L'ingegneria del consenso: Edward Bernays

L’ingegneria del consenso: Edward Bernays

L’ingegneria del consenso: Edward Bernays


Edward Bernays fu considerato dal giornale Life come uno dei cento americani più influenti del ventesimo secolo. Questo articolo riguarda la biografia di Bernays ed analizza alcune delle sue teorie e tecniche relative alle Pubbliche Relazioni. Partendo dallo studio degli individui, dei gruppi sociali e delle loro interrelazioni, vengono analizzate le tecniche per la diffusione delle informazioni e la persuasione attraverso i mezzi di comunicazione di massa.

Introduzione

Sessantaquattromila ripetizioni fanno la verità
Aldous Huxley

La manipolazione è sempre esistita: nel quotidiano, nella politica, nello spettacolo. Già Platone, che viveva in una Atene attraente richiamo per esperti del discorso e della parola come i sofisti, spiegava come vi fossero due tipi di discorsi: quelli che hanno come obiettivo la conoscenza e la comunicazione autentica e quelli che invece, usati ad arte, mirano ad ottenere un beneficio esteriore. I primi rispettano l’interlocutore, la sua autonomia e libertà, i secondi cercano invece di convincerlo con trucchi e menzogne ben congegnati.

Molti secoli più tardi, nel 1599, il Papa Clemente VIII fondò la Sacra Congregatio de Propaganda Fide, allo scopo di riavvicinare uomini e donne alla Chiesa e propagare la dottrina in missioni in terre lontane. Interrotta per alcuni anni, l’iniziativa fu poi rilanciata in forma stabile da Gregorio XV, successore di Clemente VIII.

Una Conferenza su Edward Bernays e l'invenzione della Propaganda

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Nell’etimologia della parola latina “propaganda” si scopre il suo significato originario: questa parola designa ciò che della fede deve essere propagato, cioè le credenze, i misteri, le leggende dei santi, i racconti dei miracoli. Non si trattava di trasmettere quindi una conoscenza obiettiva e accessibile a tutti tramite il ragionamento, ma di convertire a verità nascoste che promanano dalla fede, non dalla ragione.

Vi è infatti una differenza sostanziale fra “persuasione” e “propaganda”: la persuasione considera e valuta i benefici anche per l’interlocutore, mentre la propaganda prende in considerazione solo le finalità della fonte del messaggio.

Oggi la comunicazione non passa più solo attraverso il linguaggio, verbale e non verbale, ma attraverso dei media che utilizzano l’immagine suscitando emozioni: essi riescono a fare ciò che i sofisti facevano attraverso la sola manipolazione del linguaggio, ma raggiungendo un numero impressionante di persone nello stesso momento, agendo sulla loro quotidianità, creando nuove abitudini, formando la pubblica opinione.

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Come affermava il sociologo Vance Packard nel suo saggio I persuasori occulti, del 1957, vi sono personaggi che “studiano segretamente le nostre segrete debolezze e vergogne nell’intento di influenzare più efficacemente il nostro comportamento”. Il sociologo faceva riferimento al consulente di pubbliche relazioni, esperto di propaganda, delineato da Edward Bernays (considerato dal settimanale Life come uno dei cento americani più influenti del ventesimo secolo) per il quale però l’uso della propaganda non aveva assolutamente nulla di reprensibile ed era anzi al servizio delle “relazioni pubbliche”.

Oggi il lavoro di Bernays è stato ancor più perfezionato dagli spin doctor, che sono degli esperti nella manipolazione delle informazioni, soprattutto in campo politico.

Le interviste

 

1.   Biografia di Edward Bernays

Edward Bernays (1891-1995) era il nipote di Sigmund Freud, figlio di sua sorella Anna (1859-1955). Nell’ottobre del 1883, Anna Freud si sposò con Eli Bernays, fratello di Martha Bernays, fidanzata e futura moglie di Sigmund.

Nel 1892 Anna Freud Bernays ed il marito emigrarono in America dove Eli diventò un ricchissimo commerciante di cereali. La coppia ebbe in tutto cinque figli.

Edward crebbe dunque negli Stati Uniti. Nel 1912 si laureò in agricoltura presso la Cornell University, per seguire il padre nella sua attività commerciale. Scelse invece in un primo momento il giornalismo come sua prima occupazione, lavorando come redattore nella Rivista di Medicina Medical Review of Reviews di New York City.

Rapidamente Bernays si fece strada come pubblicista per produzioni teatrali, settore in cui lavorò fra il 1913 ed il 1917, sfruttando il nome di Freud. Lo storico di PR Scott Cutlip e lo scrittore Irwing Ross hanno ricordato che, quando qualcuno lo incontrava per la prima volta, non doveva aspettare molto prima che lo zio Sigmund entrasse nella conversazione: la relazione con Freud era costantemente al centro dei suoi pensieri e del suo lavoro di consulente. Scott Cutlip ha detto anche che Bernays era un uomo molto brillante, ma anche un tipo piuttosto “fanfarone” (braggart).

Basti del resto pensare che, pur non avendo studiato né medicina, né psicologia, si auto-definiva “psicoanalista delle imprese”, traduceva e diffondeva in America i lavori dello zio e, così facendo, si costruiva di fatto una reputazione in parallelo con quella di Sigmund Freud (che dal 1909 era famosissimo anche in America, dopo aver tenuto cinque conferenze presso la Clark University)

Oltre l’aver inizialmente promosso spettacoli teatrali, tra cui quelli di Enrico Caruso e della compagnia di ballo russa Diaghilev, Bernays ricoprì un ruolo importante anche nella situazione politica statunitense.

Infatti sono questi gli stessi anni in cui in Europa si combatteva la Grande Guerra, cominciata il 28 Luglio 1914 con il bombardamento di Belgrado, a seguito dell’ultimatum inviato pochi giorni prima dall’Austria alla Serbia. Serbo era infatti l’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie, avvenuto a Sarajevo un mese prima.

Il conflitto, di cui l’attentato era solo un casus belli, coinvolse le maggiori potenze mondiali divise in due blocchi contrapposti, gli Imperi Centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano, Bulgaria) contro la Triplice Intesa (Francia, Regno Unito, Impero russo) a sostegno della Serbia, al cui schieramento si unirono, dopo una iniziale neutralità, Grecia, Romania, Portogallo, Italia nel 1915 e Stati Uniti nel 1917.

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Come detto, gli Stati Uniti non partecipavano ancora alla guerra. Essi, fin dall’inizio del secolo, avevano assunto il ruolo di grande potenza industriale, tanto che nel corso del primo decennio avevano incrementato la produzione del 76% ed erano anche tra i maggiori esportatori di prodotti alimentari (erano leader in particolare nelle esportazioni di cereali e carne bovina).

Nei primi tre anni di guerra il volume delle esportazioni americane in Europa si era quadruplicato, nonostante il commercio con la Germania fosse azzerato dal blocco inglese. L’annuncio tedesco della “guerra sottomarina totale”, che mirava ad affondare qualunque nave fosse entrata in contatto con la Gran Bretagna, mise in allerta gli Stati Uniti in quanto avrebbe leso i loro enormi interessi commerciali, e pertanto il governo americano decise di entrare in guerra a fianco delle potenze dell’Intesa il 6 Aprile 1917, anche se l’opinione pubblica era nettamente contraria.

Nel 1917, il Presidente americano Woodrow Wilson chiamò l’ex giornalista George Creel e lo mise a capo del “Committee on Public Information” ( o Creel Committee), al quale parteciparono, oltre ai ministri dell’estero, della guerra e della marina, anche intellettuali, pubblicitari e giornalisti, oltre che consulenti, fra cui Bernays. Il Creel Committee era un gigantesco laboratorio di propaganda bellica, che utilizzava per i suoi scopi tutti i mezzi di diffusione allora disponibili (stampa, film, poster, caricature, comizi, radio, telegrafo).

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Ogni giorno venivano narrate storie di torture, violenze, uccisioni, per provocare una reazione di “vendetta” e per salvaguardare i diritti umani e la democrazia. Ed infatti l’America entrò in guerra con lo slogan: “Fare il Mondo Sicuro per la Democrazia”.

Nel ricordo che Bernays fa del Comitato nel libro Propaganda, egli ricorda che esso mobilitò l’opinione pubblica attraverso tutti gli strumenti allora possibili (visivi, grafici e sonori) per “indurre i cittadini a sostenere lo sforzo della nazione” ottenendo il contributo di eminenti personalità di ogni ambiente, la cui parola “era vangelo per centinaia, migliaia e perfino centinaia di migliaia di seguaci”.

In quella campagna, dice ancora Bernays, furono utilizzate le molle classiche per suscitare emozioni, reazioni collettive contro le atrocità descritte e illustrate, sollevando l’indignazione delle masse contro il terr ore e la tirannia del nemico.

Come giustamente osservò Bernays, il grande successo della propaganda durante la prima guerra mondiale aveva aperto gli occhi a molti, in diversi settori dell’economia e delle istituzioni, sulle grandi potenzialità delle nuove tecniche di “regimenting the public mind”.

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Nel 1919 Bernays era un uomo di successo, con molti appoggi politici. Dopo aver lavorato per l’American Peace Commission a Parigi, Bernays tornò a New York dove decise di applicare i metodi del Creel Committee al mondo civile e commerciale. Sua socia nell’impresa fu la giornalista Doris E. Fleischmann, con la quale si sposò nel 1922. Nel 1923 Bernays cominciò anche ad insegnare Pubbliche Relazioni presso la New York University e si interessò della campagna politica del futuro presidente, Calvin Coolidge, nel 1924.

Pubblicò tre libri e numerosi saggi sulla propaganda e l’ingegneria del consenso (vedi oltre) e continuò la sua brillante carriera fino a tarda età. Morì nel Marzo del 1995, a 104 anni.

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2. Opere

Le idee di Bernays traggono ispirazione da diversi libri, fra cui quelli di Freud e quelli di Gustave Le Bon sulle folle. In quegli anni però uscì un altro libro che influenzò molto Bernays: Public Opinion di Walter Lippman (1922) che può essere considerata la prima influente opera di sociologia del giornalismo.

L’anno successivo (1923) Bernays pubblicò il libro “Crystallizing Public Opinion”, in cui delineava le sue prime strategie di intervento nelle Pubbliche Relazioni. Il libro si ispirava direttamente al lavoro di Lippman in Public Opinion, ma se Lippman denunciava i rischi della manipolazione dell’ambiente “mentale” della società da parte di chi deteneva il controllo dei mezzi di comunicazione, attraverso un uso consapevole di simboli e stereotipi, Bernays intendeva deliberatamente mettere queste strategie al servizio del consulente di PR.

Le strategie comunicative individuate dal giornalista venivano spregiudicatamente adattate al mondo degli affari: la battaglia da vincere era quella del mercato e la conoscenza delle tecniche propagandistiche veniva messa al servizio di aziende private ed interessi commerciali.

Stesso paradosso è presente nell’uso della “talking cure”: per Freud era un mezzo per svelare ai pazienti le loro pulsioni inconsce e le motivazioni che si nascondevano nei sogni o nei lapsus linguae, nella convinzione che rendere consci questi aspetti dell’inconscio avrebbe portato le persone a condurre una vita più sana. Bernays, al contrario, utilizzava le tecniche psicologiche e psicoanalitiche per studiare le motivazioni delle persone, non per liberarle dalla sofferenza, ma come deliberata strategia volta a plasmare le loro menti.

Il primo libro di Bernays riscosse tuttavia l’apprezzamento unanime delle riviste di marketing, che vi scorsero una efficace trattazione delle tecniche di “vendita” delle idee.

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Bernays andava oltre Lippman, che si fermava all’analisi della sola stampa, intravedendo pionieristicamente potenzialità ancora maggiori nella radio, usata a fini commerciali. Mentre i regimi totalitari usavano la radio come “tamburo tribale”, Bernays pensava a programmi radiofonici di quiz, programmi musicali a richiesta, programmi di intrattenimento, per usare commercialmente il mezzo.

Nel 1928 pubblicò “Propaganda”, un libro sintetico ma perfino straordinariamente eloquente sulle tecniche di manipolazione delle masse e sul governo invisibile. In esso vi si trovano tutte le tecniche di Bernays, non più semplicemente esposte nelle loro dinamiche e nei loro effetti, ma giustificandole alla luce di una morale sociale e di un più generale tentativo teorico di legittimazione del ruolo sociale del consulente di PR. Scrive infatti su Propaganda che:

“La manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle idee delle masse è un aspetto importante del funzionamento di una società democratica”.

Nel 1965 uscì una sua autobiografia, “Biography of an Idea: Memoirs of Public Relations Counsel Edward L. Bernays”. Non stupisca l’aver messo il proprio nome nel titolo: Bernays conosceva l’importanza di queste auto-promozioni e, invecchiando, cercava disperatamente il suo posto nella storia, per emulare il famoso zio. Con questo libro creò le basi per essere ricordato come l’inventore della sua professione.


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3. Democrazia e Governo Invisibile

L’analisi di Bernays parte dalla considerazione delle caratteristiche delle masse messe a fuoco dallo zio Sigmund in Psicologia delle masse ed analisi dell’Io  (1921, a sua volta ispiratosi alla Psicologia delle Folle di Gustave Le Bon, 1895).

Dice Freud che all’interno di una massa e per influsso di questa, il singolo subisce una profonda modificazione della propria attività psichica: la sua affettività viene straordinariamente esaltata, la sua capacità intellettuale si riduce considerevolmente, ed entrambi i processi tendono manifestamente a uguagliarlo agli altri individui della massa.

Gli individui che fanno parte di una massa perdono dunque autonomia ed equilibrio, ma acquisiscono la sensazione di essere forti, in quanto parte di un tutto organizzato, che rassicura e protegge.

La massa è mutevole, impulsiva, irritabile ed, essendo governata interamente dall’inconscio, non tollera alcun indugio fra il desiderio e la realizzazione di quel desiderio: il suo anelito però non dura mai a lungo, perché la massa è incapace di volontà duratura. Del resto, niente di tutto quello che fa la massa è premeditato.

Occorre contestualizzare questi argomenti: si era infatti negli anni Venti, periodo di grave crisi economica, in cui stavano nascendo le lotte operaie organizzate, le grandi ideologie, le dittature. In Austria si assisteva alla disgregazione dell’Impero asburgico, avvenuta alla fine del 1918; in Italia , dopo la nascita nel 1919 del Partito Popolare Italiano, nascevano il Partito Nazionale Fascista e il Partito Comunista Italiano nel 1921, mentre in Germania Adolf Hitler diventa leader del Partito nazionalsocialista tedesco, l’Nsdap.

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Ciò che principalmente si temeva era dunque il caos sociale. Bernays sosteneva la necessità di una manipolazione “scientifica” dell’opinione pubblica, per controllare il caos sociale e i conflitti della società. Questo per Bernays era assolutamente un bene in quanto solo in questo modo larga parte della popolazione avrebbe potuto “collaborare e cooperare” in modo da rendere possibile il funzionamento ordinato della società.

Ispirandosi a Freud, Bernays descriveva il pubblico come “un gregge che ha bisogno di essere guidato” e fu sempre fedele al principio che bisognava controllare le masse senza che queste lo sapessero. Infatti sosteneva:

“in quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico, o negli affari o nella nostra condotta sociale, o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone”.

Il vero potere dunque non è nei parlamenti o nel popolo, a cui si assegna formalmente la sovranità, ma in un ristretto gruppo di persone che dominano effettivamente, realmente, la società.

Come scriveva Lippman (Public Opinion, 1922):

“l’ambiente reale, preso nel suo insieme, è troppo grande, troppo complesso e troppo fuggevole per consentire una conoscenza diretta. Non siamo attrezzati per affrontare tante sottigliezze, tante varietà, tante mutazioni e combinazioni” ed inoltre “in qualsiasi società che non sia talmente assorbita nei suoi interessi, né tanto piccola che tutti siano in grado di sapere tutto ciò che vi accade, le idee si riferiscono a fatti che sono fuori del campo visuale dell’individuo e che per di più sono difficili da comprendere”.

Dovendo operare in questo ambiente, gli individui sono dunque costretti a rappresentarselo per mezzo di immagini più semplici, i modelli di realtà.

Bernays riprende tutti questi concetti nel libro Propaganda, aggiungendo che, in uno Stato democratico come l’America, è pura teoria che ogni cittadino possa votare chi desidera. Infatti, se tutti i cittadini (anche i meno acculturati, che erano la maggioranza) avessero dovuto studiare tutte le informazioni di ordine economico, politico, morale, che entrano in gioco quando si affrontava ogni minimo argomento, non si sarebbe mai arrivati a nessuna conclusione.

C’era poi la paura della massa organizzata. Con la Rivoluzione Industriale ottocentesca, basata sulla macchina a vapore, la stampa e l’alfabetizzazione di massa (il “tridente” della rivoluzione industriale) dice Bernays, si era di fatto strappato il potere ai sovrani e all’aristocrazia per darlo alla borghesia, che lo aveva ricevuto in retaggio.

Questo processo era stato rafforzato dal suffragio universale, al punto che la borghesia cominciava – dice ancora Bernays – a temere il popolo minuto, le masse che si ripromettevano di giungere al potere. Occorreva dunque profilare per tempo una reazione, plasmando l’opinione delle masse, in modo da convincerle ad orientare la forza acquisita nella direzione voluta.

Questo avrebbe potuto accadere tramite la propaganda, un mezzo attraverso il quale la minoranza poteva influenzare la maggioranza, in funzione dei suoi interessi. In questo modo, osserva Bernays, la forza da poco acquisita dalle masse, poteva essere “spinta nella direzione voluta”.

In una democrazia organizzata dunque, i responsabili della manipolazione delle masse costituiscono “un vero e proprio governo invisibile che regge le sorti del Paese” e che utilizza la propaganda (cui Bernays non assegnava evidentemente il connotato negativo che oggi noi gli attribuiamo) e le pubbliche relazioni, per “dare forma al caos”.

Queste persone hanno lo scopo di “inventare nuovi modi per organizzare il mondo e guidarlo”: loro dovere è passare al vaglio tutte le informazioni in loro possesso, per individuare il problema principale e ricondurre le scelte a proporzioni realistiche.

Questa struttura secondo Bernays doveva rimanere invisibile, legandosi però attraverso vari legami sociali, a innumerevoli gruppi e associazioni. In questo modo si potevano ottenere gli scopi desiderati, pur mantenendo democratica la forma dello stato. L’organo esecutivo di questo governo invisibile era la propaganda: dirigenti, ugualmente invisibili, avevano il compito di controllare il destino di milioni di esseri umani.

Certo, nota lo stesso Bernays, si possono criticare certi fenomeni che derivano dall’uso di queste strategie, in particolare la manipolazione delle informazioni, l’esaltazione dell’individualismo e tutto il battage pubblicitario sui personaggi pubblici o i prodotti commerciali, ma in lui prevale il realismo:

“Anche se talvolta si fa un cattivo uso degli strumenti che consentono di organizzare e polarizzare l’opinione pubblica, queste attività sono però necessarie per una vita bene ordinata”.

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4. I mezzi di comunicazione di massa

La propaganda di Bernays utilizza in modo sinergico i media, i leader e gli opinion maker, per creare il consenso verso le autorità del Governo. Quando fu adottata la Costituzione americana, spiega Bernays, l’unità di base della costituzione sociale era la comunità del villaggio, che produceva la maggior parte dei beni che le servivano e attingeva le sue idee e opinioni collettive tramite i contatti e gli scambi personali.

Ora però era divenuto finalmente possibile trasmettere le idee in tempo reale, indipendentemente dalle distanze e dal numero di persone cui ci si voleva rivolgere, per cui occorreva indirizzarsi a nuove forme di aggregazione, oltre alla primitiva integrazione geografica. Persone che condividevano delle idee potevano ad esempio unirsi e mobilitarsi per un’azione collettiva, anche a migliaia di chilometri di distanza le une dalle altre.

Dice Bernays:

“La libertà di parola e la stampa libera, suo naturale corollario in democrazia, hanno di fatto ampliato la Carta dei Diritti, fra i quali c’è anche il diritto di persuasione. Chiunque dunque, attraverso questi mezzi di comunicazione ha di fatto la possibilità di influenzare gli atteggiamenti e le azioni dei suoi concittadini. In particolare, negli Stati Uniti, la grande espansione dei mezzi di comunicazione di massa ha fatto si che ogni residente sia costantemente esposto agli effetti di una vasta rete di comunicazioni, che giungono in ogni angolo del Paese, non importa quanto sia remoto o isolato. Molte parole martellano dunque continuamente gli occhi e le orecchie di ogni americano. Gli Stati Uniti sono divenuti una piccola stanza in cui un piccolo bisbiglio può essere ingrandito migliaia di volte. A questo punto diventa una questione di primaria importanza imparare a gestire questo sistema di amplificazione per le forze interessate”.

Mezzi di comunicazione di massa erano per Bernays i quotidiani, le riviste, le stazioni radio, le case di produzione cinematografica, le case editrici, oltre a strumenti come cartelloni, volantini, lettere di pubblicità spedita per posta.

“Dobbiamo riconoscere l’importanza dei moderni mezzi di comunicazione non solo come una rete altamente organizzata, ma come una forza potente per il bene sociale o anche per il male. Siamo noi a determinare se questa rete può essere impiegata nella sua massima estensione per fini sociali”,

dice Bernays.

Ad usare i mezzi di comunicazione di massa dovevano essere i leaders, i quali si facevano portavoce di punti di vista diversi, come quelli di grandi gruppi industriali o di unità governative.

“Questi leader, con l’aiuto di tecnici che si sono specializzati nell’utilizzo dei canali di comunicazione, sono oggi in grado di realizzare consapevolmente e scientificamente ciò che abbiamo chiamato L’ingegneria del consenso”.

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Tra gli strumenti di comunicazione di massa degli anni Venti, Bernays aveva una particolare simpatia per la radio, che durante la grande guerra si era dimostrata uno strumento indispensabile per il coordinamento delle azioni militari. Quando finì la guerra la radio si rivelò come un possibile grande affare, con le stazioni radio commerciali.

E poiché, come aveva sottolineato Bernays “non c’è una sostanziale differenza fra vendere un prodotto e vendere un’idea”, il mondo politico si accorse presto che la radio poteva essere uno strumento utile non solo per la pubblicità, ma anche per la diffusione di idee e la manipolazione delle masse.

Negli USA il presidente Franklin Delano Roosevelt abituò i cittadini ai suoi firesite chats, i discorsi del caminetto, in cui il presidente si rivolgeva direttamente ai cittadini, parlando della difficoltà del periodo della depressione e di quello che lui e la sua amministrazione facevano per risolverle.

Un uso così personale della radio permise a Roosevelt di conquistare la fiducia popolare e di infondere nel popolo la fiducia nelle istituzioni, anche in momenti di grande crisi.

Ma una nuova forma di comunicazione si stava facendo largo: il cinema, di cui la propaganda si servì largamente.

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5. L’ingegneria del consenso

La “propaganda moderna” di Bernays è una pratica che consiste nel creare le situazioni e simultaneamente delle immagini nella mente di milioni di persone.

“Lo scopo è inquadrare l’opinione pubblica così come un esercito inquadra i suoi soldati” dice l’inventore delle PR.

Del resto, non è possibile non accorgersi che nella moderna organizzazione sociale ogni progetto importante deve essere approvato dall’opinione pubblica. Una volta coloro che governavano erano delle guide, dei capi, orientavano il corso della storia facendo ciò che avevano progettato, spiega Bernays, ma:

” Oggi, se non c’è il consenso delle masse, quei personaggi non potrebbero più esercitare il loro potere, semplicemente in virtù della loro posizione”.

Il Consulente di PR è dunque:

“colui che, servendosi dei mezzi della comunicazioni di massa e delle associazioni presenti nella società, si incarica di far conoscere una determinata idea al grande pubblico”.

Questa figura professionale studia i comportamenti, le dottrine, i sistemi, le maniere, per ottenere il sostegno popolare, conosce i prodotti commerciali, i servizi pubblici, le grandi corporazioni e le associazioni.

E’ un po’ come un avvocato, semplifica Bernays, solo che questo si concentra sugli aspetti giuridici dell’azione del proprio assistito, mentre il consulente di PR lavora sui punti di contatto fra attività del cliente e pubblico. Studia i gruppi che il suo cliente vuole raggiungere, individua i leader che possono facilitare l’approccio.

Si tratta di gruppi sociali, economici o territoriali, classi di età, formazioni politiche o religiose, comunità etniche, linguistiche o culturali: queste sono le categorie per cui, per conto del cliente, si rivolge al grande pubblico. Il suo mestiere è quello di sedurre le masse, di destare il loro interesse.

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Bernays arriva a dire che l’’ingegneria del consenso è:

“l’essenza stessa del processo democratico, avendo la libertà di persuadere e suggerire. La libertà di parola, di stampa, di petizione, di assemblea, le libertà che rendono la progettazione del consenso possibile, sono tutte previste dalla Costituzione degli Stati Uniti”.

E ancora:

Quando ci sono decisioni urgenti da prendere,  un leader spesso non può attendere che anche il suo popolo arrivi alla comprensione generale delle cose. In alcuni casi, i leader democratici devono fare la loro parte nel condurre il pubblico attraverso l’ingegneria del consenso per perseguire obiettivi socialmente costruttivi e valori.

Questo ruolo impone naturalmente loro l’obbligo di utilizzare il processo dell’istruzione, come pure altre tecniche disponibili, per realizzare una comprensione quanto più completa possibile. In nessun caso l’ingegneria del consenso può sostituire o o rimuovere le funzioni educative, sia formali che informali. L’ingegneria del consenso è spesso un supplemento al processo educativo.

Se in un Paese dovessero esservi un giorno degli standard di istruzione più elevati,  generando un maggiore livello di conoscenza e comprensione, questo approccio manterrebbe ancora il suo valore, secondo Bernays, dal momento che:

“Anche in una società con uno standard educativo perfetto, il progresso non potrà essere ottenuto in ogni campo. Ci sarebbero sempre ritardi e punti di debolezza, e per questo l’ingegneria del consenso sarebbe ancora essenziale. L’ingegneria del consenso sarà dunque sempre necessaria in aggiunta al processo educativo”.

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6. La creazione di una campagna di PR

Bernays ha introdotto e codificato l’uso delle ricerche sociali nella fase di ascolto o di analisi del contesto, prima della stesura del piano di comunicazione, non trascurando quindi la soddisfazione dell’interlocutore. E’ stato inoltre il primo professionista che ha individuato e studiato gli opinion leaders, quali amplificatori/moltiplicatori dei messaggi nei confronti dell’opinione pubblica.

Le idee dell’opinione pubblica, ammoniva Bernays, non devono essere attaccate frontalmente, ma è importante trovare un comune denominatore fra gli interessi del venditore e quelli degli acquirenti.

Bernays capì che per rendere credibile un’idea o vendere un prodotto, doveva esserci una «terza parte indipendente» che se ne rendesse garante. Creò quindi numerosissimi Enti e Organizzazioni “indipendenti”, che sfornavano studi «scientifici» e comunicati stampa, che venivano così a mescolarsi e a sovrapporsi con quelli emessi da Istituzioni veramente scientifiche e indipendenti.

Così come l’ingegnere civile deve analizzare ogni elemento della situazione prima di costruire un ponte, così il consulente di PR, per ottenere un’utile finalità sociale, deve operare da piani di azione che abbiano solide basi. Supponiamo che si sia impegnato in un compito specifico. I suoi piani devono basarsi su quattro presupposti:

1. Calcolo delle risorse, sia umane sia fisiche, vale a dire la manodopera, il denaro, e il tempo disponibile per lo scopo;

2. Conoscenza approfondita della materia;

3. Determinazione degli obiettivi, soggetti a possibili cambiamenti dopo la ricerca; In particolare, ciò che deve essere compiuto, con il quale e attraverso il quale;

4. La ricerca del pubblico da informare, perché e come agire, sia a livello individuale, sia come gruppo.

Solo dopo questo lavoro preliminare di base sarà possibile capire se gli obiettivi sono raggiungibili. Solo allora il consulente di PR potrà utilizzare le sue risorse di  manodopera, denaro e tempo, ed i mezzi di comunicazione disponibili. La strategia, l’organizzazione, e le attività saranno orientate in base alla realtà della situazione.

E’ importante conoscere le motivazioni consce e inconsce del pensiero pubblico, ed anche le azioni, le parole e le immagini che le sostengono. Tutto questo rivelerà la consapevolezza pubblica, le idee più o meno visibili presenti nella mente del pubblico.

Quando il lavoro preliminare è stato fatto, sarà possibile procedere alla pianificazione vera e propria. Dai sondaggi di opinione emergeranno i temi principali della strategia.  Questi temi contengono le idee che devono essere trasmesse, mostrano i canali più adeguati per raggiungere il pubblico e tutti i mezzi di comunicazione da utilizzare.

L’importante, ricorda Bernays, non è avere articoli in un giornale o ottenere un maggiore tempo alla radio o organizzare un pezzo per il cinegiornale, ma piuttosto:

“mettere in moto un’ampia attività, il successo della quale dipende dall’interconnessione di tutte le fasi e gli elementi della strategia proposta, attraverso tattiche che devono essere realizzate nel loro momento di massima efficacia. Un’azione rinviata di un giorno potrebbe perdere la sua efficacia”.

Il consulente di PR dovrà dare enfasi alla parola, scritta e parlata, orientata verso i media e progettata per il pubblico che sta affrontando.

“Deve essere sicuro che il materiale sia adatto per il suo pubblico. Deve preparare copie scritte in un linguaggio semplice e frasi di sedici parole adatte al livello di scolarizzazione del suo pubblico. Alcune copie saranno finalizzate alla comprensione delle persone che hanno avuto diciassette anni di scolarizzazione. Egli deve familiarizzare con tutti i media e sapere come fornire loro un materiale adatto in quantità e qualità”.

In primo luogo, tuttavia, il consulente di PR deve saper creare notizie.

“La notizia non è una cosa inanimata. E’ l’evidenza dei fatti che fa la notizia, e le notizie a loro volta riecheggiano gli atteggiamenti e le azioni delle persone. Un buon criterio per capire se qualcosa è o non è una notizia è capire se il caso esce dalla routine. Lo sviluppo di eventi e circostanze che non sono di routine è una delle funzioni di base del tecnico del consenso. Alcuni eventi programmati possono essere inviati all’attenzione dei sistemi di comunicazione  in modo da far nascere delle idee anche in chi non è stato direttamente testimone degli eventi”.

L’evento gestito con fantasia può competere con successo con altri eventi, per ricevere attenzione.

“Gli eventi interessanti, che coinvolgono persone, di solito non accadono per caso. Sono previsti deliberatamente per raggiungere uno scopo, per influenzare le nostre idee ed azioni. Gli eventi possono essere programmati anche con effetto a catena. Sfruttando le energie dei leader dei gruppi, l’ingegnere del consenso può stimolarli a prendere iniziative. Si organizzeranno così eventi aggiuntivi, specializzati, collaterali, che serviranno tutti ad enfatizzare ulteriormente il tema di fondo”. Se i piani sono ben formulati e se ne fa un uso corretto, le idee trasmesse dalle parole verranno assimilate dalle persone.

Quando il pubblico è convinto della solidità di un’idea, procederà a metterla in pratica:

“Le persone trasformano le idee nelle azioni suggerite dall’idea stessa, sia essa ideologica, politica o sociale.  Si può adottare una filosofia che sottolinea la tolleranza razziale e religiosa; si può votare un New Deal in ufficio, oppure si può organizzare l’astensione all’acquisto per un gruppo di consumatori. Ma tali risultati vengono fatti accadere. In una democrazia che può essere compiuta grazie alla ingegneria del consenso”.

7. Campagne di persuasione di maggiore successo

Clienti di Bernays furono gruppi molto potenti, come Procter & Gamble, CBS, the United Fruit Company, the American Tobacco Company, General Electric, Dodge Motors, il Public Health Service, il presidente Americano Coolidge (ed altri) e, pare, anche la CIA.

– bacon (pancetta) per la Beechnut Packing

Per promuovere le vendite di questo taglio di carne, Bernays condusse una ricerca, intervistando un campione di medici per chiedere loro che tipo di prima colazione ritenessero migliore per la salute: meglio una prima colazione leggera o sostanziosa?

La maggior parte dei medici riferì che riteneva più indicata una prima colazione sostanziosa. Queste conclusioni furono inviate a 5.000 medici, insieme ad una pubblicità che suggeriva di mangiare eggs and bacon (uova e pancetta) per rendere la colazione più sostanziosa. La moda prese subito piede, tanto che la tipica colazione del mattino degli americani è ancor oggi eggs and bacon.

– American Tobacco company

La più famosa campagna di Bernays rimane comunque quella elaborata per l’American Tobacco Company Quando gli fu offerto l’incarico di trovare un modo per fare iniziare le donne a fumare, Bernays individuò nella sigaretta un simbolo fallico e pensò che le donne si sarebbero messe volentieri a fumare se avessero visto nella sigaretta un mezzo per emanciparsi simbolicamente dalla dominazione maschile.

A metà degli anni Venti, alle donne era vietato fumare in pubblico: consultandosi con lo psicoanalista A. A. Brill, discepolo americano di Freud, Bernays intuì che ciò che più di ogni altra cosa le donne di quel tempo desideravano era comportarsi pubblicamente allo stesso modo degli uomini. Così, durante la parata di Pasqua di New York del 1929, la stampa fu avvertita che qualcosa di straordinario sarebbe accaduto.

Effettivamente, al segnale convenuto, una ventina di ragazze, selezionate da Bernays (dovevano essere eleganti, carine, possibilmente legate a movimenti femministi), che sfilavano insieme alle suffragette, accesero delle sigarette, che furono chiamate “freedom torches”, torce di libertà. Naturalmente non mancava una nutrita schiera di fotografi, assoldati per immortalare l’”evento”. Fu un fatto di cui si parlò in tutto il mondo e, da allora, il fumo fra le donne divenne un segno di emancipazione.

L’industria del tabacco aveva invece conseguito il suo obiettivo. Sulla base di una esigenza produttiva (vendita di sigarette) si era creato un bisogno (essere come gli uomini), che passa attraverso la promessa della soddisfazione di un desiderio (fumare), nato in nome della libertà individuale.
Va detto che il fumo, più che una libertà, crea una dipendenza.

– Aluminium Company of America

Per la Aluminum Company of America (Alcoa), convinse invece il pubblico americano che la fluoridificazione dell’acqua era utile per la salute. Questo obiettivo fu raggiunto grazie alla collaborazione con l’American Dental Association.

– United Fruit Company

La più estrema propaganda politica di Bernays fu invece condotta per conto della United Fruit Company (oggi Chiquita Brands International) situata negli Stati Uniti, che controllava gran parte del terreno agricolo del Guatemala.

Il governo americano aveva allora interesse a rimuovere il presidente democraticamente eletto (1951) Jacobo Arbenz Guzman (Operation PBSUCCESS). Arbenz Guzmán infatti aveva tentato di nazionalizzare la United Fruit Company (UFC), offrendo alla compagnia il compenso di 600.000 dollari, il valore dichiarato dalla Compagnia: molto inferiore alla realtà, per evitare la tassazione.

Nel 1952 il Partito Comunista dei Lavoratori Guatemalteco venne legalizzato; la United Fruit Company e le banche che la sostenevano, collaborarono dunque con la CIA per persuadere l’amministrazione statunitense che Arbenz era un comunista e che stava aprendo la strada a una presa del potere da parte dei comunisti.

L’amministrazione americana ordinò dunque alla CIA di sponsorizzare un colpo di stato che rovesciasse il governo guatemalteco, costringendo il presidente eletto democraticamente, Arbenz Guzmán, alla fuga. Bernays si occupò personalmente di far circolare delle informazioni false su Arbenz nei maggiori giornali americani. Per il suo lavoro alla United Fruit, sembra sia stato pagato 100.000 dollari all’anno, un guadagno enorme negli anni cinquanta.

Dr. Walter La Gatta

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8. Propaganda nelle dittature

Se nelle democrazie la propaganda viene camuffata in vario modo e sembra salva la possibilità di mantenere una dialettica sociale e politica, spesso solo di facciata, è nel contesto dittatoriale che la propaganda trova il suo brodo di coltura.

Nelle dittature la propaganda attraverso i mezzi di comunicazione di massa fu presto usata come strumento di indottrinamento e di manipolazione.

Nell’Italia fascista si fece grande uso della propaganda, attraverso l’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa. Innanzitutto si procedette alla fascistizzazione della stampa, attuata in modo graduale ma intransigente e curata direttamente da Mussolini: i direttori delle testate non aderenti al regime furono allontanati e sostituiti; la Stefani, l’agenzia di stampa nazionale, doveva fornire ai quotidiani le “veline” delle notizie in base alle indicazioni dell’Ufficio Stampa e propaganda, divenuto nel 1937 ministero della Cultura popolare, e così i giornali divennero opuscoli propagandistici nelle mani della dittatura, che distorcendo i reali avvenimenti di cronaca presentava sempre le proprie scelte politiche come le uniche possibili e giuste.

In secondo luogo si operò prima una stretta censura sulla produzione cinematografica, e solo successivamente si operò per la statalizzazione dell’Istituto Luce, che deteneva il monopolio dell’informazione cinematografica. Infine, il regime fascista rese anche le trasmissioni radiofoniche monopolio dell’agenzia di stato, l’Eiar.

Non bisogna nemmeno dimenticare le adunate fasciste nelle piazze e la ripetizione ossessiva di motti e slogan corti e facilmente comprensibili, come per esempio i celebri “Vincere e vinceremo”, “Il Duce ha sempre ragione”, “Credere, obbedire, combattere”, e così via.

Anche in Germania la propaganda, orchestrata da Paul Joseph Goebbels, si servì di tutti i moderni mezzi di comunicazione di massa, cioè radio, cinema, fotografia, tabelloni, stampe murali. Inoltre grande importanza ricoprirono le immense adunate e le parate militari: esse, attraverso le musiche guerresche e la voce ipnotica di del Fuhrer erano mirate ad esaltare le masse; Goebbels sapeva incanalare le emozioni delle folle e trasformarle, a seconda dei progetti del potere, in masse sottomesse agli ordini e alla volontà del Fuhrer, oppure in rabbia e risentimento verso minoranze esposte e attaccabili, come per esempio gli ebrei.

Inoltre, Goebbels aveva compreso che l’incisività degli slogan e la loro ripetizione cadenzata affascinava, convinceva ed esaltava. Tutte queste tecniche utilizzate da Goebbels erano però state attinte da un sapere codificato su come mescolare la realtà e la finzione, su quali mezzi utilizzare per diffondere false informazioni, notizie allarmanti, narrazioni in grado di generare paura, commuovere o convincere: infatti tutto questo era scritto nel libro Propaganda di Edward Bernays, che scrisse di essere rimasto “scioccato” nello scoprire che il ministro tedesco della propaganda avesse i suoi libri nella sua biblioteca personale, e che queste teorie servirono ad organizzare la nascita del Terzo Reich e la persecuzione degli ebrei.


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La propaganda fu utilizzata in modi simili anche nel regime comunista sovietico, che addirittura nel 1934, con il XVII congresso del partito bolscevico, sancì l’inizio della stagione del culto della personalità di Stalin. Una reazione contro tali stili di propaganda si trova nel romanzo “Animal Farm” di George Orwell, romanzo allegoria del fallimento della rivoluzione in generale e in particolare della rivoluzione russa.

Nella storia, è interessante notare come la propaganda, che utilizza in larga parte slogan, non si limiti a manipolare le informazioni riguardanti l’attualità e i progetti futuri, ma che arrivi a correggere addirittura la storia secondo gli interessi del regime creato dai maiali, tanto da arrivare a riscrivere o rovesciare completamente la verità di alcuni episodi passati: un esempio su tutti è l’evoluzione della percezione del personaggio di Snowball nell’arco dell’intero romanzo.

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Conclusione

Il termine “propaganda” oggi ha assunto connotazioni piuttosto negative, essendo considerata non uno strumento lecito di una democrazia compiuta ma piuttosto un’ “arma di disinformazione di massa”, in quanto veicola messaggi manipolati, che alterano la realtà e costruiscono verità alternative, attraverso il trasferimento di informazioni false.

E’ per questo che, per contrastare la propaganda, in uno stato democratico è assolutamente necessaria l’indipendenza dei giornalisti, la possibilità di fare inchieste e di raccontare la realtà.

In mancanza di questo contro-peso, il potere si servirà dei mezzi di comunicazione di massa per alimentare percezioni e convinzioni nell’opinione pubblica che andranno sempre nella direzione desiderata dalla classe dirigente.

Il persuasore occulto, il consulente di PR, non diversamente da quanto raccomandato da Machiavelli ne il Principe, rimane “un gran simulatore e dissimulatore”; ma del resto “gli uomini sono tanto ingenui, e talmente legati alle circostanze presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascia ingannare”.

In una democrazia compiuta, contrariamente a come la pensava Bernays, i cittadini non devono essere considerati dei consumatori, il consumo non deve prendere il posto della cittadinanza e il mercato il posto della polis.

Emanuele La Gatta

LibriAutori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Bernays L. Edward, The Engineering of Consent, The ANNALS of the American Academy of Political and Social Science March 1947 250: 113-120
BBC Century of the self, documentario in 4 parti, You Tube
Bernays L. Edward, Propaganda, Ed. Fausto Lupetti, 2008
Bourdin Dominique, Cento anni di psicoanalisi, Dedalo, 2003
Canziani Roberto, Comunicare spettacolo, Tecniche e strategie per l’ufficio stampa Franco Angeli, 2008
De Bernardi Guarracino, I saperi della storia, Bruno Mondadori, 2006
Demichelis Lelio, Bio-tecnica, la società nella sua forma tecnica, Liguori 2008
Freud Sigmund Psicologia delle masse e analisi dell’Io, Bollati Boringhieri, 2005
Gili Guido, il problema della manipolazione. Peccato originale dei media? Franco Angeli, 2001
Machiavelli, il Principe, 2006
Oliverio Ferraris Anna, Chi manipola la tua mente? Vecchi e nuovi persuasori, riconoscerli per difendersi, Giunti 2010
Orwell George, Animal Farm, Secker e Warburg, 1945
Vecchiato Giampietro, Relazioni pubbliche: l’etica e le nuove aree professionali, Franco Angeli, 2006

Immagine:

Wikimedia

Leggi anche: L’ingegneria del consenso

 

I Social
Il cittadino biologico: neuropolitica come aspirazione e pericolo

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Chiunque abbia visto il thriller futuristico Minority Report (2002), liberamente ispirato all’omonimo racconto breve di Philip K. Dick, può ricordare la scena in cui Tom Cruise gira a piedi in un centro commerciale scintillante di luci. Mentre gironzola si trova ad interagire con annunci interattivi che utilizzano il riconoscimento facciale, lo chiamano per nome e gli chiedono come si sta godendo i suoi ultimi acquisti.

La pubblicità è personalizzata da algoritmi che ricordano esattamente quello che ha comprato, una tecnologia non così lontana o estranea a quella odierna, dato l’ampio uso nel commercio elettronico di cookies che tengono traccia di ogni nostra mossa online.

Ma come potremmo reagire se la stessa tecnologia venisse utilizzata da campagne politiche che vogliono silenziosamente adattare il loro messaggio alle reazioni facciali che gli elettori hanno ai loro annunci, facendo microtargeting su di noi, potenziali elettori? Questo potrebbe suonare come qualcosa di simile a Il Mondo Nuovo di Huxley, o a 1984 di Orwell, o a Va e uccidi (The Manchurian Candidate, 1962), il thriller sul lavaggio del cervello durante la guerra fredda immaginato da una parte politica di primo piano.

Ma, come il New York Times ha riportato all’inizio di questo mese (Novembre 2015),  la “neuropolitica” – termine adottato per indicare il furtivo microtargeting comportamentale nelle campagne politiche – ha avuto un ruolo significativo nelle recenti elezioni, dal Messico alla Polonia e alla Turchia, e il neuromarketing comparativo, secondo il giornale, è stato largamente introdotto in paesi come “Argentina, Brasile, Costa Rica, El Salvador, Russia, Spagna e, in misura molto minore, Stati Uniti.”

Che l’ultimo qualificato – “in misura molto minore” – siano gli Stati Uniti, è un dato che necessita di aggiornamento. Solo ieri (12-11- 2015), Bloomberg News ha pubblicato un lungo articolo su un programma poco conosciuto, “ops psy” (operazioni psi), di raccolta dati, eseguito da una società con sede a Londra, la Cambridge Analytica. L’articolo, “Cruz-Connected Data Miner Aims to Get Inside U.S. Voters’ Heads” parla del microtargeting comportamentale di una società ora sponsorizzata dal ricco finanziatore Robert Mercer,  impegnata a promuovere la campagna di Ted Cruz (Candidato alla Presidenza degli USA per il partito repubblicano n.d.t.) in modo da allinearlo con successo a gruppi di elettori americani e silenziosamente aggiustare la sua enfasi, per rendere il suo messaggio elettorale più attraente per ciascuno di essi. The Times allude anche a brevi ma furtivi interessamenti al neuromarketing da parte dei promotori della campagna elettorale di Hillary Clinton, anche se il  responsabile della campagna ha rifiutato di parlarne ufficialmente e ha cercato di ridurre la questione a uno dei vari mezzi con cui la Clinton sta cercando di raggiungere gli elettori.

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Nella misura in cui tutto il marketing politico mira a rafforzare questo collegamento, può sembrare facile liquidare tali sviluppi come opportunismo grossolano, ma strategico. Dopo tutto, quale candidato politico, spendendo ingenti somme in pubblicità e sensibilizzazione, non desidererebbe avere a disposizione la possibilità di un tale collegamento? I ricercatori, inoltre, comprensibilmente vogliono valutare la psicologia che c’è dietro le decisioni degli elettori e cercare modi sempre più raffinati per interpretarla. Ma, come sottolinea il giornalista Kevin Randall del Times, c’è qualcosa di decisamente inquietante e distopico in queste campagne politiche che invisibilmente monitorano le risposte visive e uditive le quali, tramite algoritmi, permettono alle campagne elettorali di “modificare il messaggio, … In modo da raggiungere una modalità che gli elettori potrebbero gradire di più. “

“Oggi”, aggiunge, “i progetti neuropolitici sono spesso un’impresa internazionale. Una società di ricerca spagnola, Emotion Research Lab, afferma che sta studiando una codifica facciale automatica per i candidati messicani a tutti i livelli di governo. Una società polacca, Neurohm, sostiene di essersi impegnata nella pubblicità delle elezioni presidenziali americane in diversi cicli elettorali. Uno stratega politico dal Brasile, Paulo Moura, dice che ha recentemente applicato tecniche neuropolitiche per alti funzionari del governo russo. In Messico, Emotion Research Lab ha utilizzato delle telecamere incorporate nella sua firma digitale per analizzare le reazioni facciali degli spettatori affinché la campagna elettorale potesse rapidamente regolare il messaggio”. La distanza geografica è spesso preferita perché riduce la responsabilità giuridica e politica.

Nel frattempo, aziende come Mediatel Connected in Gran Bretagna stanno lavorando alacremente per far cessare quello che chiamano  “stigma” fuori luogo sul neuromarketing nelle campagne politiche, sostenendo, come ha dichiarato all’inizio di quest’anno (2015) il direttore editoriale Dominic Mills che “è giunto il momento in cui la pubblicità politica possa abbracciare le neuroscienze” e che “la politica è esattamente come la pubblicità, solo in modo più estremo.”
“L’uso delle neuroscienze nella pubblicità commerciale sta diventando sempre più influente”, afferma, “ma il suo contributo alla pubblicità politica potrebbe essere enorme. Allora, perché i politici non la usano?”

A quanto pare la stanno usando, e in numero sempre crescente in tutto il mondo. L’idea di una campagna su idee, argomenti e posizioni politiche ben studiate, fondate sulla ricerca condotta su vasta scala e sull’esperienza storica, che si estende ben oltre l’immediatezza e la volatilità delle reazioni dei votanti, comincia a sembrare sempre più originale. Non passerà molto tempo, forse, prima che ci sentiremo chiamati individualmente da campagne interattive che utilizzano i volti di Donald Trump e Ted Cruz, per chiederci dei nostri ultimi acquisti, cosa dovrebbero fare per ottenere il nostro voto, e il modo in cui potrebbero modificare i loro discorsi in modo da aiutarli a piacerci di più.

Christopher Lane
© Christopher Lane 2015.
Traduzione autorizzata, a cura di psicolinea.it

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Le democrazie del mondo sono a rischio?

Le democrazie del mondo sono a rischio?

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Le democrazie del mondo sono a rischio?

Un tempo li conoscevamo come i “persuasori occulti”, come nella pittoresca espressione di Vance Packard degli anni cinquanta, per indicare il gruppo dei lobbisti, specialisti di marketing, e opinion-makers che usavano qualsiasi trucco per farci comprare i loro prodotti e servizi o votare per un loro candidato.

Oggi, algoritmi segreti e profilazione psicografica, troll farms offshore (organizzazioni con sedi all’estero che hanno lo scopo di creare conflitti e divisioni in una comunità online attraverso la diffusione di post e commenti provocatori, generalmente falsi, capaci di suscitare rabbia e sdegno NdT) e politici senza scrupoli, sono meglio conosciuti come gli “eserciti della manipolazione”, e il loro gaslighting (forma di violenza psicologica nella quale false informazioni sono presentate alla vittima con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione, NdT) ad alto impatto e a basso costo  sta minando le democrazie in tutto il mondo.

Questa è la cupa conclusione di Manipulating Social Media to Undermine Democracy, una relazione tempestiva e ben documentata pubblicata all’inizio di questa settimana (articolo datato 18-11-2017 NdT) dalla associazione no profit americana di controllo Freedom House. Finanziato in parte dal Bureau of Democracy del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, come da Google, Yahoo e molti altri partner, la relazione è un aggiornamento annuale sullo stato di libertà presente in rete, di per sé una finestra sulla salute e la vulnerabilità dei sistemi politici in ogni regione del mondo.

“I governi di tutto il mondo hanno drasticamente aumentato i loro sforzi per manipolare le informazioni sui social media nel corso dell’ultimo anno” nota la relazione, con un forte aumento in almeno la metà delle 65 nazioni studiate. Dei  3,4 miliardi di utenti Internet nel mondo, il 42% di noi “vive in paesi i cui governi impiegano eserciti di ‘ Opinion Shapers ‘  (in Italia sono detti anche Influencer, NdT) per diffondere opinioni governative e contrastare le critiche sui social media.”
E il 63%, è da notare, sono in paesi in cui gli utenti dei mezzi di comunicazione sociale “sono stati arrestati o incarcerati per la pubblicazione di contenuti su questioni politiche, sociali, o religiose “.

Una Conferenza su Edward Bernays e l'invenzione della Propaganda

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Il più forte attacco alla libertà di Internet si è verificato in Ucraina, Egitto e Turchia, ma negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia e in Germania, vi sono stati episodi che vanno dal modesto al significativo. Per il terzo anno consecutivo, il governo cinese è risultato determinato ad essere il peggior aggressore della libertà su Internet.

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Attraverso tattiche di manipolazione online e disinformazione è stato svolto “un ruolo significativo nelle elezioni negli Stati Uniti e almeno in 17 altri paesi”, tra cui il Venezuela, la Turchia, e le Filippine. Il verdetto della relazione sull’elezione degli Stati Uniti dello scorso anno, rafforzato da una serie di  studi ben documentati sull’ apparentemente inconsapevole, ma non minore ruolo consequenziale di Facebook, Twitter, Google, YouTube, e Instagram nella diffusione di notizie false e polarizzanti che diventano meno di una sorpresa in questa fase della relazione Trump-Russia. Comunque, sarà inestimabile per i cittadini e le istituzioni responsabili della salvaguardia dell’integrità elettorale, poter documentare oggettivamente le falsità e le strategie di inganno, con tutta la precisione necessaria:

L’uso di “Fake News,” di accounts “bot” automatizzati, e altri metodi di manipolazione hanno ottenuto particolare attenzione negli Stati Uniti. Sebbene l’ambiente online del paese sia rimasto generalmente libero, è stato disturbato da una proliferazione di articoli fabbricati con notizie al vetriolo divisive e faziose e di molestie aggressive verso molti giornalisti, sia durante che dopo la campagna elettorale presidenziale.

Ci viene ricordato, in soli due esempi, il ruolo svolto dai “danneggiatori di immagini pubbliche” durante e dopo le elezioni e, in modo ancor più specifico e agghiacciante, il fatto che nel marzo 2017 gli agenti di protezione delle frontiere e delle dogane “hanno chiesto a Twitter di rivelare il proprietario di un account che aveva contestato la politica di immigrazione [del Presidente]  rinunciandovi solo dopo che la società aveva deciso di dare battaglia in tribunale”.

Come si capisce dagli esempi, la preoccupazione della relazione sul gaslighting sponsorizzato dallo stato si estende ben al di là della necessità di elezioni eque, che coinvolge fattori correlati, come l’estremo gerrymandering (cambiamento dei confini dei collegi elettorali NdT) per guadagnare voti favorevoli ed evitare i voti degli elettori residenti nei quartieri in cui si è pesantemente minoranza. Una delle conclusioni chiave del rapporto è che i governi, in particolare quelli autocratici, utilizzano la manipolazione on-line e la disinformazione per obiettivi personali, per fare i loro interessi, limitando il dissenso, deflettendo le polemiche, e contrastando gli avversari e l’opposizione più in generale.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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“Negli ultimi anni,” sostiene la relazione, “gli sforzi sponsorizzati dagli stati per controllare la discussione on-line sono diventati significativamente più diffusi e tecnicamente sofisticati, con i bot, i produttori di propaganda, e la diffusione di fake news attraverso i social media e gli algoritmi di ricerca per garantire un’elevata visibilità e una perfetta integrazione con contenuti attendibili.

A volte il meccanismo può essere a bassa tecnologia come l’ ” hashtag poisoning “, favorito in Messico, dove bot automatizzati, per esempio, “inondano di  hashtags antigovernativi con messaggi irrilevanti, al fine di seppellire tutte le informazioni utili.” In altri paesi, come le Filippine, “Gli eserciti della tastiera”, i cui membri guadagnano fino a 10 dollari al giorno “operano attraverso falsi account sui social media bombardando gli utenti con un falso supporto verso il Presidente, mentre attaccano i suoi critici. In altre nazioni come l’Arabia Saudita, il Qatar e il Bangladesh, gli stessi meccanismi sono stati utilizzati per interferire sui conflitti fra sette diverse, bersagliando e in alcuni casi incitando la violenza contro i diversi gruppi religiosi ed etnici, così come contro gli atei, gli agnostici, ed altri.

In tali scenari, una caratteristica sempre più frequente nella vita quotidiana in molte parti del mondo, non solo si prova mancanza di fiducia verso le informazioni del web che vengono usate come armi, ma è stata fortemente erosa anche la fiducia verso le reali agenzie di stampa e le istituzioni sociali. Per estensione, attacchi tecnici contro “i mezzi di informazione, l’opposizione, e i difensori dei diritti” sono marcatamente aumentati l’anno scorso e i cyber-attacchi ” sono diventati più comuni, grazie in parte alla maggiore disponibilità di tecnologie rilevanti, che vengono vendute in un mercato debolmente regolamentato, e in parte a pratiche di sicurezza inadeguate tra i molti gruppi o individui presi di mira”.

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Contro tali misure, gli sforzi da parte di Facebook e Twitter per contrastare la disinformazione mirata, anche eliminando i siti e gli account sponsorizzati da personaggi statali e stranieri,  attraverso l’introduzione di meccanismi di controllo dei fatti e sistemi di allarme, si sono finora dimostrati deboli e inefficaci “way too little, way too late(interventi lacunosi e tardivi NdT) secondo i critici dei paesi che devono affrontare le durevoli conseguenze di questi fatti.

Una maggiore regolamentazione e sicurezza possono aiutare, ma quando i governi adottano queste strategie per mantenere le proprie forme nefaste di controllo, i rimedi praticabili sono pochi. Gli interventi per la disinformazione non sono solo relativamente a basso costo, ma difficili da individuare e da calcolare. Sapendo che, nel caso del Bahrain, Azerbaigian, Messico e Cina, per esempio, “analisti forensi indipendenti hanno concluso che il governo era dietro” gli attacchi contro i politici dell’opposizione e i difensori dei diritti umani, facendo ben poco per proteggere gli individui dal pericolo, e ancor meno per contrastare le errate percezioni e costruire la tolleranza verso la differenza e il dissenso, pilastri gemelli di qualsiasi democrazia”. Il danno che tali campagne di disinformazione possono causare è incalcolabile, e, se le tendenze attuali continueranno, sembra che le cose siano destinate a peggiorare nei prossimi anni.

“In assenza di una campagna globale per affrontare questa minaccia”, conclude la relazione, “le tecniche di manipolazione e disinformazione potrebbero consentire ai moderni regimi autoritari di espandere la loro potenza e influenza, erodendo in modo permanente la fiducia degli utenti nei media online e in Internet nel suo insieme” (Vedi anche Sunstein e Tufekci).

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Senza la determinazione politica e la volontà commerciale, le prospettive di riforma sono misere. Divisioni, discordie e iper-faziosità sono facili da rifornire in tempi di accresciuta sfiducia e e di regole autocratiche a proprio favore. I tempi in cui potevamo discutere tranquillamente se Internet avrebbe potuto inaugurare una nuova era di egualitarismo sono ora tristemente molto  lontane. L’onere è sulla Big Tech, ma anche sui cittadini e sui governi di tutto il mondo, per aiutare a proteggere ciò che rimane della democrazia.

Prof. Christopher Lane
Professor of English

Northwestern University

clane@northwestern.edu

Riferimenti

Freedom House. Nov. 2017. Manipulating Social Media to Undermine Democracy.[Link]

Office of the Department of National Intelligence and of the National Intelligence Council. Jan. 2017. Background to “Assessing Russian Activities and Intentions in Recent US Elections”: The Analytic Process and Cyber Incident Attribution. [Link]

Packard, Vance. 1957. The Hidden Persuaders. New York: Random House.

Sunstein, Cass. 2017. #Republic: Divided Democracy in the Age of Social Media.Princeton: Princeton UP.

Tufekci, Zeynep. 2017. Twitter and Tear Gas: The Power and Fragility of Networked Protest. New Haven: Yale UP.

Traduzione autorizzata, a cura di Psicolinea.it Copyright
Pubblicato anche su Psychology Today

Immagine:
Gerrymandering, Wikipedia

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Singapore: società, sessualità, educazione sessuale

Singapore: società, sessualità, educazione sessuale

Singapore è una città-Stato del sud-est asiatico, situata sull’estrema punta meridionale della penisola malese, 152 km a nord dell’equatore. Si sviluppa su un arcipelago formato da circa 60 isole, la più grande e principale delle quali è l’isola di Singapore,  che ospita la metropoli.

La città-Stato è una delle principali città cosmopolite del pianeta, con un importante ruolo nel commercio internazionale e nella finanza. Il suo porto è tra i primi cinque per attività e traffico su scala mondiale. 

I quasi sei milioni di abitanti di Singapore sono in gran parte immigrati dalla Cina, dalla Malesia e dall’India, oltre che da vari altri stati asiatici ed europei.

Singapore è una delle città-Stato più moderne e dinamiche del mondo, nota per il suo mix unico di tradizione e innovazione. Questa peculiare combinazione si riflette anche nella struttura sociale e nei rapporti tra uomo e donna, nel corteggiamento, nella vita sessuale e nei modelli educativi. Cerchiamo di conoscerla meglio.

Come funziona il rapporto uomo donna a Singapore?

A Singapore, il rapporto tra i generi è influenzato sia dalla modernità che dalle tradizioni culturali. Da una parte, il Paese promuove attivamente l’uguaglianza di genere attraverso politiche e programmi educativi; dall’altra, le diverse comunità etniche, tra cui cinesi, malesi e indiani, mantengono pratiche tradizionali che spesso definiscono i ruoli di genere.

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Quanto incide la tecnologia sulla formazione della coppia?

La formazione della coppia a Singapore è sempre più influenzata dalla tecnologia. Le app di incontri, come Tinder e Coffee Meets Bagel, sono molto popolari, specialmente tra i giovani professionisti, che spesso hanno poco tempo per incontrare nuove persone. Tuttavia, la pressione sociale a trovare un partner è ancora forte, con le famiglie che talvolta giocano un ruolo attivo nel facilitare incontri e relazioni, in particolare nelle comunità più tradizionali.

Come sono le tradizioni e le usanze sulla sessualità?

La vita sessuale a Singapore è un argomento che rimane in parte tabù, nonostante la crescente apertura delle nuove generazioni. Le norme sociali, infatti, sono influenzate da un mix di valori, conservatori e moderni. Le coppie giovani, in particolare, affrontano spesso un conflitto tra desiderio di esplorazione e rispetto per le tradizioni familiari e culturali.

Secondo alcune ricerche, la sessualità è vissuta in modo piuttosto riservato, con una tendenza a evitare discussioni aperte su temi sessuali. 

Si fa educazione sessuale nelle scuole?

L’educazione sessuale è un elemento centrale nella formazione dei giovani a Singapore. Il Ministero dell’Istruzione ha introdotto programmi strutturati per fornire agli studenti una comprensione equilibrata e scientifica della sessualità. Questi programmi coprono temi come i cambiamenti fisici durante la pubertà, le relazioni interpersonali, il consenso, la prevenzione di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili.

Tuttavia, il programma educativo è progettato per riflettere i valori sociali di Singapore, che tendono ad essere conservatori. La discussione sulla sessualità è spesso limitata e focalizzata sul rafforzamento dei valori familiari, piuttosto che sulla promozione di un approccio completamente aperto e privo di giudizi.

I programmi del Ministero della Pubblica Istruzione (MOE) tendono a valutare l’astinenza sessuale come l’approccio migliore per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze indesiderate. L’informazione che viene data ai ragazzi non riguarda, pertanto, le informazioni sul rapporto sessuale, ma piuttosto sui pericoli del sesso non sicuro. 

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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La pornografia a Singapore è libera?

La pornografia a Singapore è rigorosamente regolamentata. La distribuzione e il possesso di materiale pornografico sono illegali, e il governo utilizza tecnologie avanzate per bloccare i siti web con contenuti espliciti. Questo approccio riflette il desiderio di preservare i valori morali della società e proteggere i giovani dall’accesso precoce a contenuti potenzialmente dannosi.

Nonostante ciò, la diffusione di internet e l’uso di dispositivi personali rendono difficile un controllo totale. Molti giovani riescono comunque ad accedere alla pornografia, spesso senza una guida critica per comprendere il suo impatto sulle relazioni e sulla sessualità.

Quanto conta la famiglia nella formazione della coppia?

A Singapore, la formazione delle coppie è fortemente influenzata dalla famiglia. In molte comunità, i genitori si aspettano di avere un ruolo attivo nel processo, soprattutto per quanto riguarda il matrimonio. È comune che le famiglie organizzino incontri tra potenziali partner o che incoraggino i figli a sposarsi entro una certa età.

Le pressioni familiari possono essere particolarmente forti nelle comunità tradizionali, dove il matrimonio è visto come un dovere sociale e una tappa obbligatoria nella vita di una persona. Tuttavia, le nuove generazioni stanno sfidando queste norme, scegliendo di sposarsi più tardi o di convivere prima del matrimonio, nonostante le aspettative sociali.

Dr. Walter La Gatta

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Come si vive l’omosessualità?

A Singapore l’attività sessuale tra maschi è stata per molto tempo considerata illegale e punita dalla legge fino a due anni di carcere (anche se generalmente era una legge poco applicata). 

Il codice penale che criminalizzava gli atti omosessuali è stato adottato da Singapore nel 1956; dopo la revisione del 2007, sia il sesso orale che il sesso anale erano stati legalizzati per le coppie eterosessuali e lesbiche, ma era rimasta in vigore per gli “atti osceni tra uomini consenzienti”.

Va anche ricordato che, prima del 2003, agli omosessuali veniva perfino impedito d’assumere posizioni di rilievo all’interno di “impieghi sensibili” all’interno della pubblica amministrazione e che nel 2006 il ministero dello sport e della gioventù ha concesso un’ingente somma ad un’organizzazione affiliata al movimento dei cosiddetti ex-gay, con l’intento di “promuovere la salute ed il benessere generale”

L’attività sessuale tra persone dello stesso sesso è ormai legale anche per gli uomini ed è stata ufficialmente legalizzata nel 2022, dopo essere stata de facto depenalizzata dal 2007.

Le persone transgender sono accettate?

Si, tanto che Singapore è stato il primo paese in Asia a legalizzare la chirurgia di riassegnazione del sesso nel 1973.

I matrimoni omosessuali sono riconosciuti?

No, i matrimoni omosessuali non sono attualmente riconosciuti nel paese, inclusa l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso.

(Info raccolte sul web)

Dr. Walter La Gatta

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Michel Foucault: Chi era?
Michel Foucault (1926-1984) è stato un filosofo, storico, teorico sociale e critico letterario francese, tra i più influenti del XX secolo. È conosciuto per le sue analisi critiche delle istituzioni sociali, come prigioni, ospedali psichiatrici, scuole, e per i suoi studi sul potere, il sapere e la sessualità. La sua opera ha segnato un profondo impatto sulla filosofia, la sociologia, la storia e gli studi culturali, ispirando approcci post-strutturalisti e decostruzionisti.

Foucault non era solo un accademico: fu anche un attivista politico, coinvolto in movimenti per i diritti umani, la giustizia penale e la lotta contro l’omofobia. La sua vita personale, apertamente gay, in un’epoca in cui l’omosessualità era stigmatizzata, ha influenzato il suo interesse per il tema della sessualità. Cerchiamo di saperne di più.

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Quali sono i principali libri scritti da Foucault?
Foucault ha scritto molte opere fondamentali, tra cui:

“Storia della follia nell’età classica” (1961)
Analisi del modo in cui la società ha trattato la follia nel corso della storia, mostrando come la sua definizione e gestione siano costruzioni sociali.

“Nascita della clinica” (1963)
Analisi del potere della medicina moderna e come essa definisca la malattia e la salute.

“Le parole e le cose” (1966)
Analisi sul cambiamento dei saperi umani nelle diverse epoche storiche.

“Sorvegliare e punire” (1975)
Evoluzione delle prigioni, dimostrando come il controllo sociale sia passato dalla punizione fisica alla sorveglianza.

“La volontà di sapere” (1976)
Primo volume della serie “Storia della sessualità”, dove Foucault introduce la sua teoria del rapporto tra sessualità e potere.

Cosa intende Foucault col concetto di “potere”?

Foucault intende una complessità di rapporti e strategie che prendono corpo negli apparati statali, nella formulazione della legge, nelle egemonie sociali.

Come opera il potere per Foucault?

Foucault sostiene che il potere non opera solo come forza repressiva ma anche come qualcosa che produce discorsi, norme e conoscenze. 

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Cosa è per Foucault la sessualità?

Per Foucault, la sessualità non è un semplice dato naturale, ma un costrutto sociale che è stato profondamente influenzato da meccanismi di potere. Egli sfida l’idea che la sessualità sia stata repressa nella società moderna, sostenendo invece che essa sia stata oggetto di una crescente attenzione e regolamentazione. La sessualità è stata, infatti, messa al centro di un’intera rete di dispositivi (leggi, medicina, religione, educazione) che l’hanno analizzata, codificata e normata. Ad esempio, il potere ha creato la categoria di “devianza sessuale”, distinguendo ciò che è “normale” da ciò che è “anormale”.

Perché la sessualità è diventata uno strumento di potere?

Foucault mostra nei suoi libri come la sessualità sia stata utilizzata per:

  • Creare norme che stabiliscono cosa è accettabile e cosa no.
  • Controllare il comportamento degli individui.
  • Costruire identità (ad esempio, l’“omosessuale” è una categoria creata nel XIX secolo, non semplicemente una realtà preesistente).

In quale opera Foucault ha messo in relazione sesso e potere?

In particolare in Storia della sessualità (1976), Foucault ha indagato la relazione tra sesso e dispositivi di potere che hanno il compito di normarlo.

Cosa è il “dispositivo”?

E’ un insieme di discorsi, istituzioni e pratiche che organizzano e regolano un determinato fenomeno. La sessualità, secondo Foucault, è il risultato di un dispositivo che ha cominciato a operare a partire dal XVII secolo, quando la borghesia ha iniziato a preoccuparsi della disciplina sessuale come fattore di ordine sociale e sviluppo economico.

Nell’età moderna quali sono i dispositivi di potere che hanno normato la sessualità?

Sono la spiritualità cristiana e i valori della società ottocentesca (borghese): queste visioni del mondo hanno prodotto una forte inibizione della sessualità individuale, tornando indietro rispetto al passato, ad esempio alle società greche e romane, in cui la sessualità era vissuta molto più liberamente.  Queste morali hanno spinto verso la negazione o il disconoscimento della sessualità, senza considerare che l’essere umano è, per natura, un essere sessuato.

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Quale è il ruolo della scienza nell’amministrare il potere sulla sessualità?

Secondo Foucault lo studio dei comportamenti sessuali, iniziato già nel Settecento, soprattutto dei comportamenti ritenuti “strani” o “pericolosi” per la società è stato oggetti di controllo e di intervento sulla società, per la definizione di comportamenti leciti o illeciti, normali o anormali. Il sapere istituzionale si è così legato al potere disciplinare.

Cosa indica il termine “bio-potere”?

Indica l’esercizio di controllo che il potere istituisce sul corpo, definendo perfino la relazione sociale che l’individuo intrattiene con i suoi simili, in quanto «prodotto dei dispositivi in cui è inserito». Tra il XVII e il XIX secolo il bio-potere si è sviluppato in due forme:

1) obiettivo: il corpo, il potenziamento delle sue attitudini, la crescita della sua utilità in relazione agli imperativi delle strutture nelle quali è inserito (anatomo-politica del corpo umano);

2) obiettivo: la popolazione, con controlli regolatori relativi ai fenomeni demografici, alla nascita e mortalità, al livello di salute o alla durata di vita.

Queste due forme di potere troveranno un’articolazione definitiva soltanto nel XIX secolo. Questo processo di integrazione mette in luce l’importante ruolo dello Stato, definito come una forma di potere sia individualizzante che totalizzante.

Cosa pensa Foucault della monogamia?

Pensa che sia un’emanazione della morale cristiana, che ha istituito anche il matrimonio, orientando la funzione della sessualità unicamente ai fini riproduttivi.

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In che modo la scienza si sarebbe sostituita alla morale cristiana?

Lo ha fatto attraverso nuove discipline, come la statistica, la demografia, la medicina, la psichiatria, la psicologia e la pedagogia. Tutte queste discipline hanno dato luogo al campo medico-psicologico delle “perversioni”, che ha di fatto sostituito le vecchie categorie morali della dissolutezza e dell’eccesso. Da qui il progetto medico-politico, di organizzare una gestione statale dei matrimoni, delle nascite e della sopravvivenza».

Cosa pensa Foucault della condizione della donna nella società borghese?

Foucault ritiene che la funzione di devota consorte e progenitrice per la continuità della famiglia, abbia causato la diffusione dell’isteria tra le donne appartenenti alle classi sociali più agiate. Difatti, citando Freud, Foucault asserisce che l’isteria sia stata certamente legata alla repressione dei desideri sessuali, in quanto regolati già nell’infanzia da una educazione poggiante su tabù e divieti repressivi.

La donna veniva considerata solo nel suo ruolo di madre, ruolo incompatibile con i caratteri della sensualità, del desiderio erotico e della sessualità, che l’uomo poteva cercare fuori dalla famiglia.

La società borghese è dunque «l’apogeo della repressione sessuale, del divieto, dell’inesistenza, del mutismo» e il binomio sapere-potere non solo ha prodotto verità, ma trasformato la società, mettendo in atto meccanismi di censura per ogni deviante dalle norme stabilite.

Il bio-potere, controllando comportamento sessuale e salute, ha anche definito il ruolo della donna?

Certamente, identificandola principalmente nella donna-madre, garanzia di equilibrio sociale. La donna viene descritta come un essere fragile, non solo nella personalità, ma anche nel corpo (flusso mestruale). La differente biologia e sessualità del bambino e della bambina servono per demarcare socialmente funzioni e ruoli.

Nel campo sessuale, chi sono i devianti?

Sono coloro che non mettono in  atto comportamenti sessuali normati e pertanto vengono collocati nella sfera del patologico, della devianza, della disfunzione: comportamenti, dunque, da studiare e analizzare. Ad esempio la donna isterica, acida e nervosa, spesso non sposata e senza figli; l’uomo perverso che si dilettava in perversioni sessuali e il bambino masturbatore che occorreva reprimere e controllare.

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Perché il potere ha permesso che si parlasse tanto di sessualità?

Perché tante discipline se ne interessassero: sul piano biologico, psicologico, sociologico, giuridico e religioso, in modo da avere più argomenti per poterla reprimere.

Quale è il rapporto fra potere repressivo e famiglia?

La famiglia è basata su un sistema di legami poggianti sulla proprietà e la sovranità privata del capo-famiglia ed è la principale agenzia di controllo di un sistema più esteso, del quale fanno parte medici o psichiatri, il cui compito è studiare, analizzare e psicologizzare i rapporti familiari non consoni alle attese.

La famiglia ha dunque un potere disciplinare di correzione rispetto a quei comportamenti categorizzati come devianti: si pensi all’autoerotismo, considerato un problema rilevante per la salute fisica e psichica del bambino.

In questo modo si assiste alla isterizzazione del corpo femminile, alla pedagogizzazione della sessualità del bambino e alla sua educazione adulta, attraverso la patologizzazione della sessualità anomala.

In che modo il potere si serve della sessualità per “normalizzare” la società?

Nel momento stesso in cui in essa viene vista la causa del decadimento della moralità pubblica.

Fonte principale:

Dr. Giuliana Proietti

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