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Autismo, psicoanalisi e packing

Autismo, psicoanalisi e packing

Autismo, psicoanalisi e packing

Dr. Walter La Gatta

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tariffe Psicoterapia


Articolo datato

Il Paese europeo considerato più arretrato per la cura dei bambini autistici non è, per una volta, l’Italia, ma è la Francia, in quanto non sembra voglia abbandonare la via psicoanalitica per la cura dell’autismo, che è tutt’ora considerato oltr’Alpe una forma di psicosi, originata dal comportamento sbagliato dei genitori. Insomma, teorie che ormai appartengono al secolo scorso e che nessun ospedale o centro di cura italiano prenderebbe più in seria considerazione.

In alcuni Paesi europei i bambini autistici sono inviati in scuole speciali, dove seguono dei corsi adattati alle loro esigenze, oppure, come in Italia, sono seguiti da un insegnante di sostegno, per cercare di integrarli nel gruppo-classe. In Francia invece, questi bambini vengono inviati ai servizi sociali, per sottoporsi ad una psicoterapia di tipo psicoanalitico.

Il mese scorso, un rapporto dell’ autorità sanitaria francese ha concluso che non vi era unanimità, fra gli studiosi,  nel ritenere che l’autismo potesse essere trattato con la psiconalisi e quest’ultima non veniva dunque più inclusa fra i trattamenti consigliati. Questo ha provocato una levata di scudi da parte degli psicoanalisti francesi. Le società freudiane, l’Associazione Mondiale di psicoanalisi e l’Istituto francese del Bambino hanno chiesto al governo di tornare a riconoscere il proprio approccio clinico.

“La situazione in Francia è un po’ come quella che vi era negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, ha detto il dottor Fred Volkmar, un esperto americano che dirige il Centro Child Study presso la Yale University. “I francesi hanno una visione molto idiosincratica dell’ autismo e, per qualche motivo, non si lasciano convincere dalle prove”.

I metodi comportamentali, che si concentrano su come aiutare i bambini autistici a comunicare con gli altri e a sviluppare  le abilità sociali, sono la norma in Gran Bretagna, Canada, Giappone, Stati Uniti e altrove in Europa. Ma sono raramente utilizzati in Francia.

La Francia è stata a lungo criticata per il suo approccio al trattamento dell’autismo. Nel 2002, l’associazione Autisme Europe presentò una denuncia contro la Francia al Consiglio d’Europa, perché questa nazione si rifiutava di educare i bambini autistici, come previsto dalla Carta sociale europea.

Una intervista sulla Timidezza

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La denuncia è stata accolta e il Comitato europeo dei diritti sociali ha dichiarato che “La Francia non è riuscita a compiere progressi sufficienti” nell’educazione dei bambini autistici. Il Comitato ha anche rimproverato la Francia, in quanto continua ad “escludere” le persone autistiche  e a mostrare nei loro confronti una cronica carenza di cure.

Volkmar è convinto che alcune forme di psicoanalisi potrebbero essere utili per bambini autistici altamente funzionali, per gestire ad esempio problemi specifici come l’ansia, ma la psicoterapia non dovrebbe essere considerata un trattamento di elezione. Negli Stati Uniti, la maggior parte dei bambini autistici – oltre il 95 per cento – frequenta infatti la scuola.

Invece i bambini francesi con problemi di autismo sono molto indietro. Secondo i dati del governo, meno del 20 per cento di loro frequenta la scuola. Per lo più essi sono tenuti a casa  (vengono portati in day hospital per le sedute di psicoterapia).

Molti esperti francesi insistono sul fatto che la psicoanalisi sia essenziale. “Non direi mai che la psicoanalisi sia  ‘il metodo migliore’, ma ha un valore inestimabile”, ha detto ad esempio Marie Dominique Amy, presidente della CIPPA, un’associazione francese di psicoterapeuti e psichiatri, aggiungendo che anche nei bambini autistici che non parlano, la terapia può essere svolta attraverso gesti e interpretazione del linguaggio del corpo.

La Amy ha detto di non avere nulla contro i metodi comportamentali, che potrebbero essere inclusi in un programma di trattamento completo, ma ciò nonostante ritiene che non possa essere accettata la valutazione fatta dall’autorità sanitaria francese  riguardo alla psicoanalisi e alla sua utilità nel trattamento dell’autismo.


Ipnosi Clinica

ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI E ONLINE

 

La Amy ha anche detto di aver visto dei bambini autistici migliorare dopo il trattamento con una terapia molto controversa, conosciuta come “packing”. Essa consiste nell’ avvolgere i bambini quasi nudi in asciugamani freddi e umidi, nel tentativo di aiutarli a “ricollegarsi” con i loro corpi. La pratica è rara, ma è permessa in Francia, come parte di un progetto di ricerca. La Amy sostiene di aver visto bambini autistici iniziare a parlare, scrivere e disegnare dopo queste sessioni, che avvengono comunque con il consenso dei genitori.

Secondo l’Associazione francese degli psichiatri , la tecnica del packing può in alcuni casi produrre risultati “spettacolari” e, a loro avviso, i bambini autistici francesi potrebbero beneficiare di più del metodo se le autorità non regolamentassero così rigidamente il suo uso.

Altri condannano la pratica, considerandola barbara. “Non solo non c’è alcuna prova che il packing funzioni, ma è impensabile che una cosa così potenzialmente pericolosa e nociva possa essere messa in atto su bambini così vulnerabili”, ha detto Tony Charman, esperto di autismo presso l’Institute of Education di Londra.

Un caso: Catherine Consel rimase inorridita quando lei e suo marito scoprirono che il proprio figlio autistico Thomas, che ora ha 20 anni, era stato sottoposto a regolari sessioni di packing per tre anni, mentre era in trattamento presso un ospedale di Bordeaux. “Sono rimasto scioccata”, ha detto la Consel. “Credevamo che i medici si prendessero cura di lui”. La Consel e il marito vennero a sapere delle sessioni di packing del figlio molti anni dopo, grazie ad un servizio televisivo sulle tecniche usate in quell’ospedale.

Lei e suo marito chiesero dunque le cartelle cliniche di Thomas, dove gli psichiatri avevano scritto che l’autismo era il risultato dei problemi mentali dei genitori. “E ‘stato molto difficile leggere ciò cui (Thomas) era stato sottoposto”. Gli psichiatri avevano annotato con molta precisione, durante queste sessioni di packing, ogni volta che Thomas aveva urlato o pianto.

La tecnica del packing non si conosce in altri Paesi d’Europa ed anche la psicoanalisi nella cura dell’autismo è rara.

In Spagna, ad esempio, le linee guida terapeutiche sull’autismo sono state pubblicate nel 2006  ed in esse la psicoanalisi è trattata alla stregua della chelazione, tecnica che comporta l’iniezione di sostanze chimiche nel corpo per rimuovere i metalli pesanti. Le autorità spagnole considerano queste tecniche alternative non efficaci.

Joaquin Fuentes, uno psichiatra e consulente scientifico per un’associazione spagnola racconta ad esempio che nella regione basca, dove lavora, i bambini autistici frequentano le scuole e non vengono inviati agli ospedali psichiatrici. “Sottoporsi ad un trattamento psicoanalitico è un modo doloroso e non etico di trattare i bambini con autismo,” ha detto.

Dr. Walter La Gatta

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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Fonte:

Treating autism with psychotherapy unscientific and outdated: critics, Metro

Immagine:
Foto di Mikhail Nilov 

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Dr. Walter La Gatta

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Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

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I Social
  • 30 Mag 2012
  • Dr. Walter La Gatta
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Autismo: la teoria del mondo intenso

Autismo: la teoria del mondo intenso

Autismo: la teoria del mondo intenso

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Articolo datato

Un nuovo studio ha scoperto che il cervello dei bambini autistici produce, in media, il 42%  di informazioni in più rispetto ai bambini non autistici, quando è in stato di riposo (Velázquez & Galán, 2013).

Questo potrebbe spiegare perché i bambini con autismo tendono a ritirarsi nel proprio mondo interiore e ad isolarsi dagli altri.

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Uno degli autori dello studio, Roberto Fernández Galán, ha spiegato :

“I nostri risultati suggeriscono che i bambini autistici non sono interessati alle interazioni sociali perché il loro cervello genera informazioni anche in stato di riposo, cosa che noi interpretiamo come una maggiore introspezione, in linea con le prime descrizioni della malattia”.

Lo studio sostiene una teoria relativamente nuova di autismo chiamato “Intense Theory World”  (Markram et al., 2007).

Questa teoria suggerisce che l’autismo non sia un deficit mentale, ma un sovraccarico mentale. I bambini autistici reagiscono cercando di attenuare il mondo esterno a loro.

Terapia di Coppia

I sostenitori di questa teoria affermano che l’autismo possa essere descritto come iper – percezione, iper – attenzione e iper – memoria.

Tutte le principali funzioni mentali sono impegnate ad un livello più elevato e forse questo spiega perché i bambini autistici evitano le interazioni sociali.

Piuttosto che essere disinteressati alle altre persone, i bambini autistici possono avvertire l’improvviso afflusso di informazioni provenienti dagli altri come eccessivo per essere da loro affrontato.

Una caratteristica tipica è la mancanza di empatia, descritta come una delle principali caratteristiche dell’autismo. Ma la teoria del mondo intenso suggerisce il contrario: in realtà l’autismo produce una maggiore sensibilità.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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Troppe informazioni

Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Neuroinformatics ha esaminato i dati provenienti da bambini autistici e non autistici utilizzando la magnetoencefalografia (MEG), che misura le correnti elettriche nel cervello. Confrontando l’attività di entrambi i gruppi, i neuroscienziati hanno potuto concludere che …

” … Il cervello dei soggetti con autismo crea ulteriori informazioni nello stato di riposo. Proponiamo che la produzione eccessiva di informazioni in assenza di stimoli sensoriali pertinenti o di attenzione a stimoli esterni, sia alla base delle differenze cognitive tra individui con e senza autismo. ” (Velázquez e Galán , 2013) .

Gli autori ritengono che risultati simili si potranno ottenere analizzando i cervelli delle persone con schizofrenia.

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Nuove terapie

Se corretta, la teoria del mondo intenso potrebbe avere profonde implicazioni per il trattamento dell’autismo.

Suggerisce infatti che alcuni attuali trattamenti per l’autismo, che tentano di aumentare il funzionamento neuronale, non siano corretti. Invece, Markram et al. ( 2007) sostengono che i bambini con autismo debbano vivere in un ambiente rilassante. Così i loro veri punti di forza possono essere messi in grado di emergere:

“La sindrome del mondo intenso suggerisce che la persona autistica sia un individuo con notevoli capacità, di gran lunga superiori alla media, a causa di un maggior livello di percezione, attenzione e memoria . [ … ] E’ possibile che trattamenti di successo potrebbero consentire agli autistici di diventare persone veramente capaci e di grande talento . ” ( Markram et al., 2007) .

Dr. Jeremy Dean

Articolo originale:
Intense World: Autistic Brains Create 42% More Information at Rest, PsyBlog
Traduzione autorizzata, a cura di psicolinea.it. Tutti i diritti riservati.

Immagine:
Free Digital Photos

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Jeremy Dean
Dr. Jeremy Dean

Jeremy Dean
è un ricercatore presso lo University College London.
E’ laureato in legge e in psicologia. In precedenza ha lavorato anche nel mondo di Internet.

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  • 7 Feb 2014
  • Dr. Jeremy Dean
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C'è relazione fra schizofrenia e autismo?

C’è relazione fra schizofrenia e autismo?

C’è relazione fra schizofrenia e autismo?

Relazione sulle Coppie Non Monogamiche

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La relazione tra schizofrenia e autismo è oggetto di un dibattito storico di lunga durata. Nessuna chiara distinzione tra schizofrenia e autismo era stata descritta, ad esempio, nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali  nel 1968 (DSM-II). In quel periodo del resto molti medici usavano in modo intercambiabile i termini “autismo” o “schizofrenia ad esordio infantile”.

Dalla metà degli anni ’60 agli anni ’70, invece, gli studi epidemiologici hanno concluso che queste 2 condizioni mediche erano distinte e non correlate, dal momento che lo sviluppo neurologico e l’età di esordio erano molto diverse.

Nel 2017 dei ricercatori hanno pubblicato su Schizophrenia Research , una teoria alternativa : l’autismo e la schizofrenia sono risultati indipendenti della stessa sindrome genetica.

Ancora oggi queste condizioni sono riconosciute come separate, anche se vi sono delle somiglianze. Ad esempio, le difficoltà sociali presenti nell’autismo possono assomigliare al ritiro sociale osservato nella schizofrenia.

Recenti studi biologici hanno mostrato relazioni sovrapposte e punti in comune tra i due disturbi, suggerendo che il percorso di sviluppo neurologico del disturbo dello spettro autistico (ASD) è simile a quello del disturbo dello spettro schizofrenico (SSD).

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Studi di risonanza magnetica strutturale (MRI) cerebrale e MRI funzionale hanno inoltre  riportato anomalie comuni nei volumi di materia grigia e nelle attivazioni cerebrali. Tuttavia, la relazione tra SSD e ASD rimane controversa.

I problemi fondamentali alla base di questo problema riguardano il fatto che manca un’identificazione biologica affidabile per questi disturbi e che la diagnosi si basa principalmente su un approccio sintomatologico e categoriale, come quello rappresentato dal DSM.

I criteri del DSM si basano principalmente sui segni e sintomi comportamentali del paziente,  sebbene i sintomi nei pazienti con SSD e ASD, rispettivamente, siano eterogenei e varino in modo irregolare nel tempo.

Quindi, esiste ancora un divario esplicativo tra entità fenomenologiche e basi neurobiologiche.

Dr. Walter La Gatta

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Osservazione clinica

Le persone con autismo hanno maggiori probabilità di essere diagnosticate con una condizione psicotica e viceversa. Una revisione pubblicata nel 2017 ha rilevato che la prevalenza dell’autismo tra le persone con qualche tipo di psicosi è maggiore rispetto alla popolazione generale.

Alcuni ricercatori hanno sostenuto che ciò è dovuto al fatto che alle persone con una condizione psicotica a volte viene erroneamente diagnosticato anche l’autismo.

Dr. Walter La Gatta

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI E ONLINE

Fonti
https://academic.oup.com/schizophreniabulletin/article/46/5/1210/5815410
https://www.scientificamerican.com/article/do-schizophrenia-and-autism-share-the-same-root/

Immagine:
Pexels




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  • 24 Ott 2020
  • Dr. Walter La Gatta
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Autismo: evoluzione di una diagnosi

Autismo: evoluzione di una diagnosi

Autismo: evoluzione di una diagnosi

Psicolinea

Terapeuti di Psicolinea:
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Dr. Walter La Gatta  -   Tel. 348 3314908

Da quanto tempo si parla di “spettro autistico” e perché?

Il DSM-IV, pubblicato nel 1994 e rivisto nel 2000, fu la prima edizione del DSM a classificare l’autismo come spettro autistico. Questa versione elencava cinque condizioni con caratteristiche distinte. Oltre all’autismo e al disturbo pervasivo dello sviluppo, aggiungeva il “disturbo di Asperger”, oltre al “Disturbo disintegrativo della fanciullezza (CDD)”, caratterizzato da gravi inversioni e regressioni dello sviluppo; e la sindrome di Rett, che influenzava il movimento e la comunicazione, principalmente nelle ragazze. In questa nuova visione l’autismo era collegato soprattutto alla genetica.

Nel corso degli anni ’90, i ricercatori speravano di identificare i geni che contribuiscono all’insorgenza dell’autismo. Dopo che il Progetto Genoma Umano fu completato, nel 2003, molti studi cercarono di trovare una lista di “geni dell’autismo”, ma con scarso successo. Divenne chiaro che non sarebbe stato possibile trovare basi genetiche e trattamenti corrispondenti per le cinque condizioni specificate nel DSM-IV. Gli esperti decisero allora che sarebbe stato meglio caratterizzare l’autismo come una diagnosi onnicomprensiva, per un disturbo che poteva essere da lieve a grave.

Allo stesso tempo, cresceva la preoccupazione per la mancanza di coerenza nel modo in cui i medici di diversi stati  arrivavano a una diagnosi di autismo, alla sindrome di Asperger o agli altri disturbi dello spettro. Un picco nelle diagnosi di autismo negli anni 2000 suggerì che i medici erano talvolta influenzati dai genitori, i quali facevano pressioni per una diagnosi particolare, al fine di ottenere dei sussidi o delle facilitazioni, o erano influenzati dai servizi disponibili nel loro luogo di residenza.

Con l’introduzione del DSM-5 nel 2013, tutti i sottotipi sono stati fusi in una sola categoria: Disturbo dello Spettro Autistico. Questo cambiamento ha portato a una comprensione più integrata delle diverse espressioni dell’autismo, riconoscendo la varietà dei sintomi e dei livelli di gravità.

La diagnosi è caratterizzata da due gruppi di caratteristiche:

  • compromissione persistente nella reciproca comunicazione e interazione sociale;
  • schemi di comportamento limitati e ripetitivi,

comportamenti entrambi presenti nella prima infanzia. Ogni gruppo include comportamenti specifici. Il manuale ha eliminato la sindrome di Asperger, il PDD-NOS e l’autismo classico, ma ha introdotto una nuova diagnosi di disturbo della comunicazione sociale per includere bambini con problemi linguistici e sociali. Il disturbo disintegrativo della fanciullezza e la sindrome di Rett sono stati rimossi dalla categoria di autismo.

Queste novità destarono preoccupazione: molti temevano che, dopo la loro diagnosi, sarebbero scomparsi essi stessi dal DSM, e cioè avrebbero perso servizi o copertura assicurativa. Coloro che si erano identificati come affetti da sindrome di Asperger, ad esemòpio, affermavano che la diagnosi aveva dato loro un senso di appartenenza e una spiegazione per i loro comportamenti; temevano che rimuovere la diagnosi fosse sinonimo di perdita della propria identità.

Tariffe Psicoterapia

Si può fare diagnosi anche con l’ICD, oltre che con il DSM?

Si. L’ICD (International Classification of Diseases) è uno strumento diagnostico usato a livello globale per classificare i disturbi, inclusi quelli dello spettro autistico. Nell’ultima versione, l’ICD-11, l’autismo è definito come Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), riconoscendo una gamma di manifestazioni e severità.

Nella versione uscita negli anni ’90, venivano raggruppate malattie come autismo, Sindrome di Asperger, Sindrome di Rett, CDD e PDD-NOS tutte insieme in una singola sezione, “Disturbi pervasivi dello sviluppo”, proprio come nel DSM-IV.

L’ICD-11 – uscito nel maggio 2018 – rispecchia i criteri del DSM-5. Nell’ICD-11, i criteri di autismo passano a una nuova sezione dedicata al disturbo dello spettro autistico.

L’ICD-11 differisce tuttavia dal DSM-5 in diversi aspetti chiave. Invece di richiedere un numero fisso o una combinazione di funzioni per una diagnosi, esso elenca le caratteristiche identificative e consente ai clinici di decidere se i comportamenti di una persona coincidono con i criteri diagnostici. Poiché l’ICD è destinato all’uso globale, stabilisce anche criteri più ampi e meno culturalmente specifici rispetto al DSM-5. Ad esempio, mette meno enfasi sull’importanza dei comportamenti di gioco nei bambini. L’ICD-11 fa anche una distinzione tra autismo con e senza disabilità intellettiva e mette in luce il fatto che molti individui talvolta possono mascherare i loro tratti di autismo.

Quali sono le cause dell’autismo?

Le ricerche recenti hanno evidenziato che l’autismo è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali. Studi genetici hanno individuato centinaia di varianti genetiche associate al rischio di autismo, molte delle quali influenzano lo sviluppo e la comunicazione delle cellule cerebrali. Ad esempio, il gene CHD8 è stato identificato come uno dei fattori genetici chiave legati all’autismo e risulta particolarmente rilevante in alcuni sottotipi dello spettro autistico.

Oltre alla genetica, anche l’ambiente gioca un ruolo nella predisposizione all’autismo. Fattori come l’esposizione prenatale a sostanze chimiche, l’inquinamento ambientale, e alcune complicazioni durante la gravidanza sembrano contribuire a un rischio maggiore di sviluppare la condizione. Tuttavia, non esistono ancora prove definitive che colleghino specifici eventi o fattori ambientali con certezza all’autismo, ed è probabile che tali influenze siano complesse e interdipendenti.

Psicolinea 20+anni di attività

A livello cerebrale cosa si è scoperto?

Le scoperte recenti hanno fatto luce sulle differenze nel cervello delle persone con autismo, con alterazioni rilevate in aree coinvolte nella comunicazione, nell’elaborazione sensoriale e nelle interazioni sociali. Grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), è stato osservato che il cervello autistico tende a presentare una “iperconnettività” in alcune regioni e una “ipoconnettività” in altre, suggerendo che vi siano modalità diverse di elaborare le informazioni e le emozioni.

Inoltre, un recente studio ha rivelato che l’autismo potrebbe non essere unicamente legato alla comunicazione sociale, ma potrebbe anche riflettere differenze di elaborazione sensoriale. Molte persone nello spettro autistico sperimentano una sensibilità intensa a luci, suoni e altri stimoli sensoriali, suggerendo che l’autismo non sia limitato alle sole interazioni sociali, ma coinvolga aspetti percettivi più ampi.

Quali sono le caratteristiche più evidenti della malattia?

La caratteristica più evidente è la tendenza a isolarsi, rifugiandosi in un mondo di fantasia, senza fornire adeguate risposte all’ambiente, né attraverso il linguaggio verbale, né attraverso i gesti. Spesso si assiste ad atti ripetitivi anomali, auto o etero-aggressivi, iperattività, tempi di attenzione brevi, impulsività, aggressività, autolesionismo, crisi di collera. Tipico dei soggetti autistici è il modo in cui essi vivono le sensazioni corporee. Ciò che può apparire normale o gradevole per una persona “normale” può infatti diventare insopportabile per un soggetto autistico, causandogli stanchezza, irritabilità e perfino dolore fisico.

Quali sono le loro esperienze sensoriali?

I soggetti autistici possono essere ipersensibili rispetto ad alcuni stimoli, oppure avere una sensibilità molto ridotta rispetto alla media degli individui. A volte essi hanno difficoltà di interpretazione (es. mancato riconoscimento di oggetti, persone, suoni, forme, odori già noti. Questo deficit intellettivo viene chiamato “agnosia”). Va detto che queste esperienze non comportano allucinazioni; le persone autistiche hanno un’esperienza sensoriale basata su esperienze reali, ma vi possono essere difficoltà nell’interpretare correttamente l’esperienza.

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Cosa possono produrre queste difficoltà di interpretazione sensoriale?

Possono produrre un senso di confusione, oppure insensibilità al dolore, per cui il soggetto non riesce a rendersi conto che un dato comportamento può essere autolesionistico. A volte l’ipersensibilità può riguardare le capacità uditive: per questo rumori che non preoccupano gli altri possono disturbare enormemente dei soggetti autistici, i quali possono a volte avere difficoltà nell’elaborazione dei suoni.

A volte il problema è la prosopoagnosia, cioè la difficoltà a riconoscere le facce delle persone, così come oggetti della vita quotidiana. Ciò significa che il riconoscimento può essere a volte assente, a volte molto lento, i volti tendono ad essere analizzati e non riconosciuti automaticamente; si può scambiare una forchetta per il coltello o un cappello per una scarpa.

Perché le persone autistiche non amano essere avvicinate e toccate?

Questo tratto caratteristico è di solito dovuto ad una ipersensibilità tattile, per cui anche un tocco delicato per la maggioranza delle persone autistiche può diventare una scossa elettrica.

Ci sono distinzioni relative al genere sessuale?

Si, normalmente l’autismo colpisce i maschi fino a quattro volte in più rispetto alle femmine.

Quali sono le relazioni sociali di un soggetto autistico?

Il soggetto autistico mostra anzitutto difficoltà nella comprensione dei simboli e delle convenzioni sociali. Alcuni possono avere problemi di aprassia (incapacità di compiere gesti coordinati e diretti a un determinato fine, sebbene siano mantenute inalterate la volontà del soggetto e la sua capacità motoria) o avere disturbi del linguaggio (afasie, cioè disturbi nella comprensione e/o nella produzione del linguaggio). Alcune persone autistiche possono essere mute, oppure occasionalmente possono perdere la capacità di parlare o avere bisogno di un tempo maggiore per l’elaborazione del linguaggio verbale o per formulare delle risposte. A volte essi possono ripetere le parole che hanno ascoltato (ecolalia).

Per tutto questo le relazioni sociali sono spesso ridotte al minimo: alcuni soggetti autistici possono non notare le persone, poiché profondamente assorbiti nei loro pensieri e nei loro rituali. Tuttavia, è un errore ritenere che queste persone siano incapaci di dimostrare affetto: è solo la mancanza di abilità nell’uso del linguaggio verbale e non verbale che può farli sembrare più distanti o emotivamente distaccati di quello che sono.

Dr. Walter La Gatta

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tariffe Psicoterapia

Perché gli autistici non amano i cambiamenti?

Molti soggetti autistici tendono a detestare i cambiamenti. Molti hanno forti attaccamenti agli oggetti, ai luoghi, alle abitudini e può essere per loro molto disturbante essere costretti a cambiare queste cose. A volte attribuiscono a certi aspetti dell’esistenza un enorme importanza e ciò che può sembrare irrilevante ad altri può essere invece molto importante per loro

Che tipo di interessi ha un soggetto autistico?.

La maggior parte delle persone con diagnosi di autismo ha pochi interessi, ma li manifesta in modo ossessivo, con abilità talvolta sorprendenti, ad esempio nell’apprendimento a memoria di orari dei treni, disegni, ecc.

Quali sono i comportamenti “strani” di un soggetto autistico?

Le persone autistiche possono fare cose strane, come dondolarsi avanti e indietro, agitando le mani davanti ai loro occhi, canticchiare, parlare a sé stessi ad alta voce, ripetere senza stancarsi alcune cose. A volte il parlare ad alta voce o il ridacchiare senza motivo apparente è spesso il risultato di un intenso sognare a occhi aperti.

A che età insorge l’autismo?

In alcuni bambini i disturbi sono presenti sin dalla nascita mentre altri cominciano a manifestare dei disturbi fra i 18 ed i 36 mesi: improvvisamente essi rifiutano il contatto e la vista delle persone, si comportano stranamente e spesso perdono il linguaggio e le abilità che avevano già acquisito.

Come si comporta un bambino autistico?

I bambini autistici vengono descritti dalle loro madri come insolitamente ‘tranquilli’ in tenera età: non chiedono nulla a nessuno, hanno poche manifestazioni, stanno bene da soli. Quando li si prende in braccio si ha la sensazione di sollevare un peso morto, quasi un sacco di farina e si rimane stupiti dal fatto che il bambino non sorride, non si spaventa, rimane indifferente. Nel secondo/terzo anno di vita l’autismo diventa evidente e la madre ha spesso la sensazione di non essere riconosciuta dal figlio: il suo sguardo è vuoto, assente, il contatto fisico viene rifiutato (ai bambini autistici non piace essere abbracciati).

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

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Come e quando si fa la diagnosi?

La diagnosi precoce dell’autismo è fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone nello spettro. Strumenti diagnostici sempre più sensibili stanno permettendo di riconoscere i segni dell’autismo già entro i primi due anni di vita, con test comportamentali e biomarcatori specifici che aiutano i clinici a identificare i segni di autismo già nella prima infanzia.

Quale è il decorso di questa malattia?

Solo una piccola percentuale di soggetti con questo disturbo riesce, nell’età adulta, a vivere e a lavorare in modo indipendente. In circa un terzo dei casi, è possibile un certo grado di indipendenza parziale. I soggetti adulti affetti da Disturbo Autistico con funzionamento più elevato continuano tipicamente a mostrare problemi nell’interazione sociale e nella comunicazione, oltre a una notevole ristrettezza di interessi e attività. Alcuni soggetti non imparano a parlare, mentre altri possono adattarsi bene in speciali ambienti favorevoli, o lavorando in ambiente protetto. Altri ancora sono del tutto indipendenti e autonomi, anche se sono una minoranza.

Chi sono gli autistici “sapienti”?

Sono coloro che appaiono sapienti in quanto conoscono a memoria interi testi. In realtà nella migliore delle ipotesi la loro intelligenza è normale, mentre molti soggetti possono essere anche ritardati o gravemente ritardati.

Ci sono trattamenti particolari per questa condizione?

Si, sono stati sviluppati trattamenti personalizzati e terapie che mirano a potenziare le abilità comunicative e sociali. Tra le tecniche emergenti vi è la terapia cognitivo-comportamentale adattata, che lavora sulle competenze sociali e aiuta a gestire le reazioni sensoriali, insieme a nuovi approcci come l’uso della realtà virtuale per insegnare abilità sociali in ambienti sicuri e controllati. Gli interventi farmacologici attenuano la sintomatologia e migliorano decisamente l’iperattivismo, il deficit d’attenzione ed i comportamenti autolesionistici.


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Perché si parla spesso di vaccini e autismo?

L’ipotesi sulla presunta causa vaccinale, avanzata da Andrew Wakefield, si è rivelata poi una frode scientifica, in quanto il suo studio, poi ritrattato dall’editore, era fondato sulla scorretta manipolazione di dati sperimentali. Wakefield, come riporta il British Medical Journal, percepì un compenso in denaro per asserire la falsa evidenza di una correlazione fra il disturbo e l’assunzione del vaccino trivalente (contro morbillo, parotite e rosolia).

La pubblicazione di Wakefield spinse ad avviare una serie di altri studi su una più ampia popolazione, per comprendere se realmente esistesse una correlazione o meno. Nessuna di queste ricerche ha mai confermato i dati di Wakefield.

La vicenda terminò con la ritrattazione di 10 fra i 12 ricercatori che avevano pubblicato lo studio manipolato del 1998.

Nel maggio 2010, al termine delle indagini del General Medical Council inglese, Wakefield è stato espulso dall’Albo dei Medici, per via del suo comportamento “disonesto, fuorviante e irresponsabile”, nel corso di “numerosi gravi episodi di cattiva pratica professionale” legati alle sue scorrette ricerche sull’autismo e Lancet ha definitivamente ritrattato lo studio erroneo che aveva pubblicato nel 1998.

Nel gennaio 2011, il British Medical Journal ha pubblicato un’ampia inchiesta sull’argomento, da cui emerge definitivamente il profilo fraudolento della falsa ipotesi vaccinale, e di come alcuni protagonisti della vicenda abbiano dichiarato il falso dietro compenso economico, realizzando, così, una fraudolenta campagna di raccolta fondi a scopo di lucro personale. (Tratto da Wikipedia).

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Foto di Oleksandr P 

Fonte principale
Spectrum

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Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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Tutto sull'isteria

Tutto sull’isteria, fra passato e presente

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Cosa è l’isteria?

Per isteria si intende una sindrome nevrotica dal quadro clinico molto eterogeneo, caratterizzato da sintomi fisici senza base organica (cecità, paralisi, sconvolgimento emotivo). Ciò ha indotto spesso a ritenere che ‘isteria’ fosse un sinonimo di ‘simulazione’.

In termini colloquiali cosa si intende per “comportamento isterico”?

Questo termine è ancora usato colloquialmente per descrivere un comportamento eccessivamente emotivo, specialmente da parte di una donna.

Cosa significa “isteria”?

Il termine fu introdotto da Ippocrate, il quale, rifacendosi ad una teoria medica dell’età periclea, riteneva l’isteria una malattia tipicamente femminile, dovuta ad un cattivo funzionamento dell’utero (in gr. hystéra).

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Cosa c’entrava l’utero con i disturbi psicologici femminili?

L’utero era pensato come un organo mobile che, a causa dell’astinenza sessuale ‘errava’ all’interno del corpo, premendo sugli altri organi. Questa interpretazione, attraverso Galeno (sec. II) si trasmise al Medio Evo, durante il quale le isteriche venivano sottoposte ad esorcismo.

Nei secoli successivi il termine fu mantenuto per raggruppare tutte quelle malattie che si presentavano ‘sine materia’. Solo nel Settecento fu gradualmente abbandonata la convinzione che si trattasse di una malattia soprannaturale, esclusivamente femminile.

Quando si è cominciato a definire l’isteria in termini più scientifici?

Agli inizi dell’Ottocento il neurologo J.F.F. Babinski sottolineò l’importanza delle emozioni traumatiche nella genesi della malattia, pur confermandone l’origine organica.

In seguito, un altro neurologo, J.M. Charcot escluse dall’isteria tutte quelle manifestazioni somatiche riconducibili con certezza ad alterazioni organiche, convinto che si trattasse di uno stato psichico dovuto all’autosuggestione e curabile con la persuasione.

Charcot aveva introdotto l‘isteria traumatica, per spiegare quei sintomi somatici, in particolare le paralisi, a seguito di traumi fisici.

Nel prenderla in considerazione, Freud preciserà che:

c’è un’analogia completa fra la paralisi traumatica e l’isteria comune, non traumatica’(… ) Nessuno infatti oggi mette più in dubbio che anche nel grave trauma meccanico dell’isteria traumatica non è il fattore meccanico a produrre quell’effetto, ma l’affetto di paura, il ‘trauma psichico’ (1893, Meccanismo psichico dei fenomeni isterici)

Gli studi di P. Janet individuarono nell’individuo isterico una forma di dissociazione, una tendenza, provocata dalla tensione emotiva troppo forte rispetto alle proprie capacità di difesa, a isolare gruppi di idee e di ricordi della coscienza.

Cosa pensava Freud dell’isteria?

Influenzato da Charcot, Freud si convinse della eziologia sessuale della malattia isterica, che successivamente estese anche alle altre nevrosi.

Freud usava l’ipnosi per curare l’isteria?

Inizialmente si, ma poi cambiò idea. Venuto a contatto con il caso di Anna O., una paziente isterica curata dal suo amico Josef Breuer con il metodo catartico e con il metodo ipnotico, Freud si rese conto dei gravi limiti della terapia ipnotica, che celava le resistenze psichiche, anziché evidenziarle.

Partendo da questa constatazione, con un’altra paziente isterica, Lucy R., egli elaborò il metodo delle associazioni libere in stato di veglia, per sostituire l’ipnosi.

Cosa è il metodo catartico?

Il metodo catartico è il metodo che Breuer utilizzò per curare la sua paziente Anna O., attraverso l’ipnosi.

Nello stato ipnoide la paziente riviveva la situazione patogena che aveva determinato la genesi della malattia e dava libera espressione all’emozione legata al ricordo che aveva prodotto il sintomo. In questo modo poteva guarire dal sintomo. Tale fenomeno fu chiamato anche abreazione.

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Cosa è l’abreazione?

Si tratta di un termine, coniato da J. Breuer e S. Freud (1895), per indicare un processo, spontaneo o indotto, di scarica delle emozioni legate a un evento traumatico, mentre viene rievocato dal soggetto. In questo modo si evita che tale evento diventi patogeno.

Cosa sostennero Freud e Breuer a proposito dell’isteria?

Nel 1894 in Studi sull’isteria, Freud e Breuer sostennero che l’isterica soffriva essenzialmente di reminiscenze. Le reminiscenze erano ricordi che si mantenevano, a livello inconsapevole, ma erano capaci di provocare comportamenti paradossali, chiamati “sintomi“.

Freud considerava l’isteria come una sindrome medica?

No, Freud fu il primo a non considerare l’isteria come una sindrome medica. Riteneva infatti che il soggetto isterico, con i suoi sintomi, volesse sempre dire qualcosa (impossibile da dire e ancor più da vivere).

Freud considerava solo una forma di isteria?

No, anche se nel libro Studi sull’isteria diede un risalto molto maggiore all‘isteria da difesa rispetto alle altre due forme, l’isteria da ritenzione e l’isteria ipnoide.

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Cosa sono l’isteria da ritenzione e l’isteria ipnoide?

L’isteria da ritenzione era caratterizzata dal fatto che alcuni affetti non hanno potuto essere ‘abreagiti’ per la natura del trauma, che urta o contro le condizioni sociali, o contro una difesa del soggetto stesso;

L’isteria ipnoide traeva la sua origine dagli ‘stati ipnoidi’, durante i quali il soggetto non era in grado di integrare nel proprio vissuto esperenziale le rappresentazioni che in tali stati comparivano.

Cosa è l’isteria da difesa?

L’isteria da difesa veniva esercitata dal soggetto contro rappresentazioni capaci di provocare affetti spiacevoli. (Nella ricerca eziologica è questa, sin dall’inizio, la causa preferita da Freud contro lo ‘stato ipnoide’, sostenuto, invece, da Breuer).

Questa tripartizione è durata a lungo?

No, negli anni successivi Freud eliminò presto questa tripartizione e la stessa espressione ‘isteria da difesa’, essendo ormai convinto che il conflitto difensivo contro determinate pulsioni sessuali e rappresentazioni capaci di provocare affetti spiacevoli fosse l’unico responsabile dell’isteria e di tutte le altre nevrosi.

Secondo Freud l’isteria era provocata anche dall’aver vissuto molestie sessuali da parte degli adulti?

Si. Inizialmente era convinto di questo, ma poi nel 1897 si convinse che le esperienze infantili di seduzione paterna, riferitegli dalle sue pazienti isteriche, non avevano avuto quasi mai luogo nella realtà, ma solo nell’immaginario.

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Quando si parlò per la prima volta di “complesso edipico”?

Nel 1901, in rapporto al caso di Dora, una paziente affetta da ‘piccola isteria’, con sintomi di depressione, di dispnea, aforia ed emicrania, Freud enucleò il ruolo patogenetico del complesso edipico e, prendendo spunto dal teatralismo autoscenico dei soggetti isterici, sviluppò la tematica del transfert analitico ed extra-analitico.

Quale era il legame fra transfert e isteria?

L’isteria venne classificata da Freud fra le nevrosi da transfert, con punto di fissazione alla fase edipica, e con la rimozione e la dissociazione quali meccanismi di difesa caratteristici. Tra le forme di isteria meglio formulate da Freud sul piano sintomatologico ricordiamo l’isteria di conversione e l’isteria d’angoscia.

Cosa è l’isteria di conversione?

L’isteria di conversione, secondo Freud, si generava per effetto di un’innervazione somatica di un contenuto psichico rimosso, il quale sceglieva, per esprimersi, un organo piuttosto che l’altro, in funzione di un simbolismo inconscio. La cecità rappresentava, ad esempio, il rifiuto di vedere, la paralisi il rifiuto di camminare, ecc.

Nell’isteria di conversione il conflitto intrapsichico dava luogo, in assenza di alterazioni anatomiche, a sintomi somatici, registrabili sia a livello sensoriale (cecità, sordità, anestesia cutanea, iperestesia ecc.), sia a livello motorio (paralisi, contratture, convulsioni).

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Cosa è l’isteria da angoscia?

Nell’isteria da angoscia, i sintomi erano costituiti da sensazioni di angoscia e da fobie relative ai più svariati oggetti esterni, in assenza di fenomeni di conversione. Così scrive Freud sull’isteria d’angoscia, poi definita fobia:

Nell’isteria d’angoscia la libido sprigionata dal materiale patogeno in virtù della rimozione, non viene convertita, ossia non viene sottratta alla sfera psichica per riapparire in una innervazione somatica, ma viene liberata sotto forma di angoscia. La formazione dei sintomi fobici trovava dunque la sua origine in un: ‘lavoro psichico inteso a legare di nuovo psichicamente l’angoscia divenuta libera’ (1908, analisi del piccolo Hans).

L’oggetto a cui l’angoscia si legava diventa un ‘oggetto fobico’. In entrambi i casi dunque, la rimozione separava l’affetto dalla rappresentazione: nella nevrosi fobica però la libido non era convertita, ma liberata sotto forma di angoscia e spostata successivamente su un oggetto: l’oggetto fobico.

Gli uomini potevano ammalarsi di isteria?

Freud riteneva che vi fossero anche uomini isterici, il che fu considerato da molti come una ‘contraddizione in termini’. Freud fu forse il primo a trattare la donna isterica come un soggetto in preda a un conflitto inconscio.

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Da dove nasce, secondo Freud, il sintomo isterico?

Il sintomo isterico (come gli altri tipi di sintomi) nasce da conflitti la cui gravità è variabile: ma in tutti questi casi il desiderio è impedito, e può giungere ad esprimersi solo in questa forma, in quella formazione di compromesso qual è il sintomo.

Dato che il desiderio è proibito, esso deve trovare una modalità di espressione che non sia diretta. L’isterico, o più in generale il nevrotico, in realtà, è malato del suo desiderio di qualcosa che non può esser detto né, tanto meno, vissuto.

In psichiatria come è stata trattata l’isteria?

In psichiatria, si è cominciato a parlare di ‘personalità isterica’ quando, anche in mancanza di sintomi conversivi e fobici, erano rilevabili tratti di istrionismo, mitomania e suggestionabilità accentuata.

Quali autori si sono interessati di isteria?

  • K. Jaspers definì la personalità isterica come quella che: ‘tende ad apparire piuttosto che ad essere’ (Jaspers K., Psicopatologia generale 1913-1959, Il Pensiero Scientifico, Roma).
  • G. Jervis scrisse che: ‘i sintomi hanno la caratteristica di esprimersi in modo appariscente, ma senza un’intensa partecipazione di sofferenza da parte del soggetto.Lo spazio che separa l’isteria dalla simulazione di malattia è sottile e ambiguo: l’isteria si distingue dalla simulazione nella misura in cui il soggetto non è pienamente consapevole del significato e della reale intenzionalità del proprio comportamento’ .L’isterico è un soggetto che si trova in una situazione conflittuale, per cui da un lato ha un bisogno che deve esprimere (negarsi agli altri, protestare, ricevere affetto, aggredire) e per un altro egli non può permettersi di esprimere questo bisogno, perché sa che se lo facesse verrebbe censurato, prima che dalla società, dalle sue proprie istanze morali.Il risultato di questa situazione conflittuale è che il bisogno viene espresso in modo distorto e mascherato, spesso simbolico, come sintomo (isterico); e che il soggetto convince se stesso e gli altri che la sua volontà non c’entra per nulla. Il sintomo isterico presenta il vantaggio di essere ‘socialmente accettabile’ (in quanto sintomo di una – apparente – lesione organica); contemporaneamente permette il raggiungimento del fine proposto, che può essere la propria non disponibilità, la propria valorizzazione, l’aggressione, l’aiuto da parte di altri” (G. Jervis, Isteria, in Manuale critico di psichiatria, Feltrinelli).I due meccanismi impiegati dall’isterico sarebbero dunque l‘esibizione del disturbo e l’utilizzazione del sintomo.
  • J. P. Sartre parla dell’impersonazione, in cui l’individuo si lascia catturare da un ruolo, da un personaggio, che assume ed interpreta. L’isterico impersona il ruolo del malato, identificandosi con i suoi sintomi. Il fatto che non lo faccia consapevolmente dice che l’isterico, per mentire agli altri, è costretto a mentire a se stesso.Ma chi impersona un ruolo, non è quel personaggio, chi fa il malato non è malato. Questa distanza che l’isterico mantiene fra essere e fare, questa belle indifférence, come la chiamava Janet, non è una finzione, ma l’estremo tentativo di custodire la propria esistenza che, se dovesse coincidere irrimediabilmente con le proprie azioni, si vedrebbe ridotta a cosa e soppressa nella sua possibilità di trascendersi e di esprimersi in progetto esistenziale.

Solitamente il progetto isterico, secondo Sartre, denuncia un repertorio limitato di mezzi, una fuga da un largo settore dell’esistenza; fuga a volte necessaria in personalità che non dispongono di grandi prospettive per il futuro, per cui nel gioco della vita si trovano costrette alla semplice ‘rappresentazione di una parte’ che possa ottenere e riscuotere l’approvazione della società. (ved. Sartre J.P., L’essere e il nulla- 1943 – Il saggiatore)

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In termini moderni che significato si dà alla parola “isteria”?

Oggi il termine isteria è scomparso dai libri di medicina (dal 1980 non è più nel Manuale Diagnostico e Statistico degli Psichiatri) e a nessuna persona (né maschio, né femmina) viene più diagnosticata la malattia isterica.

Cosa ne è dei sintomi una volta associati all’isteria?

I sintomi precedentemente associati all’isteria sono ora rappresentati dai disturbi dissociativi (disturbo dissociativo di identità, fuga dissociativa e disturbo da depersonalizzazione) e somatoformi (malattie fisiche non completamente spiegabili da una causa organica).

Cosa significa “isteria di massa”?

Con il termine “isteria di massa” ci si riferisce spesso a reazioni irrazionali da parte di grandi gruppi di persone.

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Fonti principali:
AAVV Enciclopedia della Filosofia Garzanti
Umberto Galimberti, Dizionario di Psicologia, De Agostini
EMSF Rai, Intervista a Paul Laurent Assoun, Freud e l’steria

Immagine:

The circular arc – “arc de cercle”, Paul Richer, Études cliniques sur l’hystéro-épilepsie ou grand hystérie (Paris, 1885).

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Storia dell’isteria: dagli Egizi a Freud
Tutto sull’isteria, fra passato e presente
Freud: Studi sull’isteria (1905)
Il caso Elizabeth von R. – Studi sull’isteria

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
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