Freud e la cocaina

FREUD E LA COCAINA

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La cocaina prima di Freud

Il principale ingrediente nelle foglie di coca, l’alcaloide cocaina, fu isolato in forma pura nel 1844. In Europa tuttavia se ne fece scarso uso fino al 1883, quando un medico dell’esercito tedesco, il Dr. Theodor Aschenbrandt, acquistò una fornitura di cocaina da una ditta farmaceutica di Merck e la inviò ai soldati della Baviera, durante le manovre d’autunno. Il medico notò che essa produceva dei benefici effetti nella sopportazione della fatica e della fame.

Affascinato da questi incredibili risultati, Freud pensò di indagare ulteriormente il funzionamento di questa sostanza, scoprendo una serie di ricerche su questo argomento sulla Detroit Therapeutic Gazette, in cui venivano indicate numerose virtù della cocaina, tra cui il suo utilizzo per disintossicarsi dalla morfina, allora molto utilizzata per curare le ferite di guerra.

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Il caso del Dr. Fleischl

Freud, dopo aver letto l’esperimento del Dr. Aschenbrandt, acquistò il suo primo grammo di cocaina a 28 anni, nella speranza di essere il primo a sperimentare un uso terapeutico di questa sostanza, in particolare usandola come anestetico e come sostanza capace di eliminare la dipendenza da morfina.

Freud sperava che legare il suo nome a una scoperta del genere gli avrebbe portato gloria e fortuna ed inoltre aveva molto a cuore il caso di un suo amico, il dottor Ernst von Fleischl-Marxow, il quale era fortemente dipendente dalla morfina. Freud credeva che la cocaina potesse curarlo.

Uomo brillante e dottore di talento, Fleischl-Marxow aveva avuto un incidente mentre faceva un’autopsia, all’età di 25 anni. Un bisturi infatti lo aveva ferito accidentalmente al pollice destro; questa ferita, apparentemente di scarsa importanza, si trasformò in una terribile infezione, tanto che il pollice dovette essere amputato.

Nonostante questo, la pelle sana non riusciva a ricrescere lungo la linea dell’incisione,  creando un circolo vizioso di ulcerazioni cutanee, infezioni e vari interventi chirurgici. A peggiorare le cose, sotto il tessuto cicatriziale si osservavano crescite anormali di terminazioni nervose sensoriali chiamate neuromi, dolorosissimi.

Per placare il suo costante dolore lancinante, Fleischl-Marxow iniziò la sua discesa in una devastante dipendenza da morfina.

Nel maggio 1884, Fleischl-Marxow accettò di provare la cocaina, su consiglio di Freud, per curare la dipendenza da morfina: i risultati furono disastrosi.

In quello stesso periodo, Freud pensò di sperimentare la droga anche su se stesso, per meglio comprenderne gli effetti.
Così scrisse, infatti, alla fidanzata, Martha Bernays, il 21 Aprile del 1884:

“Ho letto della cocaina, il componente principale delle foglie di coca, che alcune tribù indiane masticano per riuscire a resistere alle privazioni e alle difficoltà”.

“Me ne sto procurando un po’ per me e poi vorrei provarlo per curare le malattie cardiache e gli esaurimenti nervosi…”

Dal biografo Ernest Jones sappiamo che Freud provò l’effetto di 50 milligrammi di cocaina (in dosi da 0,05 a 0,10 grammi), con l’impressione che effettivamente la sostanza funzionasse benissimo nello scacciare il cattivo umore, facendo tornare l’allegria, al punto che “non si desidera avere altro”, oltre tutto senza che questo benessere tolga l’energia per l’esercizio fisico e il lavoro.

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Freud considerava la cocaina una “sostanza magica”, tanto che così ne scriveva alla fidanzata:

“Se tutto va bene scriverò un saggio su questa sostanza, che mi aspetto avrà molto successo e troverà posto nelle terapie che oggi fanno uso di morfina. Ho anche altre speranze e progetti su questa cosa. Ne prendo piccolissime dosi per curare la depressione e le indigestioni”.

Per un certo periodo puntò dunque moltissimo sulla cocaina per costruire la sua carriera professionale. Leggiamo infatti, sempre in una lettera a Martha:

“In poche parole, è solo ora che mi sento un vero dottore, dal momento che ho aiutato un paziente e spero di fare ancora di più. Se le cose andranno in questa direzione non avremo da preoccuparci sulla possibilità di poter stare insieme e stabilirci a Vienna”.

Anche Martha assunse cocaina, su consiglio del fidanzato, che gliela dette “per renderla più forte e per farle venire le guance di colore rosso”.

Secondo il biografo Ernest Jones, Freud fece pressioni non solo sui familiari, ma anche sugli amici e sui colleghi perché consumassero questa droga, talmente ne era entusiasta.

In una successiva lettera a Martha, così Freud descriveva la sua esperienza con la cocaina:

“Nella mia ultima depressione ho fatto uso di cocaina e una piccola dose mi ha portato alle stelle in modo fantastico. Sto ora raccogliendo del materiale per scrivere un canto di preghiera a questa magica sostanza”.

In poche settimane, fra Aprile 1884, in cui ebbe il primo contatto con la sostanza, al Giugno 1884, Freud terminò il suo saggio sulla cocaina, che fu pubblicato nel mese di luglio dello stesso anno, con il titolo Uber Coca.

Uber Coca

In questa pubblicazione, scritta con inconsueto entusiasmo per una trattazione scientifica, Freud inserì anche delle riflessioni di carattere religioso connesse all’utilizzo della sostanza e menzionò la saga mitica di Manco Capac, figlio del Dio-Sole, che aveva mandato questo dono agli dei per fortificarli, facendo loro superare la fame e i dispiaceri.

Questa sulla cocaina fu anche la prima importante pubblicazione scientifica di Freud, nella quale veniva erroneamente asserito che la cocaina fosse un rimedio efficace per la morfina e l’abuso di alcol e che fosse una sostanza che non dava dipendenza.

Lodando, con entusiasmo ed eloquenza, le virtù del nuovo farmaco, egli affermava che la cocaina poteva essere usata come stimolante e afrodisiaco, oltre che per combattere i disturbi dello stomaco, la cachessia, l’asma, i sintomi dolorosi che accompagnano nei morfinomani le crisi di astinenza della sostanza.

Gli effetti della cocaina sono così descritti da Freud:

allegria, euforia stabile, che non è diversa da quella che prova una persona in buona salute… Si prova un aumento di autocontrollo e maggiore vitalità, capacità di lavorare… Il lavoro fisico e mentale viene svolto senza provare sensi di affaticamento… E questo senza avere gli effetti indesiderati che ad esempio procura l’alcool…

Nelle conclusioni dello studio sulla cocaina, Freud suggeriva di proseguire gli studi indagando le proprietà anestetiche di questa sostanza. Lo prese in parola il collega Karl Koller, che studiò il possibile utilizzo della cocaina come anestetico locale durante le operazioni oftalmologiche.

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Per ironia della sorte, questa pubblicazione non dette affatto a Freud la celebrità che aveva immaginato, mentre  la scoperta di Koller venne subito accolta con entusiasmo dalla comunità medica e a questo medico furono attribuiti numerosi riconoscimenti in merito: nel 1922 venne onorato dalla American Ophthalmological Society come primo destinatario del Lucien Howe Medal, premio assegnato ai medici in riconoscimento di risultati eccezionali nel campo oftalmologico, e nel 1930 venne onorato dall’Associazione Medica di Vienna.

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Quando si scoprì che la cocaina creava dipendenza

Freud negava fermamente che la cocaina potesse causare dipendenza, sostenendo che nelle sue osservazioni cliniche i pazienti arrivavano a provare perfino repulsione verso questo farmaco.

Nel 1885 tuttavia, un esperto tedesco di dipendenze da morfina che si chiamava Albrecht Erlenmeyer, lanciò una serie di attacchi contro l’uso della cocaina, sostenendo che si trattava di una sostanza che poteva dare dipendenza. Questo medico, che aveva provato a disintossicare i morfinomani attraverso l’uso di cocaina, come suggerito da Freud, aveva notato che essi non solo non si erano disintossicati, ma avevano sviluppato una nuova dipendenza.

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Erlenmeyer accusò dunque Freud di aver introdotto una nuova dipendenza in Europa, quella da cocaina, che definì il Terzo Flagello, che andava va a sommarsi alle già conosciute dipendenze da alcol e morfina.

Freud tentò di giustificare il fallimentare esperimento condotto da Erlenmeyer accusandolo di non aver seguito adeguatamente le istruzioni riguardanti le modalità di assunzione della sostanza: dichiarò al riguardo, contraddicendo altri suoi successivi articoli (complessivamente ne scrisse quattro sull’argomento), che la cocaina doveva essere assunta per via orale e non per via sottocutanea.

Nel frattempo, gli obiettivi professionali di Freud cambiarono. Il giovane neurologo, avendo perso le speranze di poter diventare famoso attraverso la scoperta della cocaina a fini terapeutici, puntò il suo interesse verso l’ipnosi e la cura dell’isteria.

Già nel Marzo 1885,  Freud aveva presentato domanda all’Università di Vienna per una borsa di studio, valida per un viaggio-studio di sei mesi. Il 18 Luglio di quell’anno ricevette la nomina di libero docente, ma poco tempo dopo seppe di aver vinto anche la borsa di studio. Convinto che l’ipnosi potesse essere un metodo utile allo sviluppo della sua attività professionale, decise di andare a Parigi, presso l’Ospedale psichiatrico Salpêtrière, dove insegnava Charcot

Si prese quindi una vacanza di sei settimane, durante le quali andò a Wandsbeck, a trovare la fidanzata, per poi recarsi a Parigi, che considerava la grande occasione della sua vita.

A Parigi faceva ancora sicuramente uso di cocaina, come si legge in questa lettera a Martha:

Lui (Charcot) mi ha invitato, insieme a Richetti, a fargli visita a casa sua domani, martedì, dopo cena. Molte persone saranno presenti. Sono sicuro che puoi immaginare la mia apprensione mista a curiosità e orgoglio. Guanti bianchi, cravatta bianca e persino una maglietta nuova, una visita dal barbiere per i capelli che mi sono rimasti.E un po ‘di cocaina per sciogliermi la lingua.

Tornato da Parigi, prese un appartamento a Vienna, sulla Rathaustrasse, e vi aprì il suo studio, alla fine di aprile del 1886.


Nel Gennaio 1886 intanto, anche un amico di Freud, il Dr. Obersteiner, che all’inizio aveva apprezzato la cocaina, riportò che essa poteva dare dei disturbi simili a quelli del delirium tremens, ma Freud, influenzato da Charcot, aveva ormai abbandonato questo campo di studi.

Il 13 settembre 1886, a Wandsbeck, Sigmund Freud si sposò finalmente con Martha Bernays, dopo un lunghissimo periodo di fidanzamento.  In seguito, lo stesso anno, presentò un rapporto sull’isteria maschile presso la Gesellschaft der Arzte. Tale scritto fu accolto con incredulità e ostilità e Freud fu sfidato a presentare un caso di isteria maschile, allora ritenuta impossibile, alla stessa società. Freud raccolse la sfida, il 26 Novembre dello stesso anno, ma l’accoglienza del caso presentato fu fredda e questo fu il punto di partenza dell’inimicizia fra Freud e il mondo medico viennese.

Stando alle biografie ufficiali, fu in questo periodo che Freud cominciò a diminuire l’uso di cocaina, sia a livello personale che professionale. I biografi dicono che, malgrado ne avesse fatto uso per tre anni, non ebbe difficoltà a smettere, influenzato anche dalla sfortunata esperienza del Dr. von Fleischl-Marxow, il paziente col quale Freud aveva condiviso il primo grammo di cocaina e che era finito per divenirne totalmente dipendente.

In basso: 1886 Freud e Martha Bernays

Freud e Martha

Uno dei motivi per cui i medici viennesi non vedevano di buon occhio Freud era proprio quella sua pubblicazione, troppo entusiasta, sulla cocaina.

Per questo, nella ultima relazione sulla cocaina, del 1887, Freud cercò di giustificarsi: la cocaina, disse, è pericolosa solo per i morfinomani, ma da essa si potevano ottenere splendidi risultati se usata con i morfinomani durante lo stadio di privazione.

E aggiunse, un po’ ipocritamente:

‘Non è forse superfluo notare che questa non è un’esperienza personale, ma un consiglio dato a qualcun altro’.

Secondo alcune biografie più recenti (David Cohen), Freud divenne dipendente da cocaina e ne assunse grandi quantità  per quindici anni. L’autore sostiene che l’uso di cocaina non fu per Freud un errore giovanile, ma un elemento cruciale nella sua elaborazione della psicoanalisi.

David Cohen ritiene che Freud fosse in realtà un candidato perfetto per la dipendenza: depresso, ossessivo, represso sessualmente e infelice.

In realtà queste tesi non sono suffragate dai fatti. Il fatto che non vi siano prove significa che l’ipotesi di Cohen possa essere, in pari misura, o giusta o sbagliata.

Quello che c’è di vero è che, effettivamente, Freud era davvero un candidato perfetto per divenire dipendente da qualche sostanza.

Non possiamo non ricordare la sua dipendenza da fumo di sigari, che lo fece ammalare di cancro al palato. Freud fumava venti al giorno e lo faceva anche mentre ascoltava i suoi pazienti, o prendeva appunti. Perfino dopo i 67 anni, quando gli fu diagnosticato il cancro al palato, Freud non smise di fumare.

Era una vera dipendenza: il suo umore, la sua capacità di lavorare, come lui stesso diceva, dipendevano dai suoi sigari, ai quali non sapeva rinunciare. Maggiori informazioni su questa dipendenza di Freud sono nell’articolo di Psicolinea Freud e i suoi sigari.

Dr. Giuliana Proietti

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Riferimenti bibliografici:

Ellensberger, La scoperta dell’inconscio, Boringhieri
Schaffer Library, The Consumers Union Report on Licit and Illicit Drugs by Edward M. Brecher and the Editors of Consumer Reports Magazine, 1972
“Freud sous coke” David Cohen, Editions Balland
Howard Markel, M.D., Ph.D,  An Anatomy of Addiction: Sigmund Freud, William Halsted and the Miracle Drug Cocaine.

 

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