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La vera storia dell'antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoff

La vera storia dell’antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoff

La vera storia dell’antropologo Gerardo Reichel-Dolmatoff

Psicolinea for open minded people

In una storia che potrebbe essere la trama di un film, si è scoperto che uno dei pionieri dell’antropologia nel mondo, era un membro sia della SS nazista che della resistenza francese, durante la seconda guerra mondiale.

Gerardo Reichel-Dolmatoff è divenuto una leggenda in antropologia e in particolare in Colombia, dove ha vissuto con molte persone indigene del Paese nel corso degli anni Cinquanta  e Sessanta e ha fondato il primo dipartimento di antropologia. Morì nel 1994, ma la sua leggenda non ha fatto che crescere, dalla sua scomparsa.

In molti modi, Reichel-Dolmatoff ha plasmato l’immagine classica dell’antropologo.  Ha vissuto con le comunità di origini più remote per imparare la lingua e le visioni del mondo delle società sconosciute del passato. Ha camminato attraverso la giungla e ha partecipato alle cerimonie allucinatorie delle religioni locali. Ha aperto la strada all’archeologia non della civiltà gigante, ma di popoli sperduti in specifiche valli e crinali.

Era in realtà nato in Austria, ma parlava poco del suo passato. Questo non sorprende, alla luce delle nuove rivelazioni.

Augusto Oyuela-Caycedo, un antropologo presso l’Università della Florida, ha svolto una ricerca approfondita su questa figura leggendaria, ma ha scoperto molto più che l’eco di un mito.

Chi parla spagnolo può guardare la sua presentazione ad una recente conferenza. In ogni caso, è facile constatare la sua assenza dalle discussioni accademiche.

Oyuela-Caycedo ha iniziato la sua indagine in omaggio al suo amico e mentore solo per scoprire un passato triste ben documentato negli archivi nazisti. A un certo punto della presentazione, è arrivato fino alle lacrime mentre stava leggendo una descrizione di come il futuro antropologo austriaco aveva ucciso un uomo anziano con la pistola.

Si è scoperto che Reichel-Dolmatoff era un membro del partito nazista e delle SS, egli stesso nella guardia personale di Hitler, e un partecipante agli squadroni della morte della Gestapo. In seguito aveva allenato le guardie del campo di concentramento di Dachau.

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Alla luce della sua successiva vita in Colombia, sarebbe facile pensare a questo come ad un altro triste racconto di un nazista sfuggito alla giustizia attraverso l’anonimato in America Latina, ma Reichel-Dolmatoff non sembrava il tipico nazista fuoriuscito dall’Europa. Nel 1936 ebbe una vagamente descritta  ‘crisi mentale’ e fu dichiarato inadeguato alle SS e pubblicamente espulso dal partito nazista.

Curiosamente, subito dopo lavorò per la resistenza francese anti-Hitler, e continuò a sostenere la resistenza francese dopo il suo arrivo in Colombia nel 1939, al punto che alla fine fu insignito dell’Ordine Nazionale del Merito, da parte del Presidente francese.

Il successivo lavoro antropologico di Reichel-Dolmatof è completamente privo di sfumature naziste: non un accenno di ‘igiene razziale’ eugenetica  e per tutta la sua vita ha cercato di dimostrare la straordinaria diversità dei popoli indigeni della Colombia, del Rio delle Amazzoni e delle montagne della Sierra Nevada.

Il caso solleva una serie di domande difficili. La natura della “crisi mentale” di Reichel-Dolmatof rimane completamente oscura. La rivista in lingua spagnola Arcadia si chiede: come ha fatto un giovane nazista a lavorare in Colombia per un movimento di resistenza contro Hitler? Si è trattato di una crisi di coscienza o di qualcosa più opportunistico?

Ma forse più importante è la questione se Reichel-Dolmatof potrà mai redimersi. La sua vita e la sua opera saranno per sempre infangate? Il suo buon lavoro verrà sepolto dal suo oscuro e violento passato ?

Lui stesso potrebbe essersi posto questa domanda molte volte.

Link in lingua inglese alla scoperta di questa storia
Link alla presentazione di Oyuela-Caycedo in lingua spagnola
Link all’articolo della rivista Arcadia.

Vaughan Bell

Articolo originale: A dark and complex past

Immagine: Mind Hacks

Traduzione Psicolinea.it © Settembre 2012 – Riproduzione autorizzata

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Antoine de Saint-Exupery: una biografia
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Vaughan Bell
Dr. Vaughan Bell

Vaughan Bell è uno psicologo clinico e un ricercatore, interessato al trattamento delle lesioni cerebrali e del disagio mentale. Lavora al King’s College di Londra ed è membro internazionale della cattedra di psicopatologia presso il Departamento de psyquiatría, Ospedale Universitario San Vicente de Paúl e Universidad de Antioquia, Medellín, Colombia.

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  • 7 Set 2012
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L’importanza dell’inganno e dell’auto-inganno

L’importanza dell’inganno e dell’auto-inganno

Dr. Walter La Gatta

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Robert Trivers (classe 1943) è un biologo evoluzionista e sociobiologo americano, Professore di Antropologia e Scienze Biologiche presso la Rutgers University. Trivers è noto soprattutto per aver proposto le teorie su l’altruismo reciproco (1971), nel quale l’autore postulava ad esempio che il nostro essere disponibili verso gli sconosciuti sia dovuto al fatto che i nostri antenati hanno capito che, da questi comportamenti di generosità, si possono ottenere dei vantaggi.

Precedenti suoi lavori hanno riguardato l’investimento genitoriale  (1972), la determinazione facoltativa del rapporto demografico fra i sessi (1973), e il conflitto genitori-figli (1974). In questo lavoro l’autore ipotizza che i conflitti familiari derivino dal fatto che i due coniugi non hanno geni in comune e che ne condividano solo il 50% con i propri figli. I figli stessi, a meno che non siano gemelli omozigoti, hanno in sé geni che contrastano fra loro. Altre aree in cui Trivers ha dato contributi influenti riguardano una visione adattativa del concetto di auto-inganno (la prima volta nel 1976) e il conflitto tra i geni che compongono il genoma.

L'importanza dell'inganno e dell'auto-ingannoQuesti concetti sono stati poi diffusi anche da altri studiosi, in particolare Edward O. Wilson in “sociobiologia”, Dawkins in particolare ne “Il gene egoista” e Pinker in “Come funziona la mente.” Tutti hanno citato Trivers, che Pinker ha perfino definito “un genio sottovalutato, e uno dei più grandi pensatori della storia, per quanto riguarda l’analisi del comportamento e delle emozioni, aggiungendo che, se Trivers non è così conosciuto, è perchè ha lottato con il disturbo bipolare fin da giovane. Egli è anche, per sua stessa ammissione, un irascibile anti-autoritario, che si trova spesso nei guai a causa del fatto che non riesce a tenere a freno la lingua.

Nel libro Geni in conflitto, Trivers sosteneva che, durante l’evoluzione, la maggior parte dei geni si diffonde per incrementare le possibilità  dei loro organismi ospiti (o dei loro parenti più prossimi) di sopravvivere e riprodursi. Alcuni geni, invece, si diffondono nell’organismo che li ospita impedendo la loro stessa trasmissione alle generazioni successive. In conseguenza di ciò, geni differenti all’interno dello stesso organismo manifestano interessi e comportamenti adattativi diametralmente opposti (queste osservazioni riguardano tutte le specie: dal lievito di birra agli esseri umani).

Il suo ultimo libro è The Folly of Fools, la Follia degli Stolti, dove  l’autore parla dell’importanza dell’inganno. Trivers inizia il libro sostenendo che la concorrenza tra ingannatori e ingannati è una parte saliente del processo evolutivo. Dal momento che l’intelligenza aiuta sia ad ingannare che ad  individuare l’inganno, Trivers suggerisce che l’inganno sia una “caratteristica profonda” della vita e anche una necessità, considerata la lotta brutale fra i geni per la sopravvivenza.

Trivers ricorda tutti gli inganni che esistono nelle specie animali, ad esempio come la rana pescatrice (o coda di rospo) attiri le sue prede usando il primo raggio della pinna dorsale come se fosse una canna da pesca: quando una preda incuriosita dai movimenti della pinna si avvicina per ingoiare la finta esca, la rana pescatrice porta prima l’appendice un po’ all’indietro, poi ingoia l’animale che si è avvicinato. Le farfalle invece scoraggiano i predatori colorandosi in modo da ricordare i colori di specie velenose, gli opossum e i cuculi si evitano il fastidio di allevare i figli deponendo le loro uova nei nidi di altri uccelli.  Anche i virus e i batteri utilizzano dei sotterfugi per salvarsi dalle azioni del sistema immunitario dell’ organismo che li ospita.

Anche alla base della intelligenza umana vi sarebbe dunque l’inganno, una funzione importante, in quanto consente di manipolare le altre persone. Perché ad esempio impariamo a piangere? Per manipolare gli altri, così come quando tentiamo di “gonfiare” le nostre qualità personali agli occhi delle altre persone, o le qualità di coloro che fanno parte del nostro ambiente politico, etnico o religioso nei confronti degli estranei. Per dimostrare l’importanza dell’auto-inganno nella evoluzione umana,

Trivers fa l’esempio della moderna lotta incessante contro lo spam, che ha portato a lavorare sulla stessa materia sia chi vuole ingannare, gli hackers, sia chi vuole prevenire l’inganno,  creando degli anti-virus o anti-spam. Entrambi, per cercare i mezzi più sottili di inganno, diventano sempre più esperti e capaci nell’individuare gli inganni altrui. In breve, l’inganno seleziona continuamente la capacità mentale dell’ingannato.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Anche l’auto-inganno produce grandi benefici: in primo luogo, credere di essere più intelligenti, più sexy e più bravi di quello che realmente siamo – o di come gli altri ci considerano – ci può aiutare a sedurre, a convincere gli altri e anche a migliorare la nostra salute, attraverso l’effetto placebo, per esempio.

E quanto più noi crediamo alle nostre bugie, più sinceramente, e quindi efficacemente, possiamo mentire agli altri. Un tema intrigante proposto ne “la follia degli stolti” è che l’auto-inganno possa influenzare la nostra suscettibilità alle malattie, sia in bene che in male. Ad esempio il fondamentalismo religioso, che spesso limita i rapporti sessuali con persone di altre fedi, o anche le interazioni con l’esterno, può aiutare a proteggere i fedeli dai parassiti trasportati da soggetti appartenenti ad un’altra fede religiosa. Secondo Trivers, le religioni tendono inoltre a dividere in fazioni rivali soprattutto nelle regioni dove vi sono alti tassi di malattie infettive.

Trivers conclude che le nostre illusioni, seppure in molti casi ci aiutino, in altri possono avere conseguenze devastanti, dalla dissoluzione di un matrimonio al crollo delle quotazioni in borsa, alle guerre mondiali, o ad altri disastri. Tra i tanti episodi citati, vi è quello di un incidente aereo del 1982, quando un volo dell’Air Florida tentava il decollo da Washington durante una tempesta di neve.

Il co-pilota avvertì il comandante che le ali erano ancora ghiacciate e che il cruscotto non mostrava correttamente la visualizzazione della velocità dell’aereo, ma il pilota, molto sicuro di sé, respinse le sue obiezioni fino ad un secondo prima che l’aereo si schiantasse nel fiume Potomac, uccidendo tutti i passeggeri, tranne cinque.

L’incidente, come le registrazioni vocali della scatola nera hanno dimostrato, è stato principalmente il risultato di una eccessiva sicurezza in sé del pilota, che lo ha portato a ignorare o minimizzare tutta una serie di segnali di pericolo che il suo più attento, ma meno assertivo collega gli aveva fatto notare.

Questo è uno degli esempi più drammatici dei costi dell’auto-inganno, presenti nel nuovo libro di Robert Trivers, ma l”autore prende in esame molti esempi, fra cui le guerre o i conflitti storici, da quello israeliano-plaestinese, a quello con gli indiani d’America, prendendo posizioni molto dure ( Trivers era un amico intimo del leader del Black Panther Huey Newton e non fa mistero delle sue idee politiche estremiste).

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I suoi giudizi non sono più generosi quando si tratta di valutare i suoi stessi comportamenti: da quando mentiva alle ex fidanzate (a quanto pare ne ha avute molte), alle mogli (due), ai bambini (cinque) e ai colleghi. In un passaggio particolarmente toccante, Trivers ricorda che una volta stava camminando in città con una donna giovane e attraente, cercando di corteggiarla, quando all’improvviso vide un vecchio accanto a lei, con i capelli bianchi, brutto, con la faccia che cadeva a pezzi, che a malapena si teneva in piedi.

Trivers si rese conto all’improvviso che stava vedendo la sua immagine riflessa nella vetrina di un negozio: per avere il coraggio di corteggiare quella ragazza era ricorso all’auto-inganno.  (Nella sua teoria infatti l’auto-inganno consente ai maschi di poter godere di una eccessiva sicurezza in sé stessi, poiché questo tende ad aumentare il successo riproduttivo).

L’ultimo capitolo del libro è una diatriba contro le scienze sociali (economia, antropologia culturale e psicologia) per il fatto che esse non sono sufficientemente basate sulla biologia. Non mancano, in questa spietata analisi iconoclasta, anche dei giudizi negativi sugli accademici, persone inclini a darsi troppa auto-importanza (un sondaggio ha rilevato che il 94 per cento si considera al di sopra della media nel proprio campo).

“Mi dichiaro anch’io colpevole”, Trivers aggiunge, con falsa modestia, forse un’altra forma di auto-inganno per ottenere migliori vantaggi.

Dr. Walter La Gatta

Una intervista sulla Timidezza

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Fonti:

Review – The Folly of Fools, Metapsychology
Why We Lie, New York Times
‘The Folly of Fools’: If it doesn’t kill you, deceit can make you smarter, Seattle Times

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copertina del libro

Chicca per chi conosce bene l’inglese: Noam Chomsky e Robert Trivers discutono su l’autoinganno (2006) You Tube

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Dr. Walter La Gatta

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  • 4 Apr 2012
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Freud a lezione da Signorelli per studiare la memoria

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Luca Signorelli, pittore del Rinascimento italiano, è rinomato per i suoi affreschi nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, una piccola cittadina umbra in provincia di Terni.

Queste opere, eseguite tra il 1499 e il 1504, sono considerate tra i suoi capolavori e hanno avuto un’influenza significativa sull’arte rinascimentale successiva, compresi gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina.

Gli affreschi di Signorelli raffigurano principalmente scene del Giudizio Universale, la Resurrezione dei Morti e la Fine del Mondo. Sono ricchi di temi apocalittici tratti dal Libro dell’Apocalisse e dalla “Divina Commedia” di Dante.

Gli affreschi di Signorelli sono celebrati non solo per la loro bellezza artistica, ma anche per la loro profondità teologica, che riflette l’intenso fervore religioso e le preoccupazioni escatologiche della fine del XV secolo.

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Nel 1897, ad Orvieto,  Sigmund Freud ebbe una rivelazione. Nella cattedrale della città, davanti alla rappresentazione del giudizio universale del pittore rinascimentale Luca Signorelli,lo psicoanalista, che aveva allora 41 anni, sentiva di aver trovato “la più grande” rappresentazione del tema che avesse mai visto, fino ad allora.

L’affresco, intenso e violento, portava con sé una strana energia sessuale, e per questo restò scolpito nella sua mente. Tuttavia, alla sua partenza, con sua immensa frustrazione, Freud non riuscì a ricordare il nome dell’artista.

Con sua grande meraviglia, Freud poteva ricordare benissimo alcuni dettagli dell’affresco, perfettamente scolpiti nella sua mente, ma non l’autore del dipinto. Il padre della psicoanalisi non poteva spiegarsi la ragione di questa memoria selettiva e su di essa fece molte riflessioni.

In un primo momento pensò che l’opera fosse di Sandro Botticelli o di Giovanni Antonio Boltraffio, ma poi capì che stava semplicemente confondendo i cognomi.

L’episodio divenne un momento chiave nella sua carriera, tanto che ne parlò nel suo “Meccanismo psichico della dimenticanza” (1898), a proposito dei nomina propria. Lo psicoanalista viennese attraverso questo esempio spiegava i meccanismi attraverso i quali la mente, pur ricordando perfettamente immagini e sensazioni di opere d’arte, può dimenticare i nomi propri degli artisti che le hanno prodotte.

Al posto del Signorelli si presentarono infatti alla mente di Freud delle formazioni sostitutive e cioè quelle dei pittori Botticelli e Boltraffio, che rappresentavano uno spostamento dal termine rimosso.

Quando il nome mancante ‘Signorelli’ gli venne comunicato da altri, Freud lo riconobbe e poté così ricostruire, a posteriori, gli spostamenti che avevano portato sino al nome di Boltraffio.

In questo processo i nomi sono trattati in modo analogo alle lettere di una frase trasformata in rebus: non solo le parole che si associano fra loro, ma pezzi, frammenti di parola, che rimandano dall’una all’altra lungo un reticolo nelle cui intersezioni trapela il contenuto rimosso, strettamente connesso a vissuti fondamentali come la sessualità e la morte.

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Freud era così colpito dal lavoro di Signorelli in quanto sentiva che, come ebreo, “apparteneva ai dannati”, coloro cioè che, come nella rappresentazione del Signorelli del Giudizio Universale, dopo morti sarebbero stati gettati all’inferno.

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Giudizio Universale del Signorelli, Wikipedia

Fonte:

Nicholas Fox Weber, Freud’s Trip to Orvieto, Bellevue Literary Press.

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Audrey Hepburn: talento, grazia e impegno umanitario
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  • 11 Mag 2017
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Le ceneri di Freud

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Nel 1939, dopo la morte di Freud, avvenuta quando lo psicoanalista aveva 83 anni, la sua salma fu cremata e deposta presso il cimitero ebraico di Golders Green, a Londra. Quando anche Martha Freud morì, nel 1951, a 90 anni, all’urna furono aggiunte anche le ceneri della moglie.

L’urna è molto particolare, in quanto si tratta di una antica anfora greca, risalente al terzo secolo avanti Cristo. Questo manufatto era stato nello studio di Freud per oltre venti anni, regalo della paziente aristocratica Marie Bonaparte, pronipote di Napoleone, che divenne poi lei stessa una psicoanalista.

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Il personale del crematorio di Golders Green ha scoperto qualche giorno fa che dei ladri maldestri hanno tentato di rapire le ceneri di Freud, si pensa per chiedere un riscatto, senza peraltro riuscirci. E’ invece andata in pezzi l’antica anfora greca in stile classico, con figure rosse dipinte su sfondo nero lucido, che raffigurano Dioniso e una menade (seguace del dio del vino e della baldoria).

Fra splendidi giardini ed edifici , tra cui un mausoleo progettato dall’architetto Edwin Lutyens , Golders Green conserva anche le ceneri di decine di nomi famosi, tra cui Bram Stoker , il creatore di Dracula, e altri autori come Enid Blyton e Kingsley Amis, la ballerina Anna Pavlova, ecc.

Nel suo studio di Hampstead, divenuto ora un museo dedicato a Sigmund Freud, si conserva ancora il divano usato nelle terapie, drappeggiato con un prezioso tappeto orientale (peraltro recentemente ristrutturato), in cui alcuni dei più famosi pazienti di Freud rivelarono i loro traumi : da Dora all’uomo dei lupi, all‘uomo dei topi.

Dr. Giuliana Proietti

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Fonte e immagine:
Urn containing Sigmund Freud’s ashes smashed during theft attempt,  The Guardian

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Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
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  • 18 Gen 2014
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Andy Warhol, il più americano fra gli artisti

Andy Warhol, il più americano fra gli artisti

Andy Warhol, il più americano fra gli artisti


Andy Warhol (1928-1987) è stato un artista e regista statunitense, figura centrale del movimento della Pop Art. Celebre per le sue opere iconiche come le serigrafie di Marilyn Monroe e le lattine di zuppa Campbell, Warhol ha esplorato la relazione tra arte, cultura di massa e celebrità, rivoluzionando il mondo dell’arte con il suo stile unico e il suo approccio innovativo. Ecco una sua biografia.

Andy Warhol nacque nel 1928 a Pittsburgh. Il padre Andrei Warhola, di origine cecoslovacca, era emigrato negli Stati Uniti prima della grande guerra insieme con la moglie.

L’infanzia di Andy non è certo delle più felici. I tempi sono quelli della “Grande Depressione” e non è facile vivere nei sobborghi operai della città; inoltre quando ha quattordici anni il padre muore di peritonite tubercolare lasciando la famiglia in condizioni ancora più disagiate tanto che la madre è costretta a sbarcare il lunario confezionando fiori di carta.

Andy, in cui possiamo già scorgere una certa predisposizione per il disegno, si iscrive ad un corso di arte e poi all’università di Pittsburgh e per mantenersi agli studi dà lezioni di disegno e lavora durante l’estate presso un grande magazzino fino a che non vince un premio e gli viene chiesto di lavorare come Art Editor nei giornali studenteschi. Conseguito il diploma, nel 1949 si trasferisce a New York e da principio divide gli appartamenti con altra gente, ma riesce a trovare il modo di collaborare con diverse riviste tra le quali “Glamour”e “Vogue”, dimostrando di muoversi bene nel mondo snob dell’editoria.

Nel 1952 tiene la sua prima mostra personale: 15 disegni ispirati agli scritti di Truman Capote, di cui rimarrà a lungo amico. E’ in questi anni che mette a punto la tecnica della “bottled line” che eserciterà un forte influsso sul linguaggio della grafica pubblicitaria: il procedimento consiste nel tracciare un disegno su un foglio poco permeabile applicandolo poi, quando è ancora umido, su una serie di altri fogli che diventano a loro volta degli originali. Ormai il successo è alle porte e quando finalmente può permettersi una casa propria, sua madre arriva inaspettatamente in città e si stabilisce nello stesso alloggio dicendo di voler prendersi cura di lui.

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Nel 1963 Andy raccoglie intorno a sé numerosi giovani artisti costituendo una specie di comune cui dà il nome di “Factory”: produce films underground e diventa una sorta di vate per gruppi musicali come i Velvet Underground di Lou Reed e John Cale.

Nel 1969 fonda la rivista “Interview” dedicata al mondo del cinema e così ora sono i divi di Hollywood ad andare da lui per ritrovarsi nelle copertine dei giornali, non ha più bisogno di vederli nelle fotografie collezionate da piccolo: Farrah Fawcett, Liza Minnelli, Jodie Foster, Jack Nicholson, Liz Taylor etc., sono suoi frequentatori abituali.

Tra la fine degli anni sessanta sino alla morte l’opera grafica e la pittura acquisiscono per Warhol un ruolo sempre più importante: eseguirà fra i 50 e i 100 ritratti all’anno di personaggi famosissimi e non (Marylin Monroe, Mao Tse Tung, Liza Mannelli, Mick Jagger dei Rolling Stones) e stampe che propongono immagini di sconcertante quotidianità, dalle bottigliette della Coca Cola alla lattina di minestra Campbell.

Ormai accolto nel Gotha della cultura e dell’arte, nel corso degli anni ottanta il nostro vede esporre le sue opere nei musei più importanti e così comincia a viaggiare per il mondo intero. L’ultima sua meta sarà l’Europa: Parigi e Milano, tra il 18 e il 24 gennaio 1987, quando presenta la serie dedicata all’ultima cena di Leonardo da Vinci.

Tornato negli States, il 17 febbraio viene colpito da una colica biliare; operato alla cistifellea al New York Hospital il 21 febbraio, muore il mattino successivo.

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LA POP ART

Si discute molto sull’arte di Andy Warhol, la cosiddetta Pop-Art; ciò che possiamo dire con certezza, senza prendere una posizione a favore o contraria, è che essa prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità senza alcuna volontà di scelta estetica, ma come pura e semplice registrazione delle immagini quotidiane. Non si può assolutamente condividere certa critica europea che in queste operazioni vuole vedere una presa di posizione contro il kitsch dilagante nella società consumistica. Di sicuro si può affermare che Warhol si è mosso sempre nella cultura newyorkese e va annoverato perciò, malgrado figlio di esule cecoslovacco, fra i maggiori rappresentanti della cultura americana e, paradossalmente, il più americano fra gli artisti.

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DIARI DI ANDY WARHOL BY PAT HACKETT

Nell’autunno del 76 Andy e la sua assistente-segretaria, Pat Hackett, stabiliscono di parlarsi al telefono ogni mattina di giornata lavorativa: lo scopo iniziale è quello di trascrivere tutto ciò che l’artista fa durante il giorno; a poco a poco questa telefonata del mattino diviene qualcosa di più, una sorta di riflessione sulla vita, un vero e proprio diario che, pubblicato nel 1989, rappresenta una autobiografia di un uomo che è stato alla ribalta delle cronache d’arte e mondane negli anni settanta e ottanta e una testimonianza di ambienti e mode, di incontri con i divi più acclamati di Hollywood.

Questi diari ci svelano la ricca personalità di un uomo, fatta di intuizioni geniali ma anche di fobie, angosce, manie.

Interessante è il fatto, ad esempio, che, per fare un ritratto, scattava una sessantina di foto con la polaroid Big Shot e quando la produzione di questo modello cessò, Andy si mise d’accordo con la ditta per acquistare tutto lo stock rimanente. Era inoltre ossessionato dai controllori fiscali a tal punto che arrivava a tener conto delle chiamate di lavoro da 10 cents dai telefoni pubblici.

Un suo grande timore era di andare in rovina. Era poi terrorizzato dal cancro e dalla morte in generale: un mal di testa o un brufolo, come scrive P.H., era sempre un possibile tumore del cervello o della pelle.

Riportiamo ora alcuni passi tratti da questi diari:

Lunedì 8 dicembre 1980

“… E’ arrivato poi qualcuno che ha detto che avevano sparato a John Lennon e nessuno riusciva a crederci, così qualcuno ha telefonato al Daily News e loro hanno confermato. Era terribile, nessuno riusciva a parlare d’altro. Gli hanno sparato davanti a casa sua. Arrivato a casa , ho acceso la TV e hanno detto che è stato assassinato da un tale a cui aveva dato un autografo qualche ora prima quella sera stessa.

Martedì 9 dicembre 1980

“… Ho guardato le notizie su John ed è spaventoso. Voglio dire, l’altro giorno il ragazzo chiamato Michael, che mi scrive lettere da cinque anni, è semplicemente entrato-qualcuno aveva aperto con il citofono-e mi si è avvicinato, mi ha dato un’altra lettera e se ne è andato. Dove vive? In qualche ospizio?

Venerdì 14 febbraio 1987

“Una giornata veramente corta. Non è successo un granché. Sono andato a fare delle spese, delle commissioni, sono rientrato a casa, ho parlato al telefono… Sì, tutto qui. E’ stata una giornata corta”

… come quella di tanti di noi oggigiorno

Lanfranco Bruzzesi

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Dr. Lanfranco Bruzzesi
Dr. Lanfranco Bruzzesi

Appassionato di musica, collabora con psicolinea per la stesura di biografie di personaggi famosi, in particolare nel mondo della musica. Lanfranco Bruzzesi è inoltre il principale ispiratore dell’Associazione Culturale Ankon Cultura, che ha sede ad Ancona e che organizza conferenze, viaggi ed altri eventi culturali.

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  • 27 Lug 2018
  • Dr. Lanfranco Bruzzesi
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