Ulric Neisser

Ulric Neisser e la psicologia cognitiva

Ulric Neisser e la psicologia cognitiva


In breve

Ulric Gustav Neisser (si pronuncia Naisser) è stato uno psicologo americano (1928-2012)  nato in Germania e membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, è considerato il  “padre della psicologia cognitiva “.

Il Dr. Neisser sfidò l’ortodossia dell’orientamento comportamentista, che all’epoca andava per la maggiore, elaborando un suo modello teorico, che fu pubblicizzato nel 1967, attraverso il libro “Psicologia cognitivista” (pubblicato in Italia da Giunti).

In questo modello i processi mentali interni (ignorati dal comportamentismo) non solo erano di grande importanza, ma potevano anche essere studiati e misurati.

Questo fu possibile  grazie ai progressi nella teoria dell’informazione, dei computer e dei metodi sperimentali dopo la seconda guerra mondiale, i quali crearono il terreno adatto per sfidare il comportamentismo, ovvero la tendenza a studiare i soli comportamenti umani, attraverso le loro risposte agli stimoli ambientali, disinteressandosi dei processi mentali.

Una intervista sulla violenza domestica

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Biografia

Ulric Gustav Neisser nacque a Kiel, in Germania, l’8 dicembre 1928. Il padre, Hans Neisser, era un distinto economista ebreo. Nel 1923 aveva sposato  Charlotte (“Lotte”), laureata in sociologia e attiva nel movimento femminista.

Neisser aveva anche una sorella maggiore, Marianne, nata nel 1924. Da bambino il futuro psicolog>o era un bambino paffuto, per questo soprannominato “Der kleine Dickie” (“piccolo Dicky”), in seguito ridotto a “Dick “.

La famiglia Neisser, a causa delle persecuzioni razziali, lasciò la Germania nel 1933, stabilendosi a New York.

Crescendo, Neisser cercò di adattarsi e di avere successo in America (il suo stesso nome, Ulrich divenne Ulric). Da ragazzo si interessò in modo particolare al baseball , il quale si ritiene abbia avuto un “ruolo indiretto ma importante nei suoi interessi psicologici”. 

Frequentò l’Università di Harvard alla fine degli anni ’40, laureandosi nel 1950 con una laurea con lode in psicologia.  Successivamente seguì un master presso il Swarthmore College, dove insegnava Wolfgang Kohler , membro della facoltà e uno dei fondatori della psicologia della Gestalt.

Dopo questa esperienza, Neisser ottenne un dottorato in psicologia sperimentale presso il Dipartimento di relazioni sociali di Harvard, nel 1956, completando una tesi nel sotto-campo della psicofisica .

Successivamente passò all’Università di Brandeis, dove il suo orizzonte intellettuale si ampliò grazie al contatto con il presidente del dipartimento Abraham Maslow .

Neisser provava una “profonda simpatia nei confronti dell’umanesimo idealista” di Abraham Maslow e anche Maslow si mostrava profondamente interessato alla psicologia della Gestalt.

Dopo un periodo presso la Emory University e l’Università della Pennsylvania, Neisser si stabilì definitivamente a Cornell , dove trascorse il resto della sua carriera accademica.

Tra gli altri incontri importanti della vita di Neisser vi fu anche Oliver Selfridge , un giovane scienziato informatico presso i Lincoln Laboratories del MIT . Selfridge era un pioniere della intelligenza artificiale.

Selfridge e Neisser inventarono il “modello del pandemonio”, che descrissero in un articolo pubblicato su Scientific American nel 1950.

Dopo aver lavorato con Selfridge, Neisser ricevette numerose borse di studio per la ricerca sul pensiero, che alla fine lo portarono a scrivere il suo libro più noto “Cognitive Psychology” (1967).

Nel 1976, tuttavia Neisser scrisse un altro libro, Cognizione e realtà, in cui criticava la sua stessa creatura, che non riusciva a catturare la ricchezza della psicologia umana attraverso i suoi metodi di laboratorio, o attraverso la riduzione dell’esperienza reale ai modelli computerizzati della mente.  Si trattava di modelli generalmente relativi a situazioni di laboratorio che potevano avere un interesse teorico, ma non applicativo.

Un’altra pietra miliare nella carriera di Neisser è avvenuta con la pubblicazione, nel 1981, della memoria di John Dean: un caso di studio, ovvero un’analisi della testimonianza di John Dean nello scandalo di Watergate.

Nel 1984 scrisse Memory observed: remembering in natural contexts, dove difendeva, contro le posizioni della prima opera, la necessità di un approccio ecologico allo studio della cognizione (in questo caso della memoria).

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

Tariffe Psicoterapia

Nel 1995, guidò una task force dell’American Psychological Association che esaminava questioni controverse nello studio dell’intelligence, in risposta in particolare al  libro The Bell Curve. Nel libro si sosteneva che l’intelligenza umana è sostanzialmente influenzata da fattori ereditari e ambientali, ma le condizioni ambientali influiscono sull’intelligenza. Tra essi conta il reddito, il tipo di lavoro, la famiglia d’origine, la razza.

La task force guidata da Neisser produsse un rapporto chiamato “Intelligence: Knowns and Unknowns” in cui si specificavano i dati scientifici conosciuti e sconosciuti dell’intelligenza.

Neisser condusse ulteriori ricerche sulla memoria, occupandosi anche delle testimonianze degli individui sopravvissuti al terremoto in California nel 1989, cercando di studiare l’impatto delle emozioni sulla memoria.

Morì il 17 febbraio 2012 a Itaca, New York. Soffriva di morbo di Parkinson.

Un sondaggio di Review of General Psychology , pubblicato nel 2002, ha classificato Neisser come il 32 ° psicologo più citato del 20 ° secolo.

La psicologia cognitiva

Nel 1967, Neisser pubblicò Cognitive Psychology , che in seguito definì come un attacco ai paradigmi psicologici comportamentali che allora andavano per la maggiore. Il libro conteneva ricerche sperimentali sulla percezione, la memoria e il pensiero e segnò l’inizio di un nuovo tipo di psicologia, il cognitivismo.

La psicologia cognitiva studia il funzionamento della mente come elemento intermedio tra il comportamento e l’attività cerebrale prettamente neurofisiologica.

Il funzionamento della mente veniva assimilato (metaforicamente) a quello di un software che elabora informazioni (input) provenienti dall’esterno, restituendo a sua volta informazioni (output) sotto forma di rappresentazione della conoscenza, organizzata in reti semantiche e cognitive.

Psicolinea sempre con te
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta  - Tel. 348 3314908

La critica alla psicologia cognitiva

Neisser pensava che la psicologia cognitiva usasse troppo la sperimentazione in laboratorio, distaccandosi eccessivamente dal mondo reale. Infine, e forse soprattutto, provava un grande rispetto per la teoria della percezione diretta e della raccolta di informazioni, che era stato proposto dall’eminente psicologo percettivo JJ Gibson e da sua moglie, Eleanor Gibson .

Neisser era giunto alla conclusione che la psicologia cognitiva avesse poche speranze di raggiungere il suo potenziale senza prendere attentamente nota dell’opinione dei Gibson secondo il quale il comportamento umano poteva essere compreso solo iniziando con un’analisi delle informazioni direttamente disponibili per qualsiasi organismo percettivo.

Chiedere aiuto è il primo passo!

YouTube player

Tariffe Psicoterapia

La percezione e la memoria

A Neisser viene riconosciuta l’abilità di aver costruito una nuova visione della mente. Egli postulò che la memoria è, in gran parte, ricostruita e non una fotografia istantanea del momento.

Questa nozione nacque dall’analisi di Neisser sulla testimonianza di John Dean, ex consigliere di Richard Nixon . Lo studio mette a confronto i ricordi di Dean, raccolti dalla sua testimonianza diretta, con conversazioni registrate a cui Dean aveva partecipato.

Neisser scoprì che i ricordi di Dean erano in gran parte errati rispetto alle conversazioni registrate. Per prima cosa, scoprì che i ricordi di Dean tendevano ad essere egocentrici, selezionando elementi che enfatizzavano il suo ruolo negli eventi in corso. Ancora più importante, un “ricordo” di Dean era una combinazione di eventi che si erano verificati in momenti diversi.

Come disse Neisser:

“quello che sembra essere un episodio ricordato rappresenta in realtà una serie ripetuta di eventi”.

Neisser suggerì che tali errori di memoria fossero comuni, riflettendo la natura della memoria come processo di costruzione.

Studiò anche le memorie individuali relative all’esplosione dello Space Shuttle Challenger. Immediatamente dopo l’esplosione del Challenger, nel gennaio 1986, Neisser distribuì un questionario alle matricole del college chiedendo loro di scrivere le informazioni chiave in cui i ragazzi specificavano dove avevano saputo di questo evento, in che modo, a che ora, ecc.

Tre anni dopo, Neisser ripropose il test agli stessi studenti per esaminare l’accuratezza della loro memoria. Lo psicologo scoprì che c’erano notevoli errori nelle memorie degli studenti, nonostante la fiducia dei ragazzi nella accuratezza del loro ricordo.

La memoria è dunque una ricostruzione del passato, non una fotografia precisa di quanto ci è accaduto. Le persone in realtà credono di avere dei ricordi, mentre invece hanno solo ricordi di ricordi, perché la mente confonde le cose.

Dr. Walter La Gatta



Terapia di Coppia

Psicolinea 20+anni di attività

I Social
Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)

Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)

Freud Jung e Ferenczi: ricordi e sogni di una traversata indimenticabile (1909)

Freudiana

GUARDA I VIDEO DI FREUDIANA SUL NOSTRO CANALE YOUTUBE

Sopra: Il piroscafo George Washington, che Freud Jung e Ferenczi utilizzarono per andare in America

Nel 1909 sia Freud che Jung furono invitati a tenere un ciclo di conferenze alla Clark University (Worcester, Mass.). Dopo una vacanza con la famiglia sulle Alpi Bavaresi, il alle cinque e mezzo del mattino, Freud giunse il 20 Agosto 1909 a Brema con il treno: qui si incontrò con Jung e Ferenczi.

I tre mangiarono presso l’Essinghaus, un ristorante che si trovava in un antico edificio del porto. Fu in questa occasione che Freud svenne sentendo Jung parlare dei cadaveri trovati nelle torbiere al nord della Germania.

L’indomani i tre colleghi si imbarcarono per la traversata. Cullati dai lunghi giorni di nave e lontani dal ritmo incalzante a cui li costringeva l’attività professionale, i tre passarono molto del loro tempo ad analizzarsi reciprocamente i sogni. Sebbene Ferenczi si sentisse molto inferiore ai suoi compagni di viaggio in questa attività di interpretazione, non aveva timore nel riferire a Freud cosa pensava riguardo ai sogni del Maestro.

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Ad esempio l’insoddisfazione per l’ambiente viennese che Freud spesso manifestava era, secondo l’analisi di Ferenczi, più una insoddisfazione e preoccupazione per l’ambiente familiare, una ‘insoddisfazione dell’anima’, con le sue implicazioni anche sessuali.

Con Jung non c’era la stessa confidenza. Ricorda Jung:

Eravamo insieme ogni giorno e analizzavamo i nostri sogni. In quel periodo ebbi alcuni sogni importanti, ma Freud non riusciva a capirne nulla. Non per questo lo criticavo, poiché a volte avviene anche al migliore analista di non saper risolvere gli enigmi di un sogno. Era un insuccesso umano, che non mi avrebbe mai fatto smettere le nostre analisi: al contrario, esse avevano per me un gran valore e la nostra amicizia mi era oltremodo cara. Consideravo Freud una personalità più anziana, più esperta e matura, e mi sentivo come un figlio suo. Ma poi capitò qualcosa che inferse un duro colpo alla nostra amicizia”.

Freud ebbe un sogno, che Jung interpretò come meglio poteva, ma aggiunse che si sarebbe potuto dire molto di più se solo avesse potuto conoscere qualche particolare in più sulla vita privata del Maestro. A queste parole, Freud lo guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, e poi disse: “Non posso mettere a repentaglio la mia autorità”. Come ricorda Jung: “in quello stesso momento l’aveva persa del tutto. Quella frase si impresse come un marchio indelebile nella mia memoria” (C.G. Jung Ricordi, sogni, riflessioni).


Terapie online, ovunque tu sia
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949

Nonostante queste tensioni, il viaggio fu gradevole e a Freud fece piacere sorprendere un giorno il suo attendente di cabina mentre leggeva il suo libro Psicopatologia della vita quotidiana. Freud annotò che la vita di bordo si svolgeva stranamente quieta e in sordina, fatta eccezione per “il suono lacerante dei corni da nebbia”.

Quando il 29 agosto la George Washington attraccò a New York, Abraham Brill si trovava sul molo ad aspettarla. Si racconta che, vedendo la Statua della Libertà, Freud abbia detto a Jung una fatidica frase: “Ma lo sanno (gli americani) che gli stiamo portando la peste“? Fu Lacan a riferire questa frase, durante una conferenza dal titolo La chose freudienne (Vienna, 1955). Lacan disse di averla appresa direttamente da Jung.

Fonti:
De Lauretis, Soggetti eccentrici, Feltrinelli
Jung C.G. Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli
Donn L. Freud e Jung, Leonardo

Dott.ssa Giuliana Proietti

Una Conferenza su Edward Bernays e l'invenzione della Propaganda

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Leggi anche: Sigmund Freud e il viaggio in America (1909)

I Social
Freddie Mercury: una biografia

Freddie Mercury: una biografia

Freddie Mercury: una biografia


Farrokh Bulsara, meglio conosciuto come Freddie Mercury, nacque nell’isoletta di Zanzibar, il 5 Settembre del 1946, da Bomi, e Jer, entrambi di origine iraniana. Bomi lavorava come cassiere per il ministero della giustizia britannico. La coppia aveva anche una figlia femmina, Kashmira, nata nel 1952. Nel 1954, a otto anni, Freddie fu mandato a studiare alla scuola inglese di St Peter a Panchgani, poco distante da Bombay. Nel College gli amici cominciarono a chiamarlo Freddie ed in seguito anche la famiglia adottò questo nome per il piccolo Farrokh.

L’educazione impartita dalla scuola era tipicamente inglese: ai ragazzi si faceva giocare a cricket, hockey ed altri sport. Freddie si distinse come campione di tennis da tavolo a dieci anni. Altre materie in cui brillava erano quelle artistiche. Sicuramente preferiva la musica allo studio, tanto che il Direttore del College, accortosi del talento del piccolo Bulsara, scrisse ai suoi genitori per consigliare loro di far seguire al figlio dei Corsi di musica. Essi acconsentirono e Freddie cominciò a studiare piano, con impegno e determinazione.

Entrò nel coro della scuola, prendendo parte a tutte le esibizioni, sia musicali che teatrali. Nel 1958, con altri amici del College formarono il gruppo degli ‘Hectics’, nel quale Freddie suonava il piano. Nel 1962 terminò la Scuola e Freddie tornò a Zanzibar.

In seguito a dei tumulti avvenuti nell’isola, nel 1964, molti residenti lasciarono Zanzibar per andare a vivere in Inghilterra. Così accadde anche alla famiglia Bulsara, che andò a vivere presso dei parenti a Feltham, nel Middlesex, fino a che non trovarono una sistemazione migliore.

Come spesso accade, questo trasferimento improvviso fu un trauma per il futuro Mercury, che non riusciva ad integrarsi a Londra, a causa del suo accento coloniale e l’aspetto da straniero. Nel Settembre del 1964 il ragazzo si iscrisse nel vicino Politecnico per prendere il grade A in arte e potersi poi iscrivere al College. Nel 1966 Freddie infatti fu accettato all’ Ealing College Of Art, per studiare grafica.

Psicolinea 20+anni di attività

Continuava ad interessarsi di musica ed in particolare gradiva le sonorità di Jimi Hendrix, di cui divenne grande fan, tappezzando con suoi ritratti tutte le pareti della sua camera. Si trasferì poi a Kensington, che era in quegli anni un ambiente particolarmente favorevole per chi si interessava di arte, in un appartamento affittato dall’amico Chris Smith, il quale racconta: ‘La prima volta che sentii Freddie cantare rimasi molto colpito. Aveva una voce potentissima e sapeva suonare benissimo il piano’.

Nel 1969 il futuro Mercury lasciò il College con il suo diploma in arte e design e qualche commissione per qualche annuncio da elaborare per la stampa locale. Si spostò nell’appartamento di Roger Taylor con il quale aprì un tipo di negozio molto in voga in quegli anni, in cui si vendevano oggetti artistici fatti da lui e dai suoi amici, abiti vittoriani e vestiti di seconda mano.

Seguici sui sociale

Facebook - Instagram - X

Nell’estate del 1969 Freddie conobbe un gruppo di Liverpool, gli Ibex, con Mike Bersin, John Trupp Taylor e Mick Miffer Smith; dopo dieci giorni Freddie aveva scritto per loro delle canzoni e cominciato a seguirli nei loro tour. Il 25 Agosto gli Ibex apparvero nel ‘Bluesology pop-in’, un evento open-air di cui parlò la stampa, pubblicando la foto di Freddie.

Già in quell’esibizione il futuro leader dei Queen aveva mostrato di saperci fare sul palco: non era solo la sua voce, bellissima, a conquistare il pubblico, ma anche il suo modo di muoversi sulla scena. Aveva carisma ed era un talento naturale; aveva una bella presenza e dei gusti musicali molto raffinati.

Il gruppo però si sciolse e Freddie cominciò a guardarsi intorno per formare un’altra band. Era il 1971 quando Brian May (chitarrista) e Roger Taylor (batterista) si unirono al progetto di Freddie e costituirono insieme con John Deacon al basso il gruppo dei Queen. Fu Freddy a scegliere il nome “Queen”perché voleva esprimere con un concetto regale e maestoso le ambizioni del gruppo, ma non possiamo non sottolineare il significato della parola nella sua accezione slang, che è “omosessuale”.

Seguici su YouTube Psicolinea Channel

Infatti il nostro, malgrado nel 1970 avesse incontrato Mary Austin, con la quale visse per sette anni e con la quale rimase per sempre amico, non nascose mai la sua omosessualità. Il periodo era poi quello dell’Imperialismo Glam e dell’ambiguità che aveva determinato il successo di personaggi come David Bowie, Lou Reed, Marc Bolan dei T.Rex. “Il glamour è parte di noi e vogliamo essere dandy”. Leggendarie sono le sue pose effeminate e narcisistiche.

In questo periodo Freddie si scelse un nome d’arte, “Mercury”, in onore del messaggero degli Dei.

Il primo pezzo dei Queen che entrò in classifica era suo (Seven Seas Of Rhye), così come il primo vero successo (Killer Queen) ed il più famoso hit dei Queen, “Bohemien Rhapsody” che rimase ai vertici della classifica per nove settimane. Si tratta in un certo qual senso di un brano rivoluzionario in cui si alternano spunti tratti da musica lirica e heavy metal in un perfetto connubio. Oltre ad essere una delle più belle canzoni rock c’è da segnalare il fatto che è la prima canzone accompagnata da un video clip.

La stampa specializzata non gradiva il gruppo, soprattutto per l’eccessivo istrionismo di Mercury sullo stage che serviva, a detta dei critici, a nascondere le carenze musicali e tecniche dei Queen.
Nel 1975 i Queen erano in Giappone, un paese del quale Freddie si innamorò perdutamente, tanto che collezionò per tutta la vita quadri e oggetti antichi di arte giapponese.

Nel dicembre del 1976 uscì °A day at the races” con il singolo “Somebody to love”che decretò il successo e la fama del gruppo. Poi arrivò “We are the champions”, che, concepita come canzone dell’orgoglio omosessuale, è diventata l’inno delle vittorie sportive in tutto il mondo.

Psicolinea Facebook

Nell’Ottobre del 1979 Freddie Mercury si esibì con il Royal Ballet, sulle musiche di Bohemian Rhapsody e Crazy Little Thing Called Love. Non aveva mai ballato, ma avrebbe sempre voluto farlo: fu un successo ed ebbe una standing ovation.
Nel 1980 il leader dei Queen decise, con grande autoironia, di adottare un look da macho, tagliandosi la folta chioma e facendosi crescere i baffi.

Negli anni ’80 ci furono altri hits: “Radio ga ga”, “A kind of magic”, “Under pressure” con David Bowie, “I want to break free”, “Who wants to live forever” per citarne qualcuno.

Nel 1982 i Queen decisero di prendersi una vacanza dal gruppo e decisero di non fare più tour per un anno. Freddie conobbe Georgio Moroder, che stava lavorando ad un rifacimento della colonna sonora del film Metropolis, del 1926. Da questa collaborazione nacque la canzone Love Kills.

YouTube player

Clinica della Coppia

Nel 1983 “the bad guy”, come veniva ormai chiamato Freddie, andò a vedere Un ballo in Maschera, di Giuseppe Verdi e lì fu letteralmente ipnotizzato dalla voce di Montserrat Caballé, la cantante lirica spagnola.

Nel 1985 uscì il primo album come solista, dalla CBS Records. Il 13 luglio 1985 i Queen si esibirono in Live Aid, e fu la loro consacrazione a livello mondiale. Nel 1987 uscì un nuovo singolo, con un classico dei Platters: The Great Pretender.

Nel Marzo del 1987 Freddie volle incontrare a Barcellona l’ammiratissima Montserrat Caballé alla quale lasciò una cassetta con delle canzoni. La diva le apprezzò moltissimo e ne cantò una al Covent Garden di Londra. Freddie ne fu felicissimo. La collaborazione tanto desiderata con la cantante spagnola cominciò e si mostrò al mondo con il brano “Barcelona Barcelona”, un duetto inciso per le Olimpiadi nella sua città.

PSICOLOGIA - SESSUOLOGIA
Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Terapie Individuali e di Coppia

Freddie sapeva di essere ammalato di AIDS, ma non voleva pensarci e continuava a lavorare con grande frenesia trasformando la sua abitazione in una clinica presa d’assalto ogni giorno da medici e infermieri.

Uscì in questo periodo il disco “Innuendo”. Soltanto il 23 novembre del 1991 il cantante annunciò pubblicamente di essere affetto da aids e fece appena in tempo, perché il giorno dopo morì nella sua casa di Kensington, in seguito ad una polmonite resa letale dal virus dell’HIV. Nell’ultimo video clip relativo al pezzo “The show must go on” il divo appariva infatti già segnato indelebilmente dalla malattia, ed il testo appariva profetico:

“Lo spettacolo deve continuare, sì lo spettacolo deve continuare – dentro il cuore mi sta spezzando – forse il mio trucco si sta sciogliendo, ma il mio sorriso continuerà a rimanere – qualunque cosa succeda lascerò tutto alla sorte -…fuori sta spuntando il giorno – ma dentro nell’oscurità sto morendo dalla voglia di essere libero…”

Il 20 Aprile del 1992 si tenne un concerto in suo onore allo Stadio di Wembley al quale parteciparono tutti i più grandi artisti, David Bowie, Elton John,Guns ‘N’Roses, il nostro Zucchero, George Michael, e i cui fondi sono stati raccolti per la Mercury Phoenix Trust, che si occupa della ricerca sull’AIDS. Nel 1995 i tre membri rimasti dei Queen pubblicarono l’album Made In Heaven, che comprende le ultime canzoni scritte e interpretate dal grande Freddie, un testamento postumo.

Lanfranco Bruzzesi

Imm. Wikimedia

Psicolinea for open minded people

I Social
Gibran Khalil Gibran: il poeta mistico

Gibran Khalil Gibran: il poeta mistico

Gibran Khalil Gibran: il poeta mistico


Gibran Khalil Gibran, poeta mistico e scrittore americano-libanese, divenne molto popolare nella cultura americana degli anni sessanta, ma lo è ancora oggi, visto che il suo libro più famoso, Il Profeta, viene continuamente ristampato. Conosciamolo meglio.

Infanzia e Giovinezza

Khalil nacque da una famiglia maronita (cattolici della Palestina), a Bsherri, alta valle del Qadisha, Libano settentrionale, il 6 gennaio del 1883. Sua madre, Kamila Rahmeh, aveva trenta anni quando ebbe Gibran, dal suo terzo marito Khalil Gibran, un uomo irresponsabile che portò la famiglia verso la povertà. Gibran crebbe con un fratellastro più grande di lui di sei anni, Boutros, e due sorelle minori, Mariana e Sultana, alle quali fu molto legato.

Kamila aveva un carattere molto forte e fu solo grazie ad esso che riuscì a raggiungere un fratello che era emigrato negli Stati Uniti, nel 1895, e a crescere lì la sua numerosa famiglia, lavorando come merciaia ambulante a Boston.

Vita negli Stati Uniti

La famiglia si stabilì nel quartiere di South End a Boston, Massachusetts, un’area con una grande popolazione di immigrati. Gibran si mostrò subito un ragazzo solitario, attratto dalla bellezza della natura piuttosto che dalle compagnie rumorose: amava le cascate d’acqua, le rocce, i cedri verdi, tutti soggetti che poi amò dipingere nei suoi quadri. Poiché povero, non poté frequentare regolarmente la scuola, ma ebbe la fortuna di conoscere un sacerdote, che lo iniziò alla cultura religiosa e alla Bibbia, oltre che a leggere e a scrivere. Il padre, semi-alcoolizzato, era rimasto in Libano.

Ritorno nel paese d’origine

Su consiglio della madre, Kahlil a 16 anni tornò nel suo Paese d’origine, dove si iscrisse al College de la Sagesse, una scuola superiore maronita di Beirut. Qui frequentò anche corsi di letteratura araba, fu attratto dalla letteratura romantica francese e approfondì la letteratura e la poesia araba. Iniziò anche a scrivere saggi e poesie in arabo. La vita in comune con il padre tuttavia era insostenibile, tanto che Gibran decise di ritornare in America, dopo aver terminato gli studi nel 1902.

Carriera Letteraria e Artistica

Tornò negli Stati Uniti nel 1902. Tra il 1902 ed il 1903 Khalil dovette affrontare molti eventi dolorosi: la morte di una sorella Sultana, del fratello e della madre.

Gibran scriveva all’epoca per il giornale Al-Mouhajer (L’Emigrante), in lingua araba. Nei suoi primi libri in questa lingua, “Ninfe della valle” (1906) e “Spiriti ribelli” (1908), Gibran si caratterizzò per l’uso dell’ironia, per il realismo delle storie, la descrizione della vita delle persone più umili e per il tono anti-religioso.

Questi scritti non ebbero successo, a causa dell’uso della lingua (sebbene avesse passato quattro anni in Libano il suo arabo non fu mai perfetto e fu comunque influenzato dal dialetto parlato nel suo paese d’origine). Anche lo stile si differenziava troppo dal gusto e dalle tradizioni arabe: forse per questo in seguito preferì scrivere quasi esclusivamente in inglese.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

YouTube player

Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Vita Privata

Nel frattempo Gibran venne introdotto in un circolo molto esclusivo di intellettuali, da Josephine Peabody, che divenne sua amante. Li rendeva simili l’indipendenza e la fierezza di carattere.

La passione fra loro tuttavia svanì ben presto e nel 1904, in occasione della sua prima mostra, alla galleria di Day, Gibran fece conoscenza con Mary Elizabeth Haskell di cui si innamorò perdutamente,  dedicandole moltissime lettere. Questo fu l’incontro più importante della sua vita.

Mary apprezzava moltissimo le capacità del giovane libanese e divenne sua amica, musa, mecenate e, più tardi, curatrice delle sue opere. Mary aveva 10 anni più di lui ed era preside di una scuola femminile: grazie a lei Gibran nel 1908 poté trasferirsi a Parigi per studiare all’Accademia di Belle Arti e divenire allievo dello scultore Auguste Rodin.

Una intervista sulla violenza domestica

YouTube player

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tornato negli Stati Uniti, nel 1911, andò a vivere a New York, dove cominciava ad essere conosciuto come pittore. Nel 1918 pubblicò il suo primo libro in inglese, ‘Il Folle’. Visse tra gli artisti del Greenwich Village.

Insieme a Mikhail Naimy fu il principale animatore di un’associazione letteraria Siro-Libanese, al-Rabitah, nata a Boston e New York tra letterati e pittori arabi d’oltre oceano. Intanto, alla sua fortuna di pittore si univa il successo come poeta e scrittore “visionario”, soprattutto dopo la pubblicazione, nel 1923, in inglese, del libro ‘Il Profeta’, una serie di 26 saggi poetici, in cui l’autore affronta temi universali come l’amore, la libertà, il lavoro e la morte. Il libro è stato tradotto in più di 100 lingue, ma alla sua uscita ebbe un successo piuttosto modesto.

Gli ultimi anni

Gli ultimi anni della sua vita furono estremamente attivi in campo letterario, ma difficili a causa di problemi di salute. Nel 1929 si manifestarono infatti i primi sintomi della cirrosi epatica e della tubercolosi che lo avrebbero stroncato nel giro di due anni. Morì a New York l’11 aprile del 1931.

Poiché aveva espresso il desiderio di essere sepolto in Libano, la sua salma fu subito trasportata nel paese dei cedri, con grandi onori;  nel 1932, la sorella Mariana e Mary Haskell acquistarono il Monastero Mar Sarkis (San Sergio) in Libano, dove è sepolto e vi è stato allestito un museo.

Psicolinea for open minded people

Il luogo era molto amato dal poeta, che così ne scriveva nel 1922 all’amico Misha (Mikhail Naimy):

 «Se soltanto tu conoscessi l’eremo che ho scelto per te e per me in Libano, […] mi diresti: “Andiamoci subito!” Si tratta di un vero e proprio chiostro, Misha, e non di un’imitazione come questo studio… È un piccolo monastero abbandonato, poco distante da Bisharri, il mio villaggio natale. Il suo nome è Mar Sarkis .[…]. La sua cappella e alcune celle sono scavate direttamente nel fianco calcareo della montagna. Il terreno terrazzato, che vi si trova di fronte, digrada a precipizio giù per la gola ed è perennemente lussureggiante […]. Perfino in Paradiso si stenterebbe a trovare un luogo più incantevole e tranquillo».

Produzione Letteraria

Lasciò una produzione abbondante, costituita da poemi in prosa, novelle, romanzi di costume (Le ali spezzate, Anime in rivolta) e varie opere in inglese (Il profeta, 1923; Sabbia e schiuma, 1925; Gesù, il figlio dell’uomo, 1928; Gli dei della terra, 1931; Il giardino del profeta, postumo, 1933).

La corrispondenza tra Gibran e Mary Haskell è archiviata presso la University of North Carolina Library. Una collezione di un centinaio di opere d’arte è conservata presso il Telfair Museum of Art di Savannah (Georgia).

Influenze culturali e personali su Khalil Gibran

Gibran nacque da una famiglia cristiana maronita. Fu influenzato non solo dalla sua religione ma anche dall’Islam, e specialmente dal misticismo dei sufi. La sua conoscenza della sanguinosa storia del Libano, con le sue distruttive lotte fra fazioni, rafforzò la sua fede nell’unità fondamentale delle religioni, che i suoi genitori esemplificarono accogliendo persone di varie religioni nella loro casa.

I temi di influenza nelle sue opere sono ispirate all’arte islamica / araba, al classicismo, al romanticismo europeo (William Blake e Auguste Rodin), alla confraternita pre-rafaelita,  al simbolismo e al surrealismo. Le principali influenze personali su Gibran furono dovute a Fred Holland Day, Josephine Preston Peabody (che chiamò Gibran “profeta”) e a Mary Haskell, la sua mentore.

Il Profeta

Il Profeta è un uomo che sta per prendere una nave che lo riporta a casa dopo 12 anni di assenza, durante i quali ha viaggiato in città straniere: viene fermato da un gruppo di persone, alle quali egli insegna i segreti della vita. Si tratta di una raccolta di poesie in prosa legate da un filo comune narrativo, nel quale si inseriscono tematiche differenti.

È un testo che fa riferimento a concetti religiosi, pur non inserendosi esattamente in nessuna religione, dato che parla di temi quali lo spirito, la mente, la natura. La raccolta è strutturata in domande e risposte: per ogni argomento, un personaggio fa una domanda al Profeta, il quale risponde per metafore e analogie con un testo di tipo poetico.

Psicolinea

Terapeuti di Psicolinea:
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta  -   Tel. 348 3314908

Estratti dal libro Il Profeta:

L’insegnamento

Nessuno può rivelarvi alcunché, eccetto ciò che già riposa semiaddormentato alle radici del vostro sapere. Il maestro che passeggia con i suoi discepoli all’ombra del tempio non elargisce la sua conoscenza, ma piuttosto la sua fede e la sua amorevolezza. Se è veramente saggio, egli non vi impone di entrare nella dimora della sua saggezza, ma vi guida alla soglia della vostra stessa mente.

La Conoscenza di Sé

‘Non dite: “Ho trovato la verità”, ma piuttosto, “Ho trovato una verità”.
Non dite: “Ho trovato il sentiero dell’anima”, ma piuttosto, “Ho incontrato l’anima in cammino sul mio sentiero”.
Poiché l’anima cammina su tutti i sentieri.
L’anima non procede in linea retta, e neppure cresce come una canna.
L’anima si schiude, come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.’

La preghiera

Perché, cos’altro è la preghiera, se non l’espansione del vostro essere nello spazio vivente?
E, se vi è di conforto riversare la vostra tenebra nell’etere, sia gioia per voi anche spandere il risorgere del vostro cuore.
E, se non riuscite a fare a meno di piangere, quando la vostra anima vi richiama alla preghiera, essa dovrebbe chiamarvi e richiamarvi ancora, finché non giungerete al riso.

La Bellezza

E la bellezza non è bisogno, ma estasi.
Non è una bocca riarsa, né una mano vuota protesa, Ma piuttosto un cuore che arde e un’anima incantata.
Non è l’immagine che vorreste vedere, e neppure la canzone che vorreste sentire, Ma un’immagine visibile anche a occhi chiusi, e un canto che potete udire anche tappandovi le orecchie.
Non è la linfa nella corteccia rugosa, né un’ala attaccata a un artiglio, Ma piuttosto un giardino eternamente in fiore e uno stormo di angeli sempre in volo.

I doni

Spesso dite: vorrei dare, ma solo a chi lo merita. Gli alberi del vostro frutteto non dicono così, e neppure gli armenti nel vostro pascolo. Essi danno per vivere, perché trattenere significa morire…

Il lavoro

Vi è stato sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura. Ma io dico che, quando lavorate, voi realizzate una parte del sogno più remoto della terra, assegnatovi quando quello stesso sogno fu generato. Così, la vostra fatica in verità è un atto d’amore per la vita, e amare la vita attraverso la fatica significa essere in armonia con il suo segreto più profondo.

Il Piacere

Il piacere è un canto di libertà, ma non è la libertà. Esso è il fiorire dei vostri desideri, ma non è il loro frutto.
E’ una profondità che si appella all’altezza, ma non è né profondo, né elevato
E’ il prigioniero che prende il volo, ma non è spazio racchiuso.
Si, in verità, il piacere è un canto di libertà.
E io vorrei vedervi cantare con tutto il cuore; ma non vorrei che lo smarriste, cantando.

(da Gibran Kahlil Gibran, Il Profeta)

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

YouTube player

 

Imm. Wikimedia

Autoritratto

Leggi le biografie di Psicolinea

I Social
Il cliente delle prostitute: chi è?

Il cliente delle prostitute: chi è?

Il cliente delle prostitute: chi è?

Terapia di coppia onlineINIZIA SUBITO UNA TERAPIA DI COPPIA ONLINE
CON LA DOTT.SSA GIULIANA PROIETTI
Terapia online, Individuale e di Coppia
 Tel. 347 0375949
Telefona o usa whatsapp
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Gli uomini che frequentano prostitute spesso lo fanno per motivi che possono variare: desiderio di soddisfare fantasie sessuali, bisogno di intimità o semplice ricerca di piacere senza legami emotivi. Questo comportamento può riflettere dinamiche personali, sociali o relazionali. Cerchiamo di capire le motivazioni individuali e il contesto che porta a questo particolare tipo di relazioni.

Come possiamo definire la prostituzione?

La prostituzione diretta è una forma di lavoro sessuale che implica uno scambio esplicito di beni materiali, favori e/o servizi in cambio di intimità sessuale o atti erotici senza alcun altro impegno richiesto.

Come viene praticata la prostituzione?

La prostituzione viene praticata in una miriade di culture diverse, sin dai tempi antichi. Gli uomini sono, da sempre, i principali consumatori dei servizi di lavoro sessuale, offerti in massima parte dalle donne agli uomini, anche se vi sono anche lavoratori sessuali uomini, di diverso orientamento sessuale, e trans.

Quanti sono gli uomini che vanno con le prostitute?

In Italia la stima più attendibile è quella calcolata sul numero delle persone che si prostituiscono (25-30.000) moltiplicato per 10 prestazioni al giorno, in media. Questo porta il conto a circa 2 milioni e mezzo di clienti. (Fonte: Gruppo Abele Torino)

Tariffe Psicoterapia

Chi sono i clienti delle prostitute?

I clienti delle prostitute, secondo vari studi, hanno le seguenti caratteristiche:

  • A livello interculturale riferiscono di avere più partner sessuali rispetto agli uomini che non hanno mai acquistato sesso ( Pitts et al., 2004 ; Monto e McRee, 2005 ; Ward et al., 2005 ; Schei e Stigum, 2010 ; Ompad et al., 2013 ; Monto e Milrod, 2014 ; Farley et al., 2017 ).
  • Hanno in genere avuto rapporti sessuali precoci rispetto ai non clienti ( Schei e Stigum, 2010 ; Ompad et al., 2013 ; Rich et al., 2018 )
  • Mostrano il desiderio di fare sesso con diversi/e partner, così come sesso meno relazionale e impegnato ( Xantidis e McCabe, 2000 ;Farley et al., 2017 ).
  • Esprimono atteggiamenti più permissivi nei confronti del sesso extraconiugale, pensano al sesso più frequentemente, riferiscono una maggiore frequenza di masturbazione ( Monto e McRee, 2005 ; Monto e Milrod, 2014 )
  • Accedono alla pornografia più spesso rispetto agli uomini che lo fanno  ( Monto e McRee, 2005 ; Farley et al., 2012 ).
  • Si assumono maggiori rischi sessuali e hanno una maggiore probabilità di acquisire e trasmettere malattie a trasmissione sessuale rispetto ai non clienti ( Ward et al., 2005 ; Schei e Stigum, 2010 ; Pan et al., 2011 Ompad et al., 2013 ;Ricco et al., 2018 ; Seidu et al., 2019 ).
  • Provano meno empatia nei confronti dei sex workers rispetto ai non clienti ( Farley et al., 2011 , 2017 ).
  • Sono più propensi ad accettare la possibilità dello stupro ( Cotton et al., 2002 ) della violenza nella coppia,
    ( Raj et al., 2008 ; Decker et al., 2009 ), del comportamento sessualmente coercitivo ( Farley et al., 2011 , 2017 ), o dello stupro contro donne che non si prostituiscono ( Monto e McRee, 2005 ;Jewkes et al., 2006 ).


Terapie online, ovunque tu sia
Dr. Giuliana Proietti - Tel. 347 0375949

Perché gli uomini scelgono di andare con una prostituta?

Dai diversi studi citati emerge che ciò che spinge un uomo ad andare con una prostituta è:

  • Desiderio di avere esperienze nuove,  eccitanti e proibite con molte donne, che vengono trattate con disprezzo per soddisfare i propri impulsi sessuali;
  • Cercare atti sessuali specifici che i/le partner non sono disposti a dare;
  • Percepire il sesso senza coinvolgimento affettivo perché meno complicato degli appuntamenti e delle relazioni romantiche;
  • Desiderio di dominare e controllare le prostitute, che sono percepite come vulnerabili e sottomesse;
  • Ricerca di conforto, compagnia, amore e intimità.

Perché alcuni uomini evitano le prostitute di strada?

Perché il lavoro sessuale di strada è caratterizzato da un elevato rischio, pericolo, uso di sostanze illegali e sfruttamento delle donne.  I clienti che preferiscono le lavoratrici del sesso in appartamento tendono ad essere più anziani e a comprare sesso più a scopo di compagnia, amore e intimità rispetto agli uomini che pagano per servizi di prostituzione in strada: questi ultimi clienti sono in genere persone emarginate e povere.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

YouTube player

 

Fonte principale
https://doi.org/10.3389/fpsyg.2020.577171

Psicolinea 20+anni di attività

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Leggi anche su psicolinea:

Sex Business: la prostituzione come scelta
La prostituzione al tempo di Internet
Il cliente delle prostitute: chi è?
Uomini in relazione stabile con una prostituta

I Social