vorrei risolvere al piu presto il problema della sudorazione nelle ascelle e devo sempre comprare roba scura che mentre adoro i colori pastelli coa devo fare? grazie per l’attenzione e spero di essere stata abbastanza chiara con affetto A.

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Gentilissima A.,

Quanti sono i problemi che vorrebbe risolvere per poter “rinascere”? Almeno una decina… Ma sicuramente ne avrà dimenticato qualcuno… Non so cosa possa spingerla a vedere e a sentire i problemi che elenca (impossibilità di vestire con toni pastello, importanza del trucco per non farsi vedere acqua e sapone, ecc.) come importanti e capaci di infliggere sofferenza psicologica: visti dall’esterno essi appaiono decisamente marginali e di scarsa entità.

Andrebbero dunque meglio spiegati, perché a mio parere questi problemi, apparentemente superficiali, potrebbero invece essere collegati al suo disagio, del quale, infatti, lei non desidera parlare. Proiettando all’esterno (sugli abiti, sul trucco, sui vicini ecc.) il suo problema interiore, lei riesce probabilmente a placare le sofferenze che le derivano dalla ferita narcisistica, mai rimarginata, che il suo misterioso handicap le procura.

Provi a parlarne con una psicologa/o, perché potrebbe essere utile capire cosa le crea vero disagio e se esistono soluzioni.

Cari saluti e molti auguri.

Dott.ssa Giuliana Proietti 

Immagine: Allan Henderson

Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 14 Mar 2010
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Manicomi 

Il trattamento dei pazienti nei primi manicomi era a volte brutale e focalizzato sul contenimento più che sulle terapie. Nel secolo scorso un soggetto con deficit sensoriale, motorio, psichico, o anche chi viveva in condizioni di povertà o disagio familiare, poteva essere ricoverato in manicomio per anni.

La Salpêtrière, il manicomio di Parigi, nacque originariamente come una fabbrica di polvere da sparo (deve il suo nome al “salpêtre”, o salnitro, uno dei suoi principali componenti).  Nel 1600 vennero richiusi in questo istituto  barboni, vagabondi, ladri e truffatori a seguito di un editto reale  del 1656, il quale aveva lo scopo di ripulire le strade di Parigi dal vizio e dai mendicanti. In breve tempo l’ospedale ospitò 40.000 persone, sui 400.000 abitanti della capitale francese e divenne lo specchio della miseria umana.

Il Manicomio di Chambery, in Savoia, era invece considerato un manicomio modello, in quanto mostrava interesse ad una cura del malato mentale meno coercitiva.

Il manicomio di Roma era il Manicomio di S. Maria della Pietà su Via della Lungara, un luogo in cui venivano creati dei reparti, denominati “quartieri”, riservati alle varie tipologie di ospiti: i tranquilli, i sudici gli agitati e i furiosi (secondo la classificazione adottata nel manicomio romano nel 1864). Al piano terra si trovavano gli uffici amministrativi e i servizi del manicomio. I dormitori dei “tranquilli” erano posti ai piani superiori: essi potevano lasciare le loro stanze di giorno e scendere nei giardini e nei luoghi di lavoro posti al pian terreno, o potevano recarsi in altri luoghi di lavoro esterni. Nel quartiere degli “agitati” e dei “furiosi” erano previste anche “celle di sequestrazione” per i maniaci violenti.

A Milano c’era la Senavra, palazzo storico del ‘500, appartenuto ad ordini religiosi, che nel 1780 fu incamerato dal governo austriaco e trasformato in manicomio. Inizialmente, la Senavra accoglieva non solo i malati di mente, ma anche quelli che oggi chiameremmo “disabili”, ossia persone sorde, mute o cieche, oltre che bambini con malformazioni fisiche abbandonati dai genitori.

A Milano fu poi aperto il manicomio di Monbello, in un palazzo conosciuto come “la villa di Napoleone” (perché l’imperatore francese vi fissò la sua residenza durante la campagna d’Italia), che nel 1865 divenne il manicomio più grande d’Italia.

A Firenze, sotto la direzione di Vincenzo Chiarugi (1759 – 1820) vi era l’ospedale San Bonifazio, dove sappiamo che alloggiavano 500-600 malati mentali sotto la dinastia lorenese. Dalla metà del ‘700 in poi il regolamento dell’ospedale ridusse la costrizione, mostrando un atteggiamento più umano nei confronti dei malati.


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Le cure

Nella psichiatria del ‘700 poiché la malattia mentale veniva considerata una debolezza del malato, si cercava di intervenire con sostanze stimolanti o ricostituenti (ancora nel 1800 del resto si parlava di “nevrastenia”, o debolezza del sistema nervoso).  Altre cure riguardavano  l’escrezione di sostanze che si riteneva potessero provocare la follia (ispirandosi al concetto ippocratico per cui la sostanza che dà fastidio deve essere eliminata attraverso dei purganti), oppure la bagnatura, l’immersione del malato in vasca, ecc.  Un altro intervento terapeutico era quello di muovere il malato, farlo girare (fu inventata all’uopo anche una “macchina rotatoria”, una sedia in cui veniva legato il paziente e fatto girare). In alternativa lo si faceva camminare o lo si mandava a cavallo.

Terapeutica era inoltre considerata l’espressione delle emozioni, allo scopo di liberare il paziente dalla collera, che produceva la follia: per questo si cercava di stimolare forti emozioni nel malato attraverso l’abreazione (scarica emozionale avente una funzione catartica). In altri casi,  seguendo l’idea che la malattia mentale fosse una condizione simile al sonno, si cercava di “svegliare” il paziente con dei forti rumori, ad esempio degli spari.

Per contrastare le idee del malato, si metteva talvolta in atto una sorta di rappresentazione che si riteneva utile per contenere il delirio del malato: in pratica si fingeva che lo “spirito” che possedeva il malato venisse fuori, liberando il paziente dalla sofferenza psichica.

Un altro metodo terapeutico era quello di spingere il malato a pensare a cose concrete, per ridurre i deliri (terapia occupazionale o ergoterapia) e facilitare così la sua partecipazione alla vita sociale e alle attività della vita quotidiana.

Altro ancora: docce ghiacciate, diete sbilanciate, isolamento e contenzione fisica, purghe, salassi, oppio, ecc.

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L’ipnosi

Un discorso a parte merita l’ipnosi, nata con il ‘magnetismo animale’ di Franz Anton Mesmer (1734-1815), una pratica ipnotica legata alla convinzione dell’esistenza di un fluido universale che regola il mondo. La terapia consisteva dunque nel ristabilire l’equilibrio dei fluidi attraverso l’ipnosi, ma anche attraverso il tocco di una bacchetta capace di trasmettere il fluido.

Jean Martin Charcot (1825-1893), presso la Salpetrière di Parigi curava pazienti isterici tramite ipnosi. Charcot ridette dignità scientifica all’ipnotismo, una tecnica che riteneva utile per evidenziare la presenza di una patologia isterica: secondo Charcot infatti solo gli isterici erano ipnotizzabili.  Le sue dimostrazioni erano molto spettacolari, anche a causa della suggestionabilità delle pazienti, che cedevano al carisma personale del medico e alla sua determinazione. Nel 1885 Charcot  accolse fra i suoi allievi anche Sigmund Freud (1856-1939), che era andato a Parigi con una borsa di studio per imparare la tecnica dell’ipnosi, con la quale poter curare le malattie mentali (e da questa impostazione clinica nacque poi la psicoanalisi).

L’ipnosi era alla base anche dell’approccio terapeutico di Hippolyte Bernheim (1840-1919) e di Ambroise-Auguste Liebault (1823-1904). A Nancy Bernheim aveva creato una sua scuola di ipnosi che contestava l’ipotesi di Charcot e riteneva che tutti i soggetti fossero ipnotizzabili (non solo gli isterici). Le due scuole di ipnosi si combatterono duramente.

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Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Grandi riformatori

Grande riformatore della psichiatria fu il medico francese Philippe Pinel (1745-1826) sostenitore della rivoluzione francese e direttore di due ospizi parigini fra cui la Salpetrière . E’ famoso perché liberò i malati mentali dalle catene e fu fautore della terapia psichiatrica, oltre che di un ricovero più umano (egli credeva che la cura del malato mentale fosse possibile solo in un luogo strutturato, al di fuori di influenze esterne e con la presenza costante di un medico che seguisse l’evoluzione della malattia). Pinel riconobbe la follia come una malattia del corpo e distinse i malati mentali dai poveri, dai vagabondi e dagli emarginati, cui prima venivano assimilati. Pinel pensava che la malattia mentale fosse legata allo stomaco. Nelle sue dissezioni di cadaveri infatti aveva trovato dei vermi fra intestino e stomaco (in realtà i cadaveri esaminati dal medico francese erano di persone che vivevano di accattonaggio e si nutrivano male e questa era la vera ragione del problema riscontrato).

Jean-Étienne-Dominique Esquirol (1772-1840), principale allievo di Pinel, fu a favore di una politica nazionale della sanità mentale, finanziata con denaro pubblico. Nel suo manuale Des maladies mentales, pubblicato nel 1838, presentava un modello secondo il quale il disturbo mentale era dovuto ad una patologia cerebrale organica, anche se certi disturbi potevano essere scatenati da eventi sociali o psicologici. Anche Esquirol credeva nei benefici terapeutici della reclusione sulla psiche dei criminali (con la calma e il silenzio la mente avrebbe potuto rilassarsi e accogliere pensieri più razionali). A Charenton, a partire dal 1825, gestì uno dei più antichi ospedali psichiatrici di Francia.

Benjamin Rush (1746-1813) includeva nel suo schema di cura generale alcuni trattamenti violenti e alcune pratiche decisamente aggressive, come quello della “sedia tranquillante” in cui il malato poteva guardare solo avanti ed era di fatto contenuto. Vi erano anche sedie girevoli che causavano capogiri, nausea, vomito.

In Gran Bretagna, nel 1796, William Tuke (1732-1822), quacchero, fondò lo York Retreat, un manicomio nazionale per quaccheri. La famiglia Tuke (William, suo figlio e suo nipote) gestì l’asilo di York come se i pazienti fossero membri di una grande famiglia, senza alcuna limitazione, in tranquillità e serenità. Questo approccio ebbe una certa influenza sul valore di una terapia psichiatrica meno contenitiva e punitiva.

Johann Christian Reil (1759-1813) adottò un approccio ispirato al pensiero romantico del tempo:  egli riteneva fosse meglio curare la malattia mentale esercitando un controllo sulla risposta del paziente. Reil era soprattutto un teorico, con poca esperienza clinica diretta. Nella pazzia riconosceva un riflesso delle condizioni sociali, più che una lesione fisica del cervello o un male ereditario. Per lui un disturbo dell’armonia delle funzioni mentali, radicato nel sistema nervoso, poteva essere la causa della follia. Era inoltre convinto che il progresso portasse alla follia.

Pietro Cipriani funzionario del governo borbonico, fu incaricato di dirigere la “Real casa dei matti”. Mise in atto la “terapia morale” elaborata da psichiatri francesi, cui lui era molto vicino, che teneva conto anche della presenza di aspetti psicoeducativi: si pensava che in questo modo le persone potevano essere ricondotte alla ragione.

Giuseppe Girolami dal 1850 aveva conquistato una certa fama, dopo aver diretto il manicomio di Pesaro. Girolami cercò di conciliare i principi dell’alienismo francese e del “trattamento morale” con i principi dello spiritualismo cristiano. Marcate furono le sue critiche al “riduzionismo medico” e quindi a difesa di una psicologia che riteneva essenziale per lo psichiatra.

Carlo Livi  (1823-1877) fu direttore del manicomio di Siena e poi di Reggio Emilia, che organizzò come importante centro per gli studi di psichiatria. Nel  1875 fondò la Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale.

Cesare Lombroso (1835-1909) fu importante per la sua fama internazionale. Si interessò di medicina legale presso l’università di Torino e la sua notorietà è fondamentalmente dovuta a teorie di tipo antropologico: guardando una conformazione cranica, si riesce a capire se la persona tende a delinquere. Alla fine del secolo, era infatti ormai comunemente accettata l’idea che la pazzia, l’immoralità e la sociopatia fossero tutte conseguenze di tratti ereditari e che pertanto la società aveva il dovere di intervenire con la sterilizzazione, l’isolamento, l’educazione rigorosa e il controllo dell’immigrazione. (Le classi più sane dovevano invece essere incoraggiate a riprodursi).

La Scuola milanese (Verga, Biffi e Castiglioni) dette grande impulso alla società di freniatria:

Andrea Verga (1811-1895) è considerato uno dei “padri” della psichiatria italiana. Nel 1848 divenne direttore del manicomio milanese della Senavra e poi dell’Ospedale Maggiore. Nel 1852 fondò l’Appendice psichiatrica, il primo periodico italiano dedicato alla psichiatria e ispirato ai principi del positivismo scientifico. Nel 1865 ottenne l’incarico di “professore straordinario di dottrina e di clinica delle alienazioni mentali”. E’ ricordato soprattutto per la sua battaglia a favore del riconoscimento della psichiatria quale branca autonoma della medicina e per aver sostenuto la necessità di costruire il nuovo Manicomio provinciale a Mombello, in sostituzione della ormai fatiscente Senavra.

Serafino Biffi (1822-1899) amico e discepolo di Andrea Verga, dal 1851 fu direttore del Manicomio privato di San Celso a Milano. Si impegnò per un trattamento più umano dei malati di mente e per la loro rieducazione.

Cesare Castiglioni (1806-1871) divenne direttore alla Senavra quando Verga si licenziò per andare all’ospedale maggiore di Milano. In breve riuscì a ottenere l’aumento del personale medico e ausiliario, a migliorare le condizioni di vita dei degenti e soprattutto a richiamare l’attenzione delle autorità sulle condizioni di vita dei malati psichiatrici.

Enrico Morselli (1852-1929), insegnò presso le Università di Torino e poi Genova. Si occupò inizialmente di spiritismo, oltre che di psicoanalisi, verso la quale ebbe tuttavia solo un’infatuazione;  nel tempo divenne piuttosto critico verso la disciplina di Freud.

Emil Kraepelin (1856-1926) era uno psichiatra tedesco. Nei suoi scritti considerò con attenzione le variabili psicologiche legate all’ambiente ed infatti fu tra i primi ad elencare situazioni cliniche in cui i fattori sociali influivano pesantemente. Coniò i nomi scientifici di due patologie: la demenza precoce (che poi Bleuler chiamò schizofrenia) e la psicosi maniaco depressiva. Scrisse dei trattati di psichiatria, continuamente rinnovati, ed indirizzò la scienza psichiatrica verso la clinica. Si occupò anche di psichiatria comparata (come veniva trattata la malattia psichiatrica nelle varie zone del mondo).

Eugen Bleuler (1857-1939) , svizzero, fu uno dei più importanti psichiatri europei. Viene ricordato perché ridefinì clinicamente la schizofrenia e l’autismo, di cui coniò anche i relativi termini ed anche perché diresse il Burghölzli, l’ospedale psichiatrico di Zurigo, carica che conservò per circa 30 anni. Ebbe tra i suoi allievi psichiatri destinati a fornire contributi fondamentali alla psichiatria del XX secolo: Carl Gustav Jung, Karl Abraham, Ludwig Binswanger, Hermann Rorschach. Nel 1910 contribuì a fondare la Società Psicoanalitica Internazionale.

Una Conferenza sulla Paura

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Karl Theodor Jaspers (1883 –1969) fu un filosofo e psichiatra tedesco. Dette un notevole impulso alle riflessioni nel campo della psichiatria, della filosofia, ma anche della teologia e della politica. Nel 1910 pubblicò un testo sulla paranoia nel quale descriveva i casi di alcuni pazienti affetti da questa patologia, fornendo informazioni biografiche relative alle persone in cura e descrivendo il modo in cui gli stessi pazienti interpretavano i loro sintomi. Questo metodo molto innovativo, detto “metodo biografico” si  affermò poi come una delle principali pratiche terapeutiche della moderna psichiatria. Jaspers scrisse Psicopatologia generale, un classico della letteratura psichiatrica.

Adolf Meyer (1866-1950) di origine svizzera, emigrò in America dove insegnò alla Cornell University di New York e poi nella clinica psichiatrica dell’Università John Hopkins. È suo l’uso del termine “igiene mentale”, cioè la capacità di raggiungere e mantenere uno stato di salute mentale. Sua è anche la “terapia occupazionale” il cui scopo è quello di portare il paziente a raggiungere il più alto grado di autonomia nella cura di sé e nelle altre attività della vita quotidiana.

Sigmund Freud (1856-1939) neurologo, tentò di affrontare in altro modo il disturbo mentale, prestando attenzione al funzionamento della psiche del paziente. Freud si rese conto che le differenze fra normalità e follia riguardavano più l’intensità e la quantità dei sintomi, che la loro qualità.

Ivan Petrovič Pavlov (1849-1936)  fu un fisiologo russo, il cui nome è legato alla scoperta del riflesso condizionato (1903). Questa teoria dette vita alla corrente riflessologica che si opponeva alla psicoanalisi, che in Russia non venne bene accolta in quanto considerata come un prodotto del capitalismo borghese. La teoria del riflesso condizionato divenne la base della teoria psicologica del behaviorismo (o comportamentismo) fondata da John Watson (1878-1958), nella quale si affermava che la psiche non poteva essere oggetto di studio, mentre poteva essere compiuta l’analisi del comportamento. Nella terapia comportamentista dunque non si cercava più di capire le ragioni che determinano i comportamenti (come nella psicoanalisi), ma si cercava semplicemente di cambiare i comportamenti patologici con le tecniche ispirate al riflesso condizionato di Pavlov.

Padre Agostino Gemelli (1878-1959)  durante la prima guerra mondiale prestò la sua opera al fronte, come medico e come sacerdote. Nel 1921 fondò a Milano l’Università Cattolica del Sacro Cuore e divenne professore ordinario di psicologia, oltre che direttore del Laboratorio di psicologia sperimentale, nel quale si svilupparono avanzate ricerche su percezione, linguaggio, personalità, orientamento professionale, selezione del personale e rapporto uomo-macchina.

Hermann Rorschach (1884-1922) fu uno psichiatra svizzero, che deve la sua fama all’omonimo test, basato sull’interpretazione di macchie d’inchiostro nere o policrome.

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Frenologia e Fisiognomica

Teorie che ebbero risonanza a livello mondiale ma che si rivelarono non scientifiche furono la frenologia e la fisiognomica. La frenologia fu ideata dal medico tedesco Franz Joseph Gall (1758 – 1828).  Secondo questa teoria le funzioni psichiche dipendono da particolari zone o “regioni” del cervello, che possono essere individuate osservando la forma del cranio. La fisiognomica ugualmente cercava di comprendere le caratteristiche morali e psicologiche di una persona dal suo aspetto fisico e soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto. Il principale esponente della fisiognomica pre-positivista fu il pastore svizzero Johann Kaspar Lavater (1741 – 1801).

Il metodo di Geel

Seguendo una leggenda medioevale ispirata ad una martire cristiana, figlia di un re d’Irlanda, si creò a Geel, in Belgio, un culto dedicato a questa santa, che riguardava gli ossessi e gli indemoniati. Nella cappella della martire venivano compiuti dei riti, che dovevano svolgersi alla presenza dei parenti delle persone con disturbi psichici. Non potendo prolungare la permanenza, i parenti delle persone disturbate cominciarono ad affidare i loro cari alle famiglie del luogo. I malati di mente venivano fatti partecipare alla vita agricola e questo fu fonte di ispirazione per molti psichiatri del tempo, che andavano a studiare questo particolare luogo di cura in cui “i matti” venivano accolti in famiglia.

Terapie del 900

La malarioterapia (1917) consisteva nel provocare nei pazienti un’infezione malarica (la malaria porta un accesso febbrile) che sembrava far diminuire i sintomi. Gli psichiatri soprattutto a Roma, allevavano zanzare che servivano per inoculare la malaria.

Coma insulinico (Sakel, 1932, usato fino al 1960).  La terapia consisteva nell’iniettare una dose di insulina, tale da mandare in coma il soggetto a causa della mancanza di zucchero. Terapia simile era la provocazione di una crisi epilettica tramite acetilcolina o altre sostanze.

La terapia elettroconvulsivante (TEC) o elettroshock si basa sull’induzione di convulsioni nel paziente successivamente al passaggio di una corrente elettrica attraverso il cervello. La terapia fu sviluppata e introdotta negli anni trenta dai neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini. Ancora oggi viene applicata per curare le depressioni gravi.

Nel 1936, lo psichiatra Egas Moniz (1874-1955) pubblicava uno studio nel quale descriveva la sua tecnica, consistente nell’aprire il cranio del soggetto e distruggere i lobi frontali del cervello,  ove risiedono le funzioni cerebrali superiori. Questa tecnica, chiamata lobotomia veniva usata soprattutto in caso di grandi agitazioni.

Le terapie psichiatriche maggiormente praticate nell’ultima parte del ‘900 si sono basate sull’uso di psicofarmaci, cioè medicinali che agiscono sul sistema nervoso centrale. Fra essi i più utilizzati sono: gli ansiolitici, gli antidepressivi e i neurolettici (o antipsicotici) e, come stabilizzatori dell’umore, i sali di litio e gli antiepilettici. Sebbene essi vengano ancora prescritti, in tempi più recenti il loro uso è stato largamente rimpiazzato in clinica dagli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e dagli inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina (SNRI), che in genere presentano meno effetti collateriali.

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L’Antipsichiatria

L’antipsichiatria è rappresentata da movimenti che si pongono in contrasto con le teorie e le pratiche della psichiatria in generale, e della biopsichiatria in particolare. Il termine fu usato per la prima volta da David Cooper (1931-1986) nel 1967 per definire un movimento eterogeneo che contrastava le teorie e le pratiche fondamentali della psichiatria dominante e che riteneva il malato mentale come un’ espressione del disagio sociale.

Franco Basaglia (1924-1980) psichiatra e neurologo, fu ispiratore della legge 180 che cambiò in Italia la normativa riguardo ai manicomi, i quali vennero chiusi nel 1978, promuovendo al loro posto strutture riabilitative sul territorio.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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Immagine:
Telemaco Signorini, La sala delle agitate al San Bonifazio in Firenze, 1865 Wikimedia

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Giuliana Proietti
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Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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