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Come scegliere un sessuologo

La medicina sessuale: come scegliere un sessuologo

La medicina sessuale: come scegliere un sessuologo

Psicolinea

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Dr. Walter La Gatta  -   Tel. 348 3314908

COME SCEGLIERE UN SESSUOLOGO

La medicina sessuale è una branca della medicina che riguarda la sessualità umana e i suoi disturbi, ed ha lo scopo di migliorare la salute sessuale dei pazienti. Molte persone tuttavia esitano prima di consultare uno specialista. Ecco allora qualche spiegazione, che può permettere di superare alcuni pregiudizi.

La medicina sessuale si occupa di una vasta gamma di aspetti legati alla sessualità: funzione sessuale, esperienza e comportamento sessuale, questioni relative alla identità di genere, traumi sessuali e loro conseguenze.

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Essa svolge anche un ruolo di prevenzione generale, perché la consultazione di uno specialista è anche un’opportunità per fare un controllo completo sulla salute. La medicina sessuale si basa su alcuni principi fondamentali: in primo luogo, tiene sempre conto della dimensione individuale e di coppia e utilizza la conoscenza e la metodologia delle scienze mediche, psicologiche e sociali.

Lo specialista dunque potrà essere un medico, interessato ai problemi relativi alle patologie organiche, oppure uno psicologo, che potrà occuparsi delle condizioni psicologiche e sociali del paziente. Per poter usufruire di diversi tipi di specializzazioni, spesso i sessuologi lavorano in team.

La medicina sessuale applica rigorosamente le conoscenze acquisite dalla ricerca scientifica più aggiornata nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi sessuali.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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In genere, in presenza di un disturbo sessuale, ci si può rivolgere, per avere consiglio, direttamente al proprio medico di famiglia o ad un sessuologo iscritto alle categorie professionali (In Italia si può consultare l’Albo del CIS o della FISS). Il sessuologo stabilirà se il paziente ha un problema organico o psicologico (o entrambi) e, se necessario, potrà inviarlo ad altri specialisti per effettuare altri test e/o trattamenti.

Tuttavia, molti medici di base hanno ancora difficoltà a parlare di sessualità, anche perché molti non hanno ricevuto una formazione adeguata, sia per quanto riguarda la psicosessuologia, sia per quanto riguarda lo stile di comunicazione più adatto per parlare di questi argomenti con i propri pazienti. Molti inoltre sottovalutano il possibile impatto delle problematiche sessuali sulla salute e il benessere del paziente.

Troppo spesso, quando si parla di salute generale, la questione della sessualità non viene neanche menzionata dal medico, e molti pazienti hanno difficoltà a parlarne. Quando ci si sente disagio o si teme un giudizio critico da parte del medico di medicina generale, si consiglia di consultare direttamente un sessuologo.

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Lo specialista in sessuologia è formato per ascoltare e comprendere, senza giudicare. Teoricamente dovrebbe saper esplorare il disturbo sessuale e capire come il paziente lo vive, sentendosi totalmente a proprio agio nel parlare di sessualità, sotto tutti i punti di vista.

Dovrebbe anche cercare di capire la persona a livello globale, considerando la sua esperienza, la sua storia, la sua cultura. Il terapeuta deve permettere alla persona che incontra in studio di superare l’imbarazzo, parlare liberamente ed esprimere le proprie paure, il senso di vergogna o di colpa, senza sentirsi giudicato.

Il sessuologo collabora e interagisce con il paziente per decidere la terapia più appropriata, senza cercare di imporre alcun trattamento. Il professionista deve perseguire obiettivi realistici: una persona che ha un certo orientamento sessuale è difficile che possa cambiarlo, grazie ad una terapia. Se il professionista non rispetta questi canoni, è consigliabile sentire un secondo parere.

Attenzione ai ciarlatani! Il titolo di sessuologo non è ancora completamente definito, ed è per questo essenziale sapere se si sta prendendo appuntamento con una persona realmente qualificata (vedi sopra).

Si noti che solo i medici sessuologi sono autorizzati a visitare i pazienti, prescrivere esami o farmaci.

Gli psicologi o psicoterapeuti sessuologi hanno come campo di indagine i problemi psicologici e relazionali. Non essendo medici, non possono visitare il paziente o prescrivere esami o medicine, ma hanno tuttavia le conoscenze per capire quando è necessario l’intervento di un medico. Per scegliere dunque un vero e proprio specialista, a seconda delle problematiche che si stanno affrontando, è necessario conoscere la formazione di base del terapeuta  e a quale associazione professionale è iscritto.

Ahimè, le persone non qualificate che si professano “sessuologi” sono numerose, soprattutto su Internet. Molti siti offrono consultazioni e metodi di trattamento dando suggerimenti che non hanno alcun fondamento scientifico. A volte possono offrire trattamenti stravaganti, inefficaci o addirittura pericolosi, per cui conviene fare attenzione.

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Infine, va detto che la terapia sessuologica non implica alcun rapporto sessuale, né contatti sessuali con il terapeuta o con terze persone. Mai gli atti sessuali devono avvenire in presenza del terapeuta.

In generale, il paziente deve sentirsi a proprio agio con le pratiche che gli vengono consigliate. In caso contrario, meglio sospendere la terapia e rivolgersi ad un altro terapeuta.

Dr. Giuliana Proietti


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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 2 Ago 2019
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Psicoterapia de visu e psicoterapia online: quali differenze?

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Articolo datato

In Italia siamo ancora indietro nel riconoscere pienamente la possibilità di svolgere la psicoterapia online, anche se all’estero la si pratica già da diverso tempo. Vi proponiamo dunque sull’argomento una testimonianza di un collega americano, Joseph Burgo, che riporta le sue impressioni sul sito PsychCentral.

Quando Joseph ha iniziato, un anno fa, a lavorare con i pazienti via Skype, è rimasto sorpreso (e sollevato) nello scoprire quanto questo mezzo fosse simile al lavoro psicoterapeutico fatto di persona, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di entrare in empatia con i pazienti.

Ora che pratica la terapia via Skype da oltre un anno però, crede di aver compreso ciò che anzitutto differenzia la psicoterapia online da quella convenzionale, faccia a faccia: i rapporti terapeutici via Skype tendono infatti ad essere molto più transitori, rispetto a quelli dal vivo. Questo è probabilmente dovuto ad una caratteristica implicita di molte relazioni “virtuali”, che si formano rapidamente e facilmente finiscono. Nonostante il collega chiarisca subito, al primo approccio col paziente, che lui non svolge terapie a breve termine e che creare una buona alleanza terapeutica col paziente richiede tempo, gli capita spesso che i pazienti frequentino le sedute online per due settimane e poi decidano di smettere.

Ancora più sorprendente per lui è stato constatare il modo in cui alcuni pazienti semplicemente scompaiono: senza alcuna seduta di fine-terapia, senza una e-mail esplicativa. Perfino una paziente che era anche medico di una certa fama nel suo campo, è sparita senza lasciare traccia. Joseph sapeva che stava facendo un buon lavoro con lei e quando alcuni aspetti della terapia hanno portato alla luce delle ansie relative al rapporto matrimoniale, la paziente ha preferito dileguarsi: una resistenza comprensibile in quel momento, dice ancora il collega. Nei successivi contatti per il follow-up però Joseph non ha ricevuto da lei alcuna risposta. Come mai questi comportamenti? Da cosa dipendono?

Quando si lavora in un luogo dove si presta assistenza sanitaria, pensa Joseph, i pazienti sanno che diversi specialisti lavorano in team, si conoscono, parlano dei pazienti. Può capitare che un altro terapeuta invii ad un collega il marito o la moglie di un suo paziente, oppure l’invio potrebbe provenire da un ex paziente. In un contesto come questo, dove c’è maggiore controllo sociale, le persone non si permettono di scomparire, in quanto si sentono legate alle loro relazioni, ai rapporti sociali che hanno stabilito. Attraverso Skype invece il rapporto che si viene a creare è solo virtuale e solo con la figura del terapeuta: per questo le persone si sentono libere di comportarsi come desiderano e decidono di smettere quando vogliono, senza lasciare traccia di sé.

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Nel corso dell’ultimo anno tuttavia, Joseph dice di aver avuto la fortuna di sviluppare forti legami con un numero crescente di pazienti via Skype. In un certo senso, questo gli ricorda quando ha iniziato la professione: molte persone iniziavano il trattamento, ma la maggior parte di loro non continuava a lungo.

Nel corso del tempo però i rapporti con i propri pazienti sono diventati sempre più forti, fino a che il collega si è creato una “clientela stabile “. Forse, conclude oggi, queste interruzioni improvvise della terapia online non sono causate solo dalla sola caducità delle relazioni virtuali, quanto dalla costruzione che si sta verificando, anno dopo anno, di una pratica totalmente nuova: la psicoterapia online.

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Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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Una Conferenza sulla Paura

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Fonte:
Burgo PhD, J. (2013). Online vs. In-Person Psychotherapy — One Major Difference. Psych Central. Retrieved on January 31, 2013, PsychCentral

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Antoine de Saint-Exupery: una biografia
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  • 31 Gen 2013
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La terapia Junghiana: cos’è, come funziona

La terapia Junghiana: cos’è, come funziona

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La terapia junghiana, o psicoterapia analitica, o anche psicologia analitica, è una forma di psicoterapia sviluppata da Carl Gustav Jung, uno dei pionieri della psicologia moderna. Questa terapia si distingue per il suo approccio profondamente simbolico e archetipico alla comprensione della psiche umana.

Come e quando è nata la terapia Junghiana?

Carl Gustav Jung, nato nel 1875 in Svizzera, inizialmente lavorò a stretto contatto con Sigmund Freud. Tuttavia, le loro teorie alla fine si separarono su diversi punti fondamentali, portando Jung a sviluppare la propria scuola di pensiero. Mentre Freud si concentrava principalmente sull’inconscio individuale e sui conflitti sessuali, Jung ampliò il concetto di inconscio includendo un livello più profondo chiamato inconscio collettivo. Questo livello, secondo Jung, contiene archetipi: immagini e temi universali presenti in tutte le culture e in tutte le epoche.

Il modello terapeutico di Jung ricalca quello di Freud?

Si. La terapia junghiana segue a grandi linee il modello di Freud, come ha spesso ammesso lo stesso Jung. Viene tuttavia applicato anche un metodo complementare, per guidare il paziente verso un confronto personale con l’inconscio collettivo e i suoi archetipi.

Questo confronto mira all’assimilazione delle immagini archetipiche, cioè all’individuazione.

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Cosa intende Jung per Individuazione?

Si tratta di un vasto processo che porta alla realizzazione dell’integrità, che nasce dalla congiunzione di coscienza e inconscio. In pratica, si tratta di un’estensione dell’Io freudiano, per includere gli elementi portati dagli archetipi.

Quali sono i Fondamenti della Terapia Junghiana?

La terapia junghiana si basa su diversi concetti chiave:

  • Inconscio Collettivo e Archetipi: Jung credeva che oltre all’inconscio personale, esistesse un inconscio collettivo composto da archetipi comuni a tutta l’umanità. Questi archetipi includono figure come il Saggio, l’Eroe, l’Ombra e l’Anima, che emergono nei sogni, nelle mitologie e nelle storie.
  • Individuazione: Questo è il processo attraverso il quale un individuo si realizza pienamente, integrando consapevolmente diverse parti del proprio sé. L’individuazione è vista come il compimento del potenziale umano e il raggiungimento di un equilibrio tra le varie parti della psiche.
  • Sogni e Simbolismo: Jung attribuiva grande importanza ai sogni e ai simboli, vedendoli come vie attraverso cui l’inconscio comunica con la coscienza. L’analisi dei sogni è quindi una componente cruciale della terapia junghiana.
  • Funzioni psichiche: Jung identificava quattro funzioni principali della psiche: pensiero, sentimento, intuizione e sensazione. Ogni individuo ha una combinazione unica di queste funzioni, che influenzano il modo in cui percepisce e interagisce con il mondo.

Come si svolge la Terapia Junghiana?

La terapia junghiana si svolge attraverso un processo collaborativo tra terapeuta e paziente, dove il terapeuta assume il ruolo di guida piuttosto che di esperto autoritario. La psicoterapia Junghiana usa queste tecniche:

– Analisi dei Sogni: I sogni vengono analizzati per rivelare contenuti dell’inconscio e facilitare il processo di individuazione. Il metodo di interpretazione dei sogni di Jung segue quello di Freud, comprese le associazioni libere e l’approccio retrospettivo. Jung ha aggiunto diversi nuovi concetti, come l’amplificazione dei contenuti onirici.
– Amplificazione: Questo metodo coinvolge l’esplorazione di immagini e simboli del sogno attraverso miti, arte, e folklore, per comprendere meglio i loro significati. Questa tecnica mira all’integrazione dei contenuti inconsci e all’estensione della mente cosciente.
– Lavoro con l’Ombra: La terapia spesso si concentra sull’integrazione dell’ombra, le parti nascoste e non riconosciute della personalità, per promuovere la crescita psicologica.
– Tecniche immaginative attive: Le fantasie sono prodotti dell’inconscio e, secondo Jung, devono essere pienamente integrate in modo consapevole. Le tecniche immaginative includono esercizi come l’immaginazione attiva, dove i pazienti dialogano con immagini interne per esplorare i propri conflitti e potenzialità. Jung invitava i suoi pazienti a lasciar passare qualsiasi cosa nella loro mente: le fantasie interiori devono fluire liberamente, mentre il paziente non è uno spettatore distaccato e contemplativo, né uno psicoterapeuta di se stesso, ma un attore, che prende parte alle sue fantasie e svolge un ruolo in esse.

– Test libere associazioni: Il test utilizzato nel trattamento psicoterapeutico consiste nel registrare il tempo medio di risposta a determinate parole stimolo. Al paziente viene chiesto di rispondere alle parole pronunciate dall’analista con qualsiasi parola gli venga in mente. Il tempo di risposta può essere un indicatore dei complessi inconsci attivati.
– Giocare, dipingere, costruire e altre attività simili: possono portare a esplorare e manifestare i suoi contenuti inconsci. Nella pittura si può esprimere una rappresentazione visiva della totalità. Anche nella costruzione, si possono alleviare le sue forze creative interiori bloccate o inibite dai valori etici o morali unilaterali.


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Che impatto ha avuto la psicoterapia Junghiana nella psicoterapia e, più in generale, nella cultura?

La terapia junghiana ha avuto un impatto significativo e duraturo nella psicoterapia e nella cultura.

In ambito terapeutico i pazienti riportano una maggiore comprensione e accettazione di sé stessi, grazie al lavoro con archetipi e simboli. Inoltre, l’enfasi di Jung sulla spiritualità ha aiutato molte persone a trovare scopi e significati nella vita.
Le idee di Jung hanno, inoltre, influenzato profondamente artisti, scrittori e pensatori in vari campi, promuovendo una visione più integrata e simbolica della creatività umana.

Dr. Giuliana Proietti


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Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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  • 10 Giu 2024
  • Dr. Giuliana Proietti
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La felicità è ricerca e attesa: intervista a Silvia Vegetti Finzi

La felicità è ricerca e attesa: intervista a Silvia Vegetti Finzi

La felicità è ricerca e attesa: intervista a Silvia Vegetti Finzi

Le interviste

 

Silvia Vegetti Finzi è una famosa ed importante psicologa e pedagogista italiana, L’abbiamo intervistata.

GP Vorrei cominciare con una domanda forse frivola, ma che mi ha sempre molto incuriosito: quale è la ragione del doppio cognome (ovvero l’aggiunta del cognome del marito) in una donna pienamente emancipata ed in una società che finalmente ci ha liberato da questa discriminate imposizione anagrafica? (Penso a donne illustri, come la Bernardini de Pace, la Oliverio Ferraris, lei stessa…)

SVF Mi sono sposata nel 1960 e , a quell’epoca, era d’obbligo firmare i documenti pubblici con il doppio cognome. Dopo era troppo tardi per cambiare.

GP Lei è stata una femminista ante-litteram ed ha così contribuito personalmente alla rivoluzione culturale delle donne negli anni settanta, volta al raggiungimento della parità di diritti e della parità sessuale. Secondo lei la donna è veramente riuscita ad “emanciparsi”, o c’è ancora molto da fare?

SVF Credo che i mutamenti esterni, pubblici ( Nuovo Codice di Famiglia, Divorzio, Interruzione volontaria di gravidanza, nuova Legge sulla violenza sessuale ecc.) siano stati più rilevanti di quelli psicologici e privati. Avevamo pensato che la denuncia delle discriminazioni imposte dal potere maschile avrebbero cambiato gli uomini e molte femministe, le più generose e appassionate, hanno portato lo scontro sino in fondo, senza accettare compromessi. Ma si sono trovate sole perché gli uomini, in generale, si sono trincerati nella difesa dei loro privilegi. Forse avevamo avuto troppa fretta. I cambiamenti stanno avvenendo ma più lentamente del previsto. Li scorgo in evoluzione nelle ultime generazioni, soprattutto in quelle coppie che hanno avuto madri femministe o sensibili alle ragioni del femminismo.

GP Spesso ho l’impressione che le donne abbiano sguaiatamente saccheggiato la cultura maschile, invece di fare la fatica di crearsene una propria, adattando le proprie specificità alle libertà ed opportunità del nostro tempo. Mi colpisce ad esempio l’uso di un certo linguaggio (“mi sono rotta i co..”) così come la definizione di alcune modalità di relazione (“me lo sono fatto”) o la fruizione di un tipo di stimoli erotici che mai hanno interessato le donne (vedi pornografia o spogliarelli maschili dell’8 Marzo). Non le sembra che le donne dovrebbero/potrebbero tentare una via più autonoma e meno omologata ai tradizionali schemi maschili di potere e libertà personali?

SVF Modificare modi di essere e di pensare codificati da secoli non è facile. Tanto più che abbiamo ricevuto due ingiunzioni contradditorie:
1) sii come gli uomini se vuoi affermarti nella società e far carriera (emancipazione)
2) sii una donna se vuoi essere te stessa. ( liberazione).
Nel dubbio ci siamo barcamenate oscillando tra i due poli a seconda delle circostanze e dei temperamenti. In ogni caso abbiamo pagato dei costi pesanti perché la coperta è corta e la perfezione impossibile per definizione.

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Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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GP Ormai tutte le ricerche ci stanno confermando l’ipotesi, già avanzata negli anni settanta, che stiamo andando verso una società senza padre. Anche nel micro-cosmo familiare il padre non esiste più: i genitori svolgono entrambi un ruolo materno, non c’è più chi detta le regole e si impegna a farle rispettare. Nelle sempre più frequenti coppie di separati, i figli vengono affidati sempre alla madre e dunque esistono famiglie monoparentali in cui il padre è una figura assente, o sostituibile dai nuovi partners della madre. I figli maschi non hanno più un modello di riferimento cui ispirarsi nella loro crescita: a cosa porterà tutto questo? Come possiamo immaginare la società del futuro?

SVF La fantascienza psicologica non è mai agevole ma dal mio osservatorio ( ho letto migliaia di confidenze epistolari come titolare della Rubrica “Psiche lei” su “Io donna”, il Magazine del Corriere della Sera, e di “La psicologa risponde” sul settimanale “Insieme”, cui si aggiungono le lettere ricevute dai figli di genitori separati che commento nel mio ultimo libro ” Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli”, Mondadori) mi preoccupa soprattutto l’amore adesivo che unisce madre-figlio/a quando , non solo il padre è assente, ma la posizione paterna è cancellata e il triangolo familiare diventa una linea dove i due estremi, appiattiti, sono avvinti in una captazione immaginaria senza alternative.
Questo non vuol dire che non ci siano famiglie monoparentali che funzionano ma devono mantenere salda la geometria familiare, i tre vertici che compongono il “triangolo edipico”. Il padre può svolgere la sua funzione anche se viene solo evocato ( “nel nome del padre” ), purchè non sia cancellato. Per secoli vi sono state donne che, essendo il marito lontano o morto, hanno svolto il duplice ruolo, materno e paterno. I loro figli non sono cresciuti privi di padre, anzi hanno interiorizzato una figura paterna fortissima. Se ora questo non avviene è perchè molte donne non riconoscono di essere diventate madri grazie al contributo di un uomo e che questo contributo non lo si può negare anche se, di fatto, sembra ininfluente. La geometria della famiglia non è solo una modalità sociale di vivere insieme ma, come dimostra Freud, costituisce la struttura fondamentale della nostra mente.

GP Cosa pensa del ‘diritto alla felicità’ che oggi molti sentono di avere, per raggiungere il quale sono disposti a travalicare i limiti stessi della natura, come nelle tecniche di fecondazione assistita, nella chirurgia estetica, nelle operazioni per modificare i propri organi sessuali o per cambiare sesso?

SVF La felicità è una esigenza insopprimibile e le donne sono particolarmente determinate e coraggiose nel perseguirla. Tuttavia non è né un diritto né un dovere. Possiamo attenderla ma non pretenderla. Essa giunge come una grazia, propiziata ma non garantita dalle nostre azioni. Non credo però che la natura costituisca un limite perchè , in quanto esseri umani, viviamo nella cultura: tutto nel nostro habitat è manipolato, trasformato, simbolizzato. Quello di “natura” è un concetto astratto che solo la cultura è in grado di evocare , come polo antagonistico, all’interno delle sue categorie di valore e di senso. Credo invece che la necessità di coniugare il desiderio con il limite sia l’esito delle relazioni che intratteniamo con gli altri.
Il desiderio ha radici inconsce che lo rendono smodato, onnipotente. Ma il suo principio ” voglio tutto subito” ne impedisce la realizzazione. Volere tutto e volere niente finiscono per coincidere e ci obbligano pertanto a riconoscere e praticare il limite. Il limite tuttavia non va inteso come un
divieto che nasce dal di fuori, come una prescrizione legale, ma come un esercizio di responsabilità morale verso noi stessi, gli altri , e chi nascerà.
Le generazioni a venire e i bambini non hanno altri diritti che quelli che noi siamo in grado di riconoscere loro.

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GP Il Prof. Flamigni, grande esperto di infertilità e sterilità femminile e di coppia, ci ha rilasciato un’intervista nella quale afferma che lo stato psicologico della donna (ansia, infelicità, fobie ecc.) non svolge alcuna funzione nel determinare un problema di infertilità, se non per ragioni indirette, come ad esempio l’amenorrea provocata da stress o stanchezza psicologica. Il Prof. Flamigni però è un medico e quindi un organicista per definizione. Dal punto di vista psicologico cosa si può dire in proposito?

SVF Che il corpo è la pagina bianca su cui il sismografo della mente incide tutte le nostre perturbazioni. Freud dice che i sintomi organici sono un linguaggio e, come tali, vanno interrogati e ascoltati prima di essere soppressi con l’intervento medico e farmacologico. Ma è anche vero il contrario che il corpo è vivo, è un organismo che nasce, cresce, invecchia e muore, che soffre e reagisce inviando alla psiche messaggi di allarme e richieste di aiuto.
Ma è sempre difficile per noi, eredi di una tradizione che ha contrapposto l’anima e il corpo, la materia e la forma, pensare l’interrelazione tra le due componenti della nostra unità.

GP L’Avvocato Bernardini de Pace ha recentemente scritto un libro : ‘Mamma non m’ama’. Nell’intervista che ci ha rilasciato ha affermato che oggi sempre più spesso le donne sono anaffettive, carrieriste, abusanti nei confronti dei figli e che ‘si è dispersa la solidarietà femminile. Lei cosa ne pensa?

SVF Le donne vivono in una società individualistica e competitiva che le condiziona. I tempi e gli spazi della solidarietà femminile sono stati cancellati dal cosiddetto progresso; ora le donne sono sole e spesso non sanno come uscire da una spirale di angoscia. Io non gliene farei una colpa
ma le inviterei piuttosto a cambiare le cose. Il mondo, così com’è, non è l’unico possibile!

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

GP Lei ha una formazione psicoanalitica. A 150 anni dalla nascita di Freud si stanno facendo in questo periodo molte riflessioni sul significato della psicoanalisi oggi. Cosa c’è da conservare e cosa c’è da buttare? E poi, anche alla luce dei recenti studi di neurobiologia, che tendono a privilegiare la motivazione organica al comportamento, o anche al semplice atteggiamento mentale, abbiamo elementi più concreti per classificare la teoria freudiana nell’ambito delle scienze o delle filosofie ? Oppure ci troviamo ancora nella consueta posizione intermedia?

SVF La Psicoanalisi ha uno statuto particolare per cui non si colloca né tra le scienze forti, come la fisica, né tra le produzioni storiche o artistiche. Non credo che il suo problema consista nel trovare una definizione epistemologica competitiva con altri saperi ma nel rimanere costantemente aperta allo scambio e al confronto. Il suo luogo d’elezione è un crocevia, il suo stile la complessità, il suo fine la ricerca.

GP Nei suoi libri, nelle sue conferenze, lei è un po’ un outsider, nel senso che riesce a farsi comprendere perfettamente anche dai non addetti ai lavori. Non pensa che troppo spesso in ambito psicologico si parta dalle teorie per cercare di interpretare la realtà anziché fare il contrario? Spesso, di fronte a certe espressioni gergali, a certe circonlocuzioni del lessico psicologico anche i medici sono in difficoltà: non crede che questo sia un limite della psicologia, perché sia finalmente accettata come scienza?

SVF Forse parlare di “psicologia” è troppo semplice. Vi sono molte psicologie, ciascuna con i suoi referenti teorici, i suoi metodi, il suo ambito di competenza e di indagine.
Io utilizzo la psicoanalisi del campo freudiano che è una delle opzioni possibili e forse quella meno teorica perchè, come sostiene Lacan, ha un solo patrimonio teorico positivo: l’Edipo.
Inoltre, non lavorando come psicoanalista, ascolto la società più che gli individui.

GP A proposito di libri, lei ne ha scritti molti, ma molti ne avrà anche letti. Ci dice quale è il libro che ha scritto/che ha letto cui è più legata e perché?

SVF Il libro su cui ho più riflettuto è ” Le affinità elettive” di Goethe. Quanto a quelli scritti, penso che ogni autore abbia un libro e uno solo che lo rappresenta. Il mio è “Il bambino della notte “Divenire donna, divenire madre, Oscar Mondadori. Un libro che sonda l’immaginario femminile privilegiando i sogni delle bambine e i miti che Freud definisce ‘ i sogni dell’umanità’. Un ambito tra i meno praticati dalla cultura dominante, investigativa e normativa e, proprio per questo, più prossimo alla verità che, insegna Freud, risiede nelle pieghe, nell’ombra, nei residui del pensiero forte, della cultura istituzionale.

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GP Freud ha detto che nella vita l’unica speranza che abbiamo, attraverso la psicoanalisi, è quella di trasformare la nostra ‘infelicità nevrotica’ in ‘infelicità normale’: è così? La felicità non è cosa di questa terra?

SVF La felicità che ci è data risiede soprattutto nella ricerca e nell’attesa della felicità. La felicità, che non può essere pretesa, può tuttavia essere propiziata dai nostri atteggiamenti e dai nostri comportamenti. Inoltre la felicità non si può ottenere contro gli altri: si è felici solo accanto a persone felici. Il pensiero maschile di intonazione pessimista, come quello di Leopardi, ritiene l’attesa una mancanza connotata in senso negativo ma noi donne sappiamo che l’attesa può rappresentare una straordinaria pienezza dell’avere, del fare e dell’essere.
Più in generale, temo il diritto/dovere di essere felici, o almeno di dimostrarsi tali, tipico della società in cui viviamo, perchè ci impedisce di riconoscere, elaborare, condividere e superare l’infelicità che ciascuno più o meno incontra nel corso della propria vita. Se il dolore viene
considerato una malattia da combattere con dosi sempre più alte di psicofarmaci, invece di una esperienza da attraversare, l’esistenza si impoverisce e i vissuti negativi, privi di pensiero corrispondente, si ripresentano come coazione a ripetere. Ciò che spesso si considera un accanimento del destino non è in realtà che un ritorno del rimosso che, scacciato dalla porta della mente, rientra dalla finestra dei comportamenti.
Per avere la prova vivente di quanto sostengo, si leggano le lettere con le quali molti figli di genitori separati raccontano la loro storia. Lettere raccolte, organizzate e discusse nel mio ultimo libro:”Quando i genitori si dividono. Le emozioni dei figli”, Mondadori, 2006.

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Leggi anche l’ultima intervista di Giuliana Proietti a Silvia Vegetti Finzi “Essere madri con il cuore della mente”

CHI E’ SILVIA VEGETTI FINZI?

Silvia Vegetti Finzi , professore fuori ruolo, è titolare della cattedra di Psicologia Dinamica presso il Dipartimento di Filosofia della Università di Pavia.

Sito personale: www.silviavegettifinzi.net
Inoltre è titolare della rubrica settimanale di posta “Psiche lei”, pubblicata sulla rivista “Io donna”, allegata al Corriere della Sera di Sabato: svegettifinzi@hotmail.com
E della rubrica di posta ” La psicologa risponde” sul mensile “Insieme” :insieme@sfera.rcs.it

Tra i suoi libri:
1) Storia della Psicoanalisi: autori, opere, teorie
2) Il bambino della notte. Divenire donna Divenire madre
3) Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme
4) Volere un figlio: la nuova maternità tra natura e scienza
5) Con Anna Maria Battistin la trilogia di consiglio:
– A piccoli passi. La psicologia dei bambini da 0 a 5 anni;
– I bambini sono cambiati. la psicologia dei bambini da 6 a 10 anni
– L’età incerta: i nuovi adolescenti
Tutti disponibili negli Oscar Mondadori

Inoltre:
6) Quando i genitori si dividono: le emozioni dei figli, Mondadori 2006
7) Parlar d’amore. Le donne e le stagioni della vita. Rizzoli Bur
8 ) Silvia Vegetti Finzi dialoga con le mamme, Fabbri Editore
9) con altri: Psicoanalisi al femminile; Psicoanalisi ed educazione
sessuale; Storia delle passioni, Laterza

Silvia Vegetti Finzi fa parte del Comitato Scientifico delle riviste: Iride; Nascere, Pedagogika, Adultità

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 1 Apr 2006
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Senza Freud non saremmo quelli che siamo

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Freud ha lasciato un’impronta duratura nella vita contemporanea e nella cultura. La sua influenza si manifesta in vari ambiti: dalla psicoterapia ai media, dalla letteratura al cinema… La cultura del novecento è fortemente intrisa di concetti ispirati alla psicoanalisi. Ecco qualche esempio di come le sue idee continuino a permeare la vita quotidiana e la cultura contemporanea.

Terapia di coppia onlineINIZIA SUBITO UNA TERAPIA DI COPPIA ONLINE
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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Psicoterapia 

Le tecniche psicoanalitiche di Freud, come l’analisi dei sogni, le libere associazioni e l’esplorazione dell’inconscio, sono ancora alla base di molte forme di psicoterapia. Le idee di Freud non sono state tutte originali, ma lo psicoanalista è stato sicuramente il primo ad inserirle in un contesto organico, ordinato e coerente. E’ stato indubbiamente lui a fondare la psicoanalisi e a immaginare la cura dei sintomi psicologici attraverso la “talking cure“, la cura della parola. Senza Freud non esisterebbe la psicoterapia.

Linguaggio Quotidiano

Molti termini coniati da Freud sono entrati nel linguaggio comune. Espressioni come “lapsus freudiano”, “complesso di Edipo”, “rimozione” e “sublimazione” vengono utilizzate non solo in ambito psicologico, ma anche nella conversazione quotidiana per descrivere fenomeni psicologici complessi.

Letteratura e Teatro

La letteratura ha spesso esplorato temi freudiani, come l’inconscio, i conflitti interni e le dinamiche familiari. Opere di autori come Virginia Woolf, James Joyce e Thomas Mann mostrano l’influenza della psicoanalisi. Anche il teatro ha utilizzato i concetti freudiani per sviluppare personaggi e trame psicologicamente complessi.

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Cinema

Il cinema è uno dei campi in cui l’influenza di Freud è più evidente. Registi come Alfred Hitchcock, Ingmar Bergman e David Lynch hanno esplorato temi freudiani nei loro film. Hitchcock, in particolare, ha spesso giocato con le paure inconsce e i desideri repressi dei suoi personaggi. Woody Allen è forse uno degli esempi più emblematici di regista influenzato da Freud. Nei suoi film, Allen esplora frequentemente temi come l’ansia, la nevrosi, i desideri sessuali e i conflitti interni.

Arte 

Molti artisti del XX secolo sono stati influenzati da Freud. Il movimento surrealista, in particolare, ha abbracciato le idee sull’inconscio e sui sogni. Artisti come Salvador Dalí e Max Ernst hanno cercato di rappresentare il mondo dell’inconscio nelle loro opere.

Pedagogia

Freud ha influenzato anche la pedagogia e l’educazione. La comprensione dei bisogni emotivi e psicologici dei bambini ha portato a metodi educativi più sensibili e rispettosi dello sviluppo psicologico. L’idea che le esperienze infantili influenzino profondamente l’adulto è diventata un principio fondamentale nella formazione degli educatori.

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Cultura popolare e media

La cultura popolare è ricca di riferimenti a Freud. Le serie TV, i film e i libri spesso presentano personaggi che fanno riferimento alla psicoanalisi o che seguono terapie basate su principi freudiani. Anche le rappresentazioni dei sogni e delle dinamiche familiari nei media riflettono l’influenza della teoria freudiana.

Critica culturale e Teoria Sociale

Le idee di Freud hanno permeato la critica culturale e la teoria sociale. Studiosi come Herbert Marcuse e Jacques Lacan hanno sviluppato le idee freudiane in contesti sociopolitici, esaminando come l’inconscio influisca sulle strutture sociali e culturali.

Moda e Pubblicità

Anche la moda e la pubblicità hanno sfruttato concetti freudiani. L’uso di simbolismi sessuali e l’appeal ai desideri inconsci dei consumatori sono strategie comuni nel marketing moderno.

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Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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Riconosci i tuoi desideri sessuali? Test
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