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Vaccino e autismo: nessuna relazione

Vaccino e autismo: nessuna relazione

Vaccino e autismo: nessuna relazione

Una intervista sulla Timidezza

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Non esiste alcuna evidenza scientifica che colleghi i vaccini all’autismo. Studi rigorosi hanno confermato che i vaccini sono sicuri e non influenzano lo sviluppo di condizioni autistiche. Cerchiamo di capire meglio.

Da quanto tempo si parla di vaccino e autismo?

Il dibattito sul legame fra vaccino e autismo ebbe inizio nel 1998, quando alcuni ricercatori britannici pubblicarono un articolo secondo il quale il vaccino trivalente MPR  per morbillo – parotite – rosolia causava l’autismo.

Questo studio è stato considerato valido da ricerche successive?

No, lo studio è stato ufficialmente etichettato come “frode” dal General Medical Council inglese, ma ciò non ha impedito che si innescasse un grande dibattito sulla sicurezza del vaccino, che continua ancora oggi. Un’indagine sullo studio del 1998 ha anche scoperto una serie di problemi con il metodo nel quale fu condotto e la rivista che lo pubblicò  alla fine decise di cancellarlo.

Chi si è accorto della frode?

Le falsificazioni presenti nello studio non furono subito individuate dal General Medical Council o da altri studi e articoli scientifici, bensì in seguito a un’indagine giornalistica di Brian Deer del Sunday Times

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Perché lo studio britannico ebbe così tanta eco?

Lo studio incriminato esaminava solo 12 bambini, ma ricevette molta pubblicità perché contemporaneamente vi era stato un rapido aumento del numero di bambini a cui veniva diagnosticata la malattia autistica.

Come è intervenuta l’OMS su questo problema?

L’OMS, sulla base della raccomandazione del suo organo consultivo, il Comitato consultivo globale per la sicurezza dei vaccini (GACVS) , ha commissionato una revisione della letteratura da parte di ricercatori indipendenti sul rischio di autismo associato al vaccino MPR, Sono stati così effettuati almeno 12 studi di follow-up, ma nessuno ha trovato alcuna prova che il vaccino causasse effettivamente l’autismo.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Nel 2010, il General Medical Council dichiarò che il documento non era solo basato sulla cattiva scienza, ma era una frode deliberata e vi erano state falsificazioni da parte dei ricercatori principali, fra cui il dottor Andrew Wakefield, cui fu revocata la licenza medica. Gli investigatori scoprirono infatti che Wakefield aveva ricevuto più di 435.000 sterline (pari a oltre mezzo milione di dollari) per scrivere quell’articolo, al fine di alterare i risultati della ricerca per creare una base scientifica che desse sostegno a una serie di cause giudiziarie intentate da un avvocato nei confronti di case farmaceutiche produttrici dei vaccini. Inoltre, si scoprì che Wakefield aveva anche brevettato un sistema di vaccini singoli proprio per sostituire il preparato trivalente che, in quella ricerca, aveva additato come causa dell’autismo.

Cosa è il timerosal?

Un anno dopo lo studio britannico, i timori su un possibile legame vaccino-autismo si sono spostati su una sostanza utilizzata in alcuni vaccini per bambini. Si chiamava timerosal e conteneva mercurio. Era effettivamente un metallo dannoso per il cervello e i reni, se assorbito dal corpo ad alti livelli;  si utilizzava tuttavia in basse dosi nei vaccini, per evitare la contaminazione da parte dei batteri.

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Sono state trovate prove contro il timerosal ?

No, non sono state trovate prove che la piccola quantità utilizzata nei vaccini causasse danni. Tuttavia, per sicurezza, la sostanza è stata eliminata dalla maggior parte dei vaccini per bambini nel 2001 su sollecitazione dell’American Academy of Pediatrics e del servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti.

Per vedere se il timerosal poteva essere collegato all’autismo, i ricercatori hanno studiato i bambini che avevano ricevuto vaccini che lo contenevano ed hanno confrontato questi dati con quelli di bambini che non avevano ricevuto questo vaccino. Non è stato trovato alcun collegamento. Dal 2003, ci sono stati nove studi che non hanno trovato alcun legame tra vaccini contenenti timerosal e autismo, né alcun legame tra il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (MPR) e autismo nei bambini.

Per precauzione, i produttori di vaccini hanno eliminato ormai il timerosal da quasi tutti i vaccini per l’infanzia. Attualmente, gli unici vaccini per l’infanzia che contengono timerosal sono i vaccini antinfluenzali confezionati in fiale multidose, ma sono disponibili anche alternative prive di timerosal per il vaccino antinfluenzale.

Le diagnosi di autismo sono diminuite dopo l’eliminazione del timerosal ? 

No, le diagnosi di autismo hanno continuato ad aumentare.

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Sono stati fatti altri studi?

Nel 2019 è stato pubblicato il più grande studio  sul tema ((Hviid, A., Hansen, J. V., Frisch, M., & Melbye, M.) che ha esaminato quasi 660mila bambini nel corso di 11 anni e non ha trovato alcun legame tra il vaccino e l’autismo.

Ma allora… Da che dipende l’autismo?

L’autismo ha un’origine ancora non completamente chiara, anche se può avere cause molteplici. Può essere infatti collegato ad alterazioni di parecchie centinaia di geni che possono interagire fra loro e con l’ambiente esterno.

Secondo la scienza, chi sono i no-vax?

La scienza sostiene che si tratta di persone perlopiù istruite e benestanti, con diversi pregiudizi, che ne causano una chiusura cognitiva. Sono più inclini di altri gruppi a rifiutare informazioni che confliggono con le loro credenze di partenza e, quando vengono stimolati a cambiare idea, radicalizzano le loro posizioni.

Dr. Walter La Gatta



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Dr. Walter La Gatta

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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

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  • 27 Dic 2020
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L'autismo ad alto funzionamento

L’autismo altamente funzionale

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In passato solo le persone con sintomi molto gravi venivano diagnosticate con autismo, ma a partire dagli anni ’90 furono riconosciute forme più lievi, come l’autismo ad alto funzionamento; dal 2013, l’American Psychiatric Association ha raggruppato tutti i disturbi legati all’autismo sotto la definizione: “Disturbi dello spettro autistico”.

Cosa è l’autismo ad alto funzionamento?

L’autismo ad alto funzionamento, noto anche come sindrome di Asperger, è un disturbo dello spettro autistico (ASD) caratterizzato da difficoltà nella comunicazione sociale e da comportamenti ripetitivi, ma con un livello di funzionamento cognitivo tipicamente nella media, o addirittura superiore alla media. Sebbene condivida alcune caratteristiche con altri disturbi dello spettro autistico, la sindrome di Asperger è un’entità distintiva con le sue peculiarità.

Quale è il profilo della persona autistica ad alto funzionamento?

Molte di queste persone hanno un linguaggio sviluppato e un’intelligenza nella norma o superiore alla media, ma:
– Non leggono naturalmente i segnali sociali e potrebbero avere difficoltà a fare amicizia.
– Possono essere così stressati da una situazione sociale da chiudersi in se stessi.
– Non stabiliscono molto contatto visivo e sono poco propensi alle chiacchiere
– Possono essere molto dedite alla routine e all’ordine.
– Possono avere abitudini ripetitive e restrittive che sembrano strane agli altri.
– Possono mostrare un interesse intenso in particolari argomenti o attività

il tratto comune tra le persone con diagnosi di DSA sono le abilità sociali sottosviluppate.

Relazione fra sesso e cibo

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Come si fa la diagnosi?

La diagnosi della sindrome di Asperger può essere un processo complesso e può variare notevolmente da individuo a individuo. L’identificazione precoce (18-24 mesi) sarebbe essenziale per garantire un intervento tempestivo e mirato ma, a causa della difficoltà di riconoscere i sintomi in età precoce, molte persone con sindrome di Asperger ricevono la diagnosi solo in età adulta.

Possono esserci difficoltà a scuola o nel mondo del lavoro per questi soggetti?

Si, nonostante i loro numerosi doni e talenti, le persone con autismo ad alto funzionamento tendono ad affrontare molte barriere a scuola o nel mondo del lavoro a causa delle scarse abilità sociali, la scarsa capacità di comunicare e il modo in cui vengono gestiti i comportamenti e le reazioni.

Quali approcci terapeutici vengono utilizzati con questi soggetti?

Il trattamento e il supporto per le persone con sindrome di Asperger spesso si concentrano sull’apprendimento delle abilità sociali, sull’adattamento alle esigenze dell’ambiente e sullo sviluppo di strategie di gestione dell’ansia e dello stress. Gli interventi possono includere terapia comportamentale, terapia occupazionale, supporto scolastico specializzato e formazione delle abilità sociali.

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Quali sono i punti di forza  e di debolezza di questi soggetti?

Le persone con sindrome di Asperger possono portare con sé una serie di vantaggi, tra cui un pensiero logico e analitico, una capacità di concentrazione sui dettagli e una creatività fuori dal comune. Tuttavia, devono confrontarsi con i propri limiti nel gestire le emozioni e adattarsi alle situazioni impreviste.

Chi è Temple Grandin?

E’ una delle persone di successo più note con sindrome di Asperger, che ha sviluppato un progetto unico per la gestione del bestiame ed è divenuta docente universitaria.

Dr. Giuliana Proietti

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

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Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 24 Apr 2024
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Autismo e Menzogna

Autismo e menzogna

Autismo e menzogna

Dr. Walter La Gatta

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La menzogna è un comportamento complesso che richiede sofisticate capacità cognitive e sociali, come la teoria della mente, ovvero la capacità di comprendere che altre persone hanno pensieri, desideri e credenze diverse dai propri. Per i bambini con disturbi dello spettro autistico (ASD), queste abilità possono essere significativamente compromesse, rendendo la menzogna un fenomeno interessante da studiare. Cerchiamo di saperne di più.

Cosa è la Teoria della Mente?

La teoria della mente (in inglese ToM) è spesso deficitaria nei bambini con ASD. Questo deficit rende difficile per loro comprendere e prevedere i pensieri e i sentimenti degli altri, un’abilità fondamentale per mentire efficacemente. Senza una piena comprensione di come gli altri possono percepire e reagire a ciò che viene detto, i bambini con autismo possono trovare difficile creare e mantenere menzogne credibili.

Una intervista sui rapporti familiari

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I bambini autistici sanno dire bugie bianche?

Le bugie “bianche” sono dette per evitare di ferire i sentimenti degli altri. Studi recenti indicano che, sebbene i bambini con autismo possano comprendere il concetto di bugia bianca, spesso non sono molto abili nel metterla in pratica. Ad esempio, una ricerca condotta dall’Università di Toronto nel 2021 (Lee, K., et al., Journal of Autism and Developmental Disorders) ha dimostrato che, mentre i bambini neurotipici erano in grado di dire bugie bianche più convincenti, i bambini con ASD tendevano a fornire giustificazioni meno plausibili per le loro bugie.

Le giustificazioni fornite dai bambini con autismo per le loro bugie erano, inoltre, meno dettagliate e coerenti, riflettendo le loro difficoltà con la teoria della mente.

Uno studio della University of Kent (Williams, D., et al., 2020) ha esplorato la frequenza e la natura delle menzogne nei bambini con ASD rispetto ai loro coetanei neurotipici. I risultati hanno indicato che i bambini con autismo mentono meno frequentemente, soprattutto quando si tratta di menzogne destinate a manipolare le percezioni altrui o a proteggere se stessi da conseguenze negative. Tuttavia, quando mentivano, le loro menzogne tendevano ad essere più facilmente smascherabili.

È fondamentale per genitori e insegnanti essere consapevoli delle differenze nelle capacità di menzogna dei bambini con ASD. Comprendere che le difficoltà nel mentire non sono segno di mancanza di intelligenza o di sforzo, ma piuttosto di differenze neurologiche, può promuovere una maggiore empatia e supporto.

Dr. Walter La Gatta

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Come vengono condotti questi studi sull’autismo e la capacità di mentire?

Facciamo un esempio: in uno studio della Queen’s University (Beth Kelley e Annie Li) che è stato uno dei primi studi scientifici sulla menzogna e l’autismo, ad alcuni bambini autistici veniva detto che stavano per ricevere un grande dono, quindi veniva consegnata loro una saponetta. Quando veniva chiesto loro se avessero gradito il dono ricevuto, essi rispondevano di sì, oppure facevano dei cenni con il capo, invece di dire no, di far capire che erano rimasti delusi.

I ricercatori hanno definito questo tipo di menzogna “pro-sociale” in quanto veniva detta per mantenere buone relazioni con gli altri.

Dr. Walter La Gatta

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  • 11 Giu 2024
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Autismo: evoluzione di una diagnosi

Autismo: evoluzione di una diagnosi

Autismo: evoluzione di una diagnosi

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Da quanto tempo si parla di “spettro autistico” e perché?

Il DSM-IV, pubblicato nel 1994 e rivisto nel 2000, fu la prima edizione del DSM a classificare l’autismo come spettro autistico. Questa versione elencava cinque condizioni con caratteristiche distinte. Oltre all’autismo e al disturbo pervasivo dello sviluppo, aggiungeva il “disturbo di Asperger”, oltre al “Disturbo disintegrativo della fanciullezza (CDD)”, caratterizzato da gravi inversioni e regressioni dello sviluppo; e la sindrome di Rett, che influenzava il movimento e la comunicazione, principalmente nelle ragazze. In questa nuova visione l’autismo era collegato soprattutto alla genetica.

Nel corso degli anni ’90, i ricercatori speravano di identificare i geni che contribuiscono all’insorgenza dell’autismo. Dopo che il Progetto Genoma Umano fu completato, nel 2003, molti studi cercarono di trovare una lista di “geni dell’autismo”, ma con scarso successo. Divenne chiaro che non sarebbe stato possibile trovare basi genetiche e trattamenti corrispondenti per le cinque condizioni specificate nel DSM-IV. Gli esperti decisero allora che sarebbe stato meglio caratterizzare l’autismo come una diagnosi onnicomprensiva, per un disturbo che poteva essere da lieve a grave.

Allo stesso tempo, cresceva la preoccupazione per la mancanza di coerenza nel modo in cui i medici di diversi stati  arrivavano a una diagnosi di autismo, alla sindrome di Asperger o agli altri disturbi dello spettro. Un picco nelle diagnosi di autismo negli anni 2000 suggerì che i medici erano talvolta influenzati dai genitori, i quali facevano pressioni per una diagnosi particolare, al fine di ottenere dei sussidi o delle facilitazioni, o erano influenzati dai servizi disponibili nel loro luogo di residenza.

Con l’introduzione del DSM-5 nel 2013, tutti i sottotipi sono stati fusi in una sola categoria: Disturbo dello Spettro Autistico. Questo cambiamento ha portato a una comprensione più integrata delle diverse espressioni dell’autismo, riconoscendo la varietà dei sintomi e dei livelli di gravità.

La diagnosi è caratterizzata da due gruppi di caratteristiche:

  • compromissione persistente nella reciproca comunicazione e interazione sociale;
  • schemi di comportamento limitati e ripetitivi,

comportamenti entrambi presenti nella prima infanzia. Ogni gruppo include comportamenti specifici. Il manuale ha eliminato la sindrome di Asperger, il PDD-NOS e l’autismo classico, ma ha introdotto una nuova diagnosi di disturbo della comunicazione sociale per includere bambini con problemi linguistici e sociali. Il disturbo disintegrativo della fanciullezza e la sindrome di Rett sono stati rimossi dalla categoria di autismo.

Queste novità destarono preoccupazione: molti temevano che, dopo la loro diagnosi, sarebbero scomparsi essi stessi dal DSM, e cioè avrebbero perso servizi o copertura assicurativa. Coloro che si erano identificati come affetti da sindrome di Asperger, ad esemòpio, affermavano che la diagnosi aveva dato loro un senso di appartenenza e una spiegazione per i loro comportamenti; temevano che rimuovere la diagnosi fosse sinonimo di perdita della propria identità.

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Si può fare diagnosi anche con l’ICD, oltre che con il DSM?

Si. L’ICD (International Classification of Diseases) è uno strumento diagnostico usato a livello globale per classificare i disturbi, inclusi quelli dello spettro autistico. Nell’ultima versione, l’ICD-11, l’autismo è definito come Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), riconoscendo una gamma di manifestazioni e severità.

Nella versione uscita negli anni ’90, venivano raggruppate malattie come autismo, Sindrome di Asperger, Sindrome di Rett, CDD e PDD-NOS tutte insieme in una singola sezione, “Disturbi pervasivi dello sviluppo”, proprio come nel DSM-IV.

L’ICD-11 – uscito nel maggio 2018 – rispecchia i criteri del DSM-5. Nell’ICD-11, i criteri di autismo passano a una nuova sezione dedicata al disturbo dello spettro autistico.

L’ICD-11 differisce tuttavia dal DSM-5 in diversi aspetti chiave. Invece di richiedere un numero fisso o una combinazione di funzioni per una diagnosi, esso elenca le caratteristiche identificative e consente ai clinici di decidere se i comportamenti di una persona coincidono con i criteri diagnostici. Poiché l’ICD è destinato all’uso globale, stabilisce anche criteri più ampi e meno culturalmente specifici rispetto al DSM-5. Ad esempio, mette meno enfasi sull’importanza dei comportamenti di gioco nei bambini. L’ICD-11 fa anche una distinzione tra autismo con e senza disabilità intellettiva e mette in luce il fatto che molti individui talvolta possono mascherare i loro tratti di autismo.

Quali sono le cause dell’autismo?

Le ricerche recenti hanno evidenziato che l’autismo è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali. Studi genetici hanno individuato centinaia di varianti genetiche associate al rischio di autismo, molte delle quali influenzano lo sviluppo e la comunicazione delle cellule cerebrali. Ad esempio, il gene CHD8 è stato identificato come uno dei fattori genetici chiave legati all’autismo e risulta particolarmente rilevante in alcuni sottotipi dello spettro autistico.

Oltre alla genetica, anche l’ambiente gioca un ruolo nella predisposizione all’autismo. Fattori come l’esposizione prenatale a sostanze chimiche, l’inquinamento ambientale, e alcune complicazioni durante la gravidanza sembrano contribuire a un rischio maggiore di sviluppare la condizione. Tuttavia, non esistono ancora prove definitive che colleghino specifici eventi o fattori ambientali con certezza all’autismo, ed è probabile che tali influenze siano complesse e interdipendenti.

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A livello cerebrale cosa si è scoperto?

Le scoperte recenti hanno fatto luce sulle differenze nel cervello delle persone con autismo, con alterazioni rilevate in aree coinvolte nella comunicazione, nell’elaborazione sensoriale e nelle interazioni sociali. Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), è stato osservato che il cervello autistico tende a presentare una “iperconnettività” in alcune regioni e una “ipoconnettività” in altre, suggerendo che vi siano modalità diverse di elaborare le informazioni e le emozioni.

Inoltre, un recente studio ha rivelato che l’autismo potrebbe non essere unicamente legato alla comunicazione sociale, ma potrebbe anche riflettere differenze di elaborazione sensoriale. Molte persone nello spettro autistico sperimentano una sensibilità intensa a luci, suoni e altri stimoli sensoriali, suggerendo che l’autismo non sia limitato alle sole interazioni sociali, ma coinvolga aspetti percettivi più ampi.

Quali sono le caratteristiche più evidenti della malattia?

La caratteristica più evidente è la tendenza a isolarsi, rifugiandosi in un mondo di fantasia, senza fornire adeguate risposte all’ambiente, né attraverso il linguaggio verbale, né attraverso i gesti. Spesso si assiste ad atti ripetitivi anomali, auto o etero-aggressivi, iperattività, tempi di attenzione brevi, impulsività, aggressività, autolesionismo, crisi di collera. Tipico dei soggetti autistici è il modo in cui essi vivono le sensazioni corporee. Ciò che può apparire normale o gradevole per una persona “normale” può infatti diventare insopportabile per un soggetto autistico, causandogli stanchezza, irritabilità e perfino dolore fisico.

Quali sono le loro esperienze sensoriali?

I soggetti autistici possono essere ipersensibili rispetto ad alcuni stimoli, oppure avere una sensibilità molto ridotta rispetto alla media degli individui. A volte essi hanno difficoltà di interpretazione (es. mancato riconoscimento di oggetti, persone, suoni, forme, odori già noti. Questo deficit intellettivo viene chiamato “agnosia”). Va detto che queste esperienze non comportano allucinazioni; le persone autistiche hanno un’esperienza sensoriale basata su esperienze reali, ma vi possono essere difficoltà nell’interpretare correttamente l’esperienza.

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Cosa possono produrre queste difficoltà di interpretazione sensoriale?

Possono produrre un senso di confusione, oppure insensibilità al dolore, per cui il soggetto non riesce a rendersi conto che un dato comportamento può essere autolesionistico. A volte l’ipersensibilità può riguardare le capacità uditive: per questo rumori che non preoccupano gli altri possono disturbare enormemente dei soggetti autistici, i quali possono a volte avere difficoltà nell’elaborazione dei suoni.

A volte il problema è la prosopoagnosia, cioè la difficoltà a riconoscere le facce delle persone, così come oggetti della vita quotidiana. Ciò significa che il riconoscimento può essere a volte assente, a volte molto lento, i volti tendono ad essere analizzati e non riconosciuti automaticamente; si può scambiare una forchetta per il coltello o un cappello per una scarpa.

Perché le persone autistiche non amano essere avvicinate e toccate?

Questo tratto caratteristico è di solito dovuto ad una ipersensibilità tattile, per cui anche un tocco delicato per la maggioranza delle persone autistiche può diventare una scossa elettrica.

Ci sono distinzioni relative al genere sessuale?

Si, normalmente l’autismo colpisce i maschi fino a quattro volte in più rispetto alle femmine.

Quali sono le relazioni sociali di un soggetto autistico?

Il soggetto autistico mostra anzitutto difficoltà nella comprensione dei simboli e delle convenzioni sociali. Alcuni possono avere problemi di aprassia (incapacità di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine, sebbene siano mantenute inalterate la volontà del soggetto e la sua capacità motoria) o avere disturbi del linguaggio (afasie, cioè disturbi nella comprensione e/o nella produzione del linguaggio). Alcune persone autistiche possono essere mute, oppure occasionalmente possono perdere la capacità di parlare o avere bisogno di un tempo maggiore per l’elaborazione del linguaggio verbale o per formulare delle risposte. A volte essi possono ripetere le parole che hanno ascoltato (ecolalia).

Per tutto questo le relazioni sociali sono spesso ridotte al minimo: alcuni soggetti autistici possono non notare le persone, poiché profondamente assorbiti nei loro pensieri e nei loro rituali. Tuttavia, è un errore ritenere che queste persone siano incapaci di dimostrare affetto: è solo la mancanza di abilità nell’uso del linguaggio verbale e non verbale che può farli sembrare più distanti o emotivamente distaccati di quello che sono.

Dr. Walter La Gatta

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Perché gli autistici non amano i cambiamenti?

Molti soggetti autistici tendono a detestare i cambiamenti. Molti hanno forti attaccamenti agli oggetti, ai luoghi, alle abitudini e può essere per loro molto disturbante essere costretti a cambiare queste cose. A volte attribuiscono a certi aspetti dell’esistenza un enorme importanza e ciò che può sembrare irrilevante ad altri può essere invece molto importante per loro

Che tipo di interessi ha un soggetto autistico?.

La maggior parte delle persone con diagnosi di autismo ha pochi interessi, ma li manifesta in modo ossessivo, con abilità talvolta sorprendenti, ad esempio nell’apprendimento a memoria di orari dei treni, disegni, ecc.

Quali sono i comportamenti “strani” di un soggetto autistico?

Le persone autistiche possono fare cose strane, come dondolarsi avanti e indietro, agitando le mani davanti ai loro occhi, canticchiare, parlare a sé stessi ad alta voce, ripetere senza stancarsi alcune cose. A volte il parlare ad alta voce o il ridacchiare senza motivo apparente è spesso il risultato di un intenso sognare a occhi aperti.

A che età insorge l’autismo?

In alcuni bambini i disturbi sono presenti sin dalla nascita mentre altri cominciano a manifestare dei disturbi fra i 18 ed i 36 mesi: improvvisamente essi rifiutano il contatto e la vista delle persone, si comportano stranamente e spesso perdono il linguaggio e le abilità che avevano già acquisito.

Come si comporta un bambino autistico?

I bambini autistici vengono descritti dalle loro madri come insolitamente ‘tranquilli’ in tenera età: non chiedono nulla a nessuno, hanno poche manifestazioni, stanno bene da soli. Quando li si prende in braccio si ha la sensazione di sollevare un peso morto, quasi un sacco di farina e si rimane stupiti dal fatto che il bambino non sorride, non si spaventa, rimane indifferente. Nel secondo/terzo anno di vita l’autismo diventa evidente e la madre ha spesso la sensazione di non essere riconosciuta dal figlio: il suo sguardo è vuoto, assente, il contatto fisico viene rifiutato (ai bambini autistici non piace essere abbracciati).

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Come e quando si fa la diagnosi?

La diagnosi precoce dell’autismo è fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone nello spettro. Strumenti diagnostici sempre più sensibili stanno permettendo di riconoscere i segni dell’autismo già entro i primi due anni di vita, con test comportamentali e biomarcatori specifici che aiutano i clinici a identificare i segni di autismo già nella prima infanzia.

Quale è il decorso di questa malattia?

Solo una piccola percentuale di soggetti con questo disturbo riesce, nell’età adulta, a vivere e a lavorare in modo indipendente. In circa un terzo dei casi, è possibile un certo grado di indipendenza parziale. I soggetti adulti affetti da Disturbo Autistico con funzionamento più elevato continuano tipicamente a mostrare problemi nell’interazione sociale e nella comunicazione, oltre a una notevole ristrettezza di interessi e attività. Alcuni soggetti non imparano a parlare, mentre altri possono adattarsi bene in speciali ambienti favorevoli, o lavorando in ambiente protetto. Altri ancora sono del tutto indipendenti e autonomi, anche se sono una minoranza.

Chi sono gli autistici “sapienti”?

Sono coloro che appaiono sapienti in quanto conoscono a memoria interi testi. In realtà nella migliore delle ipotesi la loro intelligenza è normale, mentre molti soggetti possono essere anche ritardati o gravemente ritardati.

Ci sono trattamenti particolari per questa condizione?

Si, sono stati sviluppati trattamenti personalizzati e terapie che mirano a potenziare le abilità comunicative e sociali. Tra le tecniche emergenti vi è la terapia cognitivo-comportamentale adattata, che lavora sulle competenze sociali e aiuta a gestire le reazioni sensoriali, insieme a nuovi approcci come l’uso della realtà virtuale per insegnare abilità sociali in ambienti sicuri e controllati. Gli interventi farmacologici attenuano la sintomatologia e migliorano decisamente l’iperattivismo, il deficit d’attenzione ed i comportamenti autolesionistici.


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Perché si parla spesso di vaccini e autismo?

L’ipotesi sulla presunta causa vaccinale, avanzata da Andrew Wakefield, si è rivelata poi una frode scientifica, in quanto il suo studio, poi ritrattato dall’editore, era fondato sulla scorretta manipolazione di dati sperimentali. Wakefield, come riporta il British Medical Journal, percepì un compenso in denaro per asserire la falsa evidenza di una correlazione fra il disturbo e l’assunzione del vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia).

La pubblicazione di Wakefield spinse ad avviare una serie di altri studi su una più ampia popolazione, per comprendere se realmente esistesse una correlazione o meno. Nessuna di queste ricerche ha mai confermato i dati di Wakefield.

La vicenda terminò con la ritrattazione di 10 fra i 12 ricercatori che avevano pubblicato lo studio manipolato del 1998.

Nel maggio 2010, al termine delle indagini del General Medical Council inglese, Wakefield è stato espulso dall’Albo dei Medici, per via del suo comportamento “disonesto, fuorviante e irresponsabile”, nel corso di “numerosi gravi episodi di cattiva pratica professionale” legati alle sue scorrette ricerche sull’autismo e Lancet ha definitivamente ritrattato lo studio erroneo che aveva pubblicato nel 1998.

Nel gennaio 2011, il British Medical Journal ha pubblicato un’ampia inchiesta sull’argomento, da cui emerge definitivamente il profilo fraudolento della falsa ipotesi vaccinale, e di come alcuni protagonisti della vicenda abbiano dichiarato il falso dietro compenso economico, realizzando, così, una fraudolenta campagna di raccolta fondi a scopo di lucro personale. (Tratto da Wikipedia).

Dr. Walter La Gatta

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Fonte principale
Spectrum

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Storia dell'ipnosi 1: Mesmer e il magnetismo animale

Storia dell’ipnosi 1: Mesmer e il magnetismo animale

Storia dell’ipnosi 1: Mesmer e il magnetismo animale



Nel XVIII secolo, un medico austriaco di nome Franz Anton Mesmer avrebbe dato inizio a uno dei più grandi dibattiti nella storia della scienza e della medicina europea: era valida la teoria del “magnetismo animale” che sosteneva l’esistenza di un fluido universale capace di collegare il corpo umano all’universo? Vediamo di saperne di più.

Cosa è l’ipnosi?

L’ipnosi è una condizione psichica, eteroindotta o autoindotta (in questo caso si parla di ‘autoipnosi’) caratterizzata da uno stadio intermedio fra la veglia e il sonno, denominato trance.

Cosa succede durante lo stato di trance?

Durante lo stato di trance, l’individuo subisce un affievolimento delle capacità critiche, perde consapevolezza e contatti con la realtà, essendo la sua attenzione interamente captata dalle richieste verbali o dagli ordini dell’ipnotista. Dopo la trance, l’individuo torna ad una condizione normale, che è però spesso accompagnata da amnesia.

Da quanto tempo si conosce l’ipnosi?

L’ipnosi era nota e praticata sin dall’antichità presso le popolazioni dei paesi orientali, ad opera degli sciamani.  In Europa è stata riscoperta e riproposta da F.A. Mesmer (1734-1815)


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Chi era Franz Mesmer?

Franz Mesmer era un medico tedesco, nato nel 1734 a Swabia, in Germania. Era esperto di alchimia e di esoterismo, musicista ed anche affiliato alla massoneria. Si laureò a Vienna in medicina, dopo di che esercitò la libera professione, operando in Austria, Germania e Francia.

Come era arrivato Mesmer alle sue teorie?

A seguito di alcuni successi terapeutici ottenuti attraverso l’applicazione di calamite sulle parti malate del corpo dei suoi pazienti, Mesmer si convinse che lo stato di salute di una persona dipendeva dalla circolazione nel corpo umano di una particolare energia. Basandosi sulle teorie del medico svizzero Paracelso e del filosofo tedesco Friedrich Anton Mesmer, Franz Mesmer sviluppò la sua teoria del “magnetismo animale”.

Cosa sosteneva questa teoria?

Secondo Mesmer, il corpo umano era permeato da un fluido sottile, chiamato “magnetismo animale”, che fluiva attraverso i canali del corpo e influenzava la salute e il benessere.

Più precisamente:

  • un sottile fluido fisico, chiamato “magnetismo animale”, riempie l’universo e forma un mezzo di connessione tra l’uomo, la terra e i corpi celesti, e tra uomo e uomo;
  • la malattia ha origine dalla carenza di tale fluido all’interno del corpo umano;
  • con l’aiuto di opportune tecniche, il fluido può essere incanalato, convogliato in altre persone;
  • in questo modo si possono provocare “crisi” nel paziente e curare malattie.

Perché lo chiamò “magnetismo animale”?

Il fluido era per lui un materiale sottile onnipresente, capace di dare energia vitale a tutto l’universo, in particolare ai corpi animati (da qui il termine ‘magnetismo animale’).

Come trattava i pazienti Mesmer?

Mesmer sviluppò una tecnica di trattamento chiamata “mesmerismo”, in cui usava l’imposizione delle mani, il passaggio di magneti e altre tecniche di manipolazione per influenzare il flusso del magnetismo animale nel corpo del paziente.

I suoi trattamenti erano spesso accompagnati da suggestione e teatralità (es. mani irraggianti energie benefiche, bagni collettivi in grandi tinozze contenenti “acque magnetizzate”, e induzione di stati di coscienza alterati, che definiva ‘sonnambulismo artificiale’).

Mesmer era dunque partito dall’intuizione del potere magnetico della calamita, ma in seguito osservò che non solo le calamite, ma anche alcune persone erano particolarmente cariche di magnetismo, tanto da riuscire a ‘magnetizzare’ altre persone o pazienti, con risultati ancora migliori di quelli ottenibili con le calamite.

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Quando divenne popolare il mesmerismo?

Le sedute di mesmerismo di Mesmer divennero popolari tra la nobiltà e l’élite culturale di Parigi, città in cui Mesmer si era trasferito attorno al 1775. Molti pazienti riportavano miglioramenti nelle loro condizioni di salute dopo il trattamento. Mozart, che aveva conosciuto Mesmer in gioventù, mise in scena nell’opera “Così Fan Tutte” una parodia della terapia magnetica, nella quale un finto medico cura con una calamita due finti malati che avevano finto di essersi avvelenati per amore.

Tuttavia, la sua pratica fu anche oggetto di controversie e critiche da parte della comunità scientifica dell’epoca.

La scienza come considerava il mesmerismo?

Mesmer fu uno degli uomini più controversi della sua epoca, oggetto allo stesso tempo di lodi appassionate e di accuse feroci, indicato di volta in volta come genio della guarigione e come sfacciato ciarlatano. Del resto aveva delle reali competenze mediche, oltre che un profondo intuito psicologico, a cui affiancava fascino personale e doti da imbonitore, per cui era difficile inquadrarlo nell’una o nell’altra categoria.

Mesmer e il magnetismo animale divennero pian piano oggetto di crescente scetticismo e critica da parte dei medici e degli scienziati dell’epoca.

Nel 1785 il re Luigi XVI nominò una commissione di scienziati per indagare sulle teorie di Mesmer: ne facevano parte l’astronomo Bailly (la teoria di Mesmer era nata dall’ipotesi di presunti influssi astrali), il chimico Lavoisier e Benjamin Franklin, che all’epoca era ambasciatore degli Stati Uniti in Francia.

La commissione, nella relazione pubblica che seguì lo studio, ritenne impossibile riscontrare prove scientifiche dell’esistenza del magnetismo animale e della natura magnetica delle malattie o della terapia di Mesmer. In un’altra relazione, non resa pubblica, sollevava invece il dubbio che l’intenso rapporto, anche fisico, tra il magnetizzatore e le sue pazienti fosse dovuto a tecniche di seduzione da parte del ‘magnetizzatore’.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Cosa avvenne poi?

Dopo il resoconto critico della commissione reale e la fuga di Mesmer da Parigi (dove era stato bollato come ciarlatano), il suo allievo Puysegur pervenne alla conclusione che le terapie magnetiche non si appoggiavano su fenomeni fisici, ma avevano natura psicologica. Investigò a lungo lo stato psicologico del soggetto sottoposto alla magnetizzazione e lo definì sonnambulismo.

Il lavoro di Mesmer ha avuto un impatto sulla pratica medica e scientifica?

Nonostante il suo declino personale e professionale, il lavoro di Mesmer ebbe un impatto duraturo sulla pratica medica e scientifica. Mesmer viene considerato il precursore dell’ipnosi, della psicoterapia moderna e della psicologia del profondo; d’altro canto però, le sue pratiche, poco dissimili dalla magia, anticiparono anche quello che poi sarebbe divenuto lo spiritismo e altre pratiche di guarigione alternative diffusesi nel corso del XIX e del XX secolo.

Quando rinacque l’ipnosi, dopo la fine del mesmerismo?

Quando il neuropatologo francese J. M.Charcot, direttore della clinica neurologica della Salpétrière a Parigi non la adottò per la terapia delle nevrosi, riscattandola dall’oblio e dalla cattiva reputazione, con il suo prestigio personale.

Dr. Walter La Gatta


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Fonti principali:
Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, ed. It. Boringhieri, Torino, 1977
Galimberti, Dizionario di psicologia, De Agostini
Wikipedia

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Leggi anche, sull’ipnosi:

Ipnosi e terapia del dolore
L’induzione in ipnosi
Ipnosi, auto-ipnosi e parto
Freud: dall’ipnosi alla libera associazione
Storia dell’ipnosi 1: Mesmer e il magnetismo animale
Storia dell’ipnosi 2: La scuola psicologica francese

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